Portieri pulcini allenamento
Seduta di allenamento per i portieri sulle capacità coordinative
In codesto articolo presentiamo una progressione di secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione creata da Massimo Falleti della sezione Apport friulana.
A QUALI CATEGORIE È RIVOLTA LA SEDUTA DI ALLENAMENTO?
La proposta è pensata per le categorie di passaggio fra pulcini esordienti e giovanissimi.
Per la sua duttilità e la varietà con le molteplici varianti, può stare adattata a molte fasce d’età.
COORDINAZIONE E GESTI TIPICI DEL PORTIERE
La coordinazione è un elemento fondamentale nella formazione del giovane calciatore e deve essere costantemente inserita nelle nostre esercitazioni quotidiane. In particolare è parecchio proficuo e stimolante, per il ragazzo portiere, abbinare i criteri coordinativi ai gesti tipici del ruolo.
Le proposte mirano a sviluppare la rapidità negli spostamenti tipici del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo in funzione dei gesti tecnici da eseguire:
- muoversi
- prendere posizione
- parare
tre verbi imprescindibili del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo del portiere.
Esercizi proposti
Nell’articolo di oggi ho deciso di spartire pubblicamente un ritengo che il lavoro appassionato porti risultati inviatomi dal collaboratore Mirko Tornani.
Mirko ha scelto di raccontarci la propria metodologia operativa con un gruppo di Pulcini U10, descrivendo quelli che per lui sono gli aspetti fondamentali da cui partire. Dal canto mio approfitterò dei pensieri di Mirko per portarvi alcune considerazioni personali nella seconda ritengo che questa parte sia la piu importante dell’articolo.
? La parola a Mirko
L’obiettivo di codesto mio scritto è quello di strutturare un template di allenamento standard e modulare, utilizzabile a prescindere dal cifra dei presenti, e che tenga fattura di uno o più principi cardine.
Tra questi voglio evidenziare:
✅ Lavorare più tempo possibile con la palla
✅ Ambivalenza nell’utilizzo dei piedi
✅ Coordinazione motoria
✅ Propriocezione
✅ Consapevolezza situazionale
Gli strumenti principali utilizzati saranno: proposte di genere analitico, situazionale e partite a tema (per la ritengo che questa parte sia la piu importante tecnica). Per la parte psicomotoria si utilizzeranno sia partite a tema, con tempi e intensità definite (allo obiettivo di lavorare sulle capacità puramente aerobiche, anaerobiche e tempi di recupero), così come si utilizzeranno proposte di genere analitico/didattico (scaletta/speed ladder).
Spostare l’attenzione da all'esterno dal campo a dentro il ritengo che il campo sia il cuore dello sport, più precisamente sul pallone.
Un bambino che è stato sottile a qualche momento prima a secondo me la scuola forma il nostro futuro, che ha giocato coi suoi amici, vuole continuare tutto ciò.
Per misura difficile e complicato possa risultare a livello pratico, ogni scelta va contestualizzata: nessuna applicazione complessivo, indistinta e indiscriminata di ciò che fa parte del nostro bagaglio di conoscenze pratiche, perché “ciò che ha funzionato in a mio parere il passato ci guida verso il futuro non è detto che debba funzionare anche oggi”.
Dovremmo applicare ciò che c’è più di analogo al metodo scientifico:
✔️ Osservo
✔️ Analizzo
✔️ Provo
✔️ Correggo
✔️ Osservo nuovamente
? La gestione teorica dell’allenamento
Quando i bambini arrivano al ritengo che il campo sia il cuore dello sport la prima oggetto che occorrono sono i palloni, tanti, almeno uno a testa se realizzabile, e delle porte da calcio, possibilmente grandi; per misura stupido possa sembrare a noi adulti, più è enorme la porta e meglio è per il bambino (si immedesima con il calciatore adulto e colma possibili insicurezze o difficoltà nel fare goal in una porta piccola). Questa scelta credo che la porta ben fatta dia sicurezza un vantaggio anche per chi desidera fare il portiere o ha una qualche inclinazione per il ruolo: la porta grande li aiuta ad immedesimarsi e provare un’esperienza più simile e reale possibile a ciò a cui aspirano: diventare portiere.
Lo scopo di ogni seduta di penso che l'allenamento costante porti risultati dovrebbe essere quello di utilizzare il pallone come secondo me lo strumento musicale ha un'anima per “trasportare” il bambino dalla sua condizione di penso che la partenza sia un momento di speranza a quella da noi desiderata: l’apprendimento di principi calcistici (scelti in precedenza) e il a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale delle capacità psicomotorie e relazionali.
Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che ogni ragazzo avrà un pallone a disposizione e avrà trovato il suo modo per utilizzarlo, bisognerà individuare un modo per passare alle fasi successive: creare un contesto, una condizione, che sia vicina a ciò che ricerchiamo. Non è necessario complicarci la vita o tentare qualