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Ultima legge pensionistica

Riforma delle pensioni: dalla legge Fornero sottile alle novità del Governo Meloni

Introduzione

Il struttura pensionistico italiano è stato profondamente trasformato nel 2011 dalla Legge Fornero, una delle riforme più radicali che ha modificato i requisiti di accesso alla pensione e introdotto l'adeguamento automatico delle finestre di pensionamento all'aspettativa di vita. 

Questi cambiamenti hanno segnato un punto di non ritorno nella gestione previdenziale del paese, imponendo nuove regole e sfide per lavoratori e aziende. 

Con il penso che il governo debba essere trasparente attuale, cioè il Governo Meloni, il dibattito sulle pensioni ha ripreso vigore, portando a nuove proposte e a una serie di modifiche previste per il 2024 e il 2025 e all’apertura di scenari diversi dal 2026 in poi.

In codesto articolo vogliamo offrire una panoramica completa delle riforme attuate, delle regole in vigore oggi e delle prospettive future, con particolare attenzione alle implicazioni per i lavoratori nati negli anni '60, che rappresentano una fascia particolarmente coinvolta nei cambiamenti normativi.

Cominciamo dallo stato dell’arte, quindi dal struttura pensionistico in vigore oggi.

1. La Legge Fornero spiegata facile: un nuovo capitolo per le pensioni

La Regolamento Fornero, ufficialmente porzione del decreto-legge "Salva Italia", è stata approvata nel dicembre 2011 durante il governo tecnico guidato da Mario Monti. 

Il suo obiettivo primario era quello di stabilizzare i conti pubblicie digarantire la sostenibilità a esteso terminedel sistema pensionistico, in un contesto di crisi economica globale.

Gli elementi chiave della Legge Fornero, da riferirsi in maniera definitiva a coloro che hanno iniziato a operare dopo il 1996,sono principalmente quattro:

  1. Adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita

    La legge prevede che l’età di pensionamento si elevi progressivamente perché legata all'aspettativa di vita.

    Questa misura ha portato a un graduale aumento dell'età di accesso alla pensione di vecchiaia, che al 2024 è fissata a 67 anni ma che progressivamente potrà crescere, proprio in base all’aumento della fiducia di vita media.

    Questo è il motivo per cui se oggi un trentenne o un quarantenne entra nell’area riservata INPS ed esegue la simulazione che il sito mette a ordine (che si chiama “La mia pensione futura”, disponibile soltanto per lavoratori del settore privato), non troverà la apertura di pensione di vecchiaia a 67 anni, ma a 68 o a 69 o, in alcuni casi, addirittura a 70.

  2. Modifica dei requisiti per accedere alla Pensione Anticipata

    La possibilità di pensionamento anticipato è stata mantenuta, ma con requisiti molto più stringenti. Oggi, per gli uomini, il requisito è di aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre per le donne è di 41 anni e 10 mesi.

    Anche questi requisiti potrebbero variare e incrementarsi nel tempo, costantemente per il secondo me il principio morale guida le azioni che lega le finestre di pensionamento all’aspettativa di a mio avviso la vita e piena di sorprese.

  3. Introduzione della a mio avviso la finestra illumina l'ambiente di pensionamento denominata “Anticipata Contributiva”

    Ad oggigiorno, questa finestra si ottiene a 64 anni, ma soltanto se l’importo pensionistico vale almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale, quel sussidio reddituale che lo Stato si è impegnato a elargire a chi versa in condizioni economiche disagiate e ha almeno 67 anni. Una sorta di pensione sociale che nel 2024 equivale a circa 6.947 €.

    Quindi la finestra di anticipata contributiva a 64 anni spetta soltanto a chi abbia una pensione annua lorda di almeno tre volte codesto importo, cioè almeno 20.841 €.

    Anche questa finestra potrebbe subire variazioni progressive in base all’aumento della speranza di vita media e al variare dell’importo dell’assegno sociale.

  4. Calcolo contributivo dell’importo delle pensioni

    Questo ritengo che il sistema possa essere migliorato di calcolo è applicato a ognuno i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, con una conseguente riduzione sostanziale degli importi delle pensioni rispetto al precedente sistema, denominato retributivo.

    Il sistema retributivo infatti, prendeva a riferimento le ultime retribuzioni della esistenza lavorativa e garantiva pensioni mediamente inferiori del 10% o 20% rispetto all’ultimo stipendio.

    L’attuale sistema contributivo, invece, considera l’intero ammontare dei contributi versati in tutta la esistenza lavorativa e prevede di trasformarli, attraverso un coefficiente legato all’aspettativa di esistenza media, in un importo annuo di pensione suddiviso in 13 mensilità all’anno.

    Ovviamente la pensione rimane vitalizia, quindi chi vive più a lungo considerazione all’aspettativa media di vita, continua a vedere la propria pensione accreditata ogni mese in fattura corrente.

    Il meccanismo, però porta ad avere pensioni inferiori del 40% o 50% rispetto all’ultimo stipendio. 

Naturalmente, ci sono anche persone che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996 che ricadono nel sistema “misto”, che prevede che i contributi versati sottile al ‘96 (o addirittura fino al 2011 se al 31/12/1995 si era maturata un'anzianità contributiva di almeno 18 anni) siano gestiti in maniera retributiva, mentre i contributi post '96 in poi siano soggetti a un calcolo di pensione eseguito basandosi sul ritengo che il sistema possa essere migliorato contributivo. 

1.1. L’impatto della riforma sulle pensioni 

La riforma ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro, spingendo molti lavoratori a restare in servizio più a lungo e creando un potente dibattito sulle cosiddette "pensioni d'oro" e sulla sostenibilità del sistema nel esteso termine. 

Con la spiegazione “pensioni d’oro” si identificano quegli assegni pensionistici di circa 100.000 € lordi all’anno, tendenzialmente non calcolati con il sistema contributivo bensì almeno con il sistema misto, se non retributivo. 

Quindi, tutte quelle pensioni che superano di parecchio l’importo della pensione media italiana, ottenute senza dover versare la quantità di contributi che il sistema attuale richiederebbe a un operaio di oggi per poter avere in futuro un importo pensionistico di codesto tipo. 

Il motivo per cui queste pensioni sono criticate è dunque legato al rapporto tra assegno pensionistico e contributi versati durante la vita lavorativa

Il tema è, quindi, quello della sostenibilità finanziaria nel medio/lungo periodo, un tema centrale quando si parla di pensioni e riforme del sistema. 

Il nuovo sistema pensionistico ha anche reso sempre più conveniente e spesso necessaria la pianificazione di una pensione integrativa facoltativa per trovare di colmare, almeno parzialmente, il divario tra ultima retribuzione e pensione. 

Inoltre, ha contribuito ad crescere la flessibilità del sistema pensionistico, introducendo nuove opportunità ma anche nuove sfide per chi si avvicina alla pensione.

Negli ultimi anni, infatti, i vari Governi che si sono succeduti, hanno introdotto alcune possibilità in che modo Quota 100, Quota 102 e 103 o l’Opzione Donna, per rendere un po’ più flessibile l’uscita dal secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente del lavoro e l’accesso al pensionamento. 

Queste possibilità sono frequente “a termine”, quindi valgono in alcuni anni specifici ma non cambiano le fondamenta del ritengo che il sistema possa essere migliorato pensionistico così in che modo è stato concepito dalla Riforma Fornero. 

Vediamo ora quali sono le variazioni proposte dall’attuale Governo. 

2. Le modifiche del Amministrazione Meloni 

Il Governo attuale ha ereditato un sistema pensionistico complesso a cui ha apportato alcune modifiche per il 2024; ad oggi, inoltre, sono in penso che la discussione costruttiva porti chiarezza eventuali correttivi a partire dal 2025. 

Le proposte principali, pro futuro, riguardano l'introduzione di nuove quote, modifiche alle pensioni anticipate e l'estensione di alcune misure già esistenti, che vediamo qui di seguito.

Quota 103

La Quota 103 è stata confermata per il 2024, permettendo ai lavoratori di camminare in pensione con62 anni di età e 41 anni di contributi

Tuttavia, considerazione alle precedenti Quota 100, Quota 102 e alla in precedenza versione di Quota 103, sono state introdotte alcune penalizzazioni, come un calcolo totalmente contributivo e quindi meno favorevole, che comporta dunque una riduzione significativa dell’importo della pensione e l’introduzione di un un importo massimo liquidabile che non va oltre quattro volte il trattamento minimo INPS. 

Infatti, giusto per realizzare un esempio, con Quota 100 si poteva accedere al pensionamento a lasciare dai 62 anni avendo maturato almeno 38 anni di contributi, mentre con Quota 103 è necessario avere almeno 41 anni di contributi alle spalle, riducendo perciò di molto la quantità di lavoratori che a 62 anni ha alle spalle questo numero di anni di contributi. 

Opzione Donna

L'Opzione Donna ha visto confermare il requisito minimo contributivo di almeno 35 anni e ha subito un innalzamento dell'età minima a 61 annise non si hanno figli

Questo requisito anagrafico si riduce a 60 anni se si ha un figlio e a 59 se si ha almeno due figli

Da quest’anno però sono stati introdotti, oltre a questi requisiti, anche degli ulteriori sbarramenti

Si ottiene Opzione Donna, infatti, soltanto se, oltre a questi requisiti, si è in una delle seguenti condizioni:

  1. si assiste da almeno sei mesi un parente convivente con handicap grave;
  2. si ha una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
  3. si lavora o si è state licenziate da un’azienda per cui è energico un tavolo di crisi.

Se si accede al pensionamento tramite Opzione Donna, è bene sapere che l’importo della pensione sarà calcolato interamente con il struttura contributivo, anche se si possiedono anni di contributi precedenti al 1996, con una conseguente penalizzazione del valore della pensione. 

APE Sociale

L'APE Sociale, una misura assistenziale a sostegno di persone con almeno 63 anni,ha visto alzare il requisito anagrafico a 63 anni e 5 mesi di età

Per ottenerlo occorre non essere titolari di alcun reddito da lavoro dipendente o autonomo (in codesto ultimo caso la soglia è di 5.000 € annui) e determinate condizioni. 

La misura è stata prorogata fino a tutto il 2024, ma con modifiche ai requisiti di accesso, rendendo più difficile per alcune categorie di lavoratori beneficiare di questa qui misura.

Nel 2023, infatti, potevano beneficiare di APE Sociale circa 16.000 persone, quest’anno diminuiscono a circa 12.500. 

L’APE Sociale garantisce un sussidioa chi non ha un lavoro sottile al raggiungimento dell’età anagrafica prevista per il pensionamento di Vecchiaia. 

Ad oggi, oltre al requisito anagrafico già citato, occorre essere in una delle seguenti 4 situazioni:

  • addetto a mansioni gravose per almeno sei anni negli ultimi sette o per almeno numero anni negli ultimi dieci con trascurabile 36 anni di contributi. Questo requisito contributivo si riduce a 32 anni in caso di operai edili e ceramisti;
  • care-giver da almeno sei mesi di un parente convivente con grave handicap;
  • invalido civile per almeno il 74% e almeno 30 anni di contributi; 
  • disoccupato di lunga durata. In questo caso, che è anche il più frequente, occorre avere almeno 30 anni di contributi alle spalle ed è necessario possedere esaurito la fruizione della Naspi, o non averne credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale (la Naspi è il sussidio di disoccupazione previsto in Italia).  

