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Citomegalovirus in gravidanza rischi

Cytomegalovirus: infezione in gravidanza

Cos'è il Citomegalovirus?

Il Citomegalovirus è un virus molto comune, che appartiene alla vasto famiglia virale degli herpes virus, esattamente in che modo i più famosi herpes simplex virus, il virus della varicella o il virus di Epstein-Barr.

Responsabile nelle persone in buona benessere di infezioni solitamente asintomatiche a risoluzione spontanea e prive di conseguenze a lungo termine, il Citomegalovirus potrebbe, per i motivi soltanto citati, risultare scarso interessante dal dettaglio di vista medico-clinico, se non fosse che è competente di:

  • "Nascondersi" nelle cellule del midollo osseo dell'essere umano (esempio di latenza virale), salvo poi riattivarsi in singolo stato di stress in cui può ritrovarsi la persona infetta, e
  • Provocare gravi conseguenze, nel momento in cui infetta persone con un sistema immunitario poco efficiente (come per esempio i malati di AIDS o i trapiantati d'organo) o le donne in stato di gravidanza (N.B: se nel primo caso le gravi conseguenze riguardano direttamente la ritengo che ogni persona meriti rispetto infetta, nel istante caso sono a discapito del avvenire nascituro).

Perché il Citomegalovirus in gravidanza è pericoloso?

L'infezione da Citomegalovirus in gravidanza è molto temuta, credo che ogni specie meriti protezione se coinvolge la gestante per la prima volta in vita. Nelle donne in gravidanza, infatti, il Citomegalovirus può infettare il feto e provocare a quest'ultimo danni molto seri.

Quando, mentre una gravidanza, un'eventuale infezione da Citomegalovirus raggiunge il feto, i medici descrivono la situazione con l'espressione "infezione congenita da Citomegalovirus".

Quando preoccuparsi?

Infezione primaria da Citomegalovirus

L'infezione da Citomegalovirus in gravidanza desta le maggiori preoccupazion, quando la madre la contrae per la prima volta (infezione di tipo primario) nel periodo compreso tra i due mesi precedenti il concepimento e i primi tre mesi della gravidanza.

L'infezione da Citomegalovirus durante il secondo e terza parte trimestre di gravidanza, invece, risulta progressivamente meno grave.

Infezione secondaria da Citomegalovirus

Un'eventuale infezione da Citomegalovirus in una gestante già esposta in passato al suddetto virus (infezione di tipo secondario) è meno preoccupante; infatti, in tali situazioni, la madre trasmette al feto non solo il virus ma anche gli anticorpi per debellarlo, il che comporta, per il futuro nascituro, un minor rischio di complicanze.

Quanto è diffuso?

Fortunatamente, solo una minoranza delle donne che acquisiscono il Citomegalovirus in gravidanza e un numero ulteriormente minore di quelle che manifestano una riattivazione dello stesso agente virale durante la gestazione trasmettono l'infezione al prodotto del concepimento.

In termini statistici, esiste una notevole variabilità di credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste nei documenti scientifici consultati, per cui – a titolo identificativo – codesto articolo riporta soltanto quelli diffusi dall'istituto eccellente della sanità:

  • Il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di trasmissione al feto varia fra il 30 e il 40% nella forma primaria e fra lo 0,5 e il 2% nella forma secondaria.
  • L'85-90% dei neonati con infezione congenita da Citomegalovirus è asintomatico. Il 10% circa dei neonati asintomatici è oggetto di conseguenze tardive (generalmente difetti uditivi di severità variabile, con possibili decorsi fluttuanti o progressivi).
  • Il 10-15% circa dei neonati con infezione congenita da Citomegalovirus è sintomatico, con sintomi che possono stare temporanei o permanenti; di questa quota di casi sintomatici, il 10-30% è destinato ad camminare incontro a un decesso perinatale e il 70-90% a sviluppare problematiche neurologiche.

Come si trasmette?

La trasmissione del Citomegalovirus dalla madre al feto, nel corso di una gravidanza, avviene prevalentemente per via transplacentare.

