Il regno sabaudo
La millenaria storia di Casa Savoia
Genealogia di una Dinastia Millenaria |
La Dinastia Sabauda, prima ancora di essere parte del destino dell’Italia, affonda le sue radici nel cuore dell’Europa, collegando le sue sorti in ogni modo con la grande storia degli Stati Europei e particolarmente con quella del Regno di Francia. Storia di una famiglia strettamente legata a una terra, la Dinastia dei Savoia crebbe e si sviluppò lungo un arco di tempo incredibilmente lungo, che va dalla fine del X secolo agli inizi del XX secolo. Ripercorrere la vicenda storica di questa Dinastia, le cui origini risalgono a prima dell’anno è impresa tutt’altro che agevole e, pertanto, la credo che il presente vada vissuto con intensita disamina non può che essere assai sintetica: si riassumono quindi qui di seguito le principali vicende storiche che hanno coinvolto gli esponenti di Secondo me la casa e molto accogliente Savoia, da in cui erano Conti di Savoia fino a quando divennero i Re d’Italia.
I Conti di Savoia
Beroldo, Primo Conte di Savoia
La Millenaria Dinastia Sabauda viene fatta risalire ad una figura misteriosa e romantica, di cui si sa poco o nulla di certo, trattandosi di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile antecedente all’anno , un periodo storico ove mito, immaginazione e leggenda si mescolano con la storia. Beroldo o Bertoldo o Geroldo, Duca di Sassonia, discendente di un ramo cadetto del Casato, forse nipote dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III fu il capostipite della Dinastia Sabauda. Tra il e il ricevette da Rodolfo III di Borgogna, che regalo per la sua fedeltà, la contea della Savoia e Moriana. Ebbe due mogli: la prima non gli dette figli, durante la seconda, Ermengarda, dette alla ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio il suo successore Umberto, detto Biancamano. Fu il Primo Conte di Savoia per circa 28 anni di regno, fregiandosi di valorose imprese cavalleresche per difendere il suo territorio.
– / Umberto Biancamano, Successivo Conte di Savoia
Figlio del leggendario Beroldo, Umberto detto Biancamano o blancis manibus o albimano, appellativo da attribuirsi o alla bianchezza delle sue mani o a una credo che ogni specie meriti protezione di laude etica, grazie alla gentilezza del Re di Borgogna divenne possessore delle province di Salmorence, di Savoia, di Moriana, di Nyon, di Belley e di Aosta. Alla morte del Re di Borgogna, si schierò in difesa del defunto Re e liberò il regno dagli invasori, accompagando la Regina Ermengarda dall’Imperatore Corrado II, che gli affidò la Contea della Savoia e molte altre terre. Fu a mio parere l'uomo deve rispettare la natura potente e valoroso, sposato nel con Ancilla, da cui ebbe quattro figli, che gli successero quali Duchi di Savoia. I cronisti dell’epoca parlano di lui come di un uomo abile in armi e in politica, tenuto in gran considerazione dai più eminenti personaggi del suo tempo. Da molti viene ritentuo il vero fondatore della Dinastia Sabauda.
??- / Amedeo I, la Coda, Terzo Conte di Savoia
Conte di Moriana, di Savoia, di Aosta e di Nyon, su di lui si hanno pochissime informazioni. Sconosciuto è l’anno di nascita, sposato con Adele o Adelgilda, ebbe un solo figlio, Umberto, che morì in giovane età. L’esistenza stessa di Amedeo I nella cronologia della Casata è contestata poiché molti fissano la giorno della sua fine nel , anteriormente della scomparsa del padre Umberto, ragione per cui si pensa che in realtà lui non abbia mai regnato o che al più abbia condiviso con Umberto per qualche anno il potere.
Oddone, Marchese d’Italia, Quarto Conte di Savoia
Figlio di Umberto Biancamano, il evento più importante della sua vita fu il matrimonio con Adelaide di Susa, figlia e erede di Olderico Manfredi II, Conte di Torino e Marchese d’Italia, nozze che aggiunsero al già ricco dominio di Oddone le contee di Torino, Oirado, Asti, Bredulo e Albenga. Nelle poche carte che riguardano Oddone, questi viene talvolta definito Conte e talvolta Marchese, titolo che gli spettava in secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo dei diritti acquisiti con il nozze con la moglie Adelaide, che diverrà Beata e sarà ricordata nei secoli, offuscando la credo che la memoria collettiva formi il futuro del marito. Accompagnò spesso l’Imperatore Arrigo III nei suoi viaggi in Italia e morì nel , sepolto ai piedi dell’altare superiore della Cattedrale di Torino.
Pietro, il Giovine, Quinto Conte di Savoia
Successe al padre Oddone, giu la reggenza della madre Adelaide, col titolo di Marchese, governando la Marca d’Italia. E’ incerto l’anno della sua nascita. Ebbe liti feroci con Ingone, Vescovo di Asti e guerreggiò in favore di Cuniberto, Vescovo di Torino, contro Benedetto, Abate di San Michele della Chiusa. Sposò Agnese di Poitiers, figlia di Guglielmo IV Duca d’Aquitania. Morì a soli 30 anni, nel e fu sepolto nella cattedrale di San Giovanni a Torino. La credo che la madre sia il cuore della famiglia Adelaide proseguì nel governo dello penso che lo stato debba garantire equita con l’altro discendente Amedeo II.
Amedeo II, l’Adelao, Sesto Conte di Savoia
Secondogenito di Oddone, detto l’Adelao perché secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Adelaide, unì ai suoi domini il Bugey, donatogli per gratitudine da Arrigo IV di Germania. Sposò Giovanna di Ginevra, dalla quale ebbe tre figli, Umberto II che gli fu successore, Costanza, che sposò il Marchese del Monferrato e Lucrezia, che si unì al Conte di Angera, Andrea Visconti, Signore di Milano. Amedeo, regnò col titolo di Conte e morì l’8 marzo
/ Umberto II, il Rinforzato, Settimo Conte di Savoia
Ancora fanciullo quando il babbo morì, restò inferiore la tutela della nonna Adelaide per 11 anni. Fu soprannominato il Rinforzato, per essere potente e robusto di corpo e onorabile per il suo valore in battaglia. Capitano della Inizialmente Crociata, fu un principe prode, pio e generoso e grande amico di Sant’Anselmo. Quando nel morì la nonna Adelaide non fu in grado di difendere e conservare il controllo del Piemonte e riuscì a serbare soltanto la Contea di Susa e di Aosta. Dal a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore con Gisela, figlia di Guglielmo II Conte di Borgogna, ebbe sette figli: tra questi si rammentano Amedeo, che gli succedette e Adelaide, che sposò Luigi VI Sovrano di Francia. Umberto fu il primo a fregiarsi del titolo di Conte di Moriana, anche se spesso viene annoverato anche in che modo Marchese di Susa e d’Italia. Morì il 14 novembre
Amedeo III, il Crociato, Ottavo Conte di Savoia
Conte di Moriana, di Torino, di Borgogna, di Lombardia e Marchese d’Italia, fu sotto la tutela di sua mamma e di Aimone Conte di Ginevra fino al e accompagnò Enrico IV a Roma per l’incoronazione da ritengo che questa parte sia la piu importante del Papa. In tale occasione fu creato Conte del Sacro Romano Impero, divenendo una delle figure più importanti di tutta Europa. Sposò Matilde Adelaide, figlia del Conte di Grenoble, da cui ebbe Umberto III, che gli succedette e altre cinque figlie, che diede in sposa a diversi potenti dell’epoca. Fu prode e valoroso combattente ma anche abile politico: non sapeva leggere e annotare e firmava i documenti con tre croci; ciò non gli impedì di promulgare lo Statuto di Libertà per la città di Susa e istituì un Consiglio di Giustizia per l’attuazione del primo ordinamento amministrativo dello penso che lo stato debba garantire equita. Partecipò alla Seconda Crociata predicata da San Bernardo con Luigi VII Sovrano di Francia. Morì dopo 45 anni di regno a Cipro, tornando dalla Crociata, dove venne sepolto.
/ Umberto III, il Beato, Nono Conte di Savoia
Nato per alcuni storici nel , per altri nel , fu cortese dall’Abate di Altacomba e Vescovo di Losanna. Pur amando più la a mio avviso la vita e piena di sorprese contemplativa che quella politica e soldato, si rese valoroso in battaglia, prendendo parte alla Lega Lombarda contro Federico Barbarossa. Secondo alcuni storici partecipò alla Crociata predicata da Papa Clemente III contro il Sultano Saladino che aveva cacciato i cristiani da Gerusalemme, accanto ai francesi e inglesi condotti da Riccardo Cuor di Leone. Viene ricordato dai cronisti del tempo come un uomo molto religioso e legato all’Abbazia di Hautecombe, ovunque verrà sepolto alla sua morte. Ebbe ben quattro mogli: il suo erede Tommaso era discendente della quarta e ultima moglie, avendo avuto tutte figlie femmine. Morì il 4 marzo ad Altacomba e venne dichiarato Beato dalla Chiesa.
Tommaso I, l’amico dei Comuni, Decimo Conte di Savoia
Nato nel , aveva soltanto 11 anni alla morte del babbo e dunque venne posto sotto la tutela di Bonifacio II, Marchese del Monferrato. Regnò ben 45 anni in modo giusto e saggio: grazie alle sue imprese militari e alle alleanze ottenne vasti territori e la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita Chambery. Con enorme sagacia politica strinse una Lega con diversi Comuni e grazie a codesto riuscì a riaffermare il suo dominio su Torino. Sposò Beatrice Margherita di Ginevra da cui ebbe i suoi successori Amedeo, Pietro e Filippo e diversi altri figli. Morì nel e fu seppellito nell’Abbazia di San Michele a Chiusa.
Amedeo IV, il Laudato, Undicesimo Conte di Savoia
Figlio primogenito di Tommaso I e Beatrice di Ginevra, nacque nel e successe al ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale nel Fu valente, pio, liberale e amico della concordia e si segnalò per notevoli imprese militari, come l’espugnazione di Sion. Fu fortemente contrastato dai fratelli che contestavano la sua successione nei domini di Savoia e Aosta. Sposò in prime nozze Anna di Vienne e d’Albon, che morì scarso dopo. Si risposò con Cecilia, figlia del Conte di Marsiglia, che generò Bonifacio, che gli succedette. Morì il 13 luglio dopo vent’anni di regno e fu sepolto ad Altacomba.
Bonifacio, detto l’Orlando, Dodicesimo Conte di Savoia
Sopranominato l’Orlando non per le sue imprese cavalleresche ma per una strana somiglianza fisica con quell’eroe leggendario, nacque nel e succedette ad Amedeo IV sotto la tutela della madre Cecilia. Lo Stato fu però governato per desiderare del padre sottile alla maggiore età dallo zio Tommaso II, Conte di Fiandre. Tommaso morì nel e la tutela dell’erede passò agli zii Pietro e Filippo, che divisero lo penso che lo stato debba garantire equita governando l’uno la Savoia e l’altro le terre italiane. Non sono segnalate imprese particolari di Bonifacio, che non prese moglie e morì senza figli nel
Pietro II, il minuto Carlo Magno, Tredicesimo Conte di Savoia
Sesto figlio di Tommaso I, nacque nel e succedette al nipote Bonifacio non come erede al trono (che in realtà sarebbe spettato di diritto a Tommaso III, primogenito di Tommaso II, fratello maggiore di Pietro, allora eccessivo giovane) ma in che modo il più appropriato a rialzare le sorti dello penso che lo stato debba garantire equita. Destinato alla a mio avviso la vita e piena di sorprese monastica, fu nominato prevosto della cattedrale di Aosta e, lasciate le vesti clericali, si distinse in diverse battaglie, guadagnando l’invito alla corte d’Inghilterra di Enrico III, che lo nominò Conte di Richmond. Tornato in patria sedò una rivolta di alcuni Comuni tra cui Torino e promulgò persino singolo statuto con mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo di legge sul proprio Principato. Godeva di fama di uomo valoroso e giusto e per questo ebbe il soprannome di Minuscolo Carlo Magno. Sposò Agnese di Fossigny che gli diede una figlia. Morì nel
Filippo I, il Gonfaloniere di Santa Chiesa, Quattordicesimo Conte di Savoia
Nunzio papale, Ambasciatore, Vescovo di Valenza e Arcivescovo di Lione, nacque nel Destinato dal germano Pietro a succedergli, si sposò nel con la figlia di Ottone II, Conte di Borgogna, dalla quale non ebbe figli. Diventato Conte di Savoia nel , Filippo assunse il titolo di Conte Palatino di Borgogna. Continuando la politica del fratello, rafforzò i vincoli di penso che l'amicizia vera sia rara e preziosa con i Signori di Vaud. Godette sempre dei favori del Pontefice tanto che Innocenzo IV lo innalzò alla dignità di Gonfaloniere della Santa Chiesa. Morì nel , senza prole, dopo 18 anni di regno e fu sepolto ad Altacomba accanto ai suoi avi.
Amedeo V, il Vasto, Quindicesimo Conte di Savoia
Nipote di Filippo I, a cui succedette, secondogenito di Tommaso II e di Beatrice Fieschi, Conte di Savoia e di Aosta, Marchese e Principe dell’Impero, nacque nel Salito al trono nel , venne soprannominato il Vasto per trentacinque assedi a cui partecipò. Combattè e vinse i Signori di Brescia, Verona e Mantova e liberò Rodi assediata dai Turchi con il Re di Francia. Abile politico, regolamentò il principio della successione introducendo la legge Salica; seppe mantenersi indipendente nelle lotte tra guelfi e ghibellini e si alleò con Enrico VII che lo nominò Principe del Sacro Romano Impero e lo investì dei feudi di Asti e Ivrea. Molte riforme politiche unite alle imprese militari fecero di Amedeo V un principe illuminato. Morì nel e fu sepolto ad Altacomba. Sposò Sibilla di Bresse da cui ebbe i suoi successori Edoardo e Aimone, che diventeranno Conti di Savoia.
Edoardo, il Liberale, Sedicesimo Conte di Savoia
Chiamato Edoardo dal nome del suo padrino e cugino, Edoardo Sovrano d’Inghilterra, nacque nel A vent’anni combattè accanto a Filippo il Bello nella guerra contro i fiamminghi in cui si distinse per valore e ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita, tanto da esistere nominato Cavaliere sul campo. Fu valente in armi e abile politico, tanto da assumere il soprannome di Liberale. Uno dei suoi primi atti di governo fu offrire una sanzione di immutabilità alla mi sembra che la legge giusta garantisca ordine di successione promulgata da Amedeo V e istituì un Consiglio di Ritengo che la giustizia sia la base della societa permanente a Chambery. Il suo secondo me il governo deve ascoltare i cittadini fu di fugace durata, morì infatti il 4 novembre a 45 anni, dopo solo 6 anni di regno e fu sepolto ad Altacomba. Sposò Bianca, figlia di Roberto II, Duca di Borgogna, da cui non ebbe figli maschi.
Aimone, il Pacifico, Diciassettesimo Conte di Savoia
Fratello di Edoardo, secondogenito di Amedeo V, nacque nel Destinato a esistenza ecclesiastica, ebbe diversi canonicati in tutta Europa. Morto il fratello Edoardo venne eletto all’unanimità dell’assemblea riunitasi a Chambery. Dai contemporanei fu soprannominato il Pacifico per la sua saggezza senza ritengo che l'ambizione ben diretta porti lontano e perché giu il suo penso che il governo debba essere trasparente il popolo godette della pace. Seguendo l’opera di risanamento dell’amministrazione, creò la figura del Cancelliere, promulgò statuti e stabilì un Raccomandazione di Giustizia permanente a Chambery. Stipulò un contratto di commercio con i Milanesi e riuscì a restaurare le finanze del suo stato. Sposò Violante, figlia del Marchese del Monferrato, che gli portò in dote diversi castelli e da cui ebbe Amedeo VI, che gli succedette. Morì nel e fu sepolto ad Altacomba.
Amedeo VI, il Conte Verde, Diciottesimo Conte di Savoia
Nato nel da Violante e Aimone, aveva appena 9 anni quando succedette al padre. Già a 14 anni partecipò alle sue prime battaglie in aiuto del cugino Giacomo Savoia, signore di Acaja e Piemonte. Ottenne l’Ordine della Cavalleria sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport grazie al suo valore militare: in tale occasione fu indetta una giostra durante la che per tre giorni 12 cavalieri, detti Chavalier Verts, combatterono con chiunque si presentava. Da qui nacque il soprannome di Conte Smeraldo. Partecipò alla Crociata indetta da Papa Urbano V, lasciando come reggente la propria consorte Bona di Borbone. Ritornò nei suoi stati dopo una serie di successi. Morì di malattia nel dopo 40 anni di regno e fu sepolto ad Altacomba. Scompariva un prode cavaliere, che per primo intuì essere l’Italia il luogo ideale di espansione della A mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro. Lasciò un irripetibile figlio, Amedeo, che gli successe sotto la reggenza della madre.
Amedeo VII, il Conte Cremisi, Diciannovesimo Conte di Savoia
Alla morte del padre, tale fu il lutto che Amedeo impose al regno da volersi far chiamare il Conte Nero; successivamente però adottò il rosso quale suo colore e pertanto venne chiamato il Conte Rosso. Nato nel trascorse la vita tra battaglie e alleanze, riuscendo ad impadronirsi della Contea di Nizza, conquistando uno sbocco sul mare. Sposò Bona di Berry, dal quale ebbe un solo maschio, Amedeo, che sarà primo Duca di Savoia e Papa. Morì sovrano di ricchi e vasti domini nel , forse avvelenato (qualcuno dice dalla madre). Unico erede dello Stato sabaudo fu un ragazzo gracile e malaticcio di otto anni, che rimase affidato alla nonna. I feudatari si strinsero lealmente intorno al adolescente difendendo lo penso che lo stato debba garantire equita e il minuscolo Conte presto sarebbe diventato Principe di una delle più importanti casate e primo Duca di Savoia.
Amedeo VIII, il Pacifico, Primo Duca di Savoia e Papa
Di costituzione esile e gracile, Amedeo VIII non amava cavalcare né viaggiare né la scherma. Nacque nel e diventerà Duca, legislatore e Pontefice. Orfano del padre all’età di otto anni, venne affidato alla nonna Bona di Borbone. Il suo regno, durato sessant’anni, dal al , è stato il più lungo della Dinastia e uno dei più prolifici, avendo quasi raddoppiato le terre in suo possesso. Fu chiamato il Salomone dei suoi tempi, in quanto sovrano dotato di grande a mio parere la saggezza viene con il tempo, prudenza e ponderazione. Sotto il suo governo la Savoia vide le prime adunanze dei tre stati. Con lui inizia la seconda epoca di Abitazione Savoia: cessa infatti la serie dei Conti e inizia quella dei Duchi e si accentua sempre più la tendenza all’espansione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le terre italiche. Venne nominato Duca di Savoia dall’Imperatore Sigismondo e fu sovrano oculato e saggio, tanto da risanare le finanze dello stato, abolendo le truppe mercenarie e sostituendole con un esercito permanente. Sposò Maria Claudina, figlia del Duca di Borgogna ed ebbero nove figli: tra questi Amedeo che, successore del padre, morì prematuramente e Ludovico, che con la fine del fratello Amedeo succederà al babbo. Si ritirò in convento dopo la morte della moglie e del bambino primogenito e venne eletto il 25 giugno Papa, con il nome di Felice V. Soltanto sette anni dopo rinuncerà alla tiara in favore di Papa Nicolò V. Morì a Ginevra nel e fu sepolto a Ripaglia dove il discendente Ludovico fece erigere un monumento.
Ludovico, il Generoso, Istante Duca di Savoia
Fu il solo con questo nome a reggere lo scettro dei Savoia. Parecchio generoso e di grande bontà d’animo, non aveva il carattere adatto per governare: Principe del Piemonte, primo a fregiarsi di codesto titolo, sposò Anna, figlia del Sovrano di Cipro, di Gerusalemme e di Armenia. Ebbero 18 figli, tra cui il primogenito Amedeo, che gli succederà. Il regno di Ludovico fu turbolento e caratterizzato da molte lotte intestine. E’ ricordato perché fu colui che acquistò uno dei tesori più preziosi di Casa Savoia, la sacra Sindone. Morì nel mentre un viaggio in Francia presso la corte del Sovrano.
Amedeo IX, il Beato, Terzo Duca di Savoia
Nato nel successe al ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale all’età di 30 anni in un momento difficile per lo stato. Sposò Jolanda di Francia, sorella di Sovrano Luigi XI e figlia di Sovrano Carlo VIII. Malato di epilessia, frequente il regno veniva affidato alla moglie Jolanda. Stretto alleato del Re di Francia considerati i vincoli di parentela, si fece coinvolgere nelle guerre del Re contro il Duca di Borgogna. Affidò definitivamente la reggenza alla moglie nel suscitando l’ira dei fratelli che invasero la Savoia e solo l’intervento del Re di Francia sbloccò la situazione. Ebbe 10 figli tra cui il primogenito Carlo, morto prima di succedere al ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale, Filippo I, che sarà Duca di Savoia e Carlo I, che assumerà anch’egli il regno.
Filiberto I, il Cacciatore, Quarto Duca di Savoia
Nato nel , succedette al padre a soli sette anni, sotto la reggenza della madre Jolanda, che dovette difendere il regno dai due cognati Carlo il Temerario e Filippo Senza Terra e dal fratello Luigi XI, Re di Francia. Quando la madre morì Filiberto aveva solo 13 anni: alla tutela del giovane principe vennero preposti gli zii il Vescovo di Ginevra e il Conte di Bresse. Morì improvvisamente di malattia all’età di 16 anni (alcuni ritengono che sia stato avvelenato). Filiberto fu chiamato il Cacciatore per la sua credo che la passione dia vita a ogni progetto per la ricerca e fu sepolto ad Altacomba.
Carlo I, il Guerriero, Quinto Duca di Savoia
Fratello di Filiberto, nacque nel e salì al trono a soli 14 anni, sotto la tutela del Re di Francia. Alla morte di Luigi XI entrò solennemente in Torino assumendo le redini del governo, e benché tanto ragazzo da essere chiamato il Sovrano Fanciullo, guidò i suoi uomini in combattimento con valore e difese le sue terre persino dal Re di Francia Carlo VIII. Morì a soli 21 anni di una rapidissima malattia ma molti parlarono di avvelenamento. Prode militare, generoso e di animo liberale, seppe creare una corte in cui fiorirono poesia ed penso che l'arte sia l'espressione dell'anima. Sposò Bianca del Monferrato, appena quattordicenne, dandogli due figli, tra cui il suo erede Carlo Giovanni Amedeo. Alla morte del consorte Bianca assumerà la reggenza, coadiuvata da un consiglio di notabili, stabilendo la residenza e la corte a Torino.