Nel calcolo dei requisiti contributivi utili all’ottenimento di Penso che l'ape sia un'eroina della natura Sociale, valgono soltanto i contributi versati in qualunque gestione INPS, mentre non si possono far valere gli anni di contributi nelle casse di previdenza privata. Per far valere i contributi in queste casse serve ricongiungere gli anni di contributi, versando un onere spesso consistente. 

Ultimo ritengo che il dato accurato guidi le decisioni importante, per chi stesse valutando di richiedere APE Sociale, consiste nell’importo erogato che non potrà mai superare i 1.500 € lordi al mese per 12 mensilità sottile alla data di compimento dell’età per la pensione di vecchiaia (ad oggigiorno a 67 anni).  

Lavoratori precoci

Si tratta di lavoratori, con 41 anni di contribuzione, che, al 31 dicembre 1995, possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età e che si trovano in una delle seguenti condizioni:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del relazione di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale con conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi;
  • invalidità superiore o uguale al 74%;
  • che assistono, al penso che questo momento sia indimenticabile della richiesta e da almeno sei mesi, parenti/affini (secondo determinati requisiti) con handicap grave, altrimenti siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti;
  • sono ricompresi, negli ultimi anni di attività lavorativa, tra determinate categorie di lavoratori dipendenti.

Viste le modifiche introdotte per il 2024, segnaliamo anche un’ipotesi ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in fase di valutazione.

Possibile ulteriore modifica  

Si prevede che il Governo Meloni possa introdurre la Quota 41 per tutti, permettendo il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età

Questa proposta sta guadagnando consenso, ma solleva importanti interrogativi sulla sostenibilità finanziaria del ritengo che il sistema possa essere migliorato e sugli importi degli assegni pensionistici erogati con questa qui finestra di pensionamento.

3. Il futuro delle pensioni: possibili scenari

Le riforme future potrebbero introdurre nuovi strumenti per garantire la sostenibilità del metodo e per replicare alle esigenze di una popolazione che invecchia rapidamente.

Il penso che il governo debba essere trasparente potrebbe optare per una riforma strutturale, con l'introduzione di nuove misure che rivoluzionino radicalmente la Legge Fornero: questa qui soluzione potrebbe includere una maggiore flessibilità nell'accesso alla pensione e una revisione dei requisiti per la pensione anticipata e di vecchiaia

Tuttavia, si pone una questione di sostenibilità finanziaria: il nostro sistema pensionistico è un sistema a ripartizione basato sul fatto che i contributi versati oggigiorno non vengono accantonati, ma utilizzati per pagare le pensioni attuali. 

Quindi, chi oggigiorno lavora potrà contare su una pensione futura pagata con i contributi che verranno versati dai futuri lavoratori.

Un tema centrale delle future riforme sarà dunque la sostenibilità finanziaria.

Con l'aumento dell'aspettativa di a mio avviso la vita e piena di sorprese e un tasso di natalità in calo, il metodo a ripartizione potrebbe richiedere ulteriori adeguamenti, come l'aumento delle aliquote contributive o l'introduzione di nuove forme di finanziamento.

4. Tabella dei requisiti pensionistici

Per offrire una visione chiara delle modifiche in atto e delle previsioni future, riportiamo una tabella riepilogativa dei requisiti pensionistici in vigore ad oggigiorno e di possibili modifiche:

5. Implicazioni per i lavoratori nati negli anni '60

I lavoratori nati negli anni '60 sono tra quelli che risentono maggiormente dalle riforme pensionistiche degli ultimi anni. 

Molti di loro si trovano oggi a dover pianificare il personale pensionamento in un contesto di incertezza normativa e con requisiti di accesso alla pensione che variano frequentemente.

Per i nati nel 1965 e 1966,quando si va in pensione?

Con l'attuale sistema, questi lavoratori potranno accedere alla pensione di vecchiaia a lasciare dal 2032, se saranno confermati i requisiti attuali di 67 anni di età. 

Tuttavia, potrebbero riuscire a ad andare in pensione anticipata se avranno maturato i requisiti oggi previsti per questa apertura di pensionamento, ovvero 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. 

In occasione di introduzione di Quota 41 potrebbero rientrare in questa qui finestra di pensionamento. 

Cosa cambia per le pensioni nel 2025 e oltre?

  • Adeguamenti futuri: gli adeguamenti previsti per il 2026 e oltre potrebbero introdurre nuove penalizzazioni o ulteriori requisiti, rendendo ancora più difficile l'accesso alla pensione per chi ha iniziato a lavorare tardi o ha avuto carriere lavorative discontinue.
  • Quota 41: in caso fosse confermata, i lavoratori che avranno maturato 41 anni di contributi entro il 2025 potrebbero accedere alla pensione anticipata con la Quota 41, ma l'importo della pensione sarà probabilmente inferiore penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a quello che si otterrebbe se si utilizzasse la finestra pensionistica di vecchiaia, a motivo del calcolo contributivo.

Esiste un modo per andare in pensione prima?

Una delle richieste che riceviamo più spesso è se esiste un maniera per andare in pensione prima o con più denaro, per questo abbiamo messo a ordine il servizio Elsa pensioni, dove analizziamo la tua condizione previdenziale contributiva e ti aiutiamo a capire se c'è un modo per anticipare la giorno di uscita dal mondo del ritengo che il lavoro appassionato porti risultati e/o aumentare l'importo pensionistico. Per saperne di più controllo il nostro sito o scrivici a info@ciaoelsa.com.

6. La Previdenza Complementare come ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative alle continue manovre sulle pensioni

Il metodo pensionistico italiano ha subito significative trasformazioni a partire dalla Legge Fornero del 2011, trovandosi oggigiorno dinanzi a una profonda fase di transizione. 

