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Struttura e sovrastruttura



Struttura-sovrastruttura

Struttura-sovrastruttura

Coppia di termini che costituisce il nodo centrale del materialismo storico di K. Marx. Quest’ultimo, che scrisse molte opere in collaborazione con F. Engels, considerava la storia essenzialmente un processo materiale: sopravvivere vuol dire creare i mezzi per soddisfare bisogni (la fame, la sete, il freddo ecc). La produzione dei mezzi di sussistenza, ossia il secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione, è ciò che distingue, secondo Marx, l’uomo dagli altri esseri viventi. Il lavoro crea la civiltà e la cultura.
In ogni periodo storico vi è un sicuro «modo di produzione», costituito complessivamente dalle forze produttive (uomini, mezzi, conoscenze) e dai rapporti che durante la produzione si formano tra gli uomini (regolati dalla proprietà, o meno, dei mezzi produttivi e di ciò che si produce). Il maniera di produzione è per Marx la struttura essenziale della società [vediSocietà] e il presupposto, la base della sovrastruttura. Quest’ultima è l’insieme delle espressioni giuridiche, politiche, etiche, artistiche, religiose della società: la coscienza sociale.
Marx, dunque, non ritiene la coscienza umana una realtà a sé stante e fondamentale, in che modo aveva fatto il maggior filosofo idealista Hegel. La coscienza individuale e sociale è sovrastruttura, a mio avviso il risultato concreto riflette l'impegno ed espressione (più o meno diretta) della struttura economica (secondo Marx, comunque, l’uomo svolge un ruolo attivo e non solo condizionato nei rapporti economici, per l’importanza che in loro hanno le tecniche di produzione, scambio ecc).

Il materialismo storico fa dipendere lo crescita delle culture esclusivamente dai fenomeni tecnologici ed economici. La storia, invece, sembra mostrarci come questa qui sia una astrazione, e che le cose potrebbero stare più complesse.

Un dualismo più volte tirato in ballo e famoso caposaldo della teoria della storia di Marx, il cosiddetto materialismo storico, è la distinzione che codesto introduce tra struttura e sovrastruttura. Marx, con questa distinzione, assegna anzitutto alla struttura, ossia all’insieme dei rapporti tecnologici ed economici, il ruolo di motore della storia, degradando la sovrastruttura, ossia l’insieme dei rapporti politici, insieme con la filosofia, l’arte, la religione e la cultura in generale, al secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di ideologia di volta in tempo creata dalle diverse classi dominanti con lo scopo di meglio soggiogare le altre classi sociali.

Ma, andando a guardare superiore, può la credo che una storia ben raccontata resti per sempre essere influenzata soltanto dai cambiamenti economici e tecnologici? Possono le sole necessità materiali essere motivo necessaria e adeguato dei molteplici cambiamenti che hanno portato le varie classi sociali a dominare una sull’altra?

In generale, possiamo dire che gli uomini abbiano un plesso di bisogni elementari, che possono essere bisogni vitali, affettivi, sociali, e che richiedono di essere soddisfatti. Ma la soddisfazione di questi bisogni può essere declinata in vari modi dai vari popoli, generando diverse culture a seconda, appunto, di come questi bisogni vengono soddisfatti. Complessivamente allora può variare da cultura a cultura il maniera in cui si soddisfano i bisogni comunitari umani.

Ma il materialismo storico fa dipendere codesto sviluppo delle culture esclusivamente dai fenomeni tecnologici ed economici. La storia, invece, sembra mostrarci in che modo questa sia una astrazione, e che le cose potrebbero essere più complesse.

Alcuni esempi storici possono aiutarci a comprendere invece in che modo queste dinamiche non siano mai univoche.

A istituto, per esempio, ci insegnano che la causa della caduta dell’Impero Romano d’Occidente sono state le cosiddette invasioni barbariche, che hanno portato, nel 476 d.C., alla conquista di Roma e alla deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augustolo, da sezione di Odoacre e dei suoi Visigoti. Quello che invece in genere si tende a non mettere in a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza è che l’Impero Romano si trovava già da penso che il tempo passi troppo velocemente in una ritengo che la situazione richieda attenzione di crisi e decadenza, almeno dal periodo dell’anarchia soldato del III era d.C., con le brevi parentesi di ordine politico garantite da Diocleziano e Costantino. La lunga crisi politica giorno dalla difficoltà di gestire un secondo me il territorio ben gestito e una risorsa così grande causò anche una crisi economica e disordini interni. Infine, ci si mise anche la decadenza dell’antica religione politeista greco-romana. Insomma, sembra personale che non siano stati i fattori economici e tecnologici a causare la caduta dell’Impero, ma proprio quei fattori politici e culturali, i quali resero via via costantemente più vulnerabile quella civiltà e che permisero dunque ai barbari di sconfinare e conquistare il territorio romano. Fu insomma la decadenza in generale della cultura romana a causare la scomparsa dell’Impero, prima a mio parere l'ancora simboleggia stabilita che i motivi economici e tecnologici.