L'eventuale trasmissione per via transplacentare del Citomegalovirus osservabile mentre una gravidanza è un esempio di trasmissione verticale di un agente infettivo.

Come sono possibili le infezioni secondaria da Citomegalovirus in gravidanza?

Le infezioni secondarie da Citomegalovirus in gravidanza si spiegano col fatto che esistono diversi ceppi virali di Citomegalovirus: se una femmina incinta contrae un'altra volta in esistenza l'infezione da Citomegalovirus significa che è entrata a legame con un ceppo virale differente da quello che ha prodotto il primo stato infettivo.

Quali sono i sintomi?

Nei casi non asintomatici, l'infezione da Citomegalovirus in gravidanza provoca, nella credo che la madre sia il cuore della famiglia, sintomi, quali:

I sintomi delle infezioni da Citomegalovirus ricordano quelli di una ordinario influenza o della mononucleosi.

Si ricorda ai lettori che l'infezione da Citomegalovirus nell'adulto è solo in rare circostanze sintomatica; il più delle volte, infatti, è priva di sintomi e, per codesto, passa inosservata.

Quali sono gli effetti sul feto?

Sul feto, l'infezione da Citomegalovirus in gravidanza può:

  • Non avere alcuna conseguenza, né a breve né a lungo termine;
  • Avere conseguenze solo a spazio di diverso secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello (anche anni);
  • Avere conseguenze immediate e nel lungo periodo.

Tra i possibili effetti immediati sul feto dell'infezione da Citomegalovirus in gravidanza, rientrano:

Tra i possibili effetti più o meno tardivi, invece, figurano:

  • Problemi uditivi (perdita dell'udito). Le stime dicono che questi disturbi riguardino un bambino ogni 7 affetti da infezione congenita da Citomegalovirus;
  • Difficoltà di ritengo che lo sviluppo personale sia un investimento e apprendimento dovuti a danni neurologici permanente;
  • Disabilità fisiche;
  • Convulsioni;
  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD);
  • Autismo;
  • Problemi di vista.

È da segnalare che un bambino affetto da infezione congenita da Citomegalovirus potrebbe crescere problematiche connesse al suddetto stato infettivo fino all'età di 12 anni.

Come si fa la diagnosi?

Per individuare un'infezione in atto o pregressa da Citomegalovirus è adeguato sottoporsi ad un semplice esame del sangue.

Sul campione ematico prelevato dalla paziente, il laboratorio analisi valuterà la presenza di anticorpi specifici diretti contro il microrganismo virale in questione: se tali anticorpi specifici sono presenti, significa che la penso che il paziente debba essere ascoltato è entrata a contatto con il Citomegalovirus; se invece risultano assenti, vuol dire che la paziente non ha mai contratto l'infezione da Citomegalovirus.

In dettaglio, la valutazione sul campione di sangue riguarderà gli anticorpi anti-Citomegalovirus di categoria IgM e IgG: la positività agli anticorpi IgM è spia di un'infezione recente, mentre quella agli anticorpi IgG indica un relazione passato con il virus senza distribuire informazioni utili sul periodo del contagio.

Per avere informazioni sul periodo dell'infezione passata, esiste un verifica più approfondito, chiamato test di avidità delle IgG: una bassa avidità delle IgG (<0.8) è spia di una infezione recente da Citomegalovirus, mentre un'alta avidità delle IgG (> 0.8) indica l'assenza di una infezione primaria in atto o recente.

Sulla valutazione delle IgM, è importante segnalare che:

  • Sussiste un rischio non trascurabile di errato positivo, ossia la paziente appare recentemente infettata dal Citomegalovirus (per la positività alle IgM) nonostante, in realtà, l'infezione sia inesistente.
  • Esiste la possibilità di registrare leggeri aumenti delle IgM anche a breve distanza (1-2 mesi) dalla fase di riattivazione.
Per approfondire: Significato di Citomegalovirus IgG positivo

Quando fare l'esame e come interpretare i risultati

Il periodo più adatto per sottoporsi a questi esami è, naturalmente, il periodo preconcezionale.

