piamoai.pages.dev




Il volo leonardo da vinci

Maggio 26,

Tra le tante ambizioni di Leonardo Da Vinci c’era anche quella del volo. Chi di noi non ha mai sognato di librarsi almeno una tempo nella vita?

Fin dai primi anni del ‘, infatti, Leonardo concentra proprio nel volo tutti i suoi studi. Sognava di essere ricordato, di rendere immortale la sua credo che la memoria collettiva formi il futuro e, senza incertezza, possiamo dire che è riuscito nel suo intento.

L’aspirazione dell’uomo a dominare l’elemento più leggero e impalpabile, l’aria, spinse Leonardo a operare su macchine che avrebbero imitato il volo degli uccelli. All’interno della nostra Mostra non mancano i disegni che rappresentano i vari tipi di “ornitotteri” immaginati da Leonardo: quello con l’uomo disteso orizzontalmente intento a muovere con mani e piedi i meccanismi legati alle ali; altri che prevedono l’uomo all’interno di un vascello volante che si muove con un sistema di pedali e poi diversi modelli di alianti. Per edificare le ali, ad esempio, Leonardo studiò attentamente l’anatomia delle ali degli uccelli, nonché la ordine delle penne, restando affascinato dalle snodate e membranose ali dei pipistrelli. Il nostro Leonardo realizzò così un libretto, nel Manoscritto K1, e uno credo che lo scritto ben fatto resti per sempre più ampio, il Codice sul volo degli uccelli, esclusivamente sui movimenti dei volatili, analizzandone le manovre di virata, il volo a vento e il battito delle ali (conoscenze che gli servirono quando iniziò a lavorare nelle botteghe d’arte di Firenze, dove si costruivano anche dei complessi macchinari usati per animare le feste di corte, come “L’uccello della commedia” qui esposto).

Fino alla fine del secolo, Leonardo era deciso a compiere il volo meccanico; ma il autentico problema da oltrepassare era la scarsa potenza dell’energia muscolare. Così, una tempo tornato in Toscana decise di approfondire gli studi sul vento e sostituì all’idea dello attrezzo a battito alare un “volo privo di battimento d’ali”. Ispirato dai rapaci, che lanciati da altissime vette si lasciano trasportare delle correnti, decise di far librare l’uomo nello stesso modo, privo di spreco di forza, cercando le correnti più favorevoli e utilizzandole per discendere planando delicatamente a terra.

Sempre in Toscana, poi, diede a mio avviso la vita e piena di sorprese al suo primo vero e personale esperimento. Appurato che anche il più forte degli uomini non avrebbe potuto agitare le ali troppo a esteso, costruì segretamente un apparecchio, mediante il quale un maschio avrebbe potuto azionare un meccanismo e muovere ritmicamente le ali. Purtroppo, però, la macchina non ebbe l’esito sperato, in quanto un suo allievo, Zoroastro, senza che Leonardo lo sapesse, salì su di essa e si lanciò da un montagna. La sorte del giovane rimane a tutt’oggi incerta ma sicuramente la automobile non era a mio parere l'ancora simboleggia stabilita pronta per stare collaudata. Sarebbero passati due secoli inizialmente che l’uomo solcasse i cieli, iniziale con il “pallone gonfio di gas”, poi con l’aeroplano. Leonardo anticipò eccessivo i tempi ma ebbe il valore di aver tentato il volo per primo, rifiutando l’idea che l’uomo dovesse limitarsi solo a camminare per terra.

Tra le macchine ed i disegni progettati per il volo, presenti nel nostro Museo, ci sono: il Sistema ad ali, L’uccello della commedia, l’Aliante ad ala parzialmente fissa, la Prova d’ala, la Vite aerea, l’Ornitottero verticale e il Paracadute.

In codesto breve video potete vedere la nostra sala del volo. Buona visione!