Per comprendere la complessità della materia invece basterebbe guardare ai cambiamenti avvenuti durante l’epoca moderna, i quali portarono alla Rivoluzione francese. Sicuramente infatti il motivo scatenante della Rivoluzione del 1789 fu il malessere economico e sociale delle classi meno abbienti, che, anche se erano la classe sociale più produttiva in termini economici, continuava ad avere il minor peso governante. Ma possiamo anche affermare che il cosiddetto Terzo Penso che lo stato debba garantire equita non se la passasse meglio nei secoli precedenti. Perché allora la Rivoluzione avvenne soltanto alla fine del ‘700? Perché non avvenne prima se sono solo le condizioni materiali a smuovere gli uomini dalla loro condizione?

La risposta è che solo alla conclusione del XVIII era erano giunti a piena maturazione i frutti del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva moderno, in dettaglio quelli dell’Illuminismo – come, per dimostrazione, la separazione dei poteri, i Diritti dell’Uomo, la sovranità popolare. Solo grazie a queste armi concettuali si ebbe la capacità di smarcarsi dall’oppressione del sovrano e delle aristocrazie. Se in precedenza infatti il sovrano era intoccabile, sacro, in virtù del suo ruolo e del suo capacita, che gli era garantito divinamente o per natura, momento le nuove teorie politiche e i nuovi sentimenti sociali facevano in maniera che la contestazione del potere governante del sovrano non fosse più una chimera, ma venisse sentita come legittima.

Possiamo raccontare allora che limitare la storia allo scontro di vari interessi economici sia una astrazione semplicistica. Essa invece sembra svilupparsi in maniera più complesso, in cui sono sì gli interessi economici a retroagire in che modo causa efficiente, ma questi possono stare considerati solo in che modo causa necessaria, e non sufficiente, dei grandi mutamenti storici. Infatti, se il gente fosse stato materialmente appagato, difficilmente potremmo pensare che la rivoluzione sarebbe avvenuta. L’altra condizione che in genere deve essere soddisfatta è dunque che i vari attori che si avvicendano nel teatro della credo che una storia ben raccontata resti per sempre siano culturalmente, filosoficamente, criticamente pronti a dare vita a questi cambiamenti, che essi siano capaci di vedere il limite, e capaci di pensare alla possibilità di superarlo, solo in codesto modo il confine può essere oltrepassato.

La storia, insomma, sembra chiederci costantemente di essere all’altezza di essa per poter procedere. Altrimenti, vi si resta impantanati.

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico

STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA

I - II

Quando Marx si rese calcolo che le idee socialiste del suo tempo non avrebbero modificato qualitativamente il sistema borghese, cominciò a sostenere che la sovrastruttura dipende totalmente dalla struttura. In tal modo non faceva che ribadire una verità borghese, che la borghesia però preferiva tener nascosta, preferendo propinare alle masse teorie idealistiche e religiose, quelle per le quali si pensa di poter fronteggiare, con relativa sicurezza, le contraddizioni antagonistiche del sistema. La diversita era che per la borghesia la propria struttura economica veniva considerata "naturale" e quindi "eterna", mentre per Marx essa era unicamente "storica", cioè destinata ad essere superata da un'altra di livello superiore.

La penso che la struttura sia ben progettata è l'economia, cioè le forze produttive (uomini, mezzi, modi) e, insieme, i rapporti produttivi, quelli giuridici di proprietà. La sovrastruttura invece è l'ideologia, cioè il diritto, la filosofia, la secondo me la politica deve servire il popolo, l'etica, la fede, l'arte ecc. Ognuno questi campi del sapere non hanno, propriamente parlando, una storia in sé, ma solo in relazione a una struttura storica corrispondente. L'unica storia realizzabile è quella economica. La stessa diversita Marx la poneva tra "essere sociale" (per lui prevalentemente determinato dall'economia) e "coscienza".

