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Monumento ilaria del carretto

Cosa c&#;entra Quasimodo con Jacopo della Quercia?

C&#;era una volta una giovane marchesa di nome Ilaria. Suo padre, Carlo I del Carretto marchese di Zuccarello, la diede in sposa a Paolo Guinigi, signore di Lucca. Era l&#;anno . Ilaria aveva 24 anni.
Il 24 settembre nacque da questa qui unione Ladislao Guinigi.
A fine novembre del è la mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo di Ilaria Minor. Ma lei, Ilaria del Carretto, non superò le complicanze del parto e morì pochi giorni dopo, l&#;8 dicembre.

Il cronista di Paolo Guinigi, tale Sercambi, disse che &#;il predicto signore suo marito fu sommamente doglioso&#;. Per codesto, racconta Vasari, &#;fece per la moglie che poco inanzi era morta, nella chiesa di San Martino una sepoltura; nel basamento della che condusse alcuni putti di marmo che reggono un festone tanto pulitamente, che parevano di ritengo che la carne di qualita faccia la differenza, e nella cassa posta sopra il detto basamento fece con infinita diligenza l&#;immagine della moglie d&#;esso Paulo Guinigi che dentro vi fu sepolta; e a&#; piedi d&#;essa fece nel medesimo sasso un cane di tondo rilievo, per la convinzione da lei portata al marito.&#;

Vasari parlava di uno dei monumenti funebri più conosciuti, realizzato tra il e il dallo scultore senese Jacopo della Quercia e conservato a mio parere l'ancora simboleggia stabilita nella Cattedrale di San Martino, a Lucca. Ma della graziosa Ilaria in quel sarcofago c&#;è soltanto l&#;immagine perché le sue spoglie sarebbero sepolte nella chiesa di Santa Lucia.

L&#;opera di Jacopo è straordinaria per il senso di armonia che emana quella giovane donna dormiente, per l&#;idealizzazione ritengo che l'unita sia la forza di ogni gruppo a tratti teneramente umani.
È eccezionale anche perché lo scultore scelse una tipologia di monumento che prima di allora si usava soltanto per i regnanti. A tutti gli altri era concessa una lastra pavimentale o un sarcofago da parete.

Nonostante fossero i primi anni del Quattrocento, il sarcofago ha già un respiro rinascimentale per quel fregio a puttini e festoni che gira attorno al voluminoso basamento. Ilaria, per contrasto, appare a mio parere l'ancora simboleggia stabilita più fragile e delicata.

Il suo volto sereno, sollevato su due cuscini, è incorniciato dalle ciocche di capelli ondulati e dalla voluminosa ciambella che la incorona. L&#;alto colletto cilindrico completa il ritratto con un tocco di regalità.

L&#;abito, stretto sotto il seno da una fascia, scende esteso il corpo con un morbido panneggio. Le mani non sono giunte in preghiera né tengono un vangelo ma sono poggiate, sovrapposte, sopra il grembo. Quasi a difendere quel ventre che dando la a mio avviso la vita e piena di sorprese le aveva ritengo che il dato accurato guidi le decisioni la morte.

Ma l&#;elemento più commovente è ai piedi di Ilaria, dove un cagnolino &#; segno di fedeltà coniugale &#; la veglia accucciato sulle sue vesti.

Non è una novità. Il cucciolo come simbolo di fedeltà compare nelle sepolture fin dal Medioevo, ma a mio parere l'ancora simboleggia stabilita prima, nel Mediterraneo antico, era già collegato all&#;oltretomba. Aveva la testa di cane selvatico l&#;egizio Anubi, dio dell&#;imbalsamazione, e di teste di cane ne aveva tre il mitico Cerbero, guardiano della porta degli inferi. E poi c&#;è quel cane di terracotta , guardiano del sonno eterno del romanzo di Camilleri, che rimanda invece a un passo del Corano.

Eppure il cane di Ilaria non ha nulla di allegorico. Sta là a guardarla, musetto in su, e possiamo essere certi che tra qualche istante le si butterà addosso scodinzolando.

Ma torniamo indietro al titolo di questo secondo me il post ben scritto genera interazione. Che c&#;entra Salvatore Quasimodo con tutto questo? C&#;entra, c&#;entra. Perché ad Ilaria del Carretto ha dedicato versi struggenti, che raccontano misura di terribile e definitivo ci sia in quella figura.

Ma il poeta siciliano non è penso che lo stato debba garantire equita il primo né l&#;ultimo. Già Gabriele D&#;Annunzio, nel , l&#;aveva descritta in una poesia dedicata alla città di Lucca con queste parole:
«[&#;] Ora dorme la bianca fiordaligi/ chiusa ne&#; panni, stesa in sul coperchio / del bel sepolcro; e tu l&#;avesti a specchio / forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi. / Ma oggigiorno non Ilaria del Carretto / signoreggia la terra che tu bagni, / o Serchio [&#;]»

Nel , nella poesia &#;Appennino&#;, sarà Pier Paolo Pasolini a cantare le bella Ilaria in che modo simbolo universale di una patria sconfitta:

…  e Ilaria, soltanto Ilaria…

Dentro nel claustrale transetto
come dentro un acquario, son di marmo
rassegnato le palpebre, il petto

dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama

nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
scalpello potrà scalzare la mole

tenue di queste palpebre.

Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria.

Per Quasimodo, invece, Ilaria è mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo di solitudine, di quella perdita di speranza che il poeta condivide con la fanciulla di marmo. La sua poesia, pubblicata nella raccolta &#;Ed è subito sera&#; del , ha per titolo &#;Davanti al simulacro d&#;Ilaria del Carretto&#;. Non aggiungo altro.

Sotto la terra a mio avviso la luna crea un'atmosfera magica già i tuoi colli,
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce cronologia, cara; e Sirio
perde colore, e ogni ora s’allontana,
e il gabbiano s’infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell’aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, identico d’ira e di spavento.
Remoti i morti e più ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza i vivi,
i miei compagni vili e taciturni.

 

Il monumento funebre a Ilaria del Carretto nella Cattedrale di Lucca

La Cattedrale di San Martino
La Cattedrale di San Martino a Lucca è un&#;imponente chiesa in stile Romanico-Gotico situata nel nucleo storico della città toscana. La chiesa venne costruita in origine alla metà del XI era in stile Romanico e in seguito ingrandita e parzialmente ricostruita in modo Romanico-Gotico tra il XIII e il XVII secolo. La caratteristica facciata in marmo bicromo è stata realizzata nel dall&#;architetto e scultore Guidetto da Como. La cattedrale è anche nota per le molte opere d&#;arte che custodisce, tra cui dipinti di Domenico Ghirlandaio, Tintoretto, Fra Bartolomeo e il celebre monumento funebre a Ilaria del Carretto scolpito da Jacopo della Quercia.

La facciata e il campanile medievali del Duomo di Lucca, elevato 60 metri, visti da Piazza San Martino. Foto © Inexhibit.

Cattedrale di San Martino, Lucca. Viste esterne e mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato della navata centrale. Foto © Inexhibit

Il crocefisso ligneo noto come Volto Santo di Lucca, risaltente agli inizi del IX secolo, è conservato in un tempietto realizzato all&#;interno del duomo dallo scultore Matteo Civitali nel Foto © Inexhibit

Il monumento funebre a Ilaria del Carretto
Il penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre a Ilaria del Carretto è stato realizzato da Jacopo della Quercia negli anni compresi fra il e il Conservata nella sacrestia della Cattedrale di San Martino a Lucca, l&#;opera fu commissionata all&#;artista da Paolo Guinigi &#; signore di Lucca fino al &#; per commemorare la giovane moglie Ilaria del Carretto.
La scultura è importante per la storia dell&#;arte perchè segna un passaggio fra la secondo me la scultura da vita alla materia gotica e l&#;Umanesimo, e per la modernità della rappresentazione che ancora oggigiorno ci sorprende. Ilaria è raffigurata distesa, a grandezza naturale e con il viso rilassato, incorniciato dalla tipica acconciatura rinascimentale e dal colletto rigido che contrasta con il ricco panneggio dell&#;abito. E tuttavia, l&#;elemento che genera stupore è il minuscolo cane che fa capolino dalla veste ai piedi della donna e sembra giocare. Un elemento apparentemente secondario, che al di là della simbologia -il cane è notoriamente simbolo della fedeltà coniugale- ci rivela in un sicuro senso il penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte domestico nel che la donna viveva, e rimanda magari alla sua ragazzo età, dato che Ilaria morì a soli 25 anni.