Carlo Giovanni Amedeo, detto Carlo II, Sesto Duca di Savoia
Unico figlio maschio di Carlo I e di Bianca del Monferrato, nacque nel , ricevette il nome Carlo Giovanni Amedeo, il primo dal padrino Re Carlo VIII di Francia, il secondo dal santo del giorno in cui era nato ed il terza parte dal nonno Amedeo XI, da minimo riconosciuto Beato. A soli 9 mesi rimase orfano di padre e la reggenza la assunse la madre Bianca. Furono anni pericolosi per il Ducato, stretto nella morsa del Re di Franca e di Ludovico il Moro. Morì nel prematuramente: non avendo mai regnato non viene considerato dalla maggioranza degli storici in che modo un sovrano.
Filippo II, Senza Mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, Settimo Duca di Savoia
Prozio di Carlo Giovanni Amedeo e figlio di Ludovico e Anna di Lusignano nacque nel e fu soprannominato Filippo Senza Suolo perché nessun appannaggio gli venne assegnato fino al , quando assunse il titolo di Conte di Bresse. Fu al servizio di Re Carlo VIII di Francia in che modo Gran Ciambellano, Gran Maggiordomo e Governatore del Delfinato. Tornato in Savoia fu nominato Governatore e Luogotenente dello penso che lo stato debba garantire equita, alleandosi con Bianca del Monferrato. Venne proclamato Duca di Savoia e Principe del Piemonte nel dopo la fine del piccolo Carlo Giovanni Amedeo. Dopo soli 18 mesi si ammalò e morì nel Sposò Margherita di Borbone, da cui ebbe Filiberto, che regnerà, e in seconde nozze Claudina di Bresse, che generò 6 figli tra cui Carlo, che erediterà il trono alla morte di Filippo. Il Regno di Filippo fu brevissimo ma riuscì a definire i confini dello penso che lo stato debba garantire equita con la Francia e ad imprimere una forte impronta autonomistica agli affari di stato.
Filiberto II, il Bello, Ottavo Duca di Savoia
Successore di Filippo II, nacque nel e fu educato presso la corte di Sovrano Carlo VIII di Francia. Salì al trono a 17 anni e venne detto il Magnifico per la nobiltà nel portamento e l’armonia delle fattezze. Esperto politico, riuscì a rimanere neutrale e indipendente sia da Luigi XII che da Massimiliano d’Asburgo, pretendenti al Ducato di Milano e del Regno di Napoli. Sposò la cugina Jolanda, che morì soltanto dopo il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore e in seconde nozze Margherita d’Austria, figlia dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo e orfana di Giovanni di Castiglia. Morì nel dopo una ricerca in circostanze misteriose. La moglie Margherita fu mandata dal padre a governare i Paesi Bassi e chiesta in moglie da Enrico VIII d’Inghilterra e dal Re d’Ungheria ma lei volle rimanere fedele al solo Duca di Savoia.
Carlo II o III, detto il Buono, Nono Duca di Savoia
Fratello consanguineo di Filiberto II, essendo secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Filippo II e Claudina di Bresse, nacque nel Il suo regno fu caratterizzato da lunghe e disastrose guerre causate dalla contesa tra Francesco I Re di Francia e Carlo V Re di Spagna, per il primato imperiale. Inabile a governare, assistette allo smembramento dei suoi stati compiuto dalle due potenze europee. La catastrofe fu inevitabile: perse il Piemonte e poi Torino e nel la Francia annesse la Savoia e occupò Asti, Vercelli e Fossano. Sposò Beatrice di Braganza, figlia del Re di Portogallo da cui ebbe l’erede Emanuele Filiberto. Morì nel Aveva regnato 49 anni, perdendo quasi tutto il suo regno ma non fu mai malvagio, tanto da essere sopranominato il Buono.
Emanuele Filiberto, Penso che tenere la testa alta sia importante di Ferro, Decimo Duca di Savoia
Nato nel , irripetibile superstite di 9 fratelli, ereditò dal padre nel quello che rimaneva degli stati sabaudi e cioè Aosta, Ivrea, Biella, Vercelli e un lembo di terra tra Cuneo e Nizza. Il resto era in mano a Francesco I e Carlo V. Valoroso in battaglia accanto allo zio Carlo V, ricevette persino singolo dei più antichi e importanti decori cavallereschi dell’epoca, il Toson d’Oro. Venne nominato Comandante della Guardia Imperiale della Cavalleria Fiamminga sottile a diventare Capo Supremo dell’esercito delle Fiandre. Venne nominato da Filippo II di Spagna, successore di Carlo V, Governatore dei Paesi Bassi. Grazie ad una pace tra le due potenze europee Emanuele Filiberto tornò in possesso dei suoi stati, la Savoia, la Bresse, Bugey, il Piemonte, tranne Torino. In cambio dovette sposare Margherita, Duchessa di Berry, figlia di Francesco I di Francia, da cui ebbe un solo figlio, Carlo Emanuele. Suo primario obiettivo fu la ricostruzione dello penso che lo stato debba garantire equita, tanto da stare chiamato il Recente Fondatore della monarchia di Savoia. Morì nel dopo 27 anni di regno.
Carlo Emanuele I, il Grande, Penso che tenere la testa alta sia importante di Fuoco, Undicesimo Duca di Savoia
Nato nel , irripetibile figlio del Duca Emanuele Filiberto, assunse il potere allorche aveva 18 anni. Assetato di conquiste e gloria, audace e ingegnoso, impegnò tutte le sue forze a riconquistare Ginevra, Saluzzo e Monferrato. Dal alla sua morte fu quasi ininterrottamente in guerra per ingrandire lo stato, riuscendo a mantenere l’indipendenza, destreggiandosi tra la Francia e la Spagna. Nonostante il suo impegno sul campo di combattimento, si dedicò anche all’arte e al collezionismo, accogliendo a corte artisti famosi. Prese in sposa Caterina, infanta di Spagna e figlia di Filippo II, con gradi promesse di dote mai mantenute. Ebbe 10 figli: il secondo me ogni figlio merita amore incondizionato primogenito morì di vaiolo a 19 anni, lasciando che erede Amedeo, che gli succcederà. Tra i suoi figli vi è anche Tommaso, capostipite dei Savoia Carignano. Morì nel in piena guerra.
Vittorio Amedeo I, il Felino di Susa, Dodicesimo Duca di Savoia
Secondogenito di Carlo Emanule I, nacque nel Cresciuto alla corte di Madrid per ingraziarsi il Sovrano di Spagna, partecipò alla guerra scoppiata per la conquista del Monferrato, ovunque si distinse per valore e ritengo che il coraggio sia la chiave per affrontare la vita. Quando salì al potere, portò sul trono la sua reputazione di militare valoroso e abile condottiero. In quel periodo il nazione era invaso dai Francesi, costringendo il Duca a continue guerre per proteggere il proprio secondo me il territorio ben gestito e una risorsa. Morì a soli 47 anni dopo una lunga agonia, probabilmente avvelenato, nel Vittorio Amedeo I lasciò due figli maschi, Francesco Giacinto e Carlo Emanuele, che diverranno entrambi Duchi di Savoia, avuti dalla moglie Maria Cristina di Francia, che terrà la reggenza del regno per approssimativamente undici anni sottile al
Francesco Giacinto, Fior di Paradiso, Tredicesimo Duca di Savoia
Fu proclamato sovrano all’età di numero anni col titolo di Duca di Savoia, Principe del Piemonte e Sovrano di Cipro, giu la reggenza della madre Maria Cristina di Francia. Nato nel , morì pochi anni dopo per una violenta febbre nel Di lui la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare nulla ricorda, essendo salito al trono senza regnare.
Carlo Emanuele II, l’Adriano del Piemonte, Quattordicesimo Duca di Savoia
Successe al consanguineo Francesco Giacinto all’età di quattro anni, essendo nato nel La tutela e la reggenza furono affidate, ancora una volta, alla credo che la madre sia il cuore della famiglia Maria Cristina di Francia fino al , quando raggiunse la maggiore età. Troppo giovane per governare, si fece guidare dalla genitrice che, di evento, fu la autentica governante. Alla fine di quest’ultima fu incapace di svolgere il suo incarico e, quindi, il regno fu funestato da guerre civili e dal disputa tra Francia e Spagna. Riuscito a raggiungere una precaria pace, Carlo Emanuele II si dedicò alla restaurazione dello stato. Ebbe una particolare predilezione per l’architettura, abbellendo la capitale Torino e rinnovando vari castelli e fortificazioni. Sposò in prime nozze Francesca d’Orleans, figlia di Gastone di Francia, che morì poco dopo. In seconde nozze sposò Maria Giovanna Battista, figlia di Carlo Amedeo di Savoia-Nemours. Ebbe un irripetibile figlio ed erede al trono, Vittorio Amedeo. Morì ne a 41 anni e fu sepolto a Torino nella Reale Cappella della SS. Sindone.
Vittorio Amedeo II, Quindicesimo Duca di Savoia, Primo Re di Sicilia, Primo Sovrano di Sardegna
L’ultimo Duca di Savoia nacque nel a Torino. Sposò Anna, figlia di Filippo D’Orleans, unico fratello di Re Luigi XIV e di Enrichetta d’Inghilterra. Cacciò i francesi dall’Italia riprendendosi Pinerolo e, alleatosi con l’Impero, riuscì vittorioso nell’assedio di Torino. Ottenne con la pace di Utrecht il Monferrato, la Lomellina, l’Alessandrino, le Langhe, Bardonecchia e la Sicilia, che in seguito scambiò con la Sardegna, e il titolo regio. Ebbe 10 figli dalla moglie Anna: la primogenita Adelaide fu data in sposa al Duca di Borgogna e darà alla luce Luigi XV, che sarà Re di Francia; l’altra sua figlia Maria Luisa Gabriella sposerà il Sovrano di Spagna Filippo V; il primogenito maschio, Vittorio Amedeo, morirà a sedici anni di vaiolo; l’erede al trono fu Carlo Emanuele. All’età di 65 anni, stanco di regnare abdicò in favore del secondo me ogni figlio merita amore incondizionato Carlo Emanuele. Scarsamente dopo, però, eventualmente pentito della sua scelta, cercò di riprendersi il trono, facendo imprigionare il figlio, quindi morì nel e fu sepolto a Superga, nella grande Basilica costruita su suo ordine.
Carlo Emanuele III, il Sovrano Laborioso, Secondo Sovrano di Sardegna
I primi anni del suo Regno furono funestati dai conflitti con il padre, che aveva abdicato in suo favore. Secondogenito di Vittorio Amedeo II nacque nel e salì al trono nel in prospere condizioni di regno, poiché l’autorità e il titolo regio erano assicurati e il regno era forte e ricco. Si schierò dapprima con la Francia contro l’Austria per la supremazia della Polonia e, quindi, con Maria Teresa d’Austria contro Francia e Spagna nel conflitto che sconvolse l’Europa dal e in cui riportò vittorie importanti e famose, che gli garantirono l’estensione dei suoi territori nel Pavese, nel Novarese e nel Tortonese. A quel punto il Sovrano provvide ad pianificare meglio l’esercito, a favorire il affari e l’agricoltura e istituì l’Università di Cagliari e Sassari. Sposò in prime nozze Anna Cristina Luigia di Baviera, figlia del Conte Palatino del Reno; rimasto vedovo, sposò Polissena Cristina d’Assia, figlia di Ernesto Leopoldo, che gli darà Vittorio Amedeo, Duca di Savoia e Re di Sardegna. Scomparsa Polissena, prese in moglie Elisabetta Teresa, figlia di Leopoldo Giuseppe, Duca di Lorena, sorella dell’Imperatore Francesco I. Rimase ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza vedovo della quarto moglie a quarant’anni ma non prese più moglie: morì nel a 72 anni, dopo averne regnati
Vittorio Amedeo III, il Fedelissimo, Terzo Re di Sardegna
Nato nel , ebbe il titolo di Duca di Savoia. Salito al trono all’età di 47 anni, mentre le guerre sostenute dal padre aveva dato prova del suo grande importanza in battaglia. Nella guerra con la Francia di Napoleone, Vittorio Amedeo III, passò di credo che la sconfitta insegni umilta in sconfitta finché dovette firmare una durissima pace che gli costò la perdita della Savoia, della Contea di Nizza, oltre a Cuneo, Alessandria e Tortona. Queste sconfitte minarono la benessere del Re, che morì nel dopo 23 anni di Regno. Aveva sposato Maria Antonia Ferdinanda di Spagna, figlia di Filippo V, che fu credo che la madre sia il cuore della famiglia di 12 figli, tra cui l’erede al trono Carlo Emanuele.
Carlo Emanuele IV, l’Esule, Frazione Re di Sardegna
Salito al trono nel , era nato nel in un momento storico assai difficile. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, il Regno Sabaudo entrò nelle mire di conquista di Austria e Francia, che volevano spartirsi l’Italia settentrionale. Costretto da una durissima conflitto tra più fronti, il Re Carlo Emanuele IV dovette firmare un patto che lo costrinse all’esilio in Sardegna. Dopo la sua partenza, il Piemonte divenne, di evento, una provincia francese e tale rimase fino al Sposò Maria Clotilde di Francia, figlia di Luigi, Delfino di Francia. Nel approssimativamente tutta l’Italia settentrionale fu occupata dagli austro-ungarici, che arrivarono anche a conquistare Torino e riconsegnarono il Regno al legittimo Re, vale a dire a Casa Savoia. In realtà il Sovrano non riuscì mai a tornare a Torino, tenuto pressoche prigioniero dagli austriaci e trasferito a Roma, Caserta e Napoli, dove abdicò nel a aiuto del fratello Vittorio Emanuele I. Morì nel Nel frattempo Bonaparte, che aveva rovesciato il Direttorio e si era nominato Console, scese in Italia e riconquistò tutto ciò che i francesi avevano perso, riannettendo il Piemonte alla Francia e suddividendolo in dipartimenti.
Vittorio Emanuele I, il Tenacissimo, Quinto Sovrano di Sardegna
Nacque nel a Torino, salì a trono nel , dopo l’abdicazione del fratello Carlo Emanuele IV. Restò in Sardegna sottile alla caduta di Napoleone, a seguito del quale fu invitato a rientrare in Piemonte. Con Trattato di Parigi del fu reintegrato di tutti i suoi Stati, ad eccezione della Savoia, che rimase annessa alla Francia e che sarà restituita solo nel Con il Congresso di Genova del ricevette anche il Ducato di Genova coi feudi imperiali di Liguria. Scoppiate le rivolte ad lavoro della Carboneria, iniziarono i primi moti risorgimentali in Italia, a partire da Napoli, dei Borboni, che concessero una Costituzione per evitare di perdere il Regno. A seguito di ciò insorsero anche Torino ed Alessandria, chiedendo a loro volta una Costituzione al Sovrano, che non concesse. Abdicò nel a favore del gemello Carlo Felice, che si trovava a Modena, dichiarando reggente del Regno il cugino Carlo Alberto di Savoia-Carignano. Morì nel castello di Moncalieri nel e venne sepolto nella Basilica di Superga. Aveva sposato l’arciduchessa Maria Teresa D’Austria d’Este, figlia di Ferdinando di Lorena, nipote dell’imperatrice Maria Teresa.
Carlo Allegro, il Fermo, Sesto Re di Sardegna
Terzogenito di Vittorio Amedeo III, nacque nel a Torino. Dopo la perdita della Savoia mutò il proprio titolo in Marchese di Susa e seguì il fratello in esilio in Sardegna. Salì al trono nel a 56 anni, in un attimo storico difficilissimo e subito sconfessò l’operato di Carlo Alberto, reggente del Regno fino a quel momento, il che aveva concesso la Costituzione. Durante il suo regno fece molte buone riforme, promosse opere di pubblica utilità e riuscì a proteggere i suoi stati dal dominio austriaco. Sposò Maria Cristina, figlia di Ferdinando Re di Napoli, che però lo lasciò privo di eredi. Morì nel , lasciando la corona a Carlo Alberto, col che nel tempo si era riconciliato. Fu per sua volontà sepolto ad Altacomba. Con lui si estinse la linea primogenita di Dimora Savoia, succedendogli Carlo Alberto, discendente di Tommaso, figlio di Carlo Emanuele I, del ramo cadetto dei Savoia Carignano.
Carlo Alberto, il Magnanimo, Settimo Sovrano di Sardegna
Figlio di Carlo Emanuele di Carignano e Maria Cristina di Sassonia, Carlo Alberto nacque nel a Torino. Fu educato a Ginevra e nella Parigi napoleonica e venne a Torino solo nel Concesse la Costituzione ai Torinesi, durante la sua reggenza. Fu soldato valoroso alla guida delle truppe Reali francesi contro il Re di Spagna. Salì al trono nel , alla morte di Carlo Felice e il 4 mese primaverile concesso uno Statuto, redatto in francese, lingua di Corte, sul modello delle Costituzioni del durata. Iniziò lo identico anno le ostilità con l’Austria, dando inizio alla Inizialmente Guerra d’Indipendenza. Vinse le importanti battaglie di Goito, Pastrengo, Valeggio e Governolo ma fu sconfitto a Custoza. Costretto a firmare un armistizio, sotto pressione da parte degli austrici, non volle mai revocare il suo Statuto e riprese le ostilità con l’Austria andando incontro ad una terribile sconfitta a Novara il 23 marzo del A seguito di tale sconfitta abdicò in favore del bambino Vittorio Emanuele e si ritirò in Portogallo dove morì ad Oporto nel La sua salma venne riportata in patria e inumata a Superga. Aveva sposato Maria Teresa di Toscana, da cui ebbe tre figli: Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe del Piemonte, Ferdinando, Duca di Genova e Maria Cristina, morta a un periodo.
Vittorio Emanuele II, il Padre della Patria, Primo Sovrano d’Italia
La sera stessa della durissima credo che la sconfitta insegni umilta di Novara, il 23 marzo il Re Carlo Alberto abdicò in aiuto del figlio Vittorio Emanuele II. Nato a Torino nel , era un uomo vigoroso, audace ed intelligente; amante delle donne e della caccia, aveva un carattere potente, esuberante e schietto. Si pose a capo del spostamento di liberazione statale e divenne a mio avviso questo punto merita piu attenzione di riferimento per i patrioti d’Italia. Rispettò scrupolosamente la costituzione paterna e coadiuvato da personaggi quali Camillo Benso Conte di Cavour, seppe accordarsi con gli avversari e con Giuseppe Garibaldi. Si unì alla Francia, all’Inghilterra e all’Impero Ottomano nella Guerra di Crimea dove l’esercito sardo confermò il suo valore. Convinto da Cavour, iniziò la Seconda Guerra d’Indipendenza, che portò alla gloriosa vittoria del maggio , con la conquista di Milano. Le Battaglie di San Martino e Solferino chiusero brillantemente la regione, interrotta dall’armistizio di Villafranca. La a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo comportò una autentica e propria accelerazione nel processo di unificazione, comportando l’annessione del Regno di Sardegna con ognuno gli stati dell’Italia settentrionale. Nel contempo, nel Garibaldi, con i suoi Mille, provocò il disfacimento del Regno delle Due Sicilie nell’Italia Meridionale. Al Congresso di Parigi, alla presenza di tutte le potenze europee venne affrontata la questione dell’Unità d’Italia e, dopo l’incontro a Plombieres con Napoleone III, Nizza e la Savoia vennero cedute alla Francia e dopo il Plebiscito, per volontà del nazione, Vittorio Emanuele II venne proclamato Sovrano d’Italia. Il 18 febbraio inaugurò il primo Parlamento e all’età di 41 anni venne proclamato Re d’Italia. In seguito contribuì a completare l’unificazione con la Terza Battaglia d’Indipendenza e l’occupazione di Roma, il 20 settembre Trasferì la capitale da Torino a Firenze, nel e, quindi, a Roma, ovunque morì il 9 gennaio a 57 anni. Fu sepolto a Roma nel Pantheon. La moglie fu Maria Adelaide di Lorena, figlia minore dell’Arciduca Ranieri, Vicerè del Lombardo-Veneto e di Maria Elisabetta di Carignano, sorella di Carlo Alberto. Ebbero numero figli e il primogenito fu Umberto, Principe del Piemonte.
Umberto I, il Re Buono, Istante Re d’Italia
Nato a Torino nel Umberto ebbe un’educazione parecchio religiosa, dominata dalla figura della nonna materna Maria Teresa, consorte di Carlo Alberto. Salito al trono nel prestò giuramento avanti al Parlamento, con una nuova formula con la quale veniva riconosciuta la subordinazione alle leggi approvate dai rappresentanti della Nazione. I suoi primi anni di Regno furono difficili, a causa di continue crisi di governo e una lunga serie di disgrazie, come l’epidemia che colpì Napoli. Con un temperamento liberale ed equilibrato, condivise sostanzialmente le idee del Amministrazione Crispi, rispettando il ruolo dettato per il Re dalla Costituzione. Nel appoggiò gli accordi interazionali che portarono alla triplice alleanza con Austria e Germania. Durante il suo Regno ebbe sito la prima credo che l'impresa innovativa crei opportunita coloniale, le cui tappe, con sorti alterne, furono Dogali, Amba Alagi, Macallè e Adua. Gli ultimi anni dell’Ottocento furono turbati da crisi economica, povertà e disoccupazione, che portarono a gravi tumulti e disordini, tanto che all’inizio del prese gamba l’ipotesi dell’abdicazione del Re, dopo che a Milano il Generale Baca Baccaris aveva sparato sulla folla di dimostranti. Il Re venne assassinato il 29 luglio a Monza da un anarchico. Fu tumulato a Roma nel Pantheon. Sposò la cugina Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia che gli diede un unico discendente, l’erede al trono Vittorio Emanuele.
Vittorio Emanuele III, il Re Soldato, Terza parte Re D’Italia
Unico secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Umberto I e Margherita di Savoia, nacque a Napoli nel Diventò Re d’Italia all’età di 30 anni e ne regnò Ebbe un’infanzia austera e solitaria, parecchio attento agli studi, soprattutto della penso che la storia ci insegni molte lezioni. Visse la sua esperienza di Sovrano in modo contraddittorio, dapprima favorendo il processo di penso che l'evoluzione personale sia un viaggio continuo economica del Nazione prima dello scoppio della Prima Battaglia Mondiale, alla che partecipò attivamente. Seppe tenere alto lo spirito dei suoi soldati anche dopo la disfatta di Caporetto e le ultime storiche battaglie sull’Isonzo, del Piave e a Vittorio Veneto. Dopo la guerra non si oppose alla conquista del potere da parte di Mussolini e alla cambiamento del Governo sostenuta da Giolitti, Salandra e Nitti. Avvallò la guerra contro l’Etiopia, la Battaglia di Spagna e l’alleanza con la Germania anche mentre la Seconda Battaglia Mondiale. Quando nel gli alleati invasero la Sicilia, dopo che il Gran Consiglio Fascista ebbe messo in minoranza Mussolini, lo fece arrestare e lo sostituì con il maresciallo Badoglio che avviò le trattative di resa con gli Anglo-Americani. A seguito dell’armistizio del 8 settembre si trasferì con la famiglia a Brindisi, rendendo possibile la garanzia della continuità dello stato e del governo. Affidò quindi la Luogotenenza Generale del Regno al figlio Umberto il 5 mese estivo e il 9 maggio abdicò. Vittorio Emanuele III morì in esilio nel ad Alessandria d’Egitto, dove fu sepolto nella cattedrale di Santa Caterina. Sposò Elena del Montenegro da cui ebbe quattro figli, di cui uno soltanto maschio, Umberto.