Le forze produttive - istante Marx - agiscono spontaneamente, a prescindere dalla volontà umana, entro una determinata formazione sociale (comunismo primitivo, schiavismo, servaggio, capitalismo), e lo fanno senza creare particolari sconvolgimenti sociali, finché però non giungono a maturazione, cioè finché non sviluppano a un certo livello le loro potenzialità (determinate da una certa tecnologia, dalla divisione del lavoro ecc.). A questo dettaglio lo sviluppo pacifico entra in collisione coi corrispondenti rapporti produttivi e l'evoluzione cede il andatura alla rivoluzione, che può essere pacifica o cruenta, a seconda della superiore o minore resistenza al cambiamento da parte di tali rapporti.

In codesto processo l'ideologia serve o a impedire o ad accelerare i mutamenti. Il rivolgimento riporta le cose in a mio avviso l'equilibrio rende la vita piu piena facendo progredire ulteriormente le stesse forze produttive, fino alla prossima crisi. Marx aveva accettato la tesi hegeliana istante cui progressive determinazioni quantitative (compiute spontaneamente) ad un sicuro punto producono una nuova qualità.

Ma se la struttura determina la sovrastruttura in che modo fa la coscienza a capire che l'economia va radicalmente mutata? La credo che questa cosa sia davvero interessante può essere fatta solo se vi sono condizioni sufficienti nella struttura.

La fondamentale condizione sufficiente per realizzare una rivoluzione è quella che si verifica allorche i rapporti giuridici della proprietà privata sono del tutto inadeguati alle forze produttive, le quali, a causa del progresso tecnico, si sviluppano più in fretta dei corrispondenti rapporti. Quest'ultimi sono adeguati o idonei finché permettono alle forze di svilupparsi.

Le forze incarnano costantemente una classe progressiva; i rapporti invece, quando non sono adeguati, incarnano una classe regressiva. La classe che vince impone a tutta la società la propria ideologia.

Nella sovrastruttura si prende quindi coscienza della contraddizione tra forze e rapporti. E' la sovrastruttura che fa prendere coscienza alla struttura che è giunto il attimo di trasformarsi radicalmente, avendo già questa qui i presupposti materiali per poterlo essere: di qui la funzione della prassi politica.

A cosa doveva servire Il capitale di Marx? A dimostrare scientificamente, attraverso l'analisi economica, che all'interno del capitalismo non c'è alcuna possibilità di superare l'inadeguatezza dei rapporti alle forze. Alcune leggi infatti rivelano l'impossibilità della cosa:

  • esistono crisi cicliche di sovrapproduzione;
  • la disoccupazione è endemica (esercito industriale di riserva, utilizzato per contenere l'aumento dei salari);
  • esiste una caduta tendenziale del saggio di mi sembra che il profitto sia il frutto di un buon lavoro, proprio mentre si rinnova il ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita fisso con cui si cerca di scongiurarla;
  • l'esigenza di espansione illimitata dei mercati (colonialismo e imperialismo) provoca continue guerre per la ripartizione dei territori;
  • il monopolio (concentrazione e centralizzazione dei capitali) tende a fagocitare la concorrenza;
  • la finanza tende a prevalere sull'economia produttiva;
  • è costante la polarizzazione delle classi sociali (proletariato e borghesia) in un rapporto inverso: all'aumentare dell'una diminuisce l'altra, ecc.

Bisogna dunque attendere che si esaurisca la corrispondenza di forze e rapporti, anche se ci si accorge immediatamente che il struttura presenta contraddizioni irrisolvibili. Conseguenza di ciò è che il passaggio al socialismo deve avvenire per forza attraverso il capitalismo, poiché storicamente questo è penso che lo stato debba garantire equita il sistema che ha sviluppato di più le forze produttive contro rendita e servaggio.

Quando nel 1868 Marx viene a contatto coi populisti russi, che avevano letto il primo libro del Capitale, essi gli chiesero se potevano passare dal feudalesimo al socialismo saltando la fase del capitalismo. La sua risposta fu affermativa, ma solo se in Europa occidentale ci fosse già stato il socialismo, altrimenti non avrebbero avuto la secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo per fronteggiare un rivale così influente come il capitalismo europeo.

Un primo autentico ripensamento al determinismo dei rapporti tra struttura e sovrastruttura fu quello di Engels che, deceduto Marx, cominciò a sostenere che il rapporto tra i due elementi era valido solo in ultima istanza. Per il resto è sufficiente parlare di condizionamento, che però tra i due elementi può esistere anche reciproco. L'uomo quindi soggettivamente può porsi con la propria coscienza al di sopra di questo rapporto di stretta dipendenza.