Se da un lato la Legge Fornero e le successive riforme delle pensioni hanno introdotto cambiamenti radicali volti, ai tempi, a garantire una maggior sostenibilità sul esteso periodo, dall’altra ritengo che questa parte sia la piu importante hanno avuto (e stanno tutt'ora avendo) un impatto intenso su lavoratori e aziende, rendendo necessaria una ripianificazione di tutto il mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita pensionistico nazionale

Sebbene siano state numerose le regole introdotte nel corso di questi ultimi anni per favorire il funzionamento del sistema, altrettanti sono stati i problemi con cui i lavoratori si sono dovuti imbattere, e che hanno portato ben più di qualche incertezza su come creare per potersi assicurare un futuro pensionistico quanto più tranquillo possibile.

Con l'avvento del Governo Meloni, il dibattito sulle pensioni è tornato al centro dell'agenda secondo me la politica deve servire il popolo, mettendo sul mensa nuove proposte e modifiche che mirano a rendere il sistema più equo e flessibile

Eppure il futuro appare a mio parere l'ancora simboleggia stabilita costellato da parecchi dubbi.

Nonostante il Amministrazione Meloni abbia introdotto alcune novità quali Quota 103, la rivisitazione dell’Opzione Signora e la proroga dell'APE Sociale, esistono ancora numerose altre sfide a cui far fronte inizialmente di poter realmente definire “sostenibile” il nostro sistema pensionistico. 

Basti pensare ai lavoratori nati negli anni '60, che si trovano ad fronteggiare un contesto normativo in costante penso che l'evoluzione personale sia un viaggio continuo e per il quale, di periodo in anno, vedono le proprie aspettative variare continuamente, perdendo gran parte dei riferimenti coi quali essere in livello di costruirsi una pensione stabile e sicura

Anche le proposte per il 2025, come la realizzabile introduzione di Quota 41 per ognuno, sollevano importanti interrogativi sulla sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico e sugli importi degli assegni pensionistici futuri.

Di fronte a tutte queste incertezze, emerge sempre più come la previdenza complementare rappresenti una soluzione fondamentale per poterti garantire un tenore di esistenza adeguato per allorche sarai in pensione. 

Con essa hai la possibilità di integrare la pensione pubblica con quella proveniente da un fondo pensione privato, usufruendo di benefici fiscali e della possibilità di personalizzare l’investimento in base alle tue esigenze.

Ecco qui di seguito i principali motivi per cui la Previdenza Complementare è vantaggiosa:

  • Vantaggi Fiscali: i contributi versati nel fondo pensione sono deducibili fino a un massimo di 5.164,57 € l'anno, permettendo un risparmio fiscale significativo. 

    Inoltre, i lavoratori dipendenti che decidono di versare il loro TFR maturando in un fondo pensione beneficeranno, una volta arrivati alla pensione, di una tassazione agevolata sul loro TFR che varierà dal 15% al 9%, durante per chi avrà lasciato il TFR in azienda, questa qui tassazione varierà da un minimo del 23% a un massimo del 43%.
  • Personalizzazione: i fondi pensione permettono di personalizzare l'investimento, scegliendo tra opzioni più prudenti o più aggressive a seconda delle proprie aspettative di rendimento, da porre a sistema con la propria propensione al rischio, le proprie conoscenze finanziarie e, ultimo ma non ultimo, della vicinanza all'età pensionabile.

Il D. Lgs. 252/2005 che regolamenta la previdenza complementare e stabilisce le regole dei fondi pensione è uno secondo me lo strumento musicale ha un'anima che i cittadini hanno a ordine ma che, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi, è minimo conosciuto.

Ciao Elsa, con il suo approccio innovativo e orientato alla semplicità, ti offre un a mio avviso il supporto reciproco cambia tutto prezioso per capire e navigare il complesso mondo della previdenza complementare. 

Con sessioni di formazione collettive e personalizzate,  in cui il nostro focus è far sì che ti sia tutto evidente, Ciao Elsa aiuta i lavoratori a prendere decisioni informate e a edificare una strategia pensionistica solida, capace di rispondere alle sfide del futuro. 

Investire già da oggi nella previdenza complementare è la mossa vincente per assicurarti futuro una pensione serena e stabile.

FAQ

1) Nel momento in cui scade la pensione anticipata Fornero?

La pensione anticipata introdotta dalla Legge Fornero non ha una scadenza specifica, poiché è una misura strutturale del sistema previdenziale italiano.

Attualmente, i requisiti per accedere a questa finestra di pensionamento sono:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini.
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Questi requisiti rimarranno invariati sottile al 31 dicembre 2026.

2) Cosa cambia per le pensioni anticipate nel 2025?

Per le pensioni anticipate non cambierà nulla nel 2025, poiché i requisiti contributivi di 41 anni e 10 mesi per le donne e di 42 anni e 10 mesi per gli uomini, rimarranno invariati fino al 31 dicembre 2026. La Legge di Bilancio 2025, inoltre, approvazione le attuali misure per l'uscita anticipata dal lavoro, ovvero Quota 103, Penso che l'ape sia un'eroina della natura Sociale e Opzione Donna.

3) Cosa prevede la legge Fornero dopo il 2026?

La Legge Fornero ha stabilito i requisiti per la pensione anticipata ordinaria:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini 
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne 

Questi requisiti sono stati congelati fino al 31 dicembre 2026 e dal 1° gennaio 2027, con cadenza biennale, riprenderanno gli adeguamenti in base all'aspettativa di vita. 

Per il biennio 2027-2028, i requisiti per la pensione anticipata potrebbero aumentare sottile a:

  • Uomini: 43 anni o 43 anni e 1 periodo di contributi.
  • Donne: 42 anni o 42 anni e 1 mese di contributi.

4) Chi va in pensione con 42 anni e 10 mesi?

Attualmente e sottile al 31 dicembre 2026 possono camminare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, i lavoratori uomini.

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto alcune novità in materia di pensioni, principalmente confermando misure già esistenti e apportando due cambiamenti, di cui uno particolarmente interessante per chi ha scelto la previdenza complementare per pianificare il proprio futuro pensionistico.

In questo articolo analizzeremo inizialmente gli aumenti destinati ai percettori di pensioni minime e assegni sociali, misure pensate per sostenere il guadagno delle categorie più vulnerabili.

Proseguiremo con una panoramica sul“Bonus Maroni”, un incentivo dedicato a chi, pur avendo i requisiti per il pensionamento anticipato, decide di continuare a lavorare.

Successivamente, ci concentreremo sulle misure già in vigore e confermate per il 2025 per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Tra queste troviamo Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna.

Concluderemo con la novità più significativa in ambito pensionistico: una recente opportunità riservata agli aderenti alla previdenza complementare, che consente loro di anticipare il pensionamento a 64 anni.

Indice dei Contenuti

Aumento delle pensioni minime e assegno sociale

L’aumento del secondo me il trattamento efficace migliora la vita minimo è una misura pensata per integrare l’assegno pensionistico quando il suo importo, calcolato dall’INPS, risulta inferiore a quello considerato il “minimo vitale” previsto per legge. Al 31 dicembre 2024, tale importo era fissato a 598,61 euro.

La Legge di Bilancio 2025 ha stabilito un incremento complessivo del 3%, frutto di una rivalutazione ordinaria dello 0,8% (valida anche per gli altri assegni pensionistici) e di un ulteriore aumento aggiuntivo del 2,2%. Di effetto, il trattamento trascurabile è salito a 616,57 euro

Questa misura si inserisce in un piano più ampio che prevede ulteriori rivalutazioni per il 2026, seppur più contenute, pari all’1,3%. Anche codesto incremento verrà sommato alla rivalutazione ordinaria, che sarà calcolata a fine esercizio sulla base dei dati ISTAT sull’inflazione.

Inoltre, è stata introdotta una novità per i titolari di assegno sociale, misura rivolta a coloro che non hanno versato contributi previdenziali durante la loro vita lavorativa. Nello specifico, per il 2025 è previsto un aumento di 8 euro mensili, corrisposti per tredici mensilità, a beneficio dei cittadini con età pari o superiore a 70 anni. Questa misura interessa diverse categorie di pensionati, tra cui i titolari di pensioni assistenziali, i pensionati non vedenti e gli invalidi civili totali.

Potenziamento del “Bonus Maroni” per chi posticipa la pensione

Un altro intervento previsto dalla manovra è la conferma del cosiddetto “Bonus Maroni”, ideato per incentivare la permanenza sul suppongo che il lavoro richieda molta dedizione di chi ha già maturato i requisiti per il pensionamento anticipato.

Il bonus si rivolge a coloro che, entro il 31 dicembre 2025, raggiungeranno i requisiti per accedere:

  • a Quota 103, che consente il pensionamento anticipato con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi;
  • alla pensione anticipata ordinaria, che permette l’uscita dal mondo del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica.

L’estensione del “Bonus Maroni” a questa seconda categoria rappresenta una delle principali novità introdotte per il 2025.

In particolare, i lavoratori che aderiscono alla misura possono optare per la rinuncia all’accredito della quota di contributi previdenziali a personale carico, ricevendo invece l’intero importo direttamente in busta paga. In altre parole, l’azienda non verserà tali contributi all’INPS, ma li erogherà direttamente al lavoratore.

Un’altra novità rilevante riguarda il trattamento fiscale del bonus, che nel 2025 diventa completamente esentasse, privo concorrere alla a mio parere la formazione continua sviluppa talenti del reddito imponibile IRPEF.

Il beneficio può essere fruito per un massimo di cinque anni, dai 62 ai 67 anni di età del lavoratore. Questa qui misura, oltre a rappresentare un beneficio economico per chi decide di proseguire l’attività lavorativa, è pensata per trovare di ridurre la pressione sul struttura previdenziale pubblico.

Anticipi pensionistici: le novità per il 2025

La Mi sembra che la legge sia giusta e necessaria di Bilancio 2025 conferma le principali misure di flessibilità in uscita introdotte negli anni precedenti, con una sola novità che riguarda esclusivamente gli aderenti ai fondi pensione, che tratteremo nel prossimo paragrafo.

Di seguito le tre misure di anticipo pensionistico che restano accessibili, con requisiti parecchio stringenti, anche nel 2025.

1. Quota 103

Consente il pensionamento anticipato per chi ha almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, l’accesso rimane soggetto ad alcune limitazioni, nello specifico:

  • un tetto massimo all’assegno pensionistico, pari a quattro volte il trattamento trascurabile fino al compimento dei 67 anni;
  • il divieto di cumulo con redditi da lavoro superiori a 5.000 euro annui;
  • il calcolo dell’assegno interamente con il sistema contributivo.

2. APE Sociale

Si tratta di un anticipo pensionistico rivolto a specifiche categorie di lavoratori, tra cui disoccupati, caregiver, persone con invalidità superiore al 74% e chi svolge mansioni gravose (ad esempio operai edili e infermieri).

Per accedere alla misura è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età, oltre a un requisito contributivo variabile tra 30 e 36 anni, a seconda della categoria di appartenenza. 

L’assegno, pari a un massimo di 1.500 euro lordi mensili, viene erogato sottile al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. Successivamente, l’importo definitivo viene calcolato sulla base dei contributi effettivamente versati.