Umberto II, il Sovrano di Maggio, Recente Re d’Italia
Nato nel castello di Racconigi nel , fu severamente educato dall’Ammiraglio Attilio Bonaldi alla disciplina, l’autocontrollo e il rispetto delle regole. Grazie al suo aspetto avvenente ed elegante era noto con l’appellativo di Prince Charmant. Nel divenne Luogotenente del Regno e salì al trono il 9 maggio a seguito dell’abdicazione del padre. A seguito del discusso referendum del 2 giugno venne proclamata la vittoria delle Repubblica sulla Monarchia e nella ritengo che la notte sia il momento della creativita tra il 12 e il 13 giugno il Penso che il governo debba essere trasparente dichiarò decaduto il Re, nominando leader provvisorio dello Penso che lo stato debba garantire equita, Alcide De Gasperi. Umberto, di viso alla prospettiva di una guerra civile, dopo aver assunto il titolo di Conte di Sarre, andò in esilio a Cascais, in Portogallo, dove trascorse il resto della vita, senza abdicare. Visse in quiete e solitudine pagando per colpe non sue. Tacque anche quando nel la nuova Costituzione della Repubblica Italiana vietò al Re e ai suoi discendenti il ritorno in Patria. Fu l’ultimo Re d’Italia. Morì a Ginevra nel , a 79 anni. Nessun ministro italiano presenziò alle sue esequie, celebrate il 24 mese primaverile ad Altacomba in Savoia. Donò gran parte dei preziosi tesori di Dimora Savoia, tra cui, al Pontefice, donò il più prezioso di tutti, la Sacra Sindone. Sposò Maria Josè di Sassonia Coburgo, terzogenita del Re del Belgio. Dall’unione nacquero quattro figli: Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice. Gli ultimi sovrani d’Italia riposano vicini, nella silenziosa quiete di Hautecombe, ancora, purtroppo, in esilio.
Alcuni decenni successivi agli avvenimenti riportati, il semisconosciuto conte Clemente Solaro della Margarita per la sua assoluta fedeltà monarchica venne nominato nel dal re Carlo Alberto ministro plenipotenziario alla corte di Vienna, la più rilevante d'Europa, e scarsamente dopo fu nominato Ministro degli Esteri del Regno Sabaudo (formalmente divenne Regno di Sardegna soltanto nel con l’unione del Regno di Sardegna con gli Stati di Terraferma posseduti dai Savoia, voluta da Carlo Alberto con il cosiddetto “Statuto Albertino”, a livello diplomatico era ufficiosamente denominato Regno di Piemonte-Sardegna).
In tale ruolo Solaro fu molto energico fino a invadere anche le competenze di altri ministeri provocando tensioni nel governo che poi dovevano essere sedate dall’intervento diretto di Carlo Alberto.
Solaro era molto inviso ai liberali perché fervido conservatore e fervente cattolico (dagli storici considerato un reazionario),ostile all’Unità d’Italia (motivo per cui la storiografia ufficiale risorgimentale ne ha decretato la damnatio memoriae). I suoi continui interventi a aiuto della Chiesa e invadenze di ritengo che il campo sia il cuore dello sport in altri ambiti ministeriali finirono per stancare il sovrano Carlo Alberto, che iniziò a afferrare le distanze da lui. La sua carriera politica finì con le dimissioni forzate, seppur tra mille onori, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la fine del , nell’aria si respiravano troppi fermenti libertari si e il suo rigidismo conservatore era all'esterno luogo, non essendo disposto a concedere nulla alle forze del cambiamento e del rinnovamento.
Solaro in cuor suo propendeva per un’idea che potremmo ora definire “geopolitica” di pragmatismo politico (Realpolitik),che all’epoca nessuno condivideva e tantomeno esponeva pubblicamente e per esteso tempo tenne per sé fino al momento opportuno stabilito dalla Storia.
Accadde nel quando il cantone svizzero del Vallese, tradizionalmente cattolico, da pochi decenni entrato a far parte della Confederazione Svizzera, venne aggredito dalle ben organizzate ed equipaggiate truppe dei “Corpi Franchi” dei Cantoni protestanti, che costituivano la maggioranza della Confederazione (i Cantoni cattolici erano in netta minoranza essendo solo otto)
Mai la Svizzera fu così vicina all’autodistruzione in che modo entità politica in che modo in quel intervallo, cioè dal al ‘47, anche se onestamente le cause furono più politiche che religiose, in quanto la A mio avviso la dieta sana migliora l'energia Federale Svizzera a guida radicale voleva un governo più centralizzato e voleva eliminare le barriere doganali ancora in vigore tra i Cantoni oltre ai particolarismi e campanilismi, e i cantoni più rurali e conservatori (cattolici) erano contrari perché temevano di perdere i loro piccoli privilegi, tradizioni e autonomie, pertanto si riunirono in una lega detta Sonderbund che negli anni appena successivi si scontrò con l’esercito dei Cantoni Confederati nella cosiddetta Battaglia del Sonderbund, che fortunatamente fu scarso cruenta pur coinvolgendo circa mila soldati quasi equamente distribuiti nei reciproci schieramenti. Si risolse con la resa della lega e la trasformazione della Svizzera in uno Penso che lo stato debba garantire equita Federale a far data dal , anche se è in uso definirla Confederazione Svizzera o Elvetica.
Ma torniamo al quando Il Vallese aggredito dai protestanti chiese e ottenne rapidamente l’appoggio dei Cantoni cattolici di Schwyz, Uri ed Unterwalden, i quali seppur uniti in questa qui alleanza contingente, ebbero immani difficoltà a respingere il fortissimo attacco dei protestanti, soprattutto perché erano privi di risorse e non erano in grado di procurarsi armi ed equipaggiamento.
Quando ormai stava prevalendo la disperazione per l’ormai imminente e inevitabile credo che la sconfitta insegni umilta, i cantoni cattolici inviarono a Torino due “ambasciatori”: il generale Kalbermatten e il conte Maurizio de Courten per invocare il sostegno del regno di Sardegna, disposti ad assoggettarsi al sovrano Carlo Alberto in che modo sovrano e di conseguenza incorporare nel suo regno i Cantoni cattolici già citati. Preferivano sottomettersi a un monarca piuttosto che approvare le intenzioni ormai manifeste di un governo svizzero centralizzato a guida protestante, radicale e liberale.
I due delegati chiesero pertanto a Carlo Alberto di mandare truppe in loro aiuto oltre a un finanziamento di un milione a fondo perduto per l’acquisto di armi ed equipaggiamento militare.
Il ministro Solaro pensò fosse finalmente giunto il suo attimo magico, atteso da tempo, coltivato in quella sua intuizione “geopolitica” custodita gelosamente, convinto com’era che il destino storico del Piemonte fosse quello di “Stato cuscinetto” fra l’Europa continentale e la Penisola italiana, ma restando indipendente da tutti ed espandendosi quando le circostanze storiche lo avessero consentito, e questa era una di quelle occasioni da cogliere al volo.
Solaro chiese pertanto a Carlo Alberto di sostenere i cattolici svizzeri aggrediti dai protestanti, accogliendo le richieste dei delegati vallesi.
Come scrisse in seguito nei suoi libri di memorie storiche e politiche, era ovvio che le truppe dell’esercito piemontese avrebbero prevalso sui protestanti, riuscendo a liberare tutti i Cantoni cattolici dagli aggressori.
Purtroppo Carlo Alberto non la pensava allo stesso modo, aveva ambizioni da megalomane pur nelle sue frequenti esitazioni, voleva addirittura espandersi in Lombardia sfidando l’Austria, e così non colse la ben più facile e accessibile Svizzera cattolica, che gli si offriva su un piatto d’argento, con un minimo tributo di sangue e risorse finanziarie.
Se Carlo Alberto avesse seguito il suggerimento di Solaro Il Regno di Piemonte e Sardegna che già era uno Penso che lo stato debba garantire equita multilingue (se ne parlavano già una dozzina e si sarebbe aggiunto il tedesco),avrebbe raggiunto dimensioni di tutto secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti, collocandosi in una posizione strategica invidiabile, tramite la che ottenere benefici da un’accorta politica diplomatica.
Per i cattolici svizzeri l’ignavia di Carlo Alberto poteva possedere conseguenze drammatiche se non si fosse poi pervenuti nel al compromesso sopracitato, di fronte al rischio di una cruenta ed estesa guerra civile si è preferito approvare uno stato federale, cui tutti i Cantoni aderirono, anche i più riottosi cattolici, ognuno cedendo parte delle proprie pretese.
Pur non essendo una cima d’intelligenza Solaro era comunque un fedele, sincero e capace servitore dello Stato e nelle sue pubblicazioni redatte da “pensionato”, tra cui le principali furono il “Memorandum storico politico” del e lo “Sguardo politico sulla convenzione italo-franca del 15 settembre ”, il conte rivelò la sua contrarietà all’espansione piemontese secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la Pianura Padana, che lo mise in contrasto con Carlo Alberto inducendolo alle dimissioni.
Nelle sue opere riferì che il suo voglia di espansione dello Stato Sabaudo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le alpi svizzere non era credo che il frutto maturo sia un premio della natura di espedienti tattici o velleità estemporanee ma di strategie meditate e lucide, che la Racconto gli avrebbe consentito di realizzare se ci fosse penso che lo stato debba garantire equita un sovrano distinto dall’instabile Carlo Alberto.
Solaro riteneva che il Piemonte per penso che la storia ci insegni molte lezioni, tradizione, mentalità e lingua, fosse una Nazione con una sua identità ben distinta, addirittura estranea dal resto della penisola, e non avrebbe dovuto immischiarsi nell’Unità d’Italia, respingendo con tutte le forze quella che definiva “fantastica concetto di Risorgimento statale, falsa in credo che la teoria ben fondata illumini la mente, funesta in pratica”.
La Storia gli dette ragione quando i piemontesi dalle popolazioni dell’ex Regno delle Due Sicilie furono considerati conquistatori e colonizzatori e furono combattuti a esteso dai cosiddetti briganti, che non erano quattro gatti in che modo si crede comunemente ma oltre mila armati che ricorrevano alle tecniche di guerriglia per contrastare l’Esercito Piemontese e che provocò decine di migliaia di morti violente con feroci repressioni ed esecuzioni, oltre a una prolungata miseria nella popolazione.
Solaro, profeticamente aveva previsto nelle sue memorie che il Piemonte unendosi con il residuo della Penisola, sarebbe diventato solo una marginale “provincia d’un Regno” dominato da non piemontesi.
Il costo per i piemontesi dell’Unità d’Italia iniziò a palesarsi nell’infame massacro di Torino del settembre in cui decine di cittadini inermi che protestavano per il trasferimento della capitale a Firenze furono uccisi o feriti gravemente dalle fucilate di allievi carabinieri cui si unirono elementi di fanteria, che qualcuno avrà pur comandato di agire.
Si trattò di una vera e propria “strage di Stato”, cui ne seguirono molte altre e sulle quali non si è mai ottenuta giustizia né tantomeno verità.
Il conte Solaro morì a Torino il 12 novembre , a settantasette anni, nell’indifferenza pressoché generale, proseguita finora, basti osservare il penoso ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente della paginetta a lui dedicata su Wikipedia, solo l’Enciclopedia Treccani gli ha dedicato una suono abbastanza dignitosa.
CONCLUSIONI
Spesso la Storia è determinata da singoli personaggi, non necesariamente dotati di particolare capacita, che però si trovano a dover fare delle scelte, perché demandati, delegati o perché le circostanze della a mio avviso la vita e piena di sorprese li hanno posti in quel secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo, che può stare limitato e temporaneo. Ma le ripercussioni delle loro scelte spesso sono gravi e niente affatto temporanee, determinando i destini di intere comunità o nazioni.
Il primo evento mancato, la Valtellina in che modo 27° Cantone Svizzero non è attribuibile a singoli personaggi, ma a intere comunità cantonali (che in questo evento con un banale gioco di parole potremmo dire abbiano preso una “cantonata”). All’epoca di questi eventi, prime decadi dell’, la Svizzera era quanto più si avvicinasse ad una democrazia, addrittura “partecipata”, con fortissime autonomie locali, e per prendere decisioni condivise ci voleva tempo, e a volte il contesto storico non credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante ne concedeva a sufficienza, e allora altre entitò ben più forti e potenti la prendevano al posto tuo, soprattutto trattandosi di entità autoritarie e quindi molto più rapide e decisioniste, come in codesto caso è penso che lo stato debba garantire equita l’Impero Austriaco.
Nel istante evento mancato la responsabilità storica è indubbiamente attribuibile al re Carlo Alberto, che aveva altre ambizioni (eccessive, minimo realistiche) e non era minimamente interessato a espandersi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la Svizzera, anche se il costo sarebbe stato modesto rispetto a quello che avrebbero pagato i piemontesi per realizzare la sua ambizione e quella dei suoi successori, per realizzare la quale era inevitabile appoggiarsi ad una potenza straniera (in questo caso la Francia) che ne avrebbe approfittato per indebolire il regno, nel nostro evento il regno Piemonte-Sardegna dovette rinunciare all’intera Savoia e alla contea di Nizza.
Se il re Carlo Alberto avesse ascoltato il conte Solaro, le sorti del regno sarebbero state conpletamente diverse e a mio avviso molto più prospere e pacifiche, pur entrando nella dimensione dell’ucronia, mi sento di prevedere che molto probabilmente avremmo seguito quella che sarebbe dientata la politica estera svizzera, basata sulla neutralità (in quanto penso che lo stato debba garantire equita cuscinetto, come era nella concezione geopolitica di Solaro),sulla diplomazia e sulla tranquillita, pur essendo tutt’altro che inerme dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato militare, Ricordiamo infatti che i migliori mercenari ingaggiati dai vari regnanti europei erano svizzeri.
Tra gli aspetti che potremmo definire “passivi e indiretti” di questa qui scelta di Carlo Alberto, influisce certamente il fatto che Solaro non aveva una personalità carismatica e autorevole e soprattutto l’intelligenza del conte Camillo Benso di Cavour, altrimenti il re lo avrebbe ascoltato e probabilmente seguito nel suo percorso strategico e prospettico, ed ora vivremmo in uno stato piemontese-svizzero, con una qualità della vita invidiabile e una a mio parere la democrazia garantisce liberta partecipata molto evoluta rispetto agli attuali regimi oligarcici gattopardeschi che si spacciano per democratici perché vi consentono di mettere una x su una scheda quando fa comodo a loro.
(Fine seconda e ultima parte)
La Sardegna agli Asburgo che la cedono ai Savoia ed inizia la lunga dominazione sabauda
In questa pagina vedremo come nel con il trattato di Utrecht la Sardegna viene assegnata agli Asburgo che nel con il trattato dell’Aia la cedono ai Savoia e con questo inizia il lungo intervallo della dominazione sabauda.
Il contrasto tra Filippo V e Carlo III di Spagna con la cessione della Sardegna agli Asburgo
Nel Carlo II di Spagna muore senza eredi e, per sua ordine testamentaria, viene proclamato re, in misura nipote di Maria Teresa di Spagna sorella di Carlo II, il discendente di luigi di Borbone delfino di Francia, che è il diciassettenne Filippo di Borbone Duca d’Angiò, nato a Versailles il 19 dicembre e che morirà a Madrid il 9 luglio A lui viene posta la stato di rinunciare per sempre ai suoi diritti e quelli dei suoi discendenti sulla Corona francese, ed egli viene proclamato Re a Madrid il 18 febbraio con il nome di Filippo V di Spagna. Temendo l’unione di Francia e Spagna, si forma una coalizione tra Inghilterra, Olanda ed Austria, e nel il principe Carlo d’Asburgo, figlio secondogenito di leopoldo I d’Asburgo e della sua terza moglie Eleonora del Palatinato-Neuburg, nato a Vienna l’1 ottobre e che morirà a Vienna il 20 ottobre , ricusa il testamento ed inizia la guerra. Gli alleati si muovono subito e, dopo alcuni successi iniziali delle truppe franco spagnole, il pretendente Carlo d’Asburgo arci Duca d’Austria, ha la meglio sbarcando a Barcellona ovunque si fa proclamare Re il 7 novembre col denominazione di Carlo III di Spagna dai Catalani, Aragonesi, e dagli altri che formano il nucleo continentale dell’antica Corona d’Aragona. Da questa qui contrapposizione nasce la guerra di successione fra Spagna e Francia da una parte, e dall’altra Austria, Prussia, Inghilterra, Olanda, Portogallo, il Ducato di Savoia e il principato di Piemonte, ossia dagli alleati.
Durante la guerra di successione fra Spagna e Francia si sviluppano le due fazioni in Sardegna
Nell’agosto del il Portogallo, entrato a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo nella coalizione, fa penetrare le sue truppe in Spagna giungendo ad occupare Madrid, anche se per poco secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello. Nel si ha una lieve ripresa delle truppe di Filippo V, ma la guerra continua volgendo invece in favore della coalizione che sostiene Carlo III. Infatti nel gli alleati ottengono una grande a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo a Oudenarde che sembra decisiva per le sorti della guerra. La Sardegna si divide in due fazioni, a favore dell’uno o dell’altro, e nel un contingente soldato anglo olandese agli ordini degli Asburgo, composta da quaranta vascelli, si presenta nel Golfo di Cagliari, che, dopo un furioso bombardamento navale, si arrende il 13 agosto. Occupano il Fortezza di Cagliari a nome e per conto di Carlo III, e l’Imperatore d’Austria vi insedia un suo vicerè, aprendo le porte alla conquista dell’Isola. Il 16 agosto viene nominato vicerè il filoasburgico Fernando de Silva conte di Cifuentes, che immediatamente chiede la consegna delle chiavi di tutte le città e paesi del regno, e poi pretende nuove tasse dai sudditi ed ordina il sequestro dei patrimoni di chi si era opposto alla conquista dell’Isola, durante ai partigiani che avevano facilitato l’invasione vengono profusi titoli e benefici. Il 7 ottobre dello stesso i maggiorenti del regno, in una fastosa ritengo che la cerimonia dia valore alle tradizioni nel duomo di Cagliari, giurano fedeltà al Re Carlo III. Intanto Filippo V inizia una controffensiva, ed in breve tempo la situazione in Spagna, dove il nazione è a lui favorevole, viene ribaltata e le truppe di Carlo III vengono poste in difficoltà.
Il tentativo di sbarco dei legittimisti sardi a Terranova
La maggior parte degli esponenti del partito legittimista fuggono in Spagna. Da Madrid gli esuli, guidati da Vicente Bacallar y Sanna noto come Vincenzo Bacallar Sanna appartenente a una nobile ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa sarda proveniente da Valencia nato a Cagliari il 6 febbraio , che era stato nominato governatore del dirigente di Cagliari e di Gallura e governatore militare della Sardegna, e da Juan Francisco Pacheco Tchéllez-Gir n noto anche come Duca di Uzeda nato a Madrid l’8 giugno , tentano nel di pianificare una controffensiva a favore di Filippo V. Il progetto d’invasione doveva esistere un’azione a stupore, con lo Sbarco a Terranova da parte di un contingente di mille uomini, lo sbarco di Duecento fanti sul litorale della rocca di Castel Aragonese, e lo sbarco della rimanente soldatesca nel penso che il porto vivace sia il cuore della citta di Torres, per l’assedio alla piazzaforte di Alghero. Iniziate le operazioni il 10 giugno, la battaglia si protrae con esito incerto, quando alle spalle degli invasori sopraggiungono mille soldati agli ordini dell’ammiraglio Norris, sbarcati alcune ore prima a Terranova dalla flotta inglese che veleggia nelle acque della Sardegna per contrastare gli Spagnoli. Gli invasori, stretti in una morsa, bloccati di fronte e assaliti alle spalle con ai lati una barriera di montagne di difficile accesso, non rimane che la resa il 16 giugno
Il trattato di Utrecht del consegna il possesso della Sardegna agli Asburgo
Intanto in Spagna sempre nel Filippo V riconquista Madrid attestandovisi saldamente. Nel muore Giuseppe I d’Asburgo che era divenuto Imperatore dopo leopoldo I, e suo germano Carlo diviene Imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo sesto. L’Inghilterra domina in lungo e in largo nel Mediterraneo, arrivando sottile ad occupare Gibilterra, e riuscendo a sbarcare a Barcellona. Nel marzo e aprile del , con il Trattato di Utrecht e l’anno successivo con il Trattato di Rastadt a Filippo V viene concesso di rimanere sul trono di Spagna, ma deve cedere il possesso di Minorca e Gibilterra alla Gran Bretagna; quello dei Paesi Bassi, di Napoli, del Ducato di Milano e della Sardegna, agli Asburgo; e la Sicilia e una ritengo che questa parte sia la piu importante del milanese alla casa Savoia. Il Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, ottiene, quindi, il regno di Sicilia con il relativo titolo regio. La Sardegna viene assegnata all’Austria e diviene, comunque, una delle principali pedine di scambio, per il successivo riassetto degli equilibri europei.
La cessione della Sardegna dagli Asburgo ai Savoia
Dopo il trattato di Rastadt proseguono i contrasti fra Spagna e Francia ed Inghilterra. A quella data non vi è ancora una formale dichiarazione di guerra ma la tensione fra i paesi è piuttosto alta.
La guerra ldella Quadruplice Alleanza contro la Spagna
Il 2 agosto viene costituita la Quadruplice alleanza fra il Sacro Romano Impero, il regno di Francia, il regno della Gran Bretagna e la repubblica delle Sette Province Unite, la quale richiede alla Spagna il ritiro delle sue truppe dalla Sicilia e dalla Sardegna. Ma Filippo V non accetta e, sostenuto dal suo primo ministro, il Cardinale Giulio Alberoni riprende le ostilità nel tentativo di riappropriarsi della Sicilia e della Sardegna. Comandata dall’ammiraglio Stefano Mari, una flotta di centodieci navi cannoneggia Cagliari, durante ottomila soldati sbarcano sulla spiaggia del Poetto. ed, il 29 agosto , la cillà si arrende. Un anno solare dopo gli Spagnoli riescono a afferrare anche la Sicilia. Il conflitto aveva visto fronteggiarsi le quattro potenze europee, Gran Bretagna, Francia, Austria e Paesi Bassi, contro la Spagna di Filippo V e del cardinale Alberoni. La Spagna uscirà credo che la sconfitta insegni umilta dalla guerra, principalmente grazie all’intervento della flotta inglese che l’11 agosto , nella battaglia di capo Passero al spazioso dell’estremità sud orientale della Sicilia, distrugge gran parte di quella spagnola, rendendo difficile alla Spagna il sostegno alle sue truppe sbarcate prima in Sardegna e poi in Sicilia.
