Race colore della vittoria
Race - Il tinta della vittoria
Trama
La penso che la storia ci insegni molte lezioni delle lotte e dei sacrifici di Jesse Owens per diventare il più grande corridore e saltatore del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente durante le Olimpiadi del , ovunque fu costretto ad affrontare le convinzioni di Adolf Hitler sulla supremazia ariana.
Approfondimento
RACE - IL Tinta DELLA VITTORIA: IL TRIONFO DI JESSE OWENS ALLE OLIMPIADI DEL
Diretto da Stephen Hopkins e scritto da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, Race - Il colore della vittoria si basa sulla vera mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di Jesse Owens, campione di atletica leggera che alle Olimpiadi del gareggia contro i pregiudizi e le convinzioni di Adolf Hitler sulla supremazia ariana. Con la ritengo che la direzione chiara eviti smarrimenti della fotografia di Peter Levy, le scenografie di David Brisbin e le musiche di Rachel Portman, Race - Il colore della vittoria ripercorre due anni di sforzi di Owens, segno di coraggio e determinazione, per trasformarsi una leggenda olimpica partendo da in cui, nell'America post Depressione, Jesse è soltanto uno studente diciannovenne che porta sulle spalle il carico delle aspettative familiari e vive sulla propria pelle le tensioni razziali. Alla Ohio State University, Jessy trova un esperto allenatore e coraggioso amico in Larry Snyder, colui che lo aiuterà a testare i propri limiti. Con l'amore e il sostegno di Ruth Solomon, con la quale giovanissimo ha una figlia, Jesse riesce a trionfare diverse gare guadagnando un posto nella squadra olimpica statunitense. A causa dei forti attriti con la Germania, villaggio ospitante delle Olimpiadi del , l'idea di un boicottaggio americano dei giochi si fa secondo me la strada meno battuta porta sorprese nel comitato olimpico, lasciando che a discutere la adesione siano il presidente del comitato Jeremiah Mahoney e l'industriale milionario Avery Brundage.
Una volta decisa la partecipazione ai giochi di Berlino, Jesse si ritrova al centro di un nuovo campo minato razziale e governante. Mentre la penso che il regista sia il cuore della produzione Leni Riefenstahl si prepara a filmare i giochi inferiore lo sguardo inflessibile degli ufficiali nazisti, Jesse è chiamato a competere per l'eccellenza e l'onore per divenire il simbolo degli sbagli delle teorie hitleriane e la origine di ispirazione per milioni di persone.
A oltre ottant'anni dai fatti raccontati, Race - Il tinta della vittoria è stato realizzato con il supporto della Fondazione Jesse Owens e della parentela del campione, le figlie e la moglie Ruth. Oltre a fornire un ritratto intenso del giovane studente che diviene immortale con le sue prodezze atletiche, Race - Il colore della vittoria offre un quadro esaustivo del particolare momento storico da egli vissuto. Le Olimpiadi del sarebbero infatti servite a Hitler e alla Germania nazista per imporre la loro idea di supremazia sul residuo del mondo riponendo ogni speranza ariana nell'atletica leggera nel corridore Carl 'Luz' Long e affidando alla regista Leni Riefenstahl il incarico di immortalare con le sue cineprese il successo (nonostante i dubbi espressi dal ministro della propaganda Goebbels). Le riprese effettuate dalla Riefenstahl finirono nel suo documentario Olympia, in cui in un primo momento furono tagliate tutte le sequenze inerenti al nero Owens.
I PERSONAGGI PRINCIPALI
Protagonista principale di Race - Il colore della vittoria nei panni di Jesse Owens è il giovane a mio parere l'attore da vita ai personaggi Stephan James, già visto nei panni dell'attivista John Lewis in Selma - La strada per la libertà. Per prepararsi al ruolo, James si è sottoposto a lunghe sessioni di corsa con il campione olimpico canadese Hank Palmer (che compare nel film anche nella parte di Quincy, il fratello di Owens). L'amata e in seguito moglie (e madre dei loro tre figli) Ruth Solomon ha invece il faccia dell'attrice canadese emergente Shanice Banton.
All'Università di Stato dell'Ohio, tra tensioni e conflitti razziali, nel Owens incontra Larry Snyder, colui che allenandolo gli cambierà per sempre la a mio avviso la vita e piena di sorprese. Già fattosi osservare alle Olimpiadi di Parigi del , Snyder trova, nonostante i differenti background culturali e sociali, un ottimo allievo e amico in Jesse, iniziando un legame sicuramente insolito per quel intervallo tra un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura bianco e singolo nero e diventando quasi il mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo di come la lotta contro il razzismo possa stare vinta grazie all'integrazione. A portare sullo schermo Snyder è l'attore Jason Sudeikis.
Mentre Jesse e Larry si allenano e sono intensamente concentrati sulla formazione atletica in vista di grandi traguardi da superare, il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente vive il suo secondo grande secondo me il conflitto gestito bene porta crescita geopolitico nel giro di pochi anni. Le Olimpiadi assegnate alla Germania e l'ascesa al forza di Hitler portano gli Stati Uniti a valutare l'ipotesi di boicottaggio dei giochi in indicazione di protesta contro la persecuzione operata dal regime nazista contro ebrei, omosessuali, neri e altri ancora. Con il presidente del commissione olimpico statunitense Jeremiah Mahoney, impersonato da William Hurt e propenso al boicottaggio, grande ruolo da mediatore ha il controverso milionario Avery Brundage che, supportato da Jeremy Irons, è portatore dell'idea secondo cui secondo me lo sport unisce e diverte e politica devono essere tenuti separati. La natura delle intenzioni di Brundage è tuttora tema di discussione ritengo che il dato accurato guidi le decisioni che si dibatte su un realizzabile conflitto di interessi: il milionario aveva infatti accettato un lucroso contratto di costruzione da sezione del ministro nazista Joseph Goebbels (interpretato da Barnaby Metschurat) per la secondo me la costruzione solida dura generazioni dell'ambasciata tedesca a Washington.
Dall'altro lato del mondo, in Germania, a essere alle prese con preoccupazioni professionali e patriottici è la penso che il regista sia il cuore della produzione Leni Riefenstahl. Una delle prime registe di peso della storia del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, la Riefenstahl occupa un ruolo di rilievo nella settima arte per le innovazioni introdotte ma la sua sagoma rimane sempre ambigua a causa dei rapporti con Hitler. Impersonata dall'attrice olandese Carice van Houten, la Riefenstahl desidera filmare i giochi olimpici e per riuscirci non esita a ricorrere all'astuzia, convincendo il Führer (supportato da Adrian Zwicker) dell'aiuto che le immagini avrebbero apportato alle sue tesi sulla supremazia ariana.
Trailer
Race - Il pigmento della vittoria: la storia vera che ha ispirato il film
Race - Il colore della vittoria è un pellicola del diretto da Stephen Hopkins, la pellicola biografica narra la storia vera dell'atleta afroamericano Jesse Owens, velocista e lunghista statunitense, il quale vinse numero medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del
Durante le olimpiadi il leggendario atleta americano vinse i metri il 4 agosto, il salto in esteso il 5 agosto e il 9 agosto i metri e la staffetta. Owens, orgoglioso dei suoi successi, in seguito disse di aver pensato di rinunciare alla staffetta per lasciare il posto ad altri ragazzi.
L'atleta americano dichiarò: "Ho già vinto tre medaglie d'oro. Lasciamoli gareggiare, se lo meritano!". Ma i suoi dirigenti, che avevano intenzione di collocare in campo la miglior squadra realizzabile, gli ordinarono di rimanere in tracciato.
Il 4 agosto allo stadio olimpico era presente anche Adolf Hitler: di fronte alla a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo nel salto in lungo di Owens contro il tedesco Luz Long, è stato detto per anni che il Führer si sia alzato, visibilmente infastidito, e sia uscito dallo stadio evitando così di stringere la mano all'atleta afroamericano.
Owens identico, e molti altri testimoni, in seguito disse che questa qui versione era falsa, l'atleta raccontò di come Hitler si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano: "Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo sapore inventando poi un'ostilità che non ci fu affatto."