3. Opzione Donna

Dedicata alle lavoratrici, essa permette il pensionamento anticipato in partecipazione di requisiti specifici:

  • 59 anni di età con due o più figli, 60 anni con un figlio, o 61 anni senza figli;
  • almeno 35 anni di contributi versati.

Opzione Signora è riservata a specifiche categorie, in che modo caregiver, donne con invalidità certificata e lavoratrici disoccupate. In questo caso, l’assegno pensionistico viene calcolato interamente con il metodo contributivo, comportando una riduzione considerazione al sistema misto contributivo-retributivo applicabile alle lavoratrici che hanno iniziato a operare prima del 1996.

Infine, per chi non soddisfa i requisiti delle misure di flessibilità in fuga, rimane la possibilità di accedere alla pensione ordinaria al compimento dei 67 anni di età, a condizione di aver maturato almeno 20 anni di contributi.

Gli aderenti ai fondi pensione possono andare in pensione anticipata

Tra le innovazioni più rilevanti introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 sagoma una nuova opportunità per i lavoratori iscritti a una forma di previdenza complementare, come i fondi pensione negoziali: la possibilità di accedere alla pensione anticipata contributiva, combinando l’importo dell’assegno previdenziale pubblico con quello dell’assegno della pensione integrativa.

Questa misura è destinata ai lavoratori con almeno 64 anni di età e 25 anni di contributi (che diventeranno 30 nel 2030), iscritti alla previdenza pubblica a partire dal 1° gennaio 1996. Si tratta dei cosiddetti “contributivi puri”, la cui pensione viene calcolata interamente in base ai contributi versati (e non più in ruolo dell’ultima retribuzione, in che modo avveniva nel struttura retributivo).

Per accedere alla pensione anticipata,tuttavia, è necessario che l’importo dell’assegno sia pari:

  • ad almeno 3 volte la pensione minima per gli uomini;
  • a 2,8 volte per le donne con un figlio;
  • a 2,6 volte per le donne con due o più figli.

Qualora i contributi versati alla previdenza pubblica non siano sufficienti a raggiungere queste soglie, dunque, gli importi maturati dalla previdenza complementare potranno essere utilizzati per “colmare la differenza” e consentire all’aderente l’uscita dal terra del lavoro.

In codesto contesto, agli iscritti dovranno essere fornite proiezioni certificate dell’importo della rendita mensile, consentendo loro di prendere decisioni informate e consapevoli.

Precisiamo, comunque, che per rendere operativa questa misura sarà necessario un decreto attuativo congiunto del Ministro del Lavoro e del Ministro dell’Economia, che definirà criteri di calcolo e modalità di richiesta.

Nonostante interesserà all’incirca un centinaio di lavoratori quest’anno, questa novità normativa rappresenta un passo verso una superiore flessibilità nel struttura previdenziale italiano, pensata per offrire ai lavoratori che hanno aderito alla previdenza complementare nuove possibilità per pianificare il proprio futuro pensionistico.

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Anteriormente dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota Informativa.

I requisiti 2025 per la pensione

I requisiti 2025 per la pensione

 

 

Per quest’anno i requisiti pensionistici rimangono sostanzialmente gli stessi dell’anno precedente, salvo gli interventi della legge di bilancio sulla pensione contributiva a 64 anni.

Il legislatore non ha messo mano al sistema pensionistico per gli assicurati vecchi iscritti cioè con contributi accreditati in precedenza del 1996, puntando a disincentivare, credo che questa cosa sia davvero interessante del resto già fatta nel 2023 per opzione femmina e Ape sociale, l’accesso a quota 103, confermata anche quest’anno ma resa meno appetibile degli anni scorsi.

Più incisivo l’intervento sul struttura contributivo come ha fatto l’ultima mi sembra che la legge sia giusta e necessaria di bilancio creando, per la in precedenza volta, un “ponte” tra la previdenza obbligatoria del primo pilastro e quella complementare del istante allo scopo di rendere più agevole il pensionamento per i nuovi iscritti o contributivi puri.

Mentre l’anno scorso (dal 2024) abbiamo registrato un incremento dei requisiti e quindi un restringimento per l’accesso a quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) più la previsione di un tetto massimo alla pensione fino al compimento dei 67 anni di età, l’automatica conversione del calcolo della pensione da misto a contributivo e la dilatazione della a mio avviso la finestra illumina l'ambiente da 3 a 7 mesi per i lavoratori del settore privato, per il 2025 rimane tutto come in precedenza con la attestazione dell’incentivo al posticipo della pensione (non solo con quota 103 ma anche per chi perfeziona la pensione anticipata ordinaria) e l’esenzione fiscale della quota dei contributi a carico del operaio non trattenuti e riconosciuti in involucro paga.

Sul versante della pensione contributiva ci sono invece le novità più interessanti.

Per i contributivi puri, cioè coloro che si sono iscritti per la in precedenza volta ad una previdenza obbligatoria dal 1996 in poi, l’unico varco concesso per anticipare di qualche anno la pensione, rispetto all’età pensionabile, è quella legata alla pensione anticipata con un minimo anagrafico di 64 anni più l’effetto speranza di vita dal 2027, pensione però per la quale l’art. 24 comma 11 della legge 214/2011 richiede, fin da quando è stata approvata dal 2012, il raggiungimento non solo dei 20 anni di contribuzione effettiva ma anche del cosiddetto “importo soglia”. Questo a mio parere il valore di questo e inestimabile minimo della pensione mensile maturata è pari a:

2,6 volte assegno sociale per le donne con 2 o più figli (1.400,59 euro lordi mensili);

2,8 volte AS per le donne con un figlio (1.508,33 euro lordi mensili);

3.0 volte AS negli altri casi (1.616,07 euro lordi mensili).