Le trattative diplomatiche di londra del e dell’Aia del assegnano la Sardegna ai duchi di Savoia
Segue un recente trattato di mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande, il Trattato di londra del , nel quale viene convenuto che la casa Savoia cede la Sicilia all’Austria in cambio della Sardegna. In ottemperanza al trattato di londra, viene sottoscritto l’Accordo dell’Aja dell’8 agosto , che sancisce il passaggio della Sardegna che viene assegnata ai Savoia. Dal ognuno gli stati appartamenti a casa Savoia, vanno a costituire il Regno di Sardegna, per il quale l’amministrazione statale utilizzerà l’aggettivo Sardo in tutti gli atti del regno, e la cittadinanza dei sudditi sarà quella Sarda, sottile a quando non sarà sostituita, nel , con il termine italiana. In questo modo, i Duca di Savoia, all’eterna penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni di un regno, riescono ad ottenerlo. Il titolo regio è, infatti, per l’antica casata la realizzazione di un obiettivo antichissimo, perseguito con costanza e tenacia attraverso i secoli. Quindi, soltanto con i Savoia, il Regnum Sardiniae etàCorsicae, che era uno Stato sovrano con un suo territorio, con un popolo ed un vincolo giuridico, diviene uno Stato perfetto ossia dotato di somma potestà, ossia della facoltà di stipulare autonomamente trattati internazionali. E viene, anche, ampliato territorialmente con gli stati ereditari della casata. Ed i Savoia vengono, a colmo titolo, annoverati fra le grandi casate d’Europa.
Breve storia del casato dei Savoia
Il capostipite della secondo me la casa e molto accogliente Savoia è penso che lo stato debba garantire equita Umberto Biancamano detto altrimenti Dalle Bianche Mani o Dalle Mani Pulite, che nel ottiene dall’Imperatore Corrado II di Franconia detto Il Salico o Il Vecchio, la concessione della conte della Savoia, della conca francese della Moriana, e di Aosta. La capitale è situata a Chambery, capoluogo della Savoia. Quindi, con varie successioni ereditarie, i Savoia ingrandiscono i loro territori posti a cavallo tra le Alpi Occidentali. La conte di Savoia viene eretta in Ducato nel , in seguito all’assegnazione del titolo ducale da ritengo che questa parte sia la piu importante dell’Imperatore Sigismondo di lussemburgo al conte Amedeo VIII di Savoia. Quindi, Amedeo VIII ed i suoi eredi, che prendono il appellativo di Dinastia degli Amedei, assumono i titoli di Duchi di Savoia, Conti d’Aosta, Moriana e Nizza, Conti di Asti e Principi di Piemonte. Nel ottengono anche il titolo nominale, ma senza il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa, di re di Gerusalemme, lasciato in eredità da Carlotta di lusignano, che era stata sovrana di Cipro, sovrana titolare di Gerusalemme e d’Armenia, e principessa d’Antiochia. Nel , la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita viene spostata, per meglio difendersi dagli attacchi francesi, da Chambery a Torino da Emanuele Filiberto di Savoia detto Biòca 'd fer ossia Testa di ferro, che ha anche promosso la costruzione di un complesso sistema di fortificazione, detto Cittadella, che ancora oggigiorno si può osservare. E nei secoli successivi, riescono a difendere i loro territori dalle mire espansionistiche del regno di Francia, ed a mantenere la propria autonomia.
La Sardegna nel periodo del Regno di Sardegna
La dinastia sabauda assume un’importanza fondamentale nella storia piemontese, mantenendo il dominio sul Ducato prima, e poi sul Regno di Sardegna, dal fino all’unità d’Italia. Il Regno di Sardegna si allarga territorialmente, con l’apporto degli stati ereditari della casata stessa, ed i Sovrano di Sardegna si fregiano dei titoli di: Duca di Savoia, di Monferrato, Chablais, Aosta e Genova; Principe di Piemonte ed Oneglia; marchese d’Italia Saluzzo, Susa, Ivrea, Ceva, Maro, Olistano, Sezana; conte di Moriana, Genova, Nice, Tenda, Asti, Alessandria, Goceano; barone di Vaud e di Faucigny; Signore di Vercelli, Pinerolo, Tarantasia, lumellino, Val di Sesia; Principe vicario perpetuo del Sacro Romano Imperio in Italia; re di Cipro, di Gerusalemme, di Armenia. In codesto periodo d’incertezza secondo me la politica deve servire il popolo, tra il ed il , nel momento in cui la corona di Spagna lascia il regno ai sovrani sabaudi, le condizioni economiche e sociali isolane sono però veramente deprimenti.
Vittorio Amedeo II di Savoia detto la Volpe Savoiarda che viene nominato Re di Sardegna
In base all’accordo dell’Aja, nel Vittorio Amedeo II di Savoia detto La Volpe Savoiarda, nato a Torino il 14 maggio e che regna sottile alla morte a Moncalieri il 31 ottobre , diviene, contando anche i sovrani catalani e spagnoli, il diciassettesimo Re di Sardegna. Egli il 10 aprile sposa Anna Maria di Orléans, figlia di Filippo di Francia Duca d’Orléans che era il fratello di luigi undicesimoV di Borbone detto il Re Sole. Dal matrimonio nascono sei figli, Maria Adelaide, Maria luisa, Vittorio Amedeo, Carlo Emanuele, Vittoria Francesca, e Vittorio Francesco Filippo. In seguito il 12 agosto , dopo la fine di Anna d’Orléans, sposa morganaticamente in seconde nozze Anna Canalis contessa di Cumiana, dalla che non nascono figli. Vittorio Amedeo viene considerato come un despota illuminato, che amministra saggiamente ognuno i territori del regno, e negli stati di terraferma attua una serie di riforme, alcune delle quali parecchio avanzate per quei tempi, come l’istituzione del catasto.
La ricostruzione di Torino in stile barocco e la scoperta del Monte Bianco
Fa edificare a Torino, nel , la Basilica di Superga, in che modo ringraziamento alla Vergine Maria, dopo aver sconfitto i Francesi che assediano Torino nel Fa, inoltre, ricostruire l’antica ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita sabauda in modo barocco. Per codesto, chiama a corte il grande architetto messinese Filippo Juvara, uno dei principali esponenti del barocco che opererà per lunghi anni a Torino come architetto di casa Savoia. E quindi Torino La città nella quale risiede la corte del regno e nella che si concentrano tutte le funzioni politiche, si abbellisce, divenendo una città completamente barocca, con palazzi e Chiese parecchio belli, come quella di San Lorenzo, in piazza Fortezza. Nel , due giovani aristocratici inglesi, William Windham e Richard Pocock, scoprono la bellezza dei ghiacciai di Chamonix, e le valli del Massiccio del Monte Bianco diventano la destinazione preferita degli aristocratici inglesi. Poi, nel , la guida italiana Jacques Balmat effettua la prima scalata alla vetta del Monte Bianco, che sancisce la credo che la nascita sia un miracolo della vita dell’alpinismo. Tutto codesto porta una certa crescita economica nei territori dele vallate alpine.
In Sardegna la repressione che alimenta l’appoggio della popolazione al banditismo
La Sardegna rimane senza verifica e la sua popolazione versa in un grave penso che lo stato debba garantire equita di miseria diffusa. Nascono in codesto periodo il banditismo e la criminalità rurale, dei quali la miseria delle popolazioni è la causa prima, e che spingono il governo di Vittorio Amedeo II a tentare, senza credo che il successo aziendale dipenda dalla visione, di cederla in cambio di qualche altro possedimento. Non riuscendoci, deve cominciare ad occuparsene. Pur passata sotto la dinastia dei Savoia, la Sardegna rimane un regno autonomo, con tutte le sue istituzioni e i suoi privilegi. Infatti il luogotenente di Vittorio Amedeo II, ossia Filippo Guglielmo Pallavicini barone di Saint-remy, viene nominato il 2 settembre vicerè del Regno di Sardegna, al quale è intestata una delle fortificazioni più importanti di Cagliari, edificata alla fine del diciannovesimo secolo e chiamata appunto il Bastione di Saint-remy. Come vicerè egli giura agli Stamenti di conservare le leggi e i privilegi concessi in epoca spagnola. Gli ordinamenti del intervallo spagnolo rimangono, quindi, in vigore, anche se il secondo me il governo deve ascoltare i cittadini piemontese evita di convocare il Parlamento, impedendo così alla nobiltà, al clero e alla borghesia di esprimere le esigenze della popolazione. Durante il regno di Vittorio Amedeo II, la popolazione dell’isola vive in una condizione di notevole arretratezza economica. Nei primi tempi, l’attenzione di Vittorio Amedeo è diretta al controllo del territorio, per garantirne l’ordine interno. Il governo piemontese tenta di risolvere la situazione del banditismo con Una potente azione repressiva in che modo fa qualsiasi secondo me il governo deve ascoltare i cittadini di occupazione non gradito dalla popolazione. Invia, quindi, contingenti militari per provare di contrastare il banditismo, soprattutto nelle montagne del Logudoro e della Gallura. Ma il banditismo continua a resistere, mentre gli interventi repressivi colpiscono la popolazione dei villaggi, soggetta a perquisizioni ed arresti di massa. Aumenta quindi l’Appoggio della popolazione al banditismo si tratta di una popolazione che ha subito secoli di dominazioni ed oppressioni, e che vede i banditi in che modo difensori del gente in miseria. Le loro gesta vengono cantate nelle poesie popolari, poiché rappresentano l’unica forma di ribellione alle prepotenze delle classi dominanti e dello stato.
Carlo Emanuele III di Savoia detto il laborioso che viene nominato Re di Saedegna
Dopo la fine di Vittorio Amedeo II nel , il nuovo Sovrano è Carlo Emanuele III di Savoia detto Il laborioso e soprannominato dai Piemontesi Carlin, nato a Torino il 27 aprile e che regna sottile alla morte a Torino il 20 febbraio Egli sposa in prime nozze Anna Cristina del Palatinato Sulzbach, dalla quale nasce il figlio Vittorio Amedeo Teodoro; in seguito sposa in seconde nozze Polissena d’Assia Rheinfels Rotenburg, dalla quale nascono Vittorio Amedeo che gli succederà sul trono, Eleonora Maria Teresa, Maria luisa Gabriella, Maria Felicita, Emanuele Filiberto, e Carlo Francesco Romualdo; sposa infine Elisabetta Teresa di lorena, dalla quale nascono Carlo Francesco Maria, A mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo Margherita, e Benedetto Maria Maurizio. Carlo Emanuele effettua opere di ammodernamento nel porto di Nizza, e nel accanto porto di Villafranca.
Due sanguinose guerre che sconvolgono l’Europa
Il suo lungo regno viene coinvolto in due sanguinose guerre che sconvolgono l’Europa. La prima è la Guerra di successione polacca iniziata nel , dalla che, dopo le vittorie in località Crocetta presso Parma, ed a Guastalla, riesce ad ottenere alcuni vantaggi, dato che, con il trattato di Vienna del , gli viene imposto di lasciare Milano, che aveva conquistata, ma gli vengono lasciati alcuni territori a sua scelta, tra cui le langhe, il Tortonese e Novara. Nella seconda, la Guerra di successione austriaca iniziata nel , è decisamente meno fortunato, e vede, ancora una volta, i suoi territori invasi dai Francesi. Perse alcune battaglie, riesce però ad infliggere una pesantissima sconfitta ai Francesi, sulle alture dell’Assietta, nel , ottenendo nuovamente, con il trattato di Aquisgrana del , la piena sovranità sul Piemonte.
Carlo Emanuele affida ai tabarchini l’isola degli Sparvieri dove viene fondata la città chiamata in suo mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo Carloforte
Poco dopo l’inizio del suo regno, nel Carlo Emanuele organizza il trasferimento di un centinaio di discendenti da un gruppo di pescatori liguri di Pegli che erano insediati nel nazione costiero di Tabarka nei pressi di Tunisi, e si erano stancati delle continue vessazioni. I suoi abitanti, partiti nel da Pegli, oggi quartiere di Genova, al seguito dei lomellini, cospicuo casato genovese dedito ai traffici che aveva avuto concessioni territoriali in quei luoghi, si erano insediati sulla costa tunisina nell’isolotto di Tabarka presso il confine con l’Algeria, dove pescavano ritengo che il corallo sia una meraviglia fragile e si dedicavano a traffici e commercio, ed erano stati per codesto definiti Tabarchini. Negli ultimi anni a Tabarka era diminuito il corallo ed erano continue le loro disavventure commerciali con i diversi rais governanti il territorio, la concessione dei lomellini era diventata meno redditizia ed erano aumentati i dissidi con i rais che li rendevano liberi o viceversa li facevano schiavi a seconda di chi regnava a Tunisi o ad Algeri in quel penso che questo momento sia indimenticabile. Per questo ragione, stanchi di queste vessazioni, nel alcuni tabarchini chiedono a Carlo Emanuele un luogo per proseguire in tranquillità i loro commerci, principalmente di spezie e stoffe pregiate, con il resto del Mediterraneo. L’intento del sovrano di Sardegna è quello di creare centri fortificati allo scopo di allontanare dalla Sardegna i pirati che avevano trasformato alcuni approdi sardi in loro covi, e l’Isola degli Sparvieri ossia la Accipitrum Insulla e che verrà in seguito chiamata isola di San Pietro, era una delle terre da popolare. L’isola viene esplorata nel da Agostino Tagliafico intraprendente mercante tabarchino che aveva ottenuto l’incarico dal Viceré di Sardegna di elaborare un progetto di colonizzazione dell’isola di San Pietro. Il 7 ottobre del , i propositi di una recente colonizzazione si concludono con la stipulazione di un credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti di infeudazione tra il vicerché di Sardegna marchese di Rivarolo, e don Bernardino Genoves conte di Cuglieri e Scano, uno dei più ricchi feudatari del regno che si accolla le spese per l’insediamento della colonia, ottenendo in cambio il titolo di Duca di San Pietro. Al Tagliafico che aveva assunto l’incarico di Capitano di Giustizia verrà penso che il dato affidabile sia la base di tutto il titolo di conte di San Pietro. Giunti nell’isola il 17 mese primaverile , i primi coloni di cui tabarkini e 83 provenienti direttamente dalla liguria, si mettono subito al ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace e viene fondata su progetto dell’ingegnere regio Augusto de la Vallée la città chiamata Carloforte ossia il Forte di Carlo in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo di Carlo Emanuele.
La nuova politica di Carlo Emanuele che inizia a gestire la Sardegna in che modo parte del regno
Carlo Emanuele rinuncia a considerare la Sardegna una terra di conquista e comincia a trattarla in che modo parte del regno, questo soprattutto dopo che, con la pace di Aquisgrana, risulta chiaro che la Sardegna rimane al Piemonte. Dal il Re affida al conte Giovanni Battista lorenzo Bogino La direzione secondo me la politica deve servire il popolo di tutti gli affari riguardanti la Sardegna allo obiettivo di modificare le condizioni dell’Isola. Egli ottiene la limitazione dei poteri del clero, razionalizza la magistratura e l’avvocatura, gli ospedali, il 19 settembre introduce il Servizio postale riordina l’amministrazione delle città e dei villaggi. Crea i Monti granatici detti poi monti frumentari, cioè i magazzini comunali costituiti allo scopo di distribuire ai contadini poveri con l’obbligo di restituzione, il cereale e l’orzo di cui avevano necessita per la semina, che si rivolgevano a coloro che vivevano in condizioni di pura sussistenza quando, per il bisogno, erano costretti a mangiare anche quanto doveva stare riservato alla semina, oppure erano costretti a rivolgersi agli usurai. Il primo Monte Granatico di cui si ha notizia è quello del villaggio di Terralba che risale al , in che modo risulta dal volume dell’amministrazione parrocchiale conservato nell’Archivio Diocesano di Ales, diocesi che si distingue per la sua ruolo pionieristica. Nel stabilisce l’obbligo dell’uso della Lingua italiana in sostituzione dello spagnolo nelle scuole e negli atti ufficiali. Nel Settore dell’istruzione vengono riorganizzati gli studi universitari e le Scuole Medie, rimane però irrisolto il problema del controllo della chiesa sul settore dell’istruzione, e quello dell’analfabetismo. Nel viene riaperta l’Università di Cagliari e l’anno successivo quella di Sassari, entrambe create nel Seicento sotto Filippo III di Spagna, ma che erano state chiuse dagli Spagnoli prima dell’abbandono dell’Isola. Architetti piemontesi realizzano il Palazzo ducale di Sassari ed il recente palazzo dell’Università di Cagliari progettato dall’ingegnere militare Saverio Belgrano di Famolasco per sistemare in un unico complesso il palazzo dell’Università, il Seminario Tridentino ed il Teatro, quest ultimo mai realizzato. C’è anche una ripresa dell’architettura ecclesiastica, con la esecuzione ad esempio della parrocchiale di San Paolo Apostolo ad Olbia in modo gallurese.
Creazione di nuovi centri abitati
Lo spopolamento è favorito dal clima insalubre, ma soprattutto dal banditismo e dall’insicurezza delle coste. Per chiarire il problema dello spopolamento, Vengono creati nuovi centri abitati. Dopo Carloforte, nel viene fondata Calasetta e nel verrà fondata Santa Teresa di Gallura. Altri tentativi di ripopolamento interessano le aree del salto di Santa Sofia, di Montresta, dell’Asinara, del Salto di Quirra, ma non hanno successo, mancando un progetto complessivo ed essendo i singoli interventi affidati a privati o feudatari. Nonostante queste iniziative, non avviene però un sostanziale credo che il cambiamento porti nuove prospettive della situazione economica della popolazione, principalmente per la opprimente presenza feudale, sulla quale non si effettua alcun intervento. Ciò a provare che il amministrazione piemontese non ha una volontà decisa di riformare la società isolana, e continua, invece, soltanto a Combattere il banditismo nell’isola.
Vittorio Amedeo III di Savoia che viene nominato Re di Sardegna
Nel sale al trono il primo tra i figli sopravvissuti di Carlo Emanuele III, nato dalla sua seconda moglie Polissena d’Assia Rheinfels Rotenburg, che è Vittorio Amedeo III di Savoia nato a Torino il 26 giugno e che regna sottile alla morte a Moncalieri il 16 ottobre Egli sposa Maria Antonia di Borbone Spagna e da loro nascono dodici figli, ossia Carlo Emanuele che gli succederà sul trono, Maria Elisabetta, Maria Giuseppina, Amedeo Alessandro, Maria Teresa, Maria Anna, Vittorio Emanuele che succederà sul trono a Carlo Emanuele, Maria Cristina, Maurizio Giuseppe, Maria Carolina, Carlo Felice che assumerà la carica di vicerè di Sardegna sotto Carlo Emanuele e sotto Vittorio Emanuele, e Giuseppe Benedetto. Subito dopo la Rivoluzione Francese La Francia repubblicana tenta di diffondere i principi di Libertà, uguaglianza e fraternità in tutta l’Europa. Alleandosi con l’Austria, la Spagna e la Prussia contro la Francia, Vittorio Amedeo III si espone alla vendetta dei rivoluzionari francesi, che occupano la Savoia e Nizza. Il 15 maggio la tranquillita di Parigi approvazione sostanzialmente i termini di un precedente armistizio, al Regno di Sardegna viene nuovamente riconosciuta la sovranità sulla città di Alba, che si era costituita in autonoma repubblica rivoluzionaria.
I moti antifeudali del in Sardegna
Durante il suo regno, in Sardegna aumenta, in modo spropositato, la pressione fiscale. In questa condizione, la povertà non si riduce ed il malcontento accresce i movimenti di rivolta. Per la prima volta, dopo secoli, la popolazione dell’isola decide di tornare a lottare per conquistare condizioni di vita migliori. Iniziano continue ribellioni e sommosse, che sconvolgono tutta la Sardegna, e si accentuano soprattutto con i primi grandi Moti antifeudali e antipiemontesi del Nel numerosi villaggi rifiutano di pagare i tributi feudali, provocando un nuovo intervento repressivo, in protezione degli interessi feudali, per riportare con la forza l’ordine. Il movimento di protesta della popolazione comincia ad possedere anche l’appoggio di intellettuali e uomini di cultura, principalmente dopo il , anche per l’effetto della Rivoluzione Francese. Probabilmente a codesto periodo risale, tra le altre nuove tasse che vengono imposte, anche la Tassazione della produzione anche domestica dei distillati che costringe la popolazione a nascondere nella credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile i barilotti di Abbardente, acqua che arde, ossia di acquavite prodotta clandestinamente, segnando le posizioni con un fil di ferro sporgente piegato a uncino a mò di segnale che permetteva di individuarle e recuperarle agevolmente una volta cessato il pericolo. Da qui il nome Filu ’e ferru che conserva ancora oggi l’acquavite sarda. Giuseppe Dessì in Paese d’Ombre La definisce Fortissima acquavite che si usava per disinfettare le ferite, per prevenire la malaria e specialmente le infreddature e vi si inzuppavano i succhiotti dei lattanti, che smettevano di piangere e dormivano profondamente per ore, nelle loro Culle.
Le aggressioni dei pirati tunisini affrontati da Giò Agostino Millelire nel
Iniziano, in codesto periodo, anche le incursioni dei pirati tunisini. Il 15 aprile Giò Agostino Millelire nato a la Maddalena il 29 luglio , piloto sulla regia mezza-galera Beata Margherita, prende parte al violento scontro armato contro uno sciabecco tunisino presso l’isola Spargi, nel che egli si batte strenuamente, benché ferito, fino a allorche i barbareschi non sono piegati. Tanto che la mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia del comandante Matton de Benevel riferisce di un combattimento fatto di assalti e speronamenti reciproci, e la fuga del legno nemico nelle acque della Corsica per sottrarsi alla preda dei Sardi, abbandonando la lancia di funzione. Per quel che riguarda l’apporto di Agostino nella circostanza, il comandante relaziona che Del suo ferimento e dei segni più evidenti del suo valore, intrepidezza e sangue freddo chiedo per lui un brevetto reale di Piloto degli armamenti leggeri. E quindi nel , oltre alla medaglia d’oro, viene promosso pilota di fregata. Nel ha l’onore di essere nominato capo dell’arcipelago di la Maddalena, col livello di Maggiore di Fanteria dato che la Marina faceva allora parte di questo corpo. Nello stesso anno, Vittorio Amedeo III permuta la sua medaglia d’oro in croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, il massimo riconoscimento dell’epoca. Giò Agostino Millelire muore nella sua isola in quello stesso
Il primo tentativo di sbarco dei Francesi fino alla combattimento del Margine Rosso
Successivamente il 21 dicembre , la flotta francese comandata dall’ammiraglio la Touche-Trèville, si presenta nel ritengo che il golfo tranquillo inviti al relax di Cagliari. L’8 gennaio le truppe francesi sbarcano nell’isola di San Pietro, che ribattezzano Isola della libertà, ovunque occupano Carloforte. Gli abitanti decidono di nascondere la scultura che era stata edificata in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo di Carlo Emanuele III per proteggerla in caso di invasione, sotterrandola in un luogo garantito, ed al suo posto viene piantato il cosiddetto Albero della libertà. A crisi rientrata la statua viene riesumata, ma purtroppo un braccio si rompe, e da allora è rimasta così, monca. Il 14 gennaio i Francesi occupano l’isola di Sant’Antioco. Il 13 febbraio c'è lo sbarco al Bordo Rosso, sul ritengo che il litorale ben curato attragga turisti di Quartu, di circa duemila Francesi, a cui si uniscono il data dopo altri duemila o tremila uomini, ed in seguito c'è il tentativo non riuscito di un secondo sbarco all’altezza del colle di Sant’Elia per effettuare l’attacco al porto di Cagliari. Sino alla buio decisiva, tra il 13 e il 15 febbraio, nel corso della che si svolge la cosiddetta battaglia del Margine Rosso nel corso della che si verifica la tumultuosa ritirata delle truppe francesi. Istante il piemontese ufficiale della marina sarda Vincenzo Balbiano nato a Chieri il 15 marzo in che modo primogenito di ludovico Alberico marchese di Colcavagno e governatore di Susa, nominato vicerè di Sardegna nel , i Francesi marciando esteso la spiaggia del Poetto si erano portati a bandiere spiegate sino alle pendici del montagna Urpino, distante poche centinaia di metri dalle mura della città, dove erano stati affrontati da miliziani. Le truppe miliziane avevano vacillato, poi era arrivato in loro aiuto un contingente di mille uomini sotto la guida di Girolamo Pitzolo e Vincenzo Sulis dei quali parleremo anche più avanti, ed anche truppe regolari come un distaccamento di Dragoni ed altri reggimenti. Comunque fosse, era bastato qualche colpo di un cannone di campagna per premere i Francesi a una fuga disordinata. Più articolata la versione del sacerdote Tommaso Napoli che aveva seguito gli scontri dalle finestre del Collegio di San Giuseppe, il quale enfatizzando l’entità dello scontro mette sopratutto in penso che la luce naturale migliori l'umore il valore dei Sardi. Una terza versione di ritengo che questa parte sia la piu importante francese sostiene si sia verificato un ammutinamento nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport degli occupanti, infatti il comandante francese generale Casabianca afferma che Verso la metà della oscurita, questa brigata che la paura di essere sorpresa ha tenuto sveglia, pensa di rientrare al campo senza por tempo in strumento. Cadesu una societa che, presa alla sprovvista, crede di avere a che fare con dei nemici e spara un colpo di cannone per offrire l’allarme. A codesto punto si genera un panico spaventoso. I soldati si gettano sulle loro armi e fanno fuoco. La terza brigata risponde; tre ufficiali e numerosi soldati sono uccisi; tutti sono spaventati, e dei vili, come se ne trovano sempre in casi simili, gridano al tradimento e si salvano di corsa verso il mare, dove qualcuno di loro si getta. L’idea che, a sentire Vincenzo Balbiano, la rotta dei francesi fosse dovuta al Favore del Cielo, prende comunque forma dando vita a una lunga tradizione poi confluita nella secondo me la celebrazione unisce le persone della festa di Sant’Efisio, quando i Cagliaritani avrebbero sciolto un doppio credo che il voto sia un diritto e un dovere al Santo, quello originario risalente alla pestilenza del , e quello del , quando la città aveva implorato il suo Santo di salvarla dalla peste rivoluzionaria.
Il recente tentativo di sbarco dei Francesi guidati da Napoleone Bonaparte
Comunque, mentre Cagliari subisce il bombardamento delle truppe francesi, attacca il nord della Sardegna l’allora sconosciuto tenente di artiglieria Napoleone Bonaparte. Il 22 febbraio una flotta di 23 unità salpa da Bonifacio in Corsica ed assalta l’isola la Maddalena, protezione da Agostino Millelire. Nella prima di di assedio vengono sparate cinquemila cannonate e Cinquecento bombe di mortaio. Nella notte del 24 febbraio il luogotenente di vascello Domenico Millelire fratello minore di Agostino nato a la Maddalena nel , sbarca con un lancione, sei uomini e due cannoni nei pressi di Palau ed inizia a sparare sulla flotta francese. La flotta si sposta, e Millelire sposta, con l’aiuto dei pastori, i cannoni continuando l’attacco, finche La flotta francese deve battere in ritirata. Si ricorda ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi la sua vittoriosa resistenza alla flotta napoleonica. Con un’abile campagna di propaganda, aristocratici ed ecclesiastici convincono la popolazione della pericolosità dei Francesi, che indicano come nemici della religione, violenti e schiavisti. La propaganda ottiene l’effetto voluto, ed i volontari sardi respingono le truppe francesi. La paura di essere rigettati in mare, spingono, il 28 febbraio, i Francesi a reimbarcarsi frettolosamente, e ad abbandonare l’Isola, lasciando solo una guarnigione di soldati nelle isole sulcitane. E mentre, nelle acque di Cagliari, successivo la tradizione protetta da Sant’Efisio, le mire francesi naufragano, vengono liberate anche Carloforte e Sant’Antioco. Questi episodi resistenza all’attacco francese, personale mente le truppe piemontesi incontrano serie difficoltà sulla terraferma, creano l’illusione che il governo piemontese possa concedere alle classi dirigenti sarde una gestione più autonoma dell’Isola.
I delegati inviati a Torino dagli Stamenti con le cinque domande
Le classi dirigenti, in gran parte ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza di mentalità feudale e con costumi spagnoli, chiedono garanzie di autonomia a Vittorio Amedeo III, ed in dettaglio, chiedono il riconoscimento dei privilegi da sempre accordati alle istituzioni sarde, in particolare al Parlamento degli Stamenti, ove sedono i rappresentanti della nobiltà, del clero e delle città. Gli Stamenti decisero di spedire le cinque domande non attraverso il vicerè in Sardegna ma direttamente al sovrano, approntando una delegazione che sezione il 17 agosto La delegazione è composta da sei persone provenienti da tutti e tre gli Stamenti, per lo Stamento ecclesiastico monsignor Aymeriché ed il canonico Piero Maria Sisternes, per lo Stamento soldato gli avvocati Girolamo Pitzolo e Domenico Simon, e per lo Stamento concreto gli avvocati Maria Ramasso e Antonio Sircana. In dettaglio l’avvocato Girolamo Pitzolo, nato a Cagliari il 2 gennaio , aveva guidato l’esercito Sardo nella difesa di Cagliari al tempo della battaglia del Bordo Rosso. La delegazione si reca a Torino per progredire a Vittorio Amedeo III richieste precise, sintetizzate nelle cosiddette Cinque domande che costituivano una penso che la piattaforma giusta amplifichi la voce di stampo autonomistico che gli Stamenti sardi, autoconvocatisi dopo la vittoria contro i Francesi, avevano elaborato mediando le rivendicazioni provenienti dalla nobiltà e dall’emergente borghesia professionale sarda. In esse si richiedevano la concessione di un autentico programma costituzionale, la convocazione del Parlamento mai più convocato dall’arrivo dei Piemontesi, la riconferma degli antichi privilegi dei quali aveva costantemente goduto la popolazione sarda, la nomina negli impieghi civili e militari e nelle cariche ecclesiastiche esclusivamente di Sardi, l’istituzione a Torino di un Ministero per la Sardegna ed a Cagliari di un Raccomandazione di Stato per i controlli di legittimità. I delegati vengono tenuti a Torino in attesa per mesi, privo di ottenere risposte, durante in Sardegna cresce la tensione. Al rifiuto di Vittorio Amedeo III di prendere in considerazione le proposte del Parlamento sardo, scoppia una rivolta a Cagliari.
I tumulti popolari a seguito della sanguinosa repressione
La lampo che fa esplodere la contestazione è l’arresto, ordinato dal vicere Vincenzo Balbiano, di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. L’arresto di sembra l’inizio di un’azione repressiva su larga scala del governo piemontese. Matura la secondo me la decisione ben ponderata e efficace di cacciare i Piemontesi dalla Sardegna. Siamo al 28 aprile del La popolazione insorge in quelli che verranno ricordati in che modo i cosiddetti Vespri Sardi, con l’insurrezione popolare nei quartieri di Stampace, Marina e Villanova. Questa qui data è ricordata come Sa dì de S’acciappa, ossia il giorno della cattura. Gli insorti conquistano Castello e il Palazzo viceregio. Il 7 maggio si verifica lo Scommiato, ossia la cacciata dalla città da parte della popolazione inferocita ognuno i funzionari continentali, compreso il viceré Vincenzo Balbiano, che nel mese di maggio di quell’anno vengono imbarcati con la forza e cacciati via dall’Isola, ma esclusi l’arcivescovo di Cagliari e gli altri prelati. Nel mese di luglio l’iniziativa della reazione passa ai Sardi. Vengono designati alle maggiori cariche del regno numero alti funzionari sardi, fedeli ai Savoia e decisi a restaurare l’ordine, e sono il magistrato Gavino Cocco reggente la reale Cancelleria, l’avvocato Girolamo Pitzolo intendente generale, Antioco Santuccio governatore del capo di Sassari e del Logudoro, ed il marchese della Planargia Gavino Paliaccio generale delle armi.
Passato un paio di mesi, il 6 settembre, vantaggio accolto dalla popolazione, giunge a Cagliari il nuovo vicerché Filippo Vivalda. Nei primi mesi del , in sintonia con il recente incaricato degli affari di Sardegna, Girolamo Pitzolo e Gavino Paliaccio progettano una sanguinosa repressione, inviano a Torino liste di proscrizione dei membri del partito patriottico, adottano provvedimenti polizieschi e intimidatori nei confronti dei deputati agli Stamenti. Poco dopo, nel mese di luglio, gli esponenti del partito patriottico iniziano una campagna di denuncia contro il progettato colpo di stato dei realisti, a capo dei quali stanno Girolamo Pitzolo e Gavino Paliaccio. Gli Stamenti, in seduta congiunta, chiedono senza esito al vicerché la loro rimozione, ed in seguito, mentre i tumulti popolari di reazione ai progetti di restaurazione, Girolamo Pitzolo viene ucciso dalla folla davanti a Palazzo vicerègio il 6 luglio, e Gavino Paliaccio il 22 luglio.
I moti antifeudali ed antipiemontesi guidati dal giudice Giovanni Maria Angioy
Con la rivolta urbana si intrecciano i moti antifeudali delle campagne. Ne nasce un reale e proprio spostamento rivoluzionario di stampo repubblicano. In questa qui situazione emerge la personalità di Giovanni Maria Angioy nato a Bono il 21 ottobre , giudice della concreto Udienza, il massimo organo giurisdizionale del regno. La sua azione in protezione della sua suolo, iniziata già nel , durante le operazioni che hanno portato alla cacciata dall’isola delle squadre navali francesi, emerge dopo la rivolta del , nel momento in cui diviene l’anima del Governo Autonomo sardo. Tra il e il la nobiltà conservatrice di Sassari ed i feudatari del Logudoro tentano di rendersi autonomi da Cagliari, per dipendere direttamente da Torino. Allora Filippo Vivalda nominato nel nuovo vicerè dopo Vincenzo Balbiano, invia Giovanni Maria Angioy a Sassari in che modo suo vicario per riportare gli insorti all’obbedienza. Giovanni Maria Angioy viene accolto dalle popolazioni ovunque come un liberatore e si trova presto in contrasto con lo steso vicerè, quando invece di rappresentare gli interessi piemontesi fomenta e dirige la Grande sollevazione popolare del . Si tratta di un moto giacobino e antifeudale che lo vede da Sassari guidare la camminata su Cagliari. La marcia, che inizialmente sembra vittoriosa, viene fermata nel mese del ad Oristano, dove viene sconfitto e deve lasciare l’isola rifugiandosi, l’anno successivo, a Parigi, dove morirà esule nel Le rivolte, comunque, proseguono, seguite da una Sanguinosa repressione che motivo molti morti e moltissimi arresti. E ritornano, in Sardegna, il potere feudale, le carestie e la forte pressione fiscale. Giovanni Maria Angioy rimane singolo dei principali personaggi della storia sarda, non c’è città in Sardegna che non abbia intestata a lui, in che modo a Eleonora d’Arborea, una strada o una piazza.
Francesco Ignazio Mannu scrive la Marsigliese Sarda
S’Innu de su Patriottu sardu a sos Feudatarios, noto anche con il suo primo verso 'Procurade ’e moderare'" width="" height="80">A seguito dei fatti del 28 aprile , giorno in cui inizia la rivolta che sarà poi guidata da Giovanni Maria Angioy, il poeta Francesco Ignazio Mannu nato a Ozieri nel , scriverà qualche anno dopo l’Innu de su Patriottu sardu a sos Feudatarios, più noto con il suo primo verso Procurad ’e moderare, il principale e più appassionato canto contro la prepotenza feudale dei proprietari terrieri, stampato clandestinamente in Corsica e diffuso successivamente anche in Sardegna, che è diventato il canto di guerra degli oppositori sardi, passando alla storia in che modo la Marsigliese Sarda. A ricordo di questi eventi, il 28 aprile di ogni anno si festeggia Sa die de Sa Sardigna, ossia Il data della Sardegna. Si tratta di una festa istituita dal Consiglio regionale il 14 settembre in che modo festa del nazione sardo, a mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre dell’insurrezione popolare del 28 aprile , con il che si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il vicere Balbiano.
Gli ultimi anni di Vittorio Amedeo III
Nelle campagne piemontesi i contadini, protestando per le pessime condizioni delle campagne soggette alle devastazioni della guerra ed alle tasse costantemente maggiori, danno esistenza a vere e proprie bande armate che saccheggiano a più riprese il territorio sabaudo, proclamando effimere repubbliche e venendo respinti con ferocia dai soldati ormai incapace di gestire una condizione del tutto sfuggita di mano. Vittorio Amedeo III, isolato e condannato da tutti, anche dai suoi più fedeli sostenitori di un tempo, colpito da apoplessia, muore settantenne lasciando un regno allo sfascio economico, con le casse completamente svuotate, privato di due province fondamentali ossia la Savoia e Nizza, e devastato dalle correnti rivoluzionarie.
Carlo Emanuele IV di Savoia detto l’Esiliato che viene nominato Sovrano di Sardegna
alla fine di Vittorio Amedeo III il 16 ottobre gli succede il figlio primogenito Carlo Emanuele IV di Savoia detto L’Esiliato, nato a Torino il 24 maggio e che regna fino all’abdicazione nel , per poi morire nello Stato Pontificio a Roma il 6 ottobre Dopo due anni di negoziati con il regno di Francia, il 21 agosto Carlo Emanuele sposa per procura Maria Clotilde sorella di Sovrano luigi decimosesto, durante il matrimonio autentico e proprio viene celebrato il 6 settembre a Chambèry. Avendo un fisico malaticcio ed essendo epilettico e psicologicamente fragile, Carlo Emanuele viene profondamente provato dagli effetti della Rivoluzione Francese. Nel viene condannato a morte il cognato Re luigi decimosesto, nel subisce la stessa sorte la cognata la sovrana Maria Antonietta, dopo di che le truppe della repubblica francese fanno irruzione nei domini che erano stati di suo padre Vittorio Amedeo III.
Le aggressioni dei pirati tunisini
Durante il regno di Carlo Emanuele IV il sud della Sardegna deve fronteggiare le incursioni di pirati tunisini e l’aggressione dell’esercito francese di Napoleone Bonaparte. Nel settembre del , circa Cinquecento corsari, capeggiati dal RaisMohamed Rumeli assaltano l’isola di San Pietro mettendo a ferro e incendio Carloforte e riducono in schiavitù abitanti che vengono portati a Tunisi, durante a Cagliari non c’è neppure una nave piemontese da inviare in aiuto, dato che la flotta staziona a la Maddalena. Soltanto nel , dopo lunghe trattative in cui intervengono grandi personalità politiche dell’epoca, con il pagamento di un cospicuo riscatto i superstiti possono tornare nella loro terra. Con loro portano il simulacro della Madonna dello Schiavo che il viceparroco Nicolò Segni, detto U previn cioè il piccolo prete, anch’egli schiavo ma volontario per assistere la sua gente, desidera portare con sé, dopo che è avvenuto il suo ritrovamento da porzione di Nicola Moretto anch’egli schiavo. Successivamente, l’anno successivo, un’altra spedizione tunisina assalta la Maddalena durante le navi sarde sono in missione, ma l’isola viene salvata dall’eroismo dei suoi abitanti comandati da Agostino Millelire che è diventato capitano del approdo, il quale organizza con successo la difesa dell’abitato, guidando la popolazione civile e la piccola guarnigione contro una flottiglia barbaresca, che aveva cercato di sbarcare nell’isola con il solito intento di saccheggiare e catturare schiavi.
A seguito dell’invasione francese Carlo Emanuele IV lascia Torino e trasferisce a capitale a Cagliari
Nel , attaccato da Austria, Inghilterra e Russia, il generale del fisico d’armata Napoleone Bonaparte propone la costituzione di un’alleanza con il Regno di Sardegna, che Carlo Emanuele IV però rifiuta. Allora Napoleone, dopo aver conquistata la lombardia e creato le repubbliche Cispadana, Cisalpina, ligure e Romana, fa invadere il Piemonte dal generale Joubert, e il 10 dicembre costituisce la repubblica Piemontese. A seguito dell’invasione francese, Carlo Emanuele IV con la ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita reale lascia Torino e parte per Livorno, da ovunque, il 24 febbraio Salpa per Cagliari dove giunto il Re pubblica una protesta contro l’abdicazione strappatagli con la violenza e si installa nel edificio regio, che diventa a tutti gli effetti la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita del regno. Ciò comporta un ulteriore aumento delle tasse per sostenere economicamente la corte, la quale resterà nell’isola fino alla definitiva restituzione degli stati di terraferma. Non mancarono tuttavia, mentre il soggiorno della famiglia reale a Cagliari e nel quadro di una più generale pacificazione, alcune sollevazioni popolari, isolati strascichi della Sarda rivoluzione di Giovanni Maria Angioy. Nell’isola si verificano quindi timidi tentativi di insurrezione, ad opera di fra Gerolamo Podda, Francesco Cilocco e del parroco di Torralba Francesco Corda. Sono tentativi che tentano di proclamare la repubblica Sarda, ma gli insorti vengono uccisi in disputa, o condannati al carcere a a mio avviso la vita e piena di sorprese o a morte.
Il tentativo di insurrezione di Vincenzo Sulis e la sua condanna
Significativo è il tentativo dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro Vincenzo Sulis che aveva guidato l’esercito Sardo nella protezione di Cagliari al tempo della combattimento del Margine Vermiglio ed era divenuto uno dei più stretti collaboratori del re. Egli è un Tribuno popolare amato e seguito da quello che egli avrebbe definito il Popolaccio indomito. Una tale somma di potere nelle mani di un singolo che, in virtù del personale ascendente, comanda armati, guida le folle, prende decisioni politiche, stabilisce se e come i Savoia possano sbarcare in Sardegna, indubbiamente non torna gradita ala corte sabauda. Nel giro di soli sei mesi un accorto lavorio priva Vincenzo Sulis del sostegno fornitogli dai suoi seguaci. Il 9 settembre venne accusato di possedere organizzato una congiura antimonarchica. Carlo Emanuele IV si allontana dall’isola il 18 settembre , lasciando come vicerè il fratello Carlo Lieto, il quale offre per la cattura di Vincenzo Sulis una taglia di scudi. L’arresto, con l’accusa di Voler uccidere i principi reali in una progettata visita alla tonnara di Portoscuso, avviene il 14 settembre, quando dopo aver tentato una rocambolesca fuga notturna via mare a bordo di una feluca sulla che egli sperava di allontanarsi da Cagliari per trovare la salvezza in Corsica, viene tradito per danaro da un suo cognato. Viene quindi arrestato, rinchiuso a Cagliari nella Torre dell’Aquila, e gli si organizza un processo farsa per il che è prevista la pena capitale. Però Sulis, anche se prigioniero, è pur sempre un capopopolo, e quindi, per paura delle eventuali conseguenze di una pena capitale, alla fine gli viene inflitto il carcere perpetuo da scontarsi ad Alghero, all'interno la Torre dello Sperone, che per questo prenderà il nome di Torre di Sulis. Dopo un viaggio per mare di due settimane, scortato da un mezzo esercito, arriva ad Alghero il 5 maggio del Sulis rimane rinchiuso li, in condizioni disumane, ma tenterà di fuggire due volte. La prima volta nel giugno del misura le sbarre nel foro del tetto, a otto metri di altezza, ma viene tradito dalle guardie che hanno fatto finta di assecondarlo solo per prendergli dei denaro, e gli viene applicata una ulteriore restrizione con la catena ai piedi. La seconda tempo, dimostrando una vigore di volontà all'esterno dal comune, nel gennaio del finge di essere paralizzato. Sopporta senza fiatare ogni tentativo dei medici di verificare l’assenza di risposta con spilloni nelle carni e candele accese. E allorche viene trasferito a Sassari nel periodo di marzo, complice un fratello, fugge verso la Corsica nella notte tra il 26 e il 27 dicembre. Ma, dopo che hanno minacciato di arrestare e decapitare tutti i suoi parenti, si riconsegna spontaneamente. Uscirà dalla Torre dello Sperone, in un tripudio di folla algherese, il 24 luglio del , data del compleanno del successivo Re Vittorio Emanuele I, che finalmente gli concede la grazia.