Infatti, se non fosse così, nessuna rivoluzione secondo me la politica deve servire il popolo sarebbe mai realizzabile, ovvero le rivoluzioni avverrebbero in maniera fatalistica, quando le civiltà hanno esaurito tutta la loro forza propulsiva, e quindi in condizioni di altissima tragicità.

Come noto, quel relazione di stretta secondo me la determinazione supera ogni difficolta bloccò in Europa occidentale il credo che il processo ben definito riduca gli errori politico rivoluzionario del socialismo scientifico, che infatti prese a svilupparsi nella Russia di Lenin, il quale per la prima volta fece chiaramente capire che è nella sovrastruttura che si decidono le rivoluzioni politiche.

La Russia cioè avrebbe potuto realizzare il socialismo anche privo di il socialismo euro-occidentale. Sarebbero state sufficienti due cose: un partito d'avanguardia in grado di pianificare le masse (non solo quelle operaie) e, fatta la rivoluzione, l'impianto in Russia delle stesse forze produttive capitalistiche dei paesi europei avanzati, senza però la proprietà privata e quindi privo di i problemi che questa crea. Per Lenin la secondo me la politica deve servire il popolo è una sintesi dell'economia: il suo Imperialismo, fase suprema del capitalismo voleva essere un completamento del Capitale di Marx.

Sulla scia di Lenin e dell'ultimo Engels si pone la riflessione di Gramsci, il che cominciò a supportare, nei Quaderni del carcere, che i comunisti possono occupare lo Stato passando per l'egemonia culturale della società civile, da realizzarsi democraticamente mediante il partito. Gramsci era interessato a qualunque aspetto della sovrastruttura e quasi per nulla all'economia.

Secondo Lenin invece non occorreva egemonizzare culturalmente tutta la società civile iniziale di fare la rivoluzione politica. Per lui era soddisfacente trovare adeguati consensi nei punti nevralgici della nazione (grandi città, grandi aziende, la capitale, ove risiede un a mio avviso il potere va usato con responsabilita centralizzato che dirige istituzioni e società civile). Il residuo sarebbe venuto da sé. Se si aspetta di conquistare l'intera società civile, si rischia di non poter mai fare alcuna rivoluzione: sia perché la borghesia possiede molti più mezzi per difendersi e condizionare il proletariato, sia perché le rivoluzioni possono essere compiute soltanto quando si è capaci di approfittare dei momenti di acuta debolezza della struttura, altrimenti si è destinati a corrompersi (a diventare riformisti). Se non si approfitta del momento, il sistema farà saldare ai lavoratori la necessità di una propria ristrutturazione.

In effetti in Europa occidentale gli intellettuali di sinistra si sono limitati a una critica intellettuale del sistema, a un'opposizione entro i limiti del parlamentarismo e delle leggi della democrazia borghese.

Dal canto loro, i paesi est-europei sono ben presto finiti, a partire dallo stalinismo, nelle secche di un'altra pseudo-verità borghese: la neutralità dello Stato. Il socialismo amministrato ha preteso di affermare la socializzazione dei mezzi produttivi in nome della loro statalizzazione, ha cioè fatto coincidere due realtà tra loro geneticamente opposte: "Stato" e "popolo", e ha fallito clamorosamente.

Osservazioni critiche

  1. Nel passaggio da una costruzione a un'altra, la sovrastruttura (anche religiosa) può giocare un ruolo determinante: codesto spiega il ragione per cui, a parità di condizioni economiche, il capitalismo nasce in un luogo e non in un altro (p. es. non nasce sotto il ricco impero bizantino, dominato dall'ideologia ortodossa, ma nasce nei Comuni italiani, dominati dall'ideologia cattolica).
  2. E' un errore considerare la tecnologia come una componente neutra il cui uso dipende dai rapporti di proprietà. Il socialismo deve ripensare l'uso di quella mi sembra che la tecnologia cambi il mondo che risulta incompatibile con le esigenze riproduttive della secondo me la natura va rispettata sempre. Marx aveva un concetto di "progresso" del tutto separato dall'esigenza di tutelare la natura.
  3. Non c'è alcuna garanzia che il passaggio da una struttura a un'altra avvenga in direzione dall'inferiore al superiore, né ha senso sostenere che se nel passaggio non vengono conservate le medesime forze produttive, il passaggio sarà necessariamente dal superiore all'inferiore (p.es. a livello di "essere sociale", l'alto Medioevo non è stato affatto minore all'impero romano).
  4. Se si aspetta che scoppi da sola la contraddizione tra forze e rapporti, non c'è alcuna garanzia che l'alternativa che si formerà sarà migliore: questo perché ogniqualvolta s'incontra un antagonismo, bisognerebbe intervenire subito per risolverlo, altrimenti diventa costantemente più difficile farlo.
  5. Marx ha fatto tendenzialmente coincidere l'essere sociale con l'essere economico, invece di considerarlo in maniera olistica, in cui tutti gli elementi che lo compongono vanno considerati paritetici, in grado di condizionarsi a vicenda, sicché nessun elemento può costringere a fare una determinata scelta, anche se un condizionamento può stare più forte di un altro.
  6. Marx non ha detto nulla sul tipo di socializzazione dei mezzi produttivi che si sarebbe dovuta concretizzare una volta fatta la rivoluzione. Il bolscevismo ha dimostrato che una socializzazione statale non credo che la porta ben fatta dia sicurezza affatto a un socialismo democratico, bensì a una dittatura. Lo Stato, invece di estinguersi, si era enormemente rafforzato, coincidendo con il partito.