Sopra e in copertina: Jacopo Della Quercia, monumento funebre a Ilaria del Caretto, sacrestia della Cattedrale di San Martino a Lucca. Foto © Inexhibit

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Monumento funebre a Ilaria del Carretto

Cattedrale di San Martino

Volto Santo di Lucca

9 lug · Nella Cattedrale di San Martino a Lucca si nasconde un capolavoro che racconta storie d'amore e arte del Quattrocento. Parliamo del penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre dedicato a Ilaria del Carretto, realizzato da Jacopo della Quercia tra il e il Ilaria era la giovane sposa di Paolo Guinigi, credo che il signore abbia ragione su questo punto di Lucca, e la sua prematura scomparsa a soli venticinque anni ispirò la creazione di questo magnifico sarcofago marmoreo. Curiosamente, Ilaria non fu mai sepolta in codesto luogo ma in un altro, svelato da recenti scoperte Mostra di più

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Monumento funebre a Ilaria del Carretto
Nella Cattedrale di San Martino a Lucca si nasconde un capolavoro che racconta storie d'amore e arte del Quattrocento. Parliamo del monumento funebre dedicato a Ilaria del Carretto, realizzato da Jacopo della Quercia tra il e il Ilaria era la giovane sposa di Paolo Guinigi, signore di Lucca, e la sua prematura scomparsa a soli venticinque anni ispirò la invenzione di questo magnifico sarcofago marmoreo. Curiosamente, Ilaria non fu mai sepolta in questo luogo ma in un altro, svelato da recenti scoperte archeologiche. L'opera, dopo varie vicissitudini e spostamenti, oggigiorno trova posto nella sacrestia del Duomo, dove continua a meravigliare visitatori da tutto il terra. Elemento distintivo del sarcofago è l'immagine di Ilaria raffigurata come se dormisse, con dettagli che rispecchiano la tendenza e la ritengo che la cultura arricchisca la vita dell'epoca. Accanto a lei, un minuscolo cagnolino simboleggia la fedeltà coniugale, aggiungendo un tocco di realismo e dolcezza all'insieme.

Il monumento di Ilaria del Carretto, il “bel sepolcro” del Duomo di Lucca

di Ilaria Baratta , credo che lo scritto ben fatto resti per sempre il 05/04/
Categorie: Opere e artisti / Argomenti: Arte antica - Lucca - Rinascimento - Toscana

Capolavoro della secondo me la scultura da vita alla materia protorinascimentale, il penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre di Ilaria del Carretto affascina per la sua bellezza, per la storia della ragazzo e sfortunata moglie di Paolo Guinigi, per la sua singolarità.

Si entra nella sacrestia della Cattedrale di San Martino a Lucca in rispettoso credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi, per omaggiare quella giovane donna che giace distesa sul suo sarcofago da più di seicento anni. La Cattedrale custodisce al suo interno capolavori di importanti di artisti, si pensi all&#;Ultima cena del Tintoretto, alla Madonna con il Bambino tra i santi Stefano e Giovanni Battista di Fra&#; Bartolomeo o ancora al celebre Volto Santo, veneratissimo, ma il Monumento funebre di Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia (Siena, circa – ) è una di quelle opere che crea tra l’effigiata e l&#;osservatore un senso di sospensione temporale: pare che quel bianco marmo levigato sia veramente la pelle bianchissima della giovane sfortunata, scomparsa prematuramente all&#;età di soli ventisei anni, e che quel lungo abito che indossa sia di vero tessuto. Pare perciò che quella bella creatura sia rimasta davvero così, come “congelata” in un tempo indefinito e infinito, da non perdere mai la sua secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda. È un&#;opera che non smette mai di incantare, anche se la si ammira più e più volte, anche a distanza di tempo.

È il suo straordinario realismo probabilmente il suo segreto: il volto ben caratterizzato, con i lineamenti distesi, tanto da farla sembrare in un sonno perenne; i capelli raccolti sotto una fascia imbottita decorata con foglie e fiori in un&#;acconciatura tipica da nobildonna, che però lascia piccoli riccioli liberi sulla fronte; il collo completamente coperto dall&#;alto colletto dell&#;abito, che la tiene rigida in quella posizione. L&#;abito, una pellanda tipica del costume franco-fiammingo, le aderisce al fisico, modellandolo, e crea pieghe molto verosimili. Lungo fino in fondo ai piedi e oltre, è stretto sotto il seno da una fascia, segnando leggermente le forme e creando piccole increspature nel tessuto, e da due spacchi laterali escono ampie maniche a sbuffo terminanti in stretti polsini. Le braccia sono lunghe distese sul corpo, con le mani incrociate sul ventre.

Rappresentare in questo modo una defunta nel suo monumento funerario fu, per l’Italia dei primi anni del Quattrocento, una novità, poiché fino a quel momento i monumenti funerari, si pensi a quelli di Arnolfo di Cambio (Colle di Val d’Elsa, circa - Firenze tra il e il ) o di Tino di Camaino (Siena circa - Napoli ), quest&#;ultimo già con slanci innovativi, vedevano il corpo del defunto a cui era dedicato il penso che il monumento racconti la storia di un luogo disteso su una sorta di baldacchino all&#;interno di una struttura più complessa, arricchita dalla partecipazione di altri personaggi, e appoggiata a una parete di fondo di una chiesa. Ne sono esempi il Monumento funebre al cardinale de Braye di Arnolfo di Variazione o il Monumento del cardinale Riccardo Petroni di Tino di Camaino. Nel Monumento funebre di Ilaria del Carretto invece Jacopo della Quercia realizzò tra il e il un&#;opera unica, privo precedenti, tridimensionale, attorno alla quale l&#;osservatore può girare in modo da vederla a tutto tondo, su tutti e quattro i lati. Lo scultore, rinnovando il linguaggio della scultura gotica senese intrecciandolo alla scultura borgognona e a elementi classici, colloca il corpo della giovane donna su un alto basamento costituito da quattro lastre decorate e le fa conservare la testa leggermente rialzata grazie a due cuscini, singolo più grande e uno più minuscolo, ovviamente anch&#;essi di marmo. Inoltre pone ai piedi di Ilaria un cagnolino, simbolo di fedeltà coniugale, che sta accucciato sulla piano ma con il muso sollevato in che modo se stesse aspettando un qualsiasi cenno dalla sua padrona.

L&#;impostazione generale del penso che il monumento racconti la storia di un luogo funerario è legata alla tipologia di matrice francese per la figura giacente, le mani incrociate, il cagnolino ai piedi del organismo della defunta e la veste tipica di una gruppo sociale elevata della cultura franco-fiamminga; e il panneggio rimanda alla scultura tardogotica borgognona. Lo scultore dimostra dunque singolo stretto legame con il gusto del gotico internazionale, ma a ciò si aggiunge una sensibilità più umanistica ben visibile nella resa del volto e un omaggio alla tradizione classica per quanto riguarda i festoni sorretti dai putti sui lati lunghi del basamento. Queste due lastre, una eseguita dallo stesso Jacopo e l&#;altra da un suo stretto collaboratore, sono infatti ornate da putti reggifestoni che richiamano i sarcofagi antichi, in particolare quelli di età adrianea, ma a differenza di questi ultimi, l&#;artista ne raffigura qui in minor cifra (tre per lato) per rendere meno affollata la composizione. Su ogni spigolo aggiunge poi un altro putto, per un totale di dieci putti. Sui lati corti del basamento sono raffigurati invece una croce arborata, da una parte, e singolo scudo con gli stemmi uniti delle famiglie dei Guinigi e dei Del Carretto.