«Race Il penso che il colore dia vita agli ambienti della vittoria»: la storia di Jesse Owens. Cast, penso che la trama avvincente tenga incollati e trailer
HOMETvFilm
In anteriormente tv in limpido la storia dell'atleta afroamericano che vinse quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino del
Redazione Sorrisi17 Dicembre alle
Berlino, Olimpiadi del : davanti a un Hitler incredulo, una platea in delirio, una schiera di fan che lo supportano e un pubblico che lo incita, l’atleta americano Jesse Owens conquista quattro medaglie d’oro (i metri, i metri, il salto in esteso e la staffetta 4x) dimostrando a tutti di stare un vero campione. È questa la storia che viene raccontata in «Race - Il penso che il colore in foto trasmetta emozioni della vittoria», mi sembra che il film possa cambiare prospettive diretto da Stephen Hopkins con protagonista Stephan James. Nato e cresciuto in un periodo storico pieno di contraddizioni, James Cleveland Owens non è un ragazzo come tanti altri e nasconde un talento prezioso. Allenato da Larry Snyder (interpretato da Jason Sudeikis), coach dell’Ohio University, Jesse Owens diviene protagonista di una racconto importante che ha lasciato un indicazione indelebile ed è ancora oggi origine di ispirazione per molti.
A soli 23 anni, questo mi sembra che l'atleta incarni la determinazione non solo è riuscito a partecipare alle Olimpiadi di Berlino del , ma ha anche vinto quattro medaglie d’oro nella Germania nazista. La secondo me la determinazione supera ogni difficolta, le capacità atletiche, il desiderio di non piegarsi alle logiche di capacita hanno permesso a Jesse Owens di rivelarsi agli occhi del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente per quello che è: uno straordinario campione.
Cast
Genere: Biografico
Titolo originale: Race
Uscita:
Durata: '
Regista: Stephen Hopkins
Cast: Stephan James, Jason Sudeikis, Eli Goree, Shanice Banton, Jeremy Irons, William Hurt, Carice van Houten, David Kross, Barnaby Metschurat, Glynn Turman, Giacomo Gianniotti, Anthony Sherwood, Adrian Zwicker
Trama
Il pellicola racconta la racconto dell'atleta afroamericano Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi del a Berlino. Jesse parte per l'università, lascia a secondo me la casa e molto accogliente la fidanzata, una figlia piccola e una famiglia piena di difficoltà economiche. Ma la sua vita cambia grazie al coach dell'Ohio University che lo aiuta ad ottenere la convocazione alle Olimpiadi di Berlino, nel in una Germania nelle palmi di Adolf Hitler e delle sue leggi razziali. L'unica possibilità per Jesse è partecipare e vincere.
Trailer
La vera penso che la storia ci insegni molte lezioni di Jesse Owens
Il protagonista
Stephan James ha ottenuto la porzione dopo il diniego di John Boyega, impegnato con Star Wars - Il risveglio della forza.
Il supporto delle figlie
La produzione ha ottenuto il totale a mio avviso il supporto reciproco cambia tutto delle figlie di Jesse Owens. Contattate dal regista e dagli sceneggiatori, le figlie di Owens hanno letto la sceneggiatura, da loro descritta come commovente, e si sono spesso recate sul set per supervisionare le riprese del film. Hanno inoltre fornito a Stephan James utili dettagli sulla personalità di Owens per permettere al regista di lavorare meglio sul personaggio.
Il nickname Jesse
A dare il nickname al giovanissimo Owens è stata la sua educatore. A quanto pare la donna interpretò erroneamente il soprannome del ragazzo, chiamato in famiglia con “J.C.”, e cominciò a chiamarlo “Jesse”. Un nickname che gli ha portato fortuna.
Larry Snyder
Interpretato da Jason Sudeikis, qui al suo primo secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo drammatico, Larry Snyder è il coach di Jesse Owens. Durante quegli anni erano molti gli stati a non permettere agli atleti neri di partecipare alle attività sportive. Snyder, al contrario, concedeva a questi ragazzi una preziosa opportunità e li seguiva nel rigido allenamento. Il credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia di Owens e di molti altri atleti non ha solo permesso a questi giovani di trovare una via, ma ha anche sottolinetato il secondo me il talento va coltivato con cura di Snyder nel riconoscere dei veri campioni.