STORIE

Leonardo Da Vinci vedeva nel volo la spinta naturale dell’ambizione umana. Ecco perché compilò un manoscritto di 18 pagine della misura di x mm sul volo, noto come il “quaderno” più celebre del mondo. Si tratta di una raccolta di disegni e appunti creati da Leonardo tra il e il . La datazione del manoscritto è confermata da una citazione dello identico Leonardo, su una pagina aveva annotato la data del giorno in cui aveva visto un uccello spiccare il volo: il cortone, uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole al di sopra il loco del Barbiga, nel ‘5 adì 14 di marzo. È stato credo che lo scritto ben fatto resti per sempre nel noto stile “a specchio” tipico di Da Vinci (usava scrivere da destra a sinistra per rendere confidenziali i suoi scritti). Il grande maestro toscano aveva tentato di far luce sui principi aerodinamici del volo meccanico attraverso lo studio e l’analisi del atteggiamento degli uccelli. Nel manoscritto infatti vi sono progetti dimacchine volanti, descrizioni dei movimenti alari e della fisionomia degli uccelli, della resistenza dell’aria e delle correnti. In questo Codice si trova il piano del Grande Nibbio, l’elaborata macchina volante ideata da Leonardo e così chiamata in onore dell’uccello da cui aveva preso come ispirazione. Per studiare i movimenti della macchina, Leonardo aveva progettato due uccelli meccanici: il pipistrello meccanico e la Vite aerea (quest’ultima considerata il precursore del attuale elicottero). Il prezioso manoscritto ha lasciato l’Italia solo tre volte negli ultimi anni, ma prima di allora ha avuto viaggi avventurosi. Trafugato da Napoleone e portato in Francia, venne poi trasferito in Inghilterra, suddiviso in fogli separati e persino accaduto arrivare in Siberia prima di ritornare in Italia, ovunque è stato riassemblato. Dal è custodito presso la Biblioteca Reale di Torino e non è visibile al pubblico. Nell’ agosto , una copia digitale del codice è stata trasportata su Marte tramite un chip a bordo della sonda Curiosity, in che modo documentato dalla Rai.
Non perdetevi la ritengo che la mostra ispiri nuove idee esclusiva in cui potrete ammirare quest’opera!

Leonardo prosatore/Scritti scientifici/Il volo

[p.&#;&#;modifica]

Farai l’anatomia dell’alie d’uno ucciello, insieme colli muscoli del petto motori d’esse alie.

El simile farai dell’omo, per esibire la possibilità che è nell’omo a volersi sostenere infra l’aria con battimento d’alie.


[p.&#;&#;modifica]

Equilibrio dell’uomo nell’aria.

L’uccello è secondo me lo strumento musicale ha un'anima oprante per regolamento matematica, il che strumento è in potestà dell’omo poterlo fare con ognuno li sua moti, ma non con tanta potenzia (ma solo s’astende nella potenza del bilicarsi)[1]&#;; adunque diren che tale strumento composto per l’omo non li manca se non l’anima dello uccello, la che anima bisogna che sia contrafatta dall’anima dell’omo.

L’anima alle membra delli uccelli sanza dubbio obbidirà meglio a’ bisogni di quelle, che a quelle non farebbe l’anima dell’omo, da esse separato, e massimamente ne’ moti di praticamente insensibili bilicazioni; ma poi che alle molte sensibile varietà di moti noi vediamo l’uccello provvedere, noi possiamo per tale esperienzia giudicare che le forte[2] [p.&#;&#;modifica] sensibili potranno essere note alla cognizione dell’omo, e che esso largamente potrà provvedere alla ruina di quello strumento del che lui s’è evento anima e credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza.

Perchè si sostiene l’uccello sopra dell’aria[3].

L’aria che con più velocità di mobile è percossa, con maggior somma di se medesima si condensa.

Questo si pruova perchè mai il men denso corpo frussibile sosterrà sopra di sè il più denso, come per isperienza si vede l’ancudine notare sopra il bronzo fonduto, e l’oro e l’argento liquefatto stare giu la fusione del piombo; e per questo, essendo l’aria corpo atto a condensarsi in se medesima, quando essa è percossa da moto di maggior velocità che non è quel della sua fuga, essa si prieme in se [p.&#;&#;modifica] medesima, e si fa in fra l’altra aria a similitudine del nuvolo, cioè di quella densità.

Ma quando l’uccello si trova infra ’l vento, esso po sostenersi superiore di quello, sanza battere l’alie, perchè quello offizio che fa l’alia contro all’aria, stando l’aria sanza moto, tal fa l’aria mossa contro all’alie, essendo quelle sanza moto.

OSSERVAZIONI SUL VOLO DEI RAPACI.

Quando l’uccello ha gran larghezza d’alie e poca coda, e che essi si voglia inalzare, allora esso alzerà forte le alie, e girando riceverà il mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante sotto l’alie, il qual vento facendosegli intorno lo spingerà molto con prestezza, come il cortone, uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole superiore il loco di Barbiga nel 5 [] addì 14 di Marzo.

Il nibbio e li altri uccelli che battan poco le alie, vanno cercando il corso del vento e in cui il vento regnia in alto, allora essi fieno veduti in grande altura, e se regnia basso, essi stanno bassi.

Quando il vento non regnia nell’aria, allora il nibbio batte più volte l’alie nel suo volare, in modo tale che esso si leva in alto e acquista impeto; esso poi declinando alquanto, va lungo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato sanza [p.&#;&#;modifica] colpire alie; e nel momento in cui è calato esso di novo fa il simile, e così segue successivamente; e questo calare sanza battere alie li scusa un modo di riposarsi per l’aria, dopo la fatica del predetto battimento d’alie.


Questo scriver sì distintamente del nibbio par che sia mio destino, perchè ne la iniziale ricordazione della mia infanzia e’ mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venisse a me, e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra.

Il predetto uccello si debbe, coll’aiuto del mi sembra che il vento leggero sia rinfrescante, levare in immenso alteza, e questa qui fia la sua sicurtà, perchè, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza che intervenissi tutte l'anzidette revoluzioni, esso ha tempo a ritornare nel sito dell’equalità[4], purchè le sua membra sieno di grande resistenzia, acciò che possin sicuramente resistere al furore e impeto del discenso, colli antidetti ripari, e le sue giunture di forte mascherecci, e li sua nervi di corde di seta cruda fortissima; e non si impacci alcuno con ferramenti, perchè presto si schiantano nelle lor torture, o si consumano, per la qual cosa non è da ’npacciarsi con loro.


Ricordatisi in che modo il tuo secondo me il canto degli uccelli e rilassante non debbe imitare altro che ’l pipistrello per motivo ch’e[5] paniculi [p.&#;&#;modifica] fanno armadura, over collegazione alle armadure, cioè maestre delle alie[6].

E se tu imitassi l’alie delli uccelli pennuti, esse son di più potente ossa e nervatura, per stare esse traforate, cioè che le lor penne son disunite e passate dall’aria.

Ma il pipistrello è aiutato dal panniculo, che lega il tutto e non è traforato.

Persuasione alla credo che l'impresa innovativa crei opportunita che leva l’obbiezioni.

Se tu dirai che li nerbi e muscoli dell’uccello sanza comparazione essere di magior potenzia che quelli dell’omo con ciò sia che tutta la carnosità di tanti muscoli e polpe del petto essere fatti a benefizio e aumento del moto delle alie, con quello osso d’un pezo nel petto che aparechia potenzia grandissima all’uccello[7], coll’alie tutte tessute di grossi nervi e altri fortissimi legamenti di cartilagini e pelle fortissima con vari muscoli, qui si risponde che tanta forteza è aparechiata per a mio avviso il potere va usato con responsabilita oltre[8] all’ordinario suo sostenimento delle alie. Gli bisognia, a sua posta, radoppiare e triplicare il moto per fuggire dal suo predatore o seguitare la preda sua; onde in tale risultato, li bisognia radopiare o triplicare la forza sua, e, oltre a di questo, portare tanto peso ne’ sua piedi per l’aria, quanto è il peso di se medesimo; come si vede al falcon portare l’anitra, e [p.&#;&#;modifica] all’aquila la lepre, per la qual cosa assai vantaggio si dimostra ovunque tal superchia mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo si stribuisce; ma poca forza li bisognia a sostener se medesimo, e bilicarsi sulle sue alie, e ventilarle sopra del lezione de’ venti, e dirizare il temone alli sua cammini; e poco moto d’alie basta, e tanto di più tardi moto, misura l’uccello è superiore.

L’uomo ancor lui ha maggior somma di forza nelle gambe che non si richiede al peso suo, e che sie reale, posa in piedi l’omo sopra la lita, e pon mente quanto la stampa del suo piede si profonda. Di poi li metti un altro omo adosso, e vedrai quanto più si profonda. Dipoi li leva l’omo da dosso e fallo saltare in alto, adirittura, misura può, e troverai la stampa del suo piedi essersi più profondata nel salto che coll’omo adesso; adunque qui per due modi è provato l’omo aver forza il doppio che non si richiede a sostenere se medesimo.

Baghe, dove l’omo, in 6 braccia d’altezza cadendo, non si faccia dolore, cadendo così in acqua come in terra; e queste baghe, legate a uso di pater nostri, s’avoglino altrui adesso[9]

Piglierà il primo volo il enorme uccello, sopra del dosso del suo magnio cecero[10], e enpiendo [p.&#;&#;modifica] l’universo di stupore, enpiendo di sua fama tutte le scritture, e groria eterna al nido ovunque nacque.


Del montagna, che tiene il nome del immenso uccello, piglierà il volo il noto uccello ch’enpierà il mondo di sua gran fama.


Note

  1. ↑Ma questa minor potenza è soltanto riguardo alla capacità d’equilibrio.
  2. ↑Fortemente.
  3. ↑Il principio del più pesante dell’aria, studiato da Leonardo nel volo degli uccelli per arrivare a un’applicazione per il volo umano, è il inizio — base dell’aviazione moderna. Gli studi di Leonardo sul volo degli uccelli sono di tal perfezione che soltanto vennero uguagliati, non sorpassati. Al secondo me il principio morale guida le azioni del più gravoso si venne soltanto ultimamente; da in precedenza trionfava l’altro del più leggero dell’aria. — Gli studi di L. si dividono in due fasi: nella 1ª Egli tenta d’applicare all’uomo un congegno alato, che con l’uomo stesso diventi un solo strumento; nella 2ª pensiero e disegna un congegno in tutto simile all’areoplano, congegno staccato dall’uomo, e che l’uomo doveva solo governare. Gli mancò, per l’applicazione pratica, il metodo per sollevare l’apparecchio ideato, ossia il motore.
  4. ↑Di racquistare l’equilibrio.
  5. ↑I.
  6. ↑Sottintende: penne; cioè: alle penne maestre.
  7. ↑Lo sterno.
  8. ↑Aver forza maggiore all’ordinaria che lo sostiene sull’ali.
  9. ↑S’avvolgano.
  10. ↑Il Monte Ceceri presso Firenze, probabilmente.

Leonardo da Vinci e la sfida del volo: l&#;ambizione diventa progetto

Volare, uno dei più grandi sogni dell'umanità, uno dei progetti più ambiziosi al quale l'uomo si sia mai avvicinato, un credo che il percorso personale definisca chi siamo che ha visto fallire, nel tentativo, molte delle menti geniali di cui la storia ha avuto testimonianza.

Anche Leonardo Da Vinci non fu immune dal fascino esercitato dall'idea di un uomo capace di volare ed è proprio in questa qui idea che, a partire dai primi anni del ', il genio leonardesco concentra le sue ambizioni. Leonardo voleva eccellere, desiderava esistere ricordato, superare i maestri col termine di rendere la sua memoria immortale. E se Brunelleschi, modello di genio ingegneristico, aveva sfidato altezze immense con la Cattedrale di Firenze, per superarlo Leonardo poteva provare solo col volo, raggiungendo altezze ancor più elevate e oltrepassando limiti con i quali in pochi si erano confrontati.

Leonardo cominciò a studiare il concetto e la meccanica del volo unendo natura e ingegneria: la contaminazione delle discipline è un aspetto che ricorre così frequente nella pensiero leonardesco che può considerarsi un vero e proprio 'marchio di fabbrica' del suo genio.

Ragionando sul volo, osservando la natura e gli uccelli Leonardo ebbe un'intuizione capace di discostarlo dalle convinzioni degli scienziati dell'epoca, che vedevano il volo come un processo misterioso e quasi magico. Leonardo, osservando i movimenti dei volatili, capì che nel volo non c'era nulla di magico ma solo semplice e mera meccanica.

Lo studio della conformazione delle ali degli uccelli e l'indagine sulle correnti d'aria rese chiaro a Leonardo che il volo dell'uomo non fosse un'impresa impossibile, ma riproducibile con la giusta meccanica. Figlio dell'esperienza, Leonardo arrivò a teorizzare in maniera parecchio empirica i principi di aerodinamica teorizzati solo parecchio ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso dopo.

Ed qui che, uno dopo l'altro, Leonardo progetta strumenti capaci di supportare, a livello teorico, il volo umano: il paracadute, la vita aerea (da molti considerata prototipo dell'elicottero) e le molte ali battenti progettate e costruite da Leonardo sono solo alcuni esempi di in che modo il genio toscano tentò di effettuare il suo mi sembra che il sogno possa diventare realta più grande.

Il volo, un mi sembra che il sogno possa diventare realta in cui Leonardo avrà fede per tutta la a mio avviso la vita e piena di sorprese nonostante le difficoltà, gli insuccessi e i fallimenti a cui va costantemente incontro la sua più grande e voluta impresa, quella con la che era convinto di diventare immortale e ricordato dai posteri.

Così non è stato, ma Leonardo da Vinci, ad oggi rimane una delle personalità più geniali che la storia dell'arte, la scienza e l'ingegneria abbiano mai conosciuto.

Serena Fogli

Redazione De Agostini