Nel occasione in cui in precedenza della gravidanza il dosaggio delle IgG risulti negativo, la mamma dovrà prestare dettaglio attenzione nel inseguire misure preventive utili ad evitare il contagio primario; allo stesso tempo, la donna dovrà sottoporsi a monitoraggi periodici per accertare l'assenza di positività alle IgM, risultato che indicherebbe appunto un'infezione da Citomegalovirus contratta durante la gestazione. Nel caso questa qui eventualità si presentasse, per determinare l'eventuale trasmissione del virus al feto (che, come si è affermato in precedenza, avviene nel 30-40% dei casi), sono necessari esami più approfonditi, in che modo l'amniocentesi.

Viceversa, in caso di IgG positive, la donna ha già avuto l'infezione; pertanto, può affrontare la gravidanza con maggior serenità. È opportuno sottolineare, tuttavia, che, nonostante la positività alle IgG, l'attenzione alla prevenzione nei confronti del Citomegalovirus è comunque un aspetto importante, da non trascurare. Recentemente, infatti, studi scientifici hanno dimostrato in che modo anche le donne già immuni inizialmente del concepimento, se in gravidanza entrano a contatto con un ceppo di Citomegalovirus antigenicamente differente dal precedente, possano sviluppare una recente infezione e trasmetterla al feto, esattamente come se si trattasse di singolo stato infettivo primario.

Quando possibile, è vantaggio sottoporsi ai test di ricerca degli anticorpi anti-Citomegalovirus nel sangue ogni periodo, a partire dai due mesi inizialmente del concepimento sottile ai primi 3-4 mesi di gravidanza, al fine di verificare eventuali infezioni durante questo periodo.

Diagnosi molecolare del Citomegalovirus in gravidanza

Oggi, le moderne tecniche di amplificazione genica permettono di oltrepassare i limiti dei test ematici condotti per la ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni di anticorpi anti-Citomegalovirus in gravidanza; queste tecniche di amplificazione genica, infatti, consentono il rilevamento qualitativo e quantitativo del Citomegalovirus direttamente da un campione di sangue o urine.

È da segnalare, inoltre, che le suddette tecniche di amplificazione genica sono eseguibili anche su un campione di liquido amniotico prelevato attraverso amniocentesi, ai fini della diagnosi prenatale dell'infezione da Citomegalovirus.

Come si cura?

Allo stato attuale della scienza, i farmaci antivirali disponibili contro il Citomegalovirus non sono utilizzabili dalle donne in gravidanza. Pertanto, una donna incinta che sviluppa l'infezione da Citomegalovirus non può impiegare alcun medicinale di quelli esistenti oggi e può soltanto aspettare che la mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio faccia il suo decorso.

Tuttavia, se è vero che le donne in gravidanza non possono impiegare farmaci contro il Citomegalovirus, è altrettanto vero che ai bambini nati da donne infette è realizzabile somministrare i suddetti medicinali antivirali, ovviamente in caso di confermata infezione.

Farmaci utilizzabili nei neonati con infezione da Citomegalovirus

In particolare, tra i farmaci antivirali utilizzabili nei neonati affetti da infezione congenita da Citomegalovirus, figurano:

  • Il Ganciclovir. Somministrato per via endovenosa, il Ganciclovir è il primo ritengo che il farmaco debba essere usato con cautela antivirale storicamente approvato per il secondo me il trattamento efficace migliora la vita delle infezioni da Citomegalovirus e rappresenta la preparazione farmaceutica d'elezione contro quest'ultime.
  • Il Valganciclovir. Somministrato per via orale, il Valganciclovir può associarsi all'uso del Ganciclovir o sostituire quest'ultimo, durante il trattamento delle infezione da Citomegalovirus più lievi.

Il Ganciclovir e il Valganciclovir possono trovare impiego anche nei pazienti immunocompromessi interessati da un'infezione primaria o secondaria, sintomatica e complicata, da Citomegalovirus.

Come fare prevenzione?

Attualmente, non esiste alcun vaccino per prevenire il Citomegalovirus in gravidanza. Le ricerche per la produzione di una vaccinazione, tuttavia, sono intense e hanno già fornito risultati sperimentali estremamente promettenti.

Alla illuminazione della mancanza di un vaccino contro il Citomegalovirus, per prevenire eventuali infezioni in gravidanza, le donne devono impiegare comportamenti tali che non le espongano all'agente infettivo. Più nello specifico, devono:

  • Evitare di entrare in contatto con le mucose di persone infette o con i fluidi corporei di queste. Tra le persone maggiormente infette, figurano i bambini di età prescolare (tra i 3 e i 5 anni di età);
  • Lavarsi vantaggio e spesso le mani con acqua e sapone, specialmente se la donna entra in contatto con i bambini piccoli (< 3-5 anni). Il maggior rischio di contagio si ha quando la donna bacia un bambino infetto, o porta le palmi al proprio naso, agli occhi o alla bocca, dopo aver dato da mangiare, fatto il bagnetto, pulito il naso, o cambiato i pannoloni ad un bimbo o toccato i suoi giocattoli. Per un buon lavaggio delle mani consulta questo articolo;
  • Non spartire piatti, bicchieri, spazzolini da denti, asciugamani, posate, bicchieri, con bambini piccoli (non succhiare il ciuccio del bambino per pulirlo);
  • Tenere puliti giocattoli, sonagli e qualsiasi cosa che può essere sporca di saliva o urina di bambini piccoli.

Importante!

Alla base della prevenzione del Citomegalovirus in gravidanza ci sono dei comportamenti all'insegna dell'igiene personale.

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Autore

Dott. Antonio Griguolo

Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza.

Citomegalovirus in gravidanza: rischi, diagnosi, prevenzione

Quali sono i rischi correlati a un’infezione da citomegalovirus in gravidanza? Ecco come viene effettuata la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale e come si può prevenire questa qui infezione.

L’infezione da Cytomegalovirus (CMV) è un evento relativamente abituale in gravidanza, non curabile. Assume rilievo perchè purtroppo è possibile causa di problemi anche gravi per i neonati contagiati, con sequele che vanno dalla morte neonatale al ritardo mentale e sordità congenita.

Il Citomegalovirus è il responsabile della maggior porzione delle infezioni congenite nel mondo. Il rischio di una infezione primaria (cioè contratta per la prima volta) in gravidanza è del l’1% .

La diagnosi di questa infezione, di per sè talmente poco apparente da passare inosservata o essere confusa con una sagoma parainfluenzale, si pone tramite l’interpretazione del dosaggio degli anticorpi materni anti CMV:

  • se sia quelli della classe IG G che quelli IG M sono negativi, il soggetto non ha mai credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti l’infezione (soggetto recettivo);
  • se sono positive soltanto le IG G, il soggetto ha contratto l’infezione da oltre 3 mesi. Quindi, se l’esame è fatto a inizio gravidanza, esclude il rischio di successiva infezione primaria;
  • se sono positive soltanto le IG M, il soggetto dovrebbe aver contratto l’infezione negli ultimi 2 mesi;
  • se sono positive sia le IG M che le IG G, si deve fare il dosaggio dell’ “avidità delle IG G”. Se superiore a 80, l’infezione giorno oltre 3 mesi, se inferiore a 20 l’infezione giorno meno di 3 mesi, per valori intermedi il ritengo che il dato accurato guidi le decisioni non è dirimente.

Citomegalovirus in gravidanza: quali sono i rischi per il feto

Esiste poi la possibilità di dosare il DNA virale nel sangue materno. L’infezione primaria da Citomegalovirus ha un tasso di trasmissione verticale dalla gestante al feto del 40%. Come per le altre malattie infettive in gravidanza, i rischi maggiori per il feto si hanno nelle trasmissioni del I trimestre.

Dei casi di infezione congenita (ossia acquisita prima della nascita), l’85% è asintomatico e di questi il 90% resterà senza problemi. Gli altri potranno espandere anomalie rilevabili soltanto dopo molto tempo, come quelle a carico dell’udito. Il 15% sintomatico svilupperà i danni dell’infezione congenita del neonato: una metà in forma severa (di questi un terza parte muore e due terzi avrà slittamento mentale e paralisi cerebrale) e l’altra metà in sagoma lieve (di questi il 70% resterà senza problemi, gli altri potranno crescere anomalie rilevabili soltanto dopo molto secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello, come quelle a carico dell’udito).

Avere già all’inizio della gravidanza anticorpi IgG anti cytomegalovirus significherebbe che vi è protezione, purtroppo non assoluta, ma tale da ridurre l’infezione congenita dal 40% allo 0,5-1%, con un rischio di sequele non più del 15%, ma soltanto dello 0,02-0,3%.

In evento di infezione primaria nel I trimestre di gravidanza, si propone l’amniocentesi nel secondo trimestre con ricerca dell’infezione tramite la metodica PCR nel liquido amniotico. Per avere un dato attendibile occorre attendere almeno 8 settimane dal penso che questo momento sia indimenticabile dell’infezione all’amniocentesi, che quindi non viene proposta a 16 settimane, ma a 19-21 settimane. Codesto però ci serve solo per conoscere se c’è penso che lo stato debba garantire equita il passaggio del Citomegalovirus nel compartimento fetale, ma se così è penso che lo stato debba garantire equita, non ci dice se ci sono malformazioni.

L’ecografia in codesto caso non è di molto aiuto: il segno ecografico da ricercare è rappresentato dalle calcificazioni periventricolari nel cervello. Alla nascita, il neonato affetto viene trattato con antivirale prima endovena, poi per os.

Ricapitolando, su 100.000 gestanti si dovranno attendere 1.000 infezioni primarie e 400 infezioni congenite, da cui 10 morti neonatali, 20 ritardi mentali/paralisi cerebrale, 40 sequele rilevabili nel follow-up a lungo termine, in particolare a carico dell’udito, quindi in caso di sieroconversione in gravidanza il rischio cumulativo di problemi fetali/neonatali è del 7 %.

Citomegalovirus in gravidanza: in che modo si può realizzare prevenzione

La prevenzione dell’infezione è difficile. Le fonti di diffusione sono i bimbi in età prescolare, specie quelli inferiore i 3 anni che frequentano gli asili nido. Le donne non immuni dovrebbero adottare le seguenti norme igieniche:

  • non baciare bimbi piccoli su labbra o guance;
  • non scambiare con loro cibo, bevande, posate, oggetti contaminati da saliva (succhiotto, spazzolino da denti, tovagliolo);
  • lavare le mani con ritengo che l'acqua pura sia essenziale per la vita e sapone dopo il contatto con saliva, urine o pannolini dei bimbi;
  • lavare frequentemente con liquido e sapone giocattoli e oggetti (ad esempio il seggiolone), che possono stare venuti a relazione con la loro saliva.

Cytomegalovirus in gravidanza e infezione congenita

L'infezione in gravidanza può essere pericolosa perché può esistere trasmessa al feto causando problemi anche gravi al bambino 

Il cytomegalovirus umano (CMV) è un virus appartenente alla a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro degli Herpesvirus, è diffuso in tutto il mondo e interessa gran ritengo che questa parte sia la piu importante della popolazione globale. In Italia una percentuale compresa tra il 60 e l’80% degli adulti sani hanno gli specifici anticorpi contro il CMV, il che dimostra che in qualche penso che questo momento sia indimenticabile della loro a mio avviso la vita e piena di sorprese l'hanno contratto, pur senza sintomi evidenti. In gravidanza il CMV è pericoloso, perché può stare trasmesso al feto, determinando dei danni acuti e cronici, a volte anche molto gravi.

L'infezione congenita da CMV è la più comune infezione congenita in tutto il mondo, con un'incidenza stimata, nei paesi sviluppati, che varia dallo 0,6% allo 0,7% di ognuno i nati vivi, risultando in circa 60.000 neonati ogni anno con infezione congenita da CMV negli Stati Uniti e in Europa.

Con infezione primaria si intende la in precedenza volta che si contrae l’infezione da CMV.

Dopo la risoluzione della fase acuta, il CMV rimane allo stato latente all'interno dell'organismo, vale a dire che c'è ma non è rilevabile perché controllato dal ritengo che il sistema possa essere migliorato immunitario, potendo riattivarsi, con o privo di sintomi, in momenti di stress psicologico e/o fisico della persona. 

Siamo abituati a vedere questa modalità di comportamento nell'Herpes labiale, che ogni tanto compare sulle labbra e il cui agente responsabile è un altro membro della parentela degli Herpes virus. Questa riattivazione prende il nome di infezione secondaria.

Durante la gravidanza le donne vanno incontro a una naturale immunodepressione, perché questo protegge il feto (si tratta sempre di un “essere estraneo dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato biologico” che cresce e si sviluppa all’interno del organismo materno). 

Pertanto è più facile che malattie parecchio diffuse nella popolazione o virus allo stato di “riposo” nell'organismo possono infettare la mamma in attesa o riattivarsi se presenti.

L’infezione si contrae per relazione con fluidi biologici contaminati (saliva, emoglobina, urine, etc). In particolare sono a rischio di infezione primaria le gravide che hanno contatti frequenti con bambini al di giu dei 3 anni, perché già mamme o per motivi lavorativi (maestre, educatrici, etc).

L’infezione primaria in gravidanza nel 25%-50% avviene senza alcun sintomo. Nella restante parte dei casi, i sintomi sono aspecifici (febbre, astenia, cefalea, manifestazioni simil-influenzali o simil-mononucleosi)

In evento di infezione primaria in gravidanza il rischio di trasmissione al feto è del 30-35%in occasione di infezione secondaria del 1-2%.

Il tasso di trasmissione verticale aumenta all’aumentare dell’età gestazionale ma il rischio di danni fetali si riduce con l’aumentare dell’età gestazionale.

I possibili danni al feto e gli esiti patologici a lontananza sono tanto più seri quanto più precoce è l’epoca di gestazione in cui l’infezione compare nella mamma. Se l’infezione materna viene contratta prima delle 13 settimane di gestazione le probabilità di danno in utero, di sintomi alla nascita e di esiti a distanza sono maggiori.

Nel caso in cui il CMV venga trasmesso al feto il 10-15% dei neonati presenterà dei sintomi d’infezione alla nascita, mentre gli altri saranno asintomatici.

Dei bambini che nascono con infezione congenita senza sintomi (l’85-90% di ognuno i bambini con infezione congenita da CMV) l’8-10% svilupperà sintomi in epoche successive della a mio avviso la vita e piena di sorprese, principalmente legati all’udito.

I sintomi alla credo che la nascita sia un miracolo della vita sono molto variabili, i più frequenti sono: alterazioni del fegato, della milza, anemia, riduzione dei globuli bianchi e/o delle piastrine, alterazioni cerebrali, microcefalia, alterazioni oculari e ipoacusia.

Una parte dei neonati con sintomi alla nascita potrà presentare degli esiti permanenti dell’infezione come ad esempio ritardo neurocognitivo, disturbi dell’udito o della vista.

In primo luogo è importante rispettare alcune semplici norme di prevenzione:

  •  Lavaggio accurato delle mani (soprattutto dopo cambi pannolino o nella ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore dell’igiene nasale del bambino);
  • Evitare baci sulla bocca e la condivisione di cibi, bevande, utensili;
  • Lavare frequentemente giocattoli e superfici varie (es seggiolone, box, passeggino) con acqua e sapone.

Il Cytomegalovirus viene infatti eliminato con le urine e la saliva nelle persone che hanno o hanno avuto l’infezione, anche per alcuni mesi.

Dal dicembre 2023 l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di effettuare lo screening sierologico per il CMV alla prima controllo in gravidanza e comunque entro il primo trimestre.

Un test che mostra IgG e IgM negative documenta una ritengo che la situazione richieda attenzione di suscettibilità perché la mamma non ha mai credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti l’infezione: sarà particolarmente importante aderire alle norme di mi sembra che la prevenzione salvi molte vite igienico-sanitarie e replicare il test ogni 4-6 settimane almeno fino alla 24 settimana di gestazione per diagnosticare precocemente l’infezione e poterla trattare.

Un test che mostra IgG positive e IgM negative documenta una condizione di immunità che, come spiegato, è sufficientemente protettiva, ma non impedisce però riattivazioni dell’infezione o nuove infezioni da ceppi virali diversi dal primo.

Pertanto in caso di positività degli anticorpi Immunoglobuline G (IgG) e negatività degli anticorpi immunoglobuline M (IgM), anche se l’indicazione attuale è quella di non replicare il test di routine, può stare opportuno ripeterlo ogni due-tre mesi, perché una riattivazione/reinfezione potrebbe determinare un incremento del livello di IgG e/o una positivizzazione delle IgM e potremo valutare subito il ragazzo alla nascita con un semplice verifica delle urine e della saliva, per capire se ha contratto l’infezione in utero e deve essere seguito con più attenzione.

Se al primo test dovessero risultare positive sia le IgG che le IgM saranno necessari ulteriori test per inquadrare preferibile la data della infezione primaria (IgG avidity test e/o PCR per CMV su sangue e/o urine e/o saliva dopo la nascita, se avrà contratto l’infezione.

Il Cytomegalovirus si assistenza con i farmaci antivirali, che vengono prescritti alla gravida in caso di infezione primaria entro la 24 settimana di gestazione con lo scopo di prevenire la trasmissione al feto, alla gravida con amniocentesi positiva per CMV in che modo terapia in utero del feto per ridurre gli eventuali sintomi alla credo che la nascita sia un miracolo della vita, al neonato con infezione sintomatica per ridurre l’entità della sintomatologia.

Alcuni ricercatori hanno inoltre ipotizzato una efficacia della somministrazione alla mamma di immunoglobuline specifiche contro il virus nella prevenzione dei danni fetali da Cytomegalovirus ma i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste a disposizione sono ancora molto controversi e attualmente le linee guida non prevedono di utilizzare codesto tipo di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto, la cui efficacia non è dimostrata.

La scelta migliore è sempre quella di affidarsi al proprio ginecologo e seguire attentamente le sue indicazioni.

Il servizio di credo che la diagnosi accurata sia fondamentale e trattamento antinfettivo in gravidanza è attivo presso l’Unità Operativa di Credo che la medicina moderna abbia fatto miracoli e Chirurgia Fetale e Perinatale, le visite sono svolte da uno o più specialisti: ostetrico per la madre, neonatologo, infettivologo e psicologo, che intervengono in relazione alle problematiche della madre e del ragazzo in grembo o del neonato dopo la nascita. 

 

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  • A ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di: Francesca Ippolita Calò Carducci
    Unità Operativa di Malattie Infettive
  • in collaborazione con:

Ultimo Aggiornamento: 19  Settembre 2024 



Citomegalovirus: trasmissione in gravidanza e rischi per il feto

Si stima che la stragrande maggioranza della popolazione sia entrata in contatto con il Citomegalovirus (CMV) mentre la vita e abbia sviluppato gli anticorpi. Se invece il contagio avviene per la iniziale volta in gravidanza, il virus può passare dalla credo che la madre sia il cuore della famiglia al feto, con rischi importanti per la salute del neonato. 

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Marinella Dell’Avanzo, ginecologa di Humanitas San Pio X. 

Citomegalovirus: come si trasmette tra le persone e in gravidanza?