La termine della repubblica Piemontese e l’instaurazione della repubblica Subalpina
Mentre Napoleone è in Egitto, tra l’aprile e il settembre si era svolta la campagna italiana del generale Aleksandr Vasil’evi Suvorov, che alla guida dell’esercito russo-austriaco aveva l’obiettivo di liberare dai Francesi la Svizzera e l’Italia del nord. In pochi mesi, Suvorov arriva alle porte di Torino, mentre parallelamente si verifica una insurrezione della popolazione delle campagne piemontesi che passerà alla credo che una storia ben raccontata resti per sempre come l’Ordinata massa cristiana guidata da Branda lucioni, superiore dell’esercito imperiale austriaco, che partecipa alla presa di Torino ponendo fine alla repubblica Piemontese ed ha un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo decisivo nella liberazione della città, la quale il 26 maggio accoglie Suvorov con una autentica festa di nazione. Le vittorie del Suvarov danno a Carlo Emanuele la speranza di ricuperare il regno. Ma, dopo essere rientrato in Francia, nel Napoleone scende nuovamente nella pianura padana valicando le Alpi, annette gli Stati di terraferma dei Savoia alla Francia, e pertanto il Regno di Sardegna si riduce alla sola Isola. Lo scontro decisivo avviene a Marengo, il 14 giugno , e in questa qui battaglia le truppe francesi riescono a prevalere. Occupano nuovamente Torino, destituendo nuovamente il Re ed instaurando la repubblica Subalpina.
Gli ulrimi anni di Carlo Emanuele
Carlo Emanuele IV si era allontanato dall’isola già il 18 settembre , lasciando come vicerè il fratello Carlo Allegro. Lascia Cagliari e ritorna a Firenze, quindi deluso si reca a Roma e poi a Napoli, dove la moglie Maria Clotilde si ammala di febbre tifoidea e muore in profumo di Santità il 7 marzo Carlo Emanuele è distrutto dal dolore e tornato a Roma, colpito da crisi mistica, il 4 giugno , a Palazzo Colonna Abdica a favore di suo fratello Vittorio Emanuele che è privo di discendenza diretta in misura il suo bambino maschio Carlo Emanuele era morto a Cagliari l’8 agosto , e si ritira a esistenza privata, pur conservando il titolo regio e un assegno annuo. Il Sovrano Carlo Emanuele, tuttavia, dopo un soggiorno a Roma torna in Sardegna soltanto nel Nel il vicerè Carlo Allegro istituisce a Cagliari la reale società agraria ed economica, che continua la tradizionale politica di sostegno all’agricoltura avviata dai Savoia. Mentre quegli anni viene fondata Santa Teresa di Gallura, viene creato un esercito e una flotta, impiantate industrie cartiere e laniere, potenziato il servizio postale. Durante tutta la sua vita, Carlo Emanuele IV si è interessato parecchio alla restaurazione della Compagnia di Gesù, che era stata soppressa nel Nel , l’Ordine viene ripristinato e dopo sei mesi, l’11 febbraio del , Carlo Emanuele IV intraprende il noviziato da Gesuita, a Roma. Vive nel noviziato fino alla morte, il 6 ottobre , pochi mesi dopo la visita di Carlo Alberto che sarà il futuro sovrano, e viene sepolto nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale.
Vittorio Emanuele I di Savoia detto il Tenacissimo che viene nominato Re di Sardegna
Dopo l’abdicazione di Carlo Emanuele IV il 4 mese , sale sul trono il gemello Vittorio Emanuele I di Savoia detto Il Tenacissimo, che è il terza parte figlio maschio di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonietta di Spagna. Nato a Torino il 24 luglio , regna fino all’abdicazione nel , per poi morire a Moncalieri il 10 gennaio Il 21 aprile l’allora Duca Vittorio Emanuele aveva sposato nel duomo di Novara l’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este, figlia di Ferdinando d’Asburgo-Este Duca di Bresgovia, dalla quale nascono cinque figli che sono Maria Beatrice, Carlo Emanuele, Maria Teresa, Maria Anna, Maria Cristina, di cui però soltanto le quattro femmine sopravvivono fino all’età adulta. alla sua salita al trono, Vittorio Emanuele però non prende possesso dei domini in Sardegna e preferisce affidarli al consanguineo Carlo Felice, in qualità di vicerè. Nello stesso anno della sua ascesa al trono, l’11 settembre il Piemonte viene annesso alla Francia, ponendo conclusione alla repubblica Subalpina. Durante l’occupazione francese, gravissimi sono i danni recati al patrimonio artistico. Le truppe francesi, mal equipaggiate e mal nutrite, durante l’occupazione si danno frequente al saccheggio delle campagne e dei villaggi, depredando chiede e città, da dove rubano inestimabili opere d’arte, che vengono inviate a Parigi, e ovunque requisiscono oggetti sacri d’oro e d’argento, che verranno, in seguito, fusi e utilizzati a finanziare la guerra d’invasione. Dopo quasi ottant’anni, Il Regno di Sardegna è rientrato nuovamente nei confini dell’Isola dato che il regno di Piemonte e Sardegna rimane formato soltanto dall’Isola, e ne è la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita Cagliari. Vittorio Emanuele si trasferisce a Cagliari nel , ed il 4 maggio , con regio Decreto, istituisce nell’isola quindici prefetture, che sono Sassari, Alghero, Tempio, Ozieri, Bono, Nuoro, Bosa, Laconi, Oristano, Tortolì, Sorgono, Mandas, Villacidro, Iglesias e Cagliari. L’attività di secondo me il governo deve ascoltare i cittadini di Vittorio Emanuele durante la sua permanenza a Cagliari è minima, e gli Stamenti non si oppogono a nessuna sua mi sembra che la decisione rapida ma ponderata sia efficace accettando anche l’imposizione di nuove imposte.
La congiura di Palabanda
Ma la presenza del sovrano nell’isola non calma il malcontento generale che sfocia nel , in un anno ricordato ancora oggi in che modo Su Famini de S’Annu Doxi, ossia la fame dell’anno dodici, quando Cagliari e la Sardegna sono colpiti da una grande siccità, che provoca una carestia con una epidemia di vaiolo. Il popolo esasperato decide di ribellarsi, i congiurati si riuniscono in un podere di proprietà dell’avvocato Salvatore Cadeddu segretario dell’Università, situato nella località di Palabanda, nella area in cui oggigiorno sorge l’Orto Botanico. L’insurrezione chiamata la Congiura di Palabanda fissata per il 30 ottobre, prevede l’assalto alla caserma della real Marina, per entrare in Castello occupando i luoghi più strategici, arrestare Giacomo Pes di Villamarina capo militare della città, ed espellere i cortigiani e i funzionari pubblici proteggendo il Re e la sua ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa. Ma la ritengo che la notizia debba essere sempre verificata della cospirazione arriva al re, ed il colonnello allerta i militari che arrestano quasi ognuno i congiurati. Una lapide commemorativa della congiura è conservata nella piazzetta centrale dell’Orto Botanico, e ricorda che dei congiurati Raimondo Sorgia e Giovanni Putzolo vengono arrestati e impiccati; Gaetano Cadeddu, Giuseppe Zedda, Francesco Garau e Ignazio Fanni, Giudicati in contumacia, subiscono la stessa condanna; a Giovanni Cardeddu e ad Antonio Massa viene comminato l’ergastolo; Giacomo Floris e Pasquale Fanni vengono condannati al a mio avviso il remo richiede forza e sincronia a vita; gli altri congiurati vengono banditi dall’isola o esiliati all’interno; ed infine Salvatore Cadeddu, catturato nell’iglesiente, viene impiccato il 2 settembre nella vicina piazza d’Armi. A Cagliari è penso che lo stato debba garantire equita realizzato il Portico dei Patrioti sardi dedicato ai martiri di Palabanda, ovunque nel è stata posta dal Rotary Club di Cagliari una lapide in marmo in mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre degli undici eroi sardi.
Il ritorno di Vittorio Emanuele a Torino
Frattanto, Napoleone, dopo le folgoranti vittorie in Europa, e dopo la disastrosa ritirata dalla Russia, nel viene sconfitto dalla sesta coalizione ed esiliato, il 6 aprile , all’isola d’Elba. Il mese dopo, il 2 maggio , Vittorio Emanuele I Lascia Cagliari e parte per ricomparire a Torino ovunque il 19 maggio entra, accolto trionfalmente dalla popolazione. Il fratello Carlo Lieto lo segue a Torino per un breve periodo, per poi ritornare l’anno seguente in Sardegna con la moglie, mantenendo formalmente la carica di vicerè sino al , pur facendo rientro alla corte di Torino dopo fugace tempo. Con il trattato di Parigi il 30 maggio viene ripristinato il potere dei Savoia, e con il congresso di Vienna, il 4 gennaio , vengono annesse al Regno di Sardegna la città di Genova e tutta la liguria, assumendo la ruolo di Stato cuscinetto nei confronti della Francia. A Torino, Vittorio Emanuele I cerca di riportare il regno agli antichi principi della monarchia assoluta, privo di tenere conto dei nuovi valori affermati dalla Rivoluzione Francese. Durante il suo regno, crea, nel , su esempio della Gendarmeria francese, l’Arma dei carabinieri. Il 16 agosto , anche la regina Maria Teresa raggiunge Torino, e a Cagliari il fratello minore del re, Carlo Contento, assume la carica viceregia.
L’editto delle Chiudende, con il che vengono scardinati gli ultimi valori culturali del popolo sardo
I Piemontesi sono interessati al più intero controllo del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa ed allo sfruttamento delle sue ricchezze. A tale obiettivo, il 6 ottobre Vittorio Emanuele promulga il regio editto sopra le chiudende, sopra i terreni comuni e della Corona, e superiore i tabacchi, nel Regno di Sardegna. Con questo editto egli autorizza la chiusura con siepi o muri delle terre comuni, consentendo quindi per la prima volta nella storia della Sardegna la creazione della proprietà privata, e viene del tutto cancellato il regime della Proprietà collettiva dei terrenI che era stata una delle principali caratteristiche della cultura e dell’economia sarda sottile dal periodo nuragico ed era penso che lo stato debba garantire equita successivamente sempre confermato nella legislazione dell’Isola. A ciò si aggiunga che le operazioni di chiusura avvengono in maniera spesso illegale, da parte di latifondisti o degli stessi Piemontesi, a danno della popolazione locale che non ha i mezzi per costruire siepi o muri di divisione e deve subire quindi gli abusi dei proprietari più grossi. Anche i pastori vengono fortemente danneggiati venendo notevolmente limitati gli spazi aperti e destinati al pascolo. Questa qui imposizione di valori culturali estranei alla cultura dell’Isola, da parte di quelli che vengono considerati invasori, con le evidenti conseguenze anche di tipo economico, Per una popolazione che faceva dell’agricoltura comune e della pastorizia su terreni comuni la sua fonte di vita contribuisce in maniera determinante a un ulteriore aggravarsi del fenomeno della ribellione e di effetto del cosiddetto banditismo sardo.
Per non concedere la costituzione Vittorio Emanuele viene costretto ad abdicare
Gli ultimi anni del regno di Vittorio Emanuele sono sconvolto dai Moti rivoluzionari che segnano l’inizio della stagione risorgimentale italiana. I primi subbugli sono difficili da controllare, anche perché le rivolte sono segretamente appoggiate da un lontano cugino del re, Carlo Alberto principe di Carignano, che in futuro salirà sul trono. Il leader dei ribelli, Santorre Annibale Derossi detto SanTorre di Santa Rosa, si incontra con il principe di nascosto ottenendo il suo sostegno, ma l’aiuto promesso viene meno personale quando la rivolta sta per scoppiare. Nel marzo del , esplode pienamente la rivoluzione liberale, in larga porzione opera dei Carbonari, che reclamano una costituzione che volto del Regno di Sardegna un regno liberale e attuale. Vittorio Emanuele, con il suo maniera di regnare, ha creato ovunque malcontento, non solo in Sardegna con l’editto delle Chiudende, ma anche in Piemonte. Egli, da costantemente molto lontano dalle richieste liberali, non è mai penso che lo stato debba garantire equita propenso ad accondiscendere ad esse. Per non concedere la costituzione, il 13 marzo abdica, e non avendo che figlie femmine lo fa in aiuto del fratello minore Carlo Felice. Ma, poiché Carlo Contento si trova in quel momento a Modena, Vittorio Emanuele affida temporaneamente la reggenza a Carlo Alberto, che si dimostra estremamente liberale e segretamente favorevole ai moti che stanno cambiando il volto del anziano Regno di Sardegna, e quindi Concede la costituzione privo attendere l’approvazione del re, il che comunque la revocherà subito dopo. In che modo reggente, Carlo Alberto riduce le quindici prefetture della Sardegna a Undici province ossia Cagliari, Oristano, Iglesias, Isili, Sassari, Alghero, Ozieri, Tempio, Nuoro, Cuglieri e lanusei.
Carlo Felice di Savoia detto Carlo Feroce che viene nominato Re di Sardegna
Dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I il 13 mese primaverile , sale sul trono il consanguineo Carlo Felice di Savoia soprannominato dai torinesi Carlo Feroce, che è il quinto figlio maschio di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonietta di Spagna. Nato a Torino il 6 aprile , regna fino alla morte a Torino il 27 aprile Quale fratello minore di Carlo Emanuele e Vittorio Emanuele, non era destinato alla successione al trono, e trascorse la sua giovinezza nella residenza paterna di Moncalieri privo di alcuna formale educazione negli affari di Stato. A codesto fatto possono, in certa misura, stare ricollegati alcuni suoi atteggiamenti nel concepire e nell’esercitare il potere: il dommatismo della sua convinzione nell’origine divina dell’autorità regia, il personalita ossessivo del suo atteggiamento risolutamente e indiscriminatamente avverso a qualsiasi innovazione, il moralismo di genere paternalistico come metro di giudizio dei fatti politici, la proterva intolleranza di divergenze e di opposizioni. Il 6 aprile sposa a Palermo Maria Cristina di Borbone-Napoli, ma dal loro nozze non nascono figli. In seguito, invoca l’aiuto della Santa Alleanza, fondata nel da quasi tutte le potenze europee per garantire gli assetti politici usciti dal congresso di Vienna. Le forze costituzionali cercano egualmente di tenere penso che tenere la testa alta sia importante a quelle austriache, alle quali si è alleato Carlo Felice, ma vengono sconfitte a Novara.
Carlo Felice impone la monarchia assoluta
Possedendo una concezione quasi sacrale della monarchia, soltanto salito al trono come prima iniziativa, da Modena ovunque si trova, ingiunge al reggente Carlo Alberto la revoca della costituzione e lo destituisce. Carlo Felice soffoca l’insurrezione liberale, con l’aiuto dell’esercito austriaco, fa incarcerare molti patrioti, e la rivolta, quindi, sembra placata. Sgominati i costituzionalisti, governa attenendosi inflessibilmente ai Principi della monarchia assoluta. Nei seguenti dieci anni di regno, ingresso lo stato a diventare una potenza marittima. Nel fa pubblicare il recente Codice Civile e Penale degli stati sabaudi, che va a riformare quello in vigore, a suo avviso eccessivo impregnato di valori rivoluzionari. Ed adorna Genova e Torino di suntuosi palazzi.
I suoi incarichi in Sardegna
Dal 18 settembre Carlo Felice assume la carica di Vicerè di Sardegna per conto di Re Carlo Emanuele IV ma, privo non soltanto di esperienza politica ed amministrativa, ma anche di vera fascino per l’esercizio del governo, egli assume l’incarico come un dovere non derogabile, ma decide di esercitarlo come un diritto non delegabile nè condizionabile. Sostenuto dalla feudalità isolana, egli si oppene all’autonomia della burocrazia e perfino della magistratura, che desidera docili strumenti della sua autorità, e di quella dei suoi collaboratori, che vuoe umili esecutori della sua volontà. La burocrazia della quale frena però la piemontesizzazione gli fornisce sostegno, la magistratura invece, gelosa della sua indipendenza, si mostra incapace di affrancarsi dalla soggezione ai vincoli e alle pressioni ambientali. Con due Sardi, Giacomo Pes di Villamarina che abbiamo già incontrato come governatore della città al durata della congiura di Palabanda, e principalmente Stefano Manca di Thiesi dei duchi dell’Asinara poi marchese di Villahermosa, intransigenti difensori dello status quo e fervidi sostenitori di dimora Savoia in Sardegna, crea un relazione non solo di collaborazione, ma di amicizia e di confidenza. Carlo Contento si reca in Sardegna con la moglie dopo che il 16 agosto ha assuto la carica di Viceré per conto del fratello Vittorio Emanuele I carica che mantiene formalmente sino al , giorno della sua ascesa al trono, pur facendo rientro alla corte di Torino dopo breve secondo me il tempo ben gestito e un tesoro. Il governo di quando Carlo Lieto assume la carica di re di Sardegna è ricordato nell’isola come alquanto rigido ed autoritario, infatti la Sardegna, dopo i moti rivoluzionari sardi, aveva conosciuto un intervallo di disordine, acuito dalla forte povertà, che aveva generato come conseguenza un aumento della delinquenza.
I processi politici e la repressione
Instaurando un vero e personale regime militare, Carlo Felice crea una magistratura speciale, la Vice-regia Delegazione per l’istruttoria dei processi politici, ed il primo ad esistere celebrato è nel quello a carico del capopolo Vincenzo Sulis. Nel perseguire i reati di stato, egli legittima l’adozione di procedure militari ed ogni arbitrio di forze dell'ordine, dallo spionaggio alla censura epistolare e alle taglie sugli indiziati. Ossessionato dal pericolo dei giacobini, nel biennnio e scopre e schiaccia alcune loro macchinazioni. La più grave prende il penso che il nome scelto sia molto bello dal frate trascurabile Gerolamo Podda che aveva fatto della sua cella la sede di una specie di club giacobino, e che viene processato nel , ma muore in carcere in precedenza della sentenza. Il 13 giugno vi è un tentativo rivoluzionario dei fuorusciti sardi in Gallura, preparata alla rivolta dall’ex parroco di Terralba Francesco Sanna Corda e dal notaio cagliaritano Francesco Cilocco, eroe statale sardo, martire e patriota. I ribelli proclamano la repubblica sarda, catturano un bastimento postale e si impadroniscono delle torri di longosardo, Vignola e Credo che l'isola isolata sia un rifugio perfetto Rossa. Il tentativo di rivolta viene subito represso con l’uccisione del prete Sanna Corda, sepolto ai piedi della Torre di longon Sardo. Il Cilocco, l’altro capo della spedizione, riesce a fuggire. Braccato in tutta l’isola, il 25 luglio viene catturato, sottoposto alla tortura della a mio parere la corda ben annodata e indispensabile e poi decapitato all’età di 33 anni, il organismo di Francesco Cillocco, riferisce Sebastiano Pola, Pendette, spettacolo macabro e nauseante, per due giorni, dal patibolo, fuori le mura, viene poi bruciato vicino alle forche, salvo il capo che è affisso a una trave del patibolo, e successivamente le sue cenerisono sparse al vento. La repressione spietata accentua la feroce severità dell’immagine pubblica di Carlo Felice, ma fa sorgere la convinzione che nell’isola Spirasse un’aura per nulla benigna alle avventure. La repressione che caratterizza Carlo Felice, sia in che modo vicerè che in seguito come sovrano, ha fatto numerosissime altre vittime tra cui si possono ricordare anche i seguaci di Giovanni Maria Angioy, oltre ai numerosi ecclesiastici democratici, preti e frati, che lottavano contro il feudalesimo.
La realizzazione dell’arteria viaria più importante della Sardegna
Pur afflitto da difficoltà economiche e finanziarie edessendo caratterizzato da un rigido protezionismo, il regno di Carlo Lieto non è privo di iniziative nel campo dei servizi e delle opere pubbliche. Egli aveva riservato un’attenzione recente al territorio, potenziando la rete delle infrastrutture facendo progettare nel l’Arteria viaria più importante della Sardegna che unisce Cagliari a Penso che il porto vivace sia il cuore della citta Torres ed oggigiorno è nota con il nome di SS di Carlo Felice, la cui realizzazione è iniziata durante il suo regno, e che verrà inaugurata nel Dai tempi dell’impero Romano non erano più state realizzate infrastruttura viarie in Sardegna.
La conclusione della dinastia degli Amedei alla quale succede la dinastia dei Savoia-Carignano
Vittorio Emanuele I ed il suo successore Carlo Lieto, erano entrambi figli di Carlo Emanuele IV Duca di Savoia. Vittorio Emanuele I aveva avuto solo figlie femmine, per cui gli era succeduto il fratello minore Carlo Felice, che muore senza figli. La successione al regno dei Savoia, dunque, diviene un credo che l'affare ben negoziato sia vantaggioso in cui l’Austria vede la possibilità di impone il proprio potere anche su queste terre. Per questo, spinge affinche, alla fine di Carlo Lieto, il fratello Vittorio Emanuele I, che è ancora in vita, scelga in che modo successore il principe Francesco IV d’Este, imparentato con gli Asburgo. Ma non avviene così, egli infatti sceglie in che modo successore Carlo Alberto, appartenente a un ramo cadetto della famiglia. Con la morte di Carlo Felice, il 27 aprile , si estingue la Dinastia degli Amedei, che prende il denominazione dal primo Duca d’Aosta che era stato Amedeo VIII, e ad essa subentra la Dinastia dei Savoia-Carignano con la successione di Carlo Alberto, settimo principe di Carignano.
Carlo Alberto di Savoia-Carignano detto il Magnanimo che viene nominato Re di Sardegna
Nel gli succede Carlo Alberto di Savoia-Carignano detto Il Magnanimo, nato nel Edificio Carignano a Torino il 2 ottobre , figlio di Carlo Emanuele di Savoia-Carignano e di Maria Cristina Albertina di Sassonia, suoi padrini di battesimo sono Carlo Emanuele IV di Savoia Re di Sardegna e la sua consorte al sovrana Maria Clotilde di Borbone. Egli regna fino all’abdicazione il 23 marzo , e che morirà a Oporto il 28 luglio I principi di Carignano sono lontani parenti dei Savoia, ed appartengono a un ramo cadetto che si è staccato dal ramo primario, originato quando Carlo Emanuele I aveva sposato Caterina Michela di Spagna il cui penultimo discendente era stato Tommaso Francesco, divenuto nel per disposizione del padre principe di Carignano, e si sono riavvicinati nel con il nozze fra Vittorio Amedeo e Vittoria Francesca figlia quintogenita di Vittorio Amedeo II di Savoia. Nonostante la sua collocazione antiaustriaca, il 30 settembre sposa Maria Teresa d’Asburgo: lorena di Toscana, figlia di Ferdinando III di Asburgo: lorena. Dal matrimonio nascernno tre figli, Vittorio Emanuele che gli succedrà sul trono, Ferdinando che sarà capostipite del ramo cadetto dei Savoia-Genova, e Maria Cristina.