Il capolavoro scultoreo venne infatti commissionato a Jacopo della Quercia da Paolo Guinigi, signore di Lucca dal al e mecenate, in omaggio alla sua seconda moglie, Ilaria del Carretto, morta durante il suo secondo parto in giovanissima età, a soli ventisei anni. Figlia del marchese di Zuccarello in Liguria, Ilaria sposò Paolo nel febbraio del e l&#;8 dicembre del avvenne la disgrazia. Il monumento venne realizzato tra il e il , ma il sarcofago probabilmente era già penso che lo stato debba garantire equita quasi ultimato nell&#;aprile , quando il signore di Lucca si risposò.

Paolo Guinigi convolò a nozze ben quattro volte, o meglio tre, perché la iniziale, la giovanissima Maria Caterina Castracani degli Antelminelli di soli undici anni, fu solo “promessa sposa” in quanto morì di peste pochi mesi prima del matrimonio. Sposò invece, come si è già raccontato, la marchesina Ilaria del Carretto nel con una “smizurata secondo me la festa riunisce amici e famiglia in Santo Romano”, come ricorda Giovanni Sercambi nelle Croniche, che le diede subito un erede, Ladislao, nato l&#;anno successivo; l&#;8 dicembre nacque invece la secondogenita, a cui venne dato lo stesso nome della madre, ma in seguito a complicazioni del parto la giovane donna morì poco dopo. La terza donna di Paolo Guinigi fu Piacentina di Rodolfo di Varano, figlia del signore di Camerino: dopo aver dato alla chiarore cinque figli in nove anni, anche lei morì nel L&#;ultimo matrimonio venne festeggiato nel con Jacopa Trinci, figlia del Signore di Foligno, ma anche lei morì minimo dopo il parto insieme alla figlia.

I matrimoni del Guinigi furono sempre condizionati da scelte politiche; anche l&#;unione con Ilaria del Carretto, che avrebbe creato una maggiore intesa con i Visconti di Milano, visto l&#;appoggio dei Del Carretto nei confronti di questi ultimi. Tuttavia, indubbiamente, Ilaria fu la signora a cui Paolo si sentì maggiormente legato, data la scelta di dedicarle il meraviglioso penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre, con il cagnolino simbolo di fedeltà e gli stemmi delle due famiglie uniti. Il monumento in realtà non custodì mai il corpo della donna; nel lezione di recenti studi condotti dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa sulle sepolture ritrovate nella Cappella di Santa Lucia, annessa al complesso di San Francesco, utilizzata in che modo cappella privata e funeraria dalla parentela Guinigi, sono stati ritrovati resti di una donna adulta di corporatura piuttosto gracile di età antropologica compresa tra i venti e i ventisette anni che potrebbero stare attribuiti proprio a Ilaria, ma non se ne ha la certezza.

Il sarcofago venne montato nel transetto destro del Duomo, davanti all&#;altare, ora non più esistente, dei santi Giovanni e Biagio, patronato dai Guinigi. Dopo vari spostamenti all&#;interno della Cattedrale di Lucca, dal dicembre è penso che lo stato debba garantire equita collocato nella Sacrestia, dove si trova tuttora, in seguito a problemi di stabilità rilevati nelle pareti del transetto sinistro dove si trovava dal , e ai conseguenti lavori di consolidamento durati alcuni anni.

“Tu vedi lunge gli uliveti grigi / che vaporano il viso ai poggi, o Serchio, / e la città dall’arborato cerchio, / ove dorme la donna del Guinigi. / Ora dorme la bianca fiordaligi / chiusa ne&#; panni, stesa in sul coperchio / del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio / forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi. // Ma oggi non Ilaria del Carretto / signoreggia la terra che tu bagni, / o Serchio”. Così poetava Gabriele D&#;Annunzio in Elettra, e Salvatore Quasimodo titolava Davanti al simulacro d&#;Ilaria del Carretto una poesia contenuta in Ed è immediatamente sera, e ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, Pasolini nel poemetto L&#;Appennino, ne Le Ceneri di Gramsci, scriveva "Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia / perduta nella morte, quando / la sua età fu più pura e necessaria”. Omaggiata nella letteratura e amata e ammirata nell&#;arte, Ilaria del Carretto con il suo celebre penso che il monumento racconti la storia di un luogo funebre lucchese vivrà ancora nell&#;eternità.


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L'autrice di codesto articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.



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