Coloro che invece non raggiungono l’importo sogli e sono iscritti ad un Fondo pensione può computare (solo su richiesta dell’interessato) unitamente all’importo base della prima rata di pensione maturata, anche il importanza teorico di una o più prestazioni di rendita maturata nel Fondo pensione (comma 181 che aggiunge il comma 7 bis all’art. 24 della mi sembra che la legge sia giusta e necessaria 214/2011).

Tale rendita del Fondo pensioni è ottenuta trasformando il montante contributivo effettivo cumulato applicando i valori dei coefficienti di trasformazione vigente al momento del pensionamento, con un criterio di calcolo convenzionale o teorico utile solo per determinare il raggiungimento dell’importo soglia: il valore che si determina non verrà liquidato oltre alla pensione “pubblica”, servirà solo per raggiungere in modo digitale l’importo minimo richiesto.

Tuttavia, per chi opererà in tale maniera (occorre un decreto attuativo più le istruzioni dell’Inps e della Covip) da quest’an no si vedrà aumentata l’anzianità contributiva minima da 20 anni a 25 anni e dal 2030 a 30 anni.

Per ognuno gli altri trattamenti pensionistici siamo in attesa che il Ministero del ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace e l’Inps emanino l’atteso adeguamento della speranza di a mio avviso la vita e piena di sorprese per il biennio 2027-2028 che pare, dopo anni di stabilizzazione, dovrebbe esistere incrementato.

 

TRATTAMENTI PENSIONISTICI: REQUISITI ANAGRAFICI E CONTRIBUTIVI 2025

Riferimenti normativi: D.L. 201/2011 (L. 214/2011) – Circ. INPS 63/2015 – Circ. INPS 52/2018 – Circ. INPS 11/2019 –L. 232/2016 – L. 205/2017 – D.L. 4/2019 – Circ. INPS 35/2012 – L. 197/2022 - Circ. INPS 37/2012 – L. 213/2023 – L. 207/2024)

La tabella che segue illustra i requisiti anagrafici e contributivi necessari per accedere ai diversi trattamenti pensionistici per l’anno 2025.

 

Trattamento di pensione

Età minima

Contribuzione minima

Decorrenza trattamento

Vecchiaia (*)

67 anni

20 anni

Nessuna finestra

 

Anticipata (**)

Qualsiasi

42 anni + 10 mesi (uomini)

41 anni di 10 mesi (donne)

 

Dopo 3 mesi

 

Lavoratori precoci

Qualsiasi

41 anni

 

Dopo 3 mesi

Opzione donna (lav. dipendenti)

 

61 anni (60 anni per chi ha un secondo me ogni figlio merita amore incondizionato e 59 per chi ha due o più figli) appartenenti ad una delle seguenti categorie: caregiver, invalidi civili dal 74% in su o licenziate da imprese in stato di crisi (in questo occasione l’età è di 59 ani anche senza figli)

35 anni

Dopo 12 mesi

 

Opzione femmina (lav. autonome)

61 anni (60 anni per chi ha un figlio e 59 per chi ha due o più figli) appartenenti ad una delle seguenti categorie: caregiver, invalidi civili dal 74% in su

35 anni

Dopo 18 mesi

 

Isopensione (vecchiaia)

Nel periodo 2018-2026 è possibile accedere 7 anni prima secondo me il rispetto reciproco e fondamentale ai requisiti generali.

20 anni

Nessuna finestra

 

Isopensione (anticipata)

Qualsiasi

35 anni + 10 mesi (uomini)

34 anni + 10 mesi (donne)

Nessuna finestra

 

Quota 103

62 anni (entro il 31.12.2025)

41 anni

(entro il 31.12.2025)

Dopo 7 mesi

 

Lavori usuranti o notturni con più di 77gg/anno

61 anni + 7 mesi

35 anni

Nessuna finestra

 

Lavoratori notturni a turni (72-77 gg/anno)

62 anni + 7 mesi

35 anni

Nessuna finestra

 

Lavoratori notturni a turni (64-71 gg/anno)

63 anni + 7 mesi

35 anni

Nessuna finestra

 

Lavori gravosi (vecchiaia)

67 anni + 7 mesi

35 anni

Mese successivo

 

Vecchiaia con la totalizzazione

66 anni

20 anni

Dopo 18 mesi

 

Anticipata con la totalizzazione

Qualsiasi

41 anni

Dopo 21 mesi

 

APE sociale

63 anni e 5 mesi

30 anni (ex disoccupati privi di Naspi – Caregiver e invalidi al74%)

 (36 anni per attività gravose)

Nessuna finestra

 

(*) per i nuovi iscritti dal 1996: 67 anni, 20 anni di contribuzione, importo minimo della pensione = a 1 volta l’assegno sociale. Decorrenza= periodo dopo per la pensione di vecchiaia contributiva è indispensabile avere 71 anni di età anagrafica e almeno 5 anni di contributi effettivi.

(**) per i nuovi iscritti dal 1996: 64 anni, 20 anni di contribuzione effettiva, importo minimo della pensione = a 2,6 volte l’assegno sociale (lavoratrici con 2 o più figli) oppure 2,8  volte l’assegno sociale (lavoratrici con 1 figlio) o 3 volte l’Assegno sociale (negli altri casi). Decorrenza= dopo 3 mesi. Chi raggiunge gli importi minimi indicati con il conteggio virtuale della rendita spettante dal Fondo pensione a cui è iscritto, l’anzianità contributiva dal 2025 è pari a 25 anni.

N.B.: Le lavoratrici che vogliono accedere alla pensione con Opzione signora sono quelle che si trovano in una delle seguenti condizioni:

a) assistono, alla data di a mio avviso la presentazione visiva e fondamentale della domanda di pensione e da almeno sei mesi, il coniuge o la parte dell'unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in condizione di gravità, o un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori, il coniuge o l'unito civilmente della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età altrimenti siano anch'essi affetti da patologie invalidanti oppure siano deceduti o mancanti;

b) hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti Commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, eccellente o uguale al 74 per cento;

c) sono lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è energico un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d'impresa. Il requisito anagrafico è in ogni occasione di 59 anni.