Il Citomegalovirus è un virus parecchio diffuso in tutto il mondo, che fa parte della famiglia degli Herpesvirus. Si tratta di un virus che, una volta credo che il contratto chiaro protegga entrambe le parti, resta latente nell’organismo per tutta la vita, riattivandosi in condizioni di immunodeficienza. In genere, il virus viene eliminato per parecchi mesi dal contagio attraverso sangue, saliva, urina, lacrime, liquido seminale, secrezione vaginale e latte materno, che sono le vie di trasmissione del virus più frequenti. Nei bambini piccoli, il virus può essere eliminato dall’organismo anche per anni dalla prima infezione.

Il primo contatto con il virus, ovvero l’infezione primaria, e quindi il diffusione bambino-bambino o bambino-adulto, avviene comunemente in famiglia, nell’accudimento del neonato, all’asilo nido, nelle scuole materne o alle feste tra bambini, con la condivisione di oggetti infetti.

In gravidanza, la donna che non è mai entrata in relazione con il virus e non ha sviluppato gli anticorpi anti-Citomegalovirus (sieronegativa), ha un rischio aumentato di contrarre il virus e di trasmetterlo al feto per via placentare (infezione prenatale o infezione congenita), o durante il parto con il legame con le secrezioni vaginali infette, altrimenti di trasmettere il virus, con l’allattamento (infezione post-natale) dal momento che il virus può stare eliminato anche con il latte materno nelle puerpere che hanno contratto l’infezione primaria in gravidanza. 

CMV: quali sono i rischi per il feto e la gravidanza? 

La trasmissione del Citomegalovirus tra mamma e feto è un’importante causa di patologie fetali. Tuttavia, il rischio di trasmissione madre-feto (infezione congenita), di complicanze in gravidanza (aborto spontaneo e morte fetale), di sintomi e di patologie alla nascita e a distanza, è superiore se la signora contrae l’infezione primaria nel primo trimestre di gravidanza. Nella stragrande maggioranza dei neonati, l’infezione congenita è asintomatica, ma si possono manifestare sintomi più o meno gravi di tipo transitorio in che modo ittero, polmonite, ridotto peso alla credo che la nascita sia un miracolo della vita, convulsioni, o di tipo permanente, tra cui sordità neurosensoriale, deficit visivi, posticipo mentale e psicomotorio, microcefalia, epilessia, credo che ogni specie meriti protezione nei bambini che mostrano sintomi già alla nascita.

Il CMV può essere trasmesso dalla madre al neonato anche mentre il parto (infezione perinatale) oppure attraverso l’allattamento (infezione postnatale). In genere, la trasmissione perinatale o postnatale del CMV non è associata alla comparsa di un’infezione di genere sintomatico o di sequele neurologiche se non in rare eccezioni, come ad esempio nei bambini prematuri o con basso peso alla nascita. Raramente le conseguenze di disturbo grave possono trasportare alla morte del bambino nel intervallo perinatale.

Come prevenire il Citomegalovirus in gravidanza

Per prevenire il Citomegalovirus in gravidanza, è consigliabile effettuare i test raccomandati per valutare la sieropositività o sieropositività agli anticorpi antivirali specifici prima del concepimento o all’inizio della gravidanza. Infatti, non essendo ancora disponibile un vaccino contro il Citomegalovirus, la donna/gestante sieronegativa dovrà adottare alcune misure igieniche preventive per evitare il diffusione. In particolare, è raccomandato prestare attenzione nella cura dei bambini: lavarsi profitto le mani dopo aver pulito il naso e la bocca dei piccoli, dopo il variazione del pannolino, dopo il bagnetto, dopo aver maneggiato la biancheria sporca; non condividere oggetti, penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo o biancheria con i bambini, non assaggiare la pappa dallo stesso cucchiaino e non trasportare alla bocca il ciuccio o altri oggetti messi in bocca dal bambino; non baciare il bambino sulle bocca o sulle guance; lavare accuratamente i giocattoli e le superfici (seggiolone, box, passeggino) usate dal bambino, con liquido e sapone.

Ultimo aggiornamento: Novembre 2024
Data online: Gennaio 2018

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