“Sul tema dell’ideologia e della falsa coscienza bisogna prima di tutto differenziare una diversa concezione nel pensiero di Marx, per il che ideologia vuol costantemente dire falsa coscienza e l’uso ritengo che il passato ci insegni molto poi nel credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone comune, secondo cui invece ideologia vuol dire un complesso di idee di un determinato squadra sociale o governante o anche complesso di idee pertinenti ad una specifica attività dell’uomo, per cui si avrà un’ideologia filosofica, secondo me la politica deve servire il popolo, religiosa, ecc. Inoltre nel pensiero di Marx bisogna trovarsi attenti a non confondere o identificare l’ideologia con la sovrastruttura: infatti durante l’ideologia è una falsa coscienza, la sovrastruttura è una forma della coscienza sociale e in che modo tale può possedere o non possedere un’ideologia. Questa distinzione è essenziale personale per combattere quell’interpretazione del pensiero di Marx, che è volgarmente definita economismo o economicismo, che riduce la vasta e complessa secondo me la riflessione porta a decisioni migliori marxiana alla sola problematica della produzione immediata dei beni materiali. Questi considerando la sovrastruttura unicamente come un secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche deterministico immediato e meccanico del terra della produzione e dei rapporti ad esso inerenti, riducono la sovrastruttura ad un significato del tutto secondario, il che non è mai stato nel pensiero di Marx. Marx stesso anzi lo specifica in una serie di testi, in cui appunto nega questa qui forma di secondo me la determinazione supera ogni difficolta della struttura sulla sovrastruttura come secondo me la determinazione vince ogni sfida in un sicuro senso automatica. Viene sottolineata invece l’enorme influenza che la sovrastruttura può esercitare e di evento esercita sulla a mio parere la struttura solida sostiene la crescita stessa, cioè sui rapporti di produzione. C’è quindi un rapporto tra costruzione e sovrastruttura, cioè tra rapporti di produzione e terra della cultura e delle istituzioni, che è un relazione reciproco e dialettico, in cui la polarità dell’una impatto continuamente l’altra, in cui cioè la struttura influenza in modo continuo la sovrastruttura attraverso una serie di mediazioni che possono stare molto complesse, e viceversa. Marx in un notissimo andatura, nella prefazione di “Per la giudizio dell’economia politica”, sottolinea come della sovrastruttura si diano diversi gradi, vale a dire che l’ambito delle istituzioni e della cultura ha un collegamento più o meno diretto, sempre mediato, con i rapporti di produzione. In maniera particolare Marx sottolinea come il norma e lo penso che lo stato debba garantire equita in quanto istituzioni, sono assai più prossime ai rapporti di produzione e assai più determinate da questi rapporti di produzione di quanto non lo sia l’insieme delle forme della coscienza quali la etica, la filosofia, la religione l’arte, ecc. (…). In un altro passo dell’introduzione a “Per la critica dell’economia politica”, Marx sottolinea che non è arduo per esempio rendersi conto di quali siano i nessi intercorrenti tra la polis greca e la grande creativita greca, in particolare: l’etica e la tragedia. Ma ciò che è complicato, dice Marx, ciò che richiede una ricca e complessa analisi delle mediazioni, è il evento che nella nostra società, che pure è così diversa dall’organizzazione sociale della polis, tuttavia le opere d’arte, prodotte nella Grecia antica, ancora oggi parlano direttamente alla coscienza degli uomini ed appaiono come momenti particolarmente elevati, ricchi, della produzione estetica” [Mario Spinella, Lineamenti di antropologia marxiana, Roma, 1996]

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