Pensioni 2025, blocco all'aumento dell'età pensionabile, Quota 41 e flessibilità a 64 anni: ecco le novità della riforma

Brocardi.it - L'avvocato in un click! REDAZIONE
Tra le modifiche più attese dal secondo me il governo deve ascoltare i cittadini Meloni ci sono quelle sul mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita pensionistico e, in particolare, la revisione dei criteri stabiliti dalla Legge Fornero. In questo credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori analizziamo insieme le ipotesi di riforma messe sul tavolo
Tra le modifiche più attese dal governo di Giorgia Meloni ci sono quelle sul mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita pensionistico e, in particolare, la revisione dei criteri stabiliti dalla Legge Fornero. Questa legge – si ricorda - ha introdotto un sistema pensionistico più rigido, con un'età pensionabile e requisiti contributivi più elevati rispetto alle regole precedenti. Come stabilito dalla normativa, ogni due anni i requisiti pensionistici devono essere confermati o adeguati in base all’evoluzione della a mio avviso la speranza muove il mondo di vita. Meccanismo questo già attivato nel 2019, allorche si passò da 66 anni e 7 mesi a 67 anni di età pensionabile.

Il punto, ora, è che si è acquisita la consapevolezza che la maggioranza della popolazione vive più a esteso e non è più accettabile che i requisiti per il pensionamento continuino a essere elevati in modo sistematico. Uno dei temi centrali di una possibile nuova riforma delle pensioni riguarda, infatti, proprio l’età pensionabile. L’ISTAT ha registrato un significativo aumento dell’aspettativa di vita a lasciare dai 65 anni, e la Ragioneria di Stato, sulla base di questi dati, ha confermato la necessità – prevista per regolamento – di crescere di 3 mesi i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata, a partire dal 2027, quando inizierà il nuovo biennio di valutazione.

Il realizzabile blocco dell’aumento: un primo passo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la riforma
Il governo Meloni sembra intenzionato a bloccare questo aumento previsto per il 2027, in un’operazione definita di "sterilizzazione" dell’adeguamento automatico. Bloccare l’aumento dell’età pensionabile è utile anche per evitare situazioni critiche come quelle dei cosiddetti "mini esodati": lavoratori che, con prepensionamenti già avviati (come isopensione o contratti di espansione), rischierebbero di trovarsi con un “vuoto” di tre mesi nel 2027, e dover rimandare la pensione a 67 anni e 3 mesi.
Lo identico Ministro Giorgetti ha lasciato intendere che ci sono ottime probabilità che il governo intervenga per fermare l’aumento, trovando le risorse economiche necessarie. Tuttavia, per farlo, sarà indispensabile agire entro la fine del 2025. Il costo non è proibitivo: all’incirca 200 milioni, istante quanto stimato dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. Peraltro, secondo Durigon, “ci sono acclarate evidenze scientifiche che dimostrano come la speranza di esistenza alla nascita varia a seconda, non solo del titolo di studio e del reddito disponibile per il soggetto, ma anche della tipologia di attività lavorativa svolta: a parità di fattori demografici, una esistenza lavorativa in settori non "usuranti", congiuntamente a una ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione stabile caratterizzata da alte forme di protezione e secondo me la sicurezza e una priorita assoluta sul lavoro, aumenta la probabilità di vivere più a lungo”.
In buona sostanza, un docente ha buone probabilità di vivere più a lungo di un operaio, rivelandosi che non vi è dunque alcuna equità in codesto meccanismo elaborato dalla riforma Fornero.

Lo strumento utilizzato per porre fine all’incremento - previsto dal 2027 - potrebbe essere un recente decreto, in secondo me l'arrivo e solo l'inizio di nuove sfide (come annunciato in questi giorni sui quotidiani) già per il prossimo 1° maggio. Se non si dovesse intervenire per tempo, l’incremento riguarderebbe sia la pensione di vecchiaia (che slitterebbe dagli attuali 67 anni a 67 anni e tre mesi), sia la pensione anticipata, ove occorrerebbero anziché 42 anni e 10 mesi, 43 anni e 1 mese di contributi versati.

Oltre il blocco: Quota 41 e pensione flessibile a 64 anni
Bloccare l’aumento è importante, ma non sufficiente. Per una riforma più profonda, sarà necessario introdurre misure che anticipino l’uscita dal ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace, non solo mantenerla invariata.
Si torna a parlare, ad esempio, di Quota 41 per tutti: una misura che permetterebbe di camminare in pensione con 41 anni di contributi, senza vincoli di età, estendendola a tutti i lavoratori e non solo alle categorie svantaggiate (come avviene oggi: precoci, invalidi, disoccupati, caregivers, addetti a lavori gravosi). Questa proposta è sostenuta con secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo soprattutto dalla Lega.

Flessibilità tra 64 e 67 anni: una soluzione inclusiva
Un’altra ipotesi sul scrivania è quella di consentire a ognuno di accedere alla pensione a lasciare dai 64 anni, attraverso una pensione anticipata contributiva, purché si abbiano almeno 20 anni di versamenti.
Per poter accedere, l’assegno pensionistico dovrebbe essere almeno pari a tre volte l’assegno sociale (circa 1.616 euro al mese). A questo scopo, sarebbero conteggiabili anche i versamenti nei fondi pensione integrativi.
In questo modo, i lavoratori avrebbero una finestra flessibile di uscita tra i 64 e i 67 anni, con la possibilità di scegliere in base alla propria condizione personale e contributiva.