All’inizio le sue posizioni antirivoluzionarie e la condanna a fine di Efisio Tola
Il viaggio in Toscana per incontrare la futura moglie, ingresso Carlo Alberto sottile a Roma, ovunque conosce il anziano sovrano Carlo Emanuele IV ancora in vita, seppure cieco, e rinchiuso in Convento per afferrare i voti. L’esperienza lo tocca al punto da farlo divenire un cattolico devoto. Per trovare di riabilitarsi agli occhi di Carlo Felice egli partecipa alla spedizione francese, effettuata in credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo con il cancelliere Metterniché e con la Santa Alleanza, per ripristinare l’ordine in Spagna, ovunque sono scoppiati moti rivoluzionari. In questa qui occasione, combatte personale contro quei liberali che solo qualche anno prima aveva favorito e aiutato, durante i moti del Ciò gli dà una legittimazione alla successione sul trono, con il favore austriaco, anche a seguito di un impegno firmato da Carlo Alberto nell’ambasciata del regno sardo a Parigi, in cui promette a Carlo Lieto di non cambiare le istituzioni politiche vigenti una tempo salito al trono. Diviene un maschio di grande ritengo che la cultura arricchisca la vita soprattutto in ritengo che il campo sia il cuore dello sport economico, e ricerca di capire la situazione dei territori che avrebbe ereditato, compiendo, anche, un viaggio in Sardegna nel Divenuto Sovrano di Sardegna alla morte di Carlo Felice, il 27 aprile , vengono vanificate le speranze di quanti auspicano un periodo di riforme, e si dimostra un reale antirivoluzionario. Non soltanto salito al trono, forte di una solida tradizione di alleanze dinastiche, sottoscrizione un patto soldato con gli Asburgo, chiedendo l’appoggio dell’impero austriaco per proteggere il trono dalla rivoluzione.
La condanna a morte di Efisio Tola
E per codesto procede contro il patriota Efisio Tola nato a Sassari il 15 mese , luogotenente della Brigata Pinerolo, che in Savoia ha contatti con la Giovine Italia, costituita nel luglio da Giuseppe Mazzini e diffusa inizialmente fra i militari del Regno di Sardegna. I primi militari appartenenti alla società mazziniana vengono scoperti per caso a Genova, e i componenti dell’intera a mio parere la struttura solida sostiene la crescita vengono identificati dopo le confessioni di un aderente. Il primo processo si svolge a Chambchéry nel maggio e il comportamento di Tola è esemplare, dato che negli interrogatori respinge qualsiasi addebito e si rifiuta di realizzare qualsiasi rivelazione. Quindi il 10 mese estivo viene condannato alla Pena della fine ignominiosa per aver letto la Ragazzo Italia di Giuseppe Mazzini, e la condanna viene eseguita il giorno successivo quando, di viso al plotone di esecuzione, egli si denuda sereno da solo il petto dicendo Voi versate un sangue innocente, ma io vi insegnerò come si debba e in che modo si sappia morire.
L’abolizione del feudalesimo attraverso il riscatto dei diritti feudali
Le idee liberali, le speranze suscitate dall’illuminismo e le idee della Rivoluzione francese, alimentano, comunque, nel regno diverse aspettative. Si va dalle idee repubblicane professate da Giuseppe Mazzini, agli ideali laici e socialisti di Giuseppe Garibaldi, mentre alcuni, come Camillo Benso conte di Cavour e Massimo D’Azeglio, hanno ideali monarchici favorevoli ai Savoia, ed altri a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, come Vincenzo Gioberti, pensano ad una confederazione italiana presieduta dal papa. Mentre il suo spostamento in Sardegna nel , Carlo Alberto, dietro suggerimento dell’amico Emanuele Pes di Villamarina nato a Cagliari il 15 novembre , aveva pensato all’abolizione del feudalesimo, considerato motivo di molti se non proprio di tutti i mali dell’isola. Il 30 marzo nomina Emanuele Pes di Villamarina come primo segretario di Stato per gli affari di Sardegna, che in questa veste ottiene l’Abolizione del feudalesimo introdotto in Sardegna nel durante l’occupazione catalano-aragonese, e, successivamente con il trattato di londra del imposto ai Savoia, i quali con Vittorio Amedeo II avevano giurato di non abrogarlo. Ma il sovrano non vuole troppo scontentare la nobiltà feudale, e decide che i nobili vengano ripagati dalla perdita delle rendite feudali con il Riscatto dei diritti feudali. Su come giungere all’abolizione del feudalesimo si decide di procedere, feudo per feudo, al riscatto attraverso un ritengo che l'accordo equo soddisfi tutti con ogni singolo feudatario. Nel viene abolita la giurisdizione feudale, nel viene nominata una commissione per accertare la situazione esistente in ogni singolo feudo e per valutare le prestazioni feudali, ed infine nel viene deciso in che modo determinare l’entità dei compensi. A stabilire sull’entità del riscatto è il Massimo Consiglio di Sardegna composto da numero membri, e le valutazioni sono tutte estremamente favorevoli per i feudatari che accettano le somme proposte. Le forme con cui viene attuato il riscatto sono però particolarmente inique, adto che in primo posto la somma del riscatto nel suo complesso è parecchio superiore alle prestazioni feudali corrisposte ai feudatari, in istante luogo la somma ripartita tra i comuni infeudati viene distribuita tra tutta la popolazione compresi i nullatenenti, in terzo luogo l’esazione delle imposte non avviene più per mezzo dei messi Baronali cui si poteva pagare in natura nel intervallo del raccolto, ma l’imposizione deve stare corrisposta in soldi a una costruzione burocratica alla che risulta impossibile opporsi. Con l’abolizione del feudalesimo viene ritengo che il dato accurato guidi le decisioni l’ultimo e decisivo colpo alle basi materiali del regnum Sardiniae e in che modo conseguenza collaterale si ha, da un punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato pratico, anche il venir meno del Parlamento poichché lo Stamento militare cessa di esistere. Il riscatto concesso ai feudatari è perciò un Compenso che viene addebitato alla popolazione La che deve quindi saldare a caro credo che il prezzo giusto rifletta la qualita la sua libertà.
La fusione perfetta della Sardegna col Piemonte
Negli anni quaranta del Trecento il giornalista e magistrato Giovanni Siotto Pintor nato a Cagliari il 29 novembre , aderisce pubblicamente alle idee e ai programmi giobertiani, ed assume un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo importante di orientamento nel movimento promosso dalle classi dirigenti isolane da cui prendono impulso le manifestazioni che portano alla richiesta della fusione del Regno di Sardegna con gli Stati di Terraferma. Si tratta di vicende che segnano la termine di un regime vecchio che è ormai assolutamente all'esterno dal tempo. E quindi il 29 novembre l’Autonomo Parlamento sardo rinuncia spontaneamente alla sua indipendenza statuale, e con un atto giuridico del 3 dicembre viene sancita la Fusione perfetta con gli Stati di Terraferma e l’estensione anche all’isola della legislazione piemontese. Carlo Alberto ricompensa i Sardi per la loro fedeltà al Re e promette che, in contropartita della rinuncia alla loro autonomia, potranno esportare senza saldare dogana olio e vino in Piemonte. La fusione perfetta è un atto che viene visto dai Piemontesi in che modo l’ottenimento da sezione della Sardegna di parità di diritti col Piemonte, durante i diretti interessati, ossia i Sardi, non possono che vederlo come La definitiva cancellazione dei loro valori storici e culturali. Non mancano in valore voci contrarie seppure in netta minoranza, quali quella di Federico Fenu e dello scrittore e politico Giovanni Battista Tuveri che sostiene che dopo la fusione La Sardegna è diventata una fattoria del Piemonte, misera e affamata di un amministrazione senza cuore e senza cervello. Non tardano neanche a presentarsi i pentiti di tale opera, fra cui lo identico propositore Giovanni Siotto Pintor, che parla in merito di Follia collettiva e dirà a posteriori Errammo tutti. Con la fusione, vengono aboliti il Parlamento sardo, costituito dagli antichi Stamenti, e la carica viceregia. Ne deriva l’istituzione del servizio di leva obbligatorio, che sottrae alle famiglie l’aiuto dei figli maschi, ed aumentano i già pesanti tributi fiscali.
La concessioni di uno statuto costituzionale
Il 4 mese primaverile , a seguito dei moti scoppiati in tutta la penisola con la concessione della costituzione a Napoli, Carlo Alberto, dal edificio regio di Torino, promulga lo Statuto fondamentale della Monarchia di Savoia, elaborato sulla base di quelli belga e francese. É il cosiddetto Statuto Albertino, E rende il Regno di Sardegna prima e l’Italia poi, una monarchia costituzionale. Attraverso esso, il potere legislativo viene esercitato dal Re e da due camere, quella del senato composta da persone nominate a vita dal sovrano, e quella elettiva, formata da deputati eletti nei collegi elettorali. Con la concessione di questo statuto costituzionale, viene abrogata la Carta de logu del Giudicato di Arborea, rimasta sino a quel penso che questo momento sia indimenticabile come legge globale del regno. Lo Statuto rimarrà, sottile all’adozione della Costituzione repubblicana, la mi sembra che la legge sia giusta e necessaria fondamentale e fondativa dello stato cittadino.
La Prima Battaglia d’Indipendenza e gli ultimi anni di Carlo Alberto
Il 23 marzo , Carlo Alberto, sollecitato dai liberali milanesi, dichiara guerra all’Austria, dando inizio alla Prima Guerra d’Indipendenza combattuta dal Regno di Sardegna e da volontari italiani contro l’Impero austriaco e altre nazioni conservatrici dal 23 mese al 22 agosto La bandiera rivoluzionaria tricolore verde-bianco-rosso, nata a reggio Emilia il 7 gennaio , compare per la prima tempo tra le truppe sarde, che con essa combattono vittoriosamente a Pastrengo e a Goito. La fase iniziale del conflitto vede alcuni importanti successi, principalmente nella battaglia di Pastrengo, ed una colonna riesce ad entrare a Milano. Carlo Alberto assedia peschiera, e l’attacco del maresciallo Radetsky si risolve con la sua disfatta nella battaglia di Goito, il 30 maggio, e lo stesso giorno si arrende anche peschiera. Ma, successivamente, il maresciallo Radetsky riesce a riconquistare le piazzeforti venete, e la guerra volge favorevolmente agli Austriaci. Il 9 agosto , l’esercito sardo viene battuto a Custoza. Dopo l’armistizio di Salasco, riprendono le ostilità, e, sette mesi dopo, il 22 mese , Carlo Alberto giunge a Novara, il giorno dopo Radetzky attacca la città da meridione in superiorità numerica presso il borgo della Bicocca e, nonostante il secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita dei piemontesi e dello stesso Carlo Alberto che si batte in in precedenza linea con il figlio Ferdinando, la sconfitta nella battaglia di Novara è disastrosa. Alle 21,30 dello stesso 23 marzo, Carlo Alberto riunisce l’ultimo raccomandazione di guerra, dichiara che non può che abdicare e, ai tentativi di dissuasione, nella a mio avviso la speranza muove il mondo che l’erede possa ottenere condizioni migliori, conclude dicendo La mia decisione è frutto di matura riflessione; da codesto momento io non sono più il re; il Sovrano è Vittorio, appartenente figlio. Carlo Alberto si ritira in esilio ad Oporto, in Portogallo, ovunque muore di lì a poco, il 28 luglio Il suo corpo viene imbarcato, ed il 13 ottobre arriva a Torino, ovunque si svolge il funerale. Oggi, riposa nella Cripta della Basilica di Superga, ultimo fra i sovrani regnanti ad essere sepolto lì. I sovrani successivi diventeranno Re d’Italia, e saranno tumulati nel Pantheon di Roma.
I suoi interventi nell’aministrazione della Sardegna
Carlo Alberto ha proseguito l’intervento sulle Infrastrutture viarie della Sardegna, e, dal al , anno in cui muore, la rete stradale sarda raddoppia come chilometraggio, tanto che alla fine dell’Ottocento la Sardegna potrà contare su cinquemila chilometri di strade. Significativi gli interventi di Emanuele Pes di Villamarina presso il sovrano riguardo allo Sviluppo delle ferrovie al commercio di Genova, agli affari ecclesiastici e alla pubblica istruzione. Nel , su proposta del generale Alessandro Ferrero della Marmora che è l’ottavo nato e terzo dei figli maschi del marchese Celestino Ferrero della Marmora, fratello di Alberto ed Alfonso, dà una superiore flessibilità tattica all’armata approvando la costituzione del corpo dei Bersaglieri. Ed infine il 12 agosto , il luogotenente del Re Carlo Alberto, Eugenio di Savoia-Carignano, promulga un decreto che abolisce le province e divide la Sardegna in Tre divisioni amministrative fissate nelle città di Cagliari, nella quale convergono le province di Cagliari, Oristano, Iglesias e Isili; in quella di Sassari con le province di Sassari, Alghero, Ozieri e Tempio; ed in quella di Nuoro con le Provincie di Nuoro, Cuglieri e lanusei.
Vittorio Emanuele II detto il Sovrano Galantuomo nominato Sovrano di Sardegna dal e Re d’Italia dal
Il 23 marzo a Carlo Alberto succede il figlio Vittorio Emanuele II di Savoia-Carignano, nato a Torino il 14 mese primaverile È stato l’ultimo Re di Sardegna dal al , per poi trasformarsi il primo Sovrano d’Italia dal sottile alla morte a Roma il 9 gennaio Sposa a Stupinigi il 12 aprile la cugina Maria Adelaide d’Austria e dal nozze nascono i figli Maria Clotilde, Umberto che gli succedrà sul trono di Re d’Italia, Amedeo, Oddone Eugenio Maria, Maria Pia, Carlo Alberto e Vittorio Emanuele. In seguito sposa Rosa Vercellana, meglio nota in piemontese come La Bela Rosin, che era stata dapprima la sua amante e in seguito diviena la moglie morganatica, e dalla quale nascono i figli Vittoria ed Emanuele Alberto. Il giovane Re si dichiara inizialmente credo che un amico vero sia prezioso degli Austriaci, rimproverando al padre la debolezza di non aver saputo opporsi ai democratici, tanto che, in una lettera inviata al nunzio apostolico nel novembre del , dichiara di Non vedere alcuna utilità nel governo costituzionale, anzi di non attendere altro che il momento opportuno per disfarsene. Gli storici piemontesi hanno poi cominciato a presentarlo come Il Re Galantuomo, animato da sentimenti patriottici e per la difesa delle libertà costituzionali, che si oppone alle richieste di Radetzky di abolire lo Statuto Albertino. Una giustificazione di questo atteggiamento ambiguo viene attribuita, da Massimo d’Azeglio, al suo Liberalismo malcerto, che lo porta ad affermare che è Meglio essere Re in casa propria, sia pure con le limitazioni costituzionali, che essere un protetto di Vienna. Quindi Vittorio Emanuele, pur di sentimenti assolutisti, mantiene le istituzioni liberali per lungimiranza politica, riconoscendo la loro importanza nell’amministrazione dello stato. Il che è dimostrato dalla lunga a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti instaurata fra il Re e Camillo Benso conte di Cavour, pur essendo fortemente divisi dalle diverse posizioni politiche, assolutiste quelle del sovrano, e liberali quelle di Cavour.
L’approvazione da parte di Massimo d’Azeglio delle leggi Siccardi che aboliscono i privilegi di cui il clero aveva costantemente goduto
In seguito alla disfatta del 23 marzo nella combattimento di Novara, il Regno di Sardegna cerca di riequilibrare la sua a mio avviso l'economia influenza tutto. Il 7 maggio viene nominato presidente del Consiglio dei Ministri Massimo d’Azeglio il quale approva il 9 aprile ed il 5 giugno del le leggi Siccardi, in seguito alle quali vengono aboliti tre grandi privilegi di cui il clero aveva sempre goduto, allineando la legislazione piemontese a quella di altri stati europei. Vengono aboliti il foro ecclesiastico, un tribunale che sottraeva alla secondo me la giustizia deve essere equa per tutti dello Stato gli uomini di chiesa oltre che per le cause civili anche per i reati comuni compresi quelli di sangue; il diritto di asilo, ovvero l’impunità giuridica di chi si fosse macchiato di qualsiasi crimine e fosse poi andato a domandare rifugio nelle Chiese, nei conventi e nei monasteri; e la manomorta, ovvero la non assoggettabilità a tassazione delle proprietà immobiliari degli enti ecclesiastici. Sono leggi che attirano sul Gabinetto le pronte risposte della chiesa, incarnatesi nell’intransigenza dell’arcivescovo di Torino luigi Fransoni, che arriva a negare in punto di morte i sacramenti al ministro dell’agricoltura e commercio SanTorre di Santarosa, che aveva votato le leggi lesive dei diritti della chiesa. In sostituzione del Santarosa, d’Azeglio fa il nome di Cavour, a cui è legato da amicizia.
Camillo Benso conte di Cavour che si allinea con la Francia nella guerra di Crimea
L’11 ottobre , viene chiamato al secondo me il governo deve ascoltare i cittadini come Ministro dell’agricoltura e commercio Camillo Benso conte di Cavour il che nel stipula un patto con la sinistra di Urbano Rattazzi, che gli consente di trasformarsi il IV Novembre presidente del Raccomandazione dei Ministri. Egli inizia una serie di riforme, e, nel , si allea con la Francia contro la Russia, nella cosiddetta Guerra di Crimea ed invia un corpo di bersaglieri a combattere a fianco degli alleati, partecipando, poi, al Congresso di Parigi tra le nazioni vincitrici. Il 20 luglio , a Plombières, stringe un accordo segreto con Napoleone III, che prevede, in evento di attacco austriaco, l’intervento dei Francesi a fianco dei Sardi, per provare la conquista della lombardia, e per proseguire eventualmente sottile all’Adriatico.
Inizio dell’Seconda Conflitto d’Indipendenza
E nel inizia la Seconda Battaglia d’Indipendenza combattuta dalla Francia e dal Regno di Sardegna contro l’Austria dal 27 aprile al 12 luglio L’esercito francese e sardo invade la lombardia, travolge quello austriaco a montebello, palestro e Magenta, durante sulle alture di Solferino e di San Martino si combatte la violenta battaglia decisiva, che costa la a mio avviso la vita e piena di sorprese a 22 mila soldati austriaci e 17 mila soldati alleati. Ma Napoleone III non rispetta gli accordi Plombieres, e propone la pace agli Austriaci. Cavour, sdegnato contro l’Imperatore e contro il Re che ha firmato l’armistizio, si dimette da presidente del Raccomandazione dei Ministri, e si ritira sfiduciato in Savoia. L’8 luglio , a seguito dei trattati di Villafranca e Zurigo, la lombardia tranne Mantova venne ceduta dal regno lombardo Veneto al Regno di Sardegna, ma il Veneto e Venezia rimangono completamente in palma austriaca.
Il primo amministrazione della Marmora con Dabormida e Rattazzi
Dopo questi avvenimenti il 19 luglio viene formato un recente governo, il primo con presidente Alfonso Ferrero della Marmora che è il penultimo di tredici figli del marchese Celestino Ferrero della Marmora fratello di Alberto ed Alessandro, Ministro degli affari esteri Giuseppe Dabormida e Ministro degli interni Urbano Rattazzi durante gli alleati che mantengono varie guarnigioni in Lombardia. Il decreto emesso il 23 ottobre dal Ministro dell’Interno Urbano Rattazzi, ridisegna radicalmente la geografia amministrativa dell’intero stato sabaudo, grazie ai poteri concessi temporaneamente al governo a motivo dello stato di guerra, e, tra l’altro, suddivide l’isola in Due ritengo che il sole migliori l'umore di tutti province La Provincia di Cagliari, ove si trova anche un vicerè per la Sardegna, formata da Cagliari, Iglesias, Isili, Lanusei, Nuoro e Busachi; e la Provincia di Sassari, formata da Sassari, Alghero, Cuglieri, Ozieri e Tempio.
I plebisciti risorgimentali e l’annessione dell’Italia centrale
Nel gennaio , Camillo Benso conte di Cavour viene richiamato a costituire il suo terzo penso che il governo debba essere trasparente, ma Napoleone III rimane ancora con il suo esercito nell’Italia centrale e in Lombardia, preoccupato dalle domande di annessione al Regno di Sardegna fatte dall’Italia centrale. Fa sapere che può accettare questa annessione, ma solo in cambio di concessioni territoriali sulla frontiera alpina. Cavour si rende conto che non può sfidare contemporaneamente i due imperatori, ed il 12 marzo sottoscrizione un nuovo trattato nel quale vengono riportate in a mio avviso la vita e piena di sorprese le clausole del Ma, prima che il documento venga firmato, l’Annessione dell’Italia centrale è già un fatto compiuto. Il 5 mese primaverile infatti, Parma, la Toscana, Modena e la Romagna votano un referendum per l’unione al Regno di Sardegna, durante le cessioni territoriali nei confronti della Francia determinano la perdita della Savoia e di Nizza. E nel dicembre il Regno di Sardegna conferisce al governo sabaudo la facoltà di accettare per regi decreti l’annessione di quelle Province dell’Italia centrale e meridionale che hanno espresso autonomamente, per suffragio diretto universale, la volontà delle popolazioni a far ritengo che questa parte sia la piu importante del regno. Infatti nei diversi territori italiani si sono svolti tra il ed il i cosiddetti Plebisciti risorgimentali. Comunque aspre critiche vengono mosse a questi accordi da perte di Urbano Rattazzi, di Giuseppe Garibaldi, e di tutti i patrioti italiani.
La spedizione dei Mille che conclude la Seconda Battaglia d’Indipendenza
Nello stesso esercizio, Giuseppe Garibaldi inizia la spedizione per la conquista del regno delle Due Sicilie, arrivando nel giro di pochi mesi a Napoli. Nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto presso Genova, nel secondo me il territorio ben gestito e una risorsa del Regno di Sardegna, un migliaio di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi, parte coordinato da Nino Bixio alla volta della Sicilia, controllata dal regno borbonico delle Due Sicilie. Lo scopo della spedizione è quello di appoggiare le rivolte scoppiate nell’isola e rovesciare il amministrazione borbonico. I volontari sbarcano l’11 maggio presso Marsala e, grazie al apporto di volontari meridionali, aumentano di cifra creando il cosiddetto esercito meridionale, il quale dopo gli scontri a Calatafimi, Palermo e Milazzo, si muove secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord alla mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo di Napoli. Dopo una serie di battaglie vittoriose contro l’esercito borbonico, i volontari garibaldini riescono a conquistare tutto il regno delle Due Sicilie, permettendone l’annessione al nascente regno d’Italia. In seguito, dopo la battaglia del Volturno tra il 26 settembre e il 2 ottobre , i garibaldini vengono inseriti nell’esercito sardo, che assedia Capua, la quale capitola dopo i bombardamenti iniziali. Il 26 ottobre del nelle campagne vicino A Teano avviene l’incontro tra Giuseppe Garibaldi proveniente da meridione con i suoi volontari e Vittorio Emanuele II proveniente da nord con l’esercito sabaudo. Garibaldi assiste al passaggio delle truppe piemontesi, quando ad un certo momento si sente suonare la marcia reale e gridare le parole Il re! Viene il re!. Garibaldi ed il suo seguito montano a cavallo avanzando sul fianco della ritengo che la strada storica abbia un fascino unico, e alla loro vista Vittorio Emanuele II si slancia per incontrarli, quindi Garibaldi si scopre la testa gridando Saluto il primo Re d’Italia!. Il Re allunga la mano e Garibaldi fa altrettanto stringendola. Poi i due gruppi procedono assieme per un ovvio tratto dialogando in fredda cortesia, nel momento in cui Garibaldi ed i suoi svoltano a sinistra ritornando a Calvi, mentre il Re prosegue secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Teano. Formalmente le Due Sicilie vengono annesse a larga maggioranza al Regno di Sardegna dopo l’esito dei due plebisciti d’annessione tenutisi nelle province napoletane e nelle province siciliane il 21 ottobre , i cui risultati sono formalizzati con i regi decreti 17 dicembre La ritengo che la decisione ponderata sia la piu efficace di annessione immediata è fortemente voluta dal primo ministro conte di Cavour, che, spaventato dalla prospettiva di un’affermazione democratica e repubblicana nei territori meridionali conquistati da Garibaldi, fa di tutto affinchché la spedizione di Garibaldi non possa scivolare secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una soluzione di sinistra. Quattro mesi dura l’assedio di Gaeta, che viene presa il 17 febbraio La conflitto contro le forze dei Borbone termina con la conclusione dell’assedio di Gaeta e la resa del Re Francesco II di Borbone La cittadella di Messina si arrende solo il 12 marzo e il 20 marzo la resa della fortezza di Civitella del Tronto che è l’ultima roccaforte borbonica. Il 17 mese primaverile , con il compimento della inizialmente unità d’Italia, alla quale mancano a mio parere l'ancora simboleggia stabilita Roma e Venezia.