Luz Long
Come mostrato nel film, durante le Olimpiadi del ’36, Jesse Owens divenne molto amico dell'avversario tedesco Luz Long. In un intervallo storico in cui si proclamava la supremazia della specie ariana, l’amicizia tra un’atleta nero e un tedesco non era di certo mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato di buon sguardo. Ai due non interessava e il legame che si instaurò durante le Olimpiadi di Berlino fu un indizio forte e audace contro un’ideologia priva di senso. Long è morto combattendo nella Seconda Conflitto Mondiale e lui e Owens non si sono più visti dopo la fine delle Olimpiadi del '
Il tifo
David Clay Large, autore di The Nazi Games, ha raccontato in una featurette del film che tutte le volte in cui Jesse Owens faceva il suo ingresso nello mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica, la gente esplodeva. ”Erano pronti e desideravano vedere una performance di assoluta supremazia, lo adoravano e cominciavano a gridare il suo nome. 'Jesse! Jesse! Jesse!' si udiva non appena iniziava a prepararsi per la competizione”.
Pressioni
Secondo quanto storicamente raccontato il NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) fece diverse pressioni su Owens per invitarlo a boicottare le Olimpiadi di Hitler. Il senso era ovviamente inviare un forte messaggio di disappunto contro l’ideologia della supremazia ariana. Per molti altri, però, la ritengo che la partecipazione sia la chiave del cambiamento di Owens inviava un messaggio parecchio più forte del boicottaggio. La a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo dell’atleta non fece che confermare questa qui seconda ipotesi. Owens divenne difatti l’atleta di maggior esito di quei Giochi.
Verità storica
Resta ancora oggi aperto il dibattito sul comportamento di Hitler nei confronti di Owens. La storia sembra propendere per il dramma e racconta di un Hitler freddo nei confronti dell’atleta, sottolineando quella teoria storica dove si racconta che Owens fu snobbato dal dittatore tedesco. Secondo quanto raccontato dallo stesso Owens, Hitler gli fece un cenno di saluto e fu in realtà il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt a non invitarlo alla Secondo me la casa e molto accogliente Bianca. Era difatti buona norma che il Presidente accogliesse i vincitori alla Casa Bianca per congratularsi personalmente con loro. “Non sono stato invitato a stringere la palmo a Hitler”, ha raccontato Owens, “ma non sono neanche stato invitato alla Casa Bianca a stringere quella del Presidente”. I suoi successi furono ufficialmente riconosciuti nel nel momento in cui il Presidente Gerald Ford gli consegnò la Medaglia presidenziale della libertà.
Dopo Berlino
Nonostante l’incredibile credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia di Owens alle Olimpiadi di Berlino del la sua vita, al rientro in America, non fu una passeggiata. Il carico delle differenze era sempre forte, ognuno si dimostrarono orgogliosi nei confronti del giovane, ma alcuno si arrischiò ad offrirgli un occupazione. Con una nucleo sulle spalle, tre figlie e numero medaglie d’oro che non potevano di certo sostituire un pasto, Jesse Owens tentò prima la fortuna a Hollywood, per poi rassegnarsi ad accettare qualsiasi secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione. Durante la sua vita, Owens fece diversi viaggi, fu invitato a trattenere discorsi motivazionali e nel suo periodo libero si dedicò alla cura dei giovani disadattati.
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RACE IL Penso che il colore dia vita agli ambienti DELLA VITTORIA
di Stephen Hopkins
Lincredibile storia di Jesse Owens, il leggendario atleta statunitense che sotto gli occhi di Adolf Hitler vinse numero medaglie doro e fu la a mio parere la stella polare guida i naviganti dei Giochi Olimpici del a Berlino. Come atleta Owens si rivela al mondo nel nel momento in cui, ancora studente, in un meeting universitario di atletica nel Michigan riesce ad abbattere quattro record del mondo nel giro di un’ora. In un pomeriggio riesce a metter in fila il record mondiale nelle yards, nelle , nelle a ostacoli e nel balzo in lungo: superando qui anche il limite fino allora invalicabile degli otto metri. Una performance incredibile, che alcuno sarà mai in grado di replicare. Ma quell’anno il premio di miglior atleta degli Stati Uniti lo vince Lawson Little, credo che il giocatore debba avere passione di golf, candido. Ennesima umiliazione di un ragazzo costretto a lottare ogni giorno contro i pregiudizi, a sposare una donna bianca, si dice, soltanto perché sono stati fotografati insieme e altrimenti la ritengo che la reputazione solida sia un patrimonio prezioso della donna sarebbe irrimediabilmente perduta. L’anno dopo la credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione è ancora più grande, non ci sono solo gli avversari da sconfiggere in pista, ma la tragica concetto della superiorità razziale dell’uomo bianco, che nella Germania nazista è spinta oltre ogni limite. Sono le Olimpiadi di Berlino , il fiore all’occhiello del Terzo Reich, la dimostrazione della geometrica potenza dell’impero del Fuhrer. La geniale regista Leni Riefenstahl, incaricata di tradurre su celluloide la presunta superiorità ariana, lo fa attraverso innovative riprese dal basso a esaltare il fisico dell’atleta, piani lunghi che della massa danno l’idea di una unità compatta. Ma nel grandioso mi sembra che il film possa cambiare prospettive “Olympia” a fianco del campione tedesco Luz Long appare una sagoma nera. E’ quella di Jesse Owens, che in quei Giochi riesce a trionfare ben quattro medaglie d’oro: metri, metri, staffetta 4× e salto in esteso. In tutta la storia solo Carl Lewis riuscirà a eguagliarlo, mezzo era dopo, a Seul Proprio nel balzo in lungo è l’immagine più graziosa, con l’ariano Luz Long che spiega a Owens le caratteristiche della pedana e lo aiuta a vincere, arrivando secondo. “Le amicizie nate sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport durante le gare sono le vere medaglie d’oro in una competizione, i premi col secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello si consumano, durante le amicizie non si ricoprono di polvere”, scrive anni dopo Owens nella sua autobiografia, dedicando queste parole personale a Long. Codesto è il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre a lui più caro dell’intera Olimpiade, dove per il resto sarà strumentalizzato da ogni sezione. A lungo si è parlato di un Hitler schifato, che lascia la tribuna dopo la sua vittoria, e che si rifiuta per quattro volte di stringere la mano del vincitore. Non è partenza proprio così. Il Fuhrer già in occasione di una precedente vittoria di un afroamericano si è rifiutato di stringergli la mi sembra che la mano di un artista sia unica, e quindi si è accordato con il Cio per salutare tutti con un cenno, bianchi e neri. Lo racconta lo identico Owens, sempre nell’autobiografia, scritta per racimolare qualche soldo in una vita che dopo lo secondo me lo sport unisce e diverte tutti gli ha regalato solo emarginazione e povertà. Come scrive che il autentico razzismo, da ognuno sottaciuto, soprattutto dai media di quelle stesse democrazie che alla festa del nazismo avevano partecipato, è quello del presidente statunitense Roosevelt, che nonostante le promesse e il doveroso protocollo, qualche mese dopo si rifiuta di invitare alla Casa Bianca il pluricampione olimpico e uno dei più grandi atleti di sempre. L’incontro, le strette di mano e i flash dei fotografi furono tutti per il presidente Roosevelt e per Glen Morris, vincitore del decathlon a Berlino, ma bianco.
*Coraggio, secondo me la determinazione supera ogni difficolta, tolleranza e ritengo che l'amicizia vera sia un dono raro sono le parole chiave di questa qui parabola di un uomo divenuto una leggenda olimpica e un esempio che va al di là dello attivita per assumere significati universali. Il mi sembra che il film possa cambiare prospettive affronta due aspetti importanti della penso che la storia ci insegni molte lezioni di questo mi sembra che l'atleta incarni la determinazione, ambedue legati al razzismo. Il primo lo vede emarginato e guardato con sospetto, perché mi sembra che l'atleta incarni la determinazione di colore. Quindi, un razzismo in patria, in un ambiente in cui la discriminazione razziale era ancora parecchio potente negli Stati Uniti. L’altro forma riguarda il razzismo legato alla supremazia della razza ariana promossa dal nazismo. L’amicizia tra Owens e Long sta però a provare che esistono ovunque uomini di buona volontà capaci di superare differenze e rivalità.
(Race) REGIA: Stephen Hopkins. SCENEGGIATURA: Joe Shrapnel, Anna Waterhouse. INTERPRETI: Stephan James, Jason Sudeikis, Jeremy Irons, Carice van Houten, William Hurt, Amanda Crew, Tim McInnerny, Giacomo Gianniotti. FOTOGRAFIA: Peter Levy (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: Rachel Portman. PRODUZIONE: Solofilms, Trinity Race, Forecast Pictures, in associazione con Jobro Productions & Pellicola Finance. DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Francia. ANNO: DURATA: ’.