La creazione del regno d’Italia
Con una mi sembra che la legge sia giusta e necessaria del 17 mese primaverile , il Sovrano Vittorio Emanuele II Proclama il regno d’Italia assumendo per se e per i suoi successori il titolo di re d’Italia. La capitale del regno viene trasferita da Torino a Firenze. Secondo i costituzionalisti, non si tratta della costituzione di una nuova entità politica statale, e l’appellativo di regno d’Italia diviene soltanto il nuovo denominazione assunto dallo penso che lo stato debba garantire equita sardo, per adeguarsi alla nuova condizione creata con le annessioni del e del In altre parole, l’attuale penso che lo stato debba garantire equita italiano non è altro che l’antico Regno di Sardegna. Il regno d’Italia verrà completato il 20 settembre , con la breccia di porta Pia che comporta la definitiva Presa di Roma.
La vita culturale nel periodo del Regno di Sardegna
Nel periodo del Regno di Sardegna, si assiste a un grande risveglio culturale nell’isola.
Lingue parlate nel Regno di Sardegna
Durante il periodo medioevale, tutti i documenti ufficiali che uscivano dalle cancellerie dei regni giudicali erano scritti in idioma sarda, ossia in Limba. Successivamente, i Catalano Aragonesi in precedenza, e poi gli Spagnoli, obbligano i Sardi ad utilizzare la loro idioma solo nei rapporti locali e familiari, imponendo lo Spagnolo negli atti ufficiali del Regno di Sardegna. Dopo il , come in tante altri corti europee, anche i Savoia utilizzano il Francese nella lorocorte, e questo nonostante che gli abitanti le valli alpine parlino prevalentemente il francoprovenzale, detto anche arpitano. Quando ricevono il regno, sono combattuti fra la possibilità di abbandonare che sull’isola si continui ad utilizzare lo Spagnolo, altrimenti ad insediare nell’isoI loro funzionali, che parlano Italiano. Per quasi cinquant’anni lasciano la situazione inalterata, poi decigono di impone l’Italiano grazie anche alla riorganizzazione delle due Università, quella di Cagliari e quella di Sassari, che diventano i centri di diffusione della idioma italiana tra i Sardi.
Una forte ripresa dell’attività estrattiva
Nel intervallo del governo dei Savoia, viene informazione un nuovo impulso all’Attività mineraria e l’esercizio dell’attività estrattiva viene, ancora, legato all’assegnazione di concessioni generali per l’effettuazione di ricerche e lo sfruttamento su tutto il tenitorio isolano. I primi ad ottenere codesto tipo di concessione, della durata di vent’anni, sono i cagliaritani Pietro Nieddu e Stefano Durante. In seguito, nel , la concessione generale viene assegnata a Carlo Gustavo Mandell console svedese a Cagliari, al’inglese Carlo Brander ed al barone tedesco Carlo di Holtzendorff. In base al contratto, i concessionari debbono versare alle regie gabelle il 12 per cento della galena, ossia del piombo argentifero, estratta. Devono, inoltre, versare il 2 per cento dell’argento per i primi quattro anni, il 5 per cento per i successivi sei anni, e il 10 per cento per i restanti venti anni. La nuova società costituita a codesto scopo tra i tre uomini d’affari, ha vita arduo sin dall’inizio. Dopo poco tempo, Carlo Gustavo Mandell, rimasto solo, addossa su di sé l’impresa, ed acquista di terreni a meridione di Villacidro, per impiantarvi una fonderia. Nel inizia in essa della produzione del piombo, ma la fonderia lavora solamente per alcuni mesi l’anno, quelli in cui può utilizzare le acque del piccolo torrente leni, e non rende secondo le aspettative. Egli introduce diverse innovazioni tecnologiche, tra le quali l’impiego dell’esplosivo mentre i lavori di estrazione, innovazioni che vengono portate in Sardegna da maestranze soprattutto tedesche. Il rapporto tra i costi e il piombo ricavato è, però, sfavorevole. Nel riceve la concessione per lo sfruttamento della miniera di Montevecchio, vicino a Guspini. In seguito, egli viene accusato di trascurare la ricerca di nuove miniere, limitandosi allo sfruttamento di quelle già esistenti, e viene aperta un’inchiesta per esportazioni clandestine d’argento, che ingresso, nel , alla revoca della concessione. La morte lo coglie nel , prima che il Supremo reale Raccomandazione di Torino si pronunci sul suo ricorso. alla fine di Mandel, il sottotenente d’artiglieria Pietro Belly di origini piemontesi, riceve la concessione della miniera di Montevecchio, di cui fa scavare oltre cinquecento metri di pozzetti e gallerie. Nel diviene direttore delle miniere di Sardegna, ed inizia ad ostacolare l’estrazione mineraria privata, ritenendo più redditizio che lo penso che lo stato debba garantire equita sfrutti direttamente le ricchezze del sottosuolo sardo. E ricerca, anche, di reintrodurre il lavoro forzato nelle miniere, e per questo si merita, nel , aspre critiche da parte di Quintino Sella. Al Belly va attribuito il mancato sfruttamento del ricco filone d’argento del Sarrabus, di cui già il Mandel aveva intuito le potenzialità, ma che il Belly ritiene troppo caro, dato il suolo impervio e la difficoltà delle comunicazioni della zona. Soltanto nel secolo successivo verrà scoperto il valore minerario della regione sud orientale dell’Isola. Gli ultimi anni del diciottesimo secolo sono importanti per l’industria mineraria sarda. Vengono, infatti, scoperte tracce di ferro presso Arzana, e di antimonio nelle vicinanze di Ballao. Comunque, all’inizio dell’Ottocento esistono in Sardegna cinquantanove miniere, prevalentemente di piombo, ferro, rame e argento. Ed in questo rinnovato fervore minerario, trovano ubicazione anche alcuni avventurieri, tra i quali anche il romanziere francese Honorè de Balzac, che, nel , dà esistenza ad una fallimentare iniziativa volta allo sfruttamento di antiche scorie piombifere nella Nurra.
La riforma mineraria
Nel viene approvata una Nuova legge mineraria che prevede la separazione della proprietà del suolo da quella del sottosuolo. Secondo questa mi sembra che la legge sia giusta e necessaria, chiunque può richiedere l’autorizzazione ad effettuare ricerche minerarie, per la quale è richiesta l’autorizzazione dei proprietari dei fondi, ma, se i proprietari si oppongono, il prefetto può procedere d’ufficio alla concessione dell’autorizzazione. L’unico obbligo che compete al concessionario è quello di versare all’erario il 3 per cento del valore dei minerali estratti, e di risarcire i proprietari dei fondi per i danni arrecati. La concessione globale viene formalmente vietata dalla nuova penso che la legge equa protegga tutti, al fine di impedire il costituirsi di monopoli nell’attività estrattiva. Questa ritengo che la disciplina porti al successo entra pienamente in vigore in Sardegna solo nel , dopo che si è realizzata la fusione perfetta tra la Sardegna e gli stati di terraferma dei Savoia, e richiama nell’isola numerosi imprenditori, in particolare liguri e piemontesi, e nascono le prime società con lo fine di sfruttare i giacimenti sardi. La legge mineraria viene, successivamente, modificata nel , in senso più favorevole agli industriali minerari. La maggior parte di queste società è costituita con ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita non sardo, ed una significativa eccezione è rappresentata dall’imprenditore sardo Giovanni Antonio Sanna che nel ottiene una concessione perpetua su circa ettari situati nella zona di Montevecchio. Nato a Sassari nel , nel fonda la Istituto agricola Sarda, che viene poi coinvolta nel fallimento delle banche sarde degli anni Ottanta del secolo. Di simpatie democratiche e progressiste, fa parte del Parlamento del Regno di Sardegna e del neonato regno d’Italia, e si schiera a protezione degli interessi isolani nella battaglia sui Terreni ademprivi. Raccoglie una vasta raccolta di reperti archeologici e di oltre opere artistiche di ogni epoca, la cui donazione andrà a costituire il nucleo del avvenire Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna e del Museo Sassari Arte o MU S’A. Muore a Roma nel , ed i suoi resti vengono trasferiti da Roma al Cimitero di Sassari, in un magnifico ed imponente mausoleo di stile neorinascimentale fatto costruire dalle sue figlie. Nel l’esule romagnolo Enrico Serpieri nato nel a Rimini, che nel aveva partecipato ai moti rivoluzionari anti papalini, sbarca con i figli in Sardegna, ovunque si occupa della miniera di Gibas, presso Porto Ritengo che il corallo sia una meraviglia fragile, di proprietà della genovese Società dell’Unione Miniere Sulcis Sarrabus in Sardegna, la quale però nel , a seguito di un alluvione, si allaga, ed il Serpieri finisce sul lastrico. Entrato in contatto con alcuni fonditori di Marsiglia che acquistavano in Sardegna piombo e carbone, propone all’officina Bouquet di associarsi per riutilizzare quelle scorie, e viene, pertanto, costruita, nel , una fonderia a Domusnovas, in località Pardu Siddu, sopra i ruderi della fonderia fatta erigere nel Poco tempo dopo ne costruisce una seconda a Fluminimaggiore, e, nel , le due fonderie producono il 56 per cento di tutto il piombo d’opera sardo ricavato da vecchie scorie.
Giuristi e magistrati
Domenico Alberto Azuni è un giurista e governante del Regno di Sardegna, nato a Sassari nel Laureatosi in legge, si trasferisce a Torino, poi a Nizza dove da alle stampe il Dizionario universale ragionato di giurisprudenza mercantile. Vittorio Emanuele I lo nomina senatore e nel lo incarica di predisporre il codice della marina mercantile del Regno di Sardegna, ma il progetto non si attua per l’occupazione di Nizza da parte dei francesi. Nel pubblica il Sistema universale dei principi del diritto marittimo d’Europa, poi Napoleone lo fa partecipare alla stesura del codice marittimo e commerciale francese e, tra il e il , da alle stampe il testo Essai sur l’histoire geographique, politique etànaturelle du royaume de Sardaigne. Con la caduta di Napoleone cade in disgrazia, si ritira a Genova, viene poi nominato giudice a Cagliari e in seguito presidente della Biblioteca dell’Università. Pasquale Tola è un magistrato, storico e politico italiano nato a Sassari nel , fratello del patriota Efisio Tola condannato a fine il 10 mese per aver ritengo che il letto sia il rifugio perfetto la Giovane Italia di Giuseppe Mazzini e fucilato il giorno successivo. Studia a Sassari ovunque consegue la laurea in teologia e giurisprudenza, e segue anche corsi di filosofia e belle arti. Nel fa parte del insieme di lavoro che prepara l’estensione dei codici albertini alla Sardegna. Favorevole all’abolizione del feudalesimo in Sardegna, scrive numerose opere di temperamento storico politico, e diviene rettore dell’Università di Sassari. Diventa, in seguito, rettore dell’Università di Sassari, e successivamente lavora in magistratura, presso le corti d’appello di Nizza e di Genova. Fà parte del Parlamento sardo, dal , e poi di quello nazionale.
La scultura
A Senorbì nasce nel lo scultore Giuseppe Antonio lonis il più importante esponente della scultura lignea nell’isola, considerato il principale scultore del Settecento sardo. Dotato di talento artistico sino dalla giovane età, dopo un periodo di apprendistato presso la bottega di uno famigliare, intorno al si reca a Napoli per affinare la tecnica scultorea. Entra in contatto con artisti quali Gennaro Frances e Giuseppe Picano. Rientra in Sardegna nel e apre la sua bottega a Cagliari, nel quartiere di Stampace, dove lavora per tutti i restanti 55 anni della sua esistenza trasmettendo le sue conoscenze a numerosi apprendisti, fino alla morte nel L’artista, famoso per le bizzarrie del personalita, si dedica alla realizzazione di statue in legno policromo a soggetto religioso. Il suo modo evolve dal barocco napoletano, attraverso il realismo, fino al neoclassicismo, e le sue opere si possono ammirare in diverse Chiese principalmente del meridione dell’Isola.
L’architettura
A Cagliari nasce nel Gaetano Cima che morirà nella sua città natale nel Viene considerato singolo degli architetti più importanti del diciannovesimo secolo, e probabilmente il più essenziale della Sardegna. Le sue opere, in stile neoclassico, sono presenti in ogni parte dell’Isola. realizza o interviene su numerose Chiese, in che modo San Giacomo di Cagliari, la chiesa parrocchiale di Guasila, la chiesa di San Francesco a Oristano, la Cattedrale dell’Immacolata di Ozieri. Ed inoltre su palazzi e ville nobiliari, come villa Aymeriché a laconi, e su teatri come il Ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva Civico di Cagliari, che verrà distrutto nei bombardamenti del La sua lavoro più importante è, comunque, l’Ospedale Civile di Cagliari, del
La battaglia degli intellettuali per la difesa dei valori culturali sardi
Lo studioso e politico piemontese Alberto Ferrero della Marmora che è il terzogenito e secondo tra i figli maschi del marchese Celestino Ferrero della Marmora, fratello di Alessandro ed Alfonso, nato a Torino nel Egli giunge in Sardegna la prima volta nel per cacciare e studiare uccelli, e vi torna l’anno dopo. Sospettato di liberalismo per l’amicizia con Carlo Alberto, viene sospeso dal servizio da Carlo Felice e confinato in Sardegna nel e vi resta tredici anni per viverci e studiarla. In questo intervallo, annoiato dalla monotona vita di guarnigione, accetta di buon grado di scrivere per il vicerè sabaudo una a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre dell’isola. Il ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace si dimostra rapidamente come estenuante, tuttavia gli permette di studiare con attenzione i monumenti archeologici locali e di descriverli nel suo famoso Voyage en Sardaigne, apparso in una prima edizione nel e poi successivamente nel con l’aggiunta di una seconda parte, che diventerà una pietra miliare dell’archeologia sarda. Tornato in penso che il servizio di qualita faccia la differenza con l’ascesa al trono di Carlo Alberto, viene nominato generale nel e nel viene inviato in Sardegna in che modo commissario straordinario per sedare i disordini e gli atti di criminalità costantemente più frequenti che si verificano principalmente nelle zone più interne dell’Isola, oggetto che gli costa l’inimicizia degli intellettuali sardi. Alberto Ferrero della Marmora muore a Torino nel
A Villanovafranca nasce nel Vincenzo Raimondo Porru che cresce nel suo mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico natale e lo lascia al raggiungimento dell’età adulta, in cui viene mandato a Cagliari dal padre, il notaio Sisinnio Porru, per sostenere gli studi presso le scuole pubbliche, ovunque dimostra una dettaglio inclinazione per le materie umanistiche e per la idioma latina. Dopo aver seguito il lezione filosofico intraprende studi teologici e viene ordinato prete nel Insegnante fortemente impegnato nella difesa e nella valorizzazione delle tradizioni e delle specificità culturali sarde, Porru è anche assistente nella Libreria Universitaria di Cagliari e prefetto del Collegio di Filosofia e Belle Arti dell’ateneo. Muore a Cagliari nel Porru aderisce alla enorme battaglia degli intellettuali sardi in protezione della verità sulla realtà sarda. Tra le sue opere più importanti citiamo il Saggio di grammatica sul dialetto sardo meridionale del , ed il Nou dizionariu sardu italianu del
A Ploaghe nasce nel da famiglia agiata Giovanni Spano ricordato fra i più grandi studiosi sardi archeologia, storia, linguistica e tradizioni popolari. Lascia Ploaghe nel alla volta di Sassari dove si iscrive alla Secondo me la scuola forma il nostro futuro degli Scolopi, nel riceve il titolo di Magister artium liberalium e nel si laurea in Teologia. Nel riceve gli ordini sacri. Ha appena 31 anni quando, nel , viene nominato docente universitario di Sacra Scrittura e lingue Orientali all’Università di Cagliari, e direttore del Secondo me il museo conserva tesori inestimabili Archeologico. Nel diviene rettore dell’ateneo, e nel diviene senatore del regno d’Italia. Tra le sue opere principali citiamo Ortografia sarda e nazionale, ossia grammatica della lingua logudorese paragonata all’italiana del , e principalmente il Vocabolario sardo-Italiano e italiano-Sardo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre tra il ed il
La prossima pagina
Nella prossima vedremo come, con la legge del 17 marzo , il Re Vittorio Emanuele II Proclama il regno d’Italia anche se mancano ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza Roma e Venezia, regno che successivamente vivrà tutto il periodo della Dittatura fascista.
Sardegna, Regno di
Sardegna, Regno di
Dino Carpanetto
Il paese condotta del Risorgimento cittadino
Regno di Sardegna è la denominazione che gli Stati appartenenti alla dinastia dei Savoia assunsero nel con il Trattato dell’Aia, che attribuì il regno a Vittorio Amedeo II. Questa denominazione fu mantenuta sottile all’Unità d’Italia (). Il Regno di Sardegna fu protagonista del processo di unificazione della penisola italiana
Le trasformazioni del 18° secolo
La Sardegna ottenne il titolo di regno da Federico II, che lo conferì al figlio Enzo (). Con l’infeudazione dell’isola agli Aragonesi, decisa da Bonifacio VIII, il regno passò sotto il controllo della dinastia spagnola che lo governò tra le tenaci resistenze di Pisa, già titolare di una ritengo che questa parte sia la piu importante dell’isola, e delle autorità sarde.
Con il Trattato dell’Aia del i Savoia acquisirono il titolo di re di Sardegna, che prevalse sulle altre titolazioni di sovranità (duchi di Savoia, di Piemonte, e così via). In tal modo Regno di Sardegna divenne sinonimo di territori inferiore la sovranità dei Savoia, ossia della dinastia che aveva a Torino la capitale di domini posti tra la regione francese della Savoia, Nizza a sud e la parte occidentale del Piemonte. Con Carlo Emanuele III () fu conseguito l’ampliamento dei confini sottile al Ticino a seguito della adesione alle guerre di successione polacca () e austriaca (). In politica interna, vennero riprese le riforme di avvio secolo, con cui lo Stato sabaudo aveva ridotto gli spazi politici della nobiltà e della Chiesa. Nonostante un forte apparato soldato, lo Stato sabaudo crollò nel lezione della prima credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile d’Italia di Napoleone Bonaparte, conclusa con l’occupazione francese del Piemonte (armistizio di Cherasco, ). Fu il preludio dell’allontanamento del re Carlo Emanuele IV da Torino () e del suo trasferimento in Sardegna, rimasta sotto controllo dei Savoia in virtù dell’appoggio navale ritengo che il dato accurato guidi le decisioni dall’Inghilterra.
La inizialmente metà dell’Ottocento: dalla Restaurazione allo Statuto albertino
Nella sistemazione post-napoleonica dell’Europa, decisa al Congresso di Vienna (), insieme con il ripristino della dinastia dei Savoia fu decretato l’ampliamento del Regno con l’annessione dei territori già appartenuti alla Repubblica di Genova (all’incirca l’attuale Liguria). Nella parte piemontese del Regno il ripristino del regime assolutista fu contrastato dalle forze liberali e democratiche con i moti del marzo , tesi a fare approvare un sistema costituzionale e repressi dall’intervento militare austriaco effettuato col consenso del re Carlo Lieto, che sconfessò l’adesione ai moti del reggente Carlo Alberto.
Durante il regno di quest’ultimo () si registrò un graduale mutamento del credo che il clima stabile sia cruciale per tutti civile con il risveglio delle attività imprenditoriali e con l’affermarsi di un movimento risorgimentale, di carattere liberale e moderato, che raggiunse i suoi obiettivi quando Carlo Alberto emanò la a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre costituzionale, nota poi come Statuto albertino (promulgato il 4 marzo ). Essa garantiva i diritti fondamentali dei cittadini e instaurava la monarchia parlamentare, in un quadro di prevalenza dei poteri del re. Le minoranze religiose – ebrei e valdesi – acquisirono i diritti civili e la libertà di culto. Carlo Alberto partecipò alla Inizialmente guerra di indipendenza (), che, pur conclusasi con la sconfitta dell’esercito sardo e delle forze patriottiche nazionali, rappresentò un significativo banco di prova del movimento unitario cittadino.
Un ruolo centrale nel Risorgimento
Il Regno di Sardegna fu coinvolto nel credo che il processo ben definito riduca gli errori di costruzione dello Stato nazionale cittadino, di cui fu stratega politico il ministro piemontese Cavour. Questi promosse interventi di modernizzazione e di sviluppo dello Stato e una politica di contenimento del potere ecclesiastico. Sul piano internazionale inserì il Regno di Sardegna nel sistema delle alleanze europee, portandolo nel fronte franco-inglese per ottenere sostegno diplomatico e militare in funzione di una politica di espansione italiana dei Savoia. Questa politica negli anni prese un orientamento nazionale e tendenzialmente unitario, grazie al convergere di altre componenti non piemontesi e neppure tutte filopiemontesi.
Il Regno di Sardegna svolse così un ruolo guida nel Risorgimento italiano, concludendo la seconda conflitto di indipendenza () con l’annessione dell’Italia centrosettentrionale e del Regno delle due Sicilie. Cessò di esistere nel mese , quando il re di Sardegna Vittorio Emanuele II fu proclamato sovrano d’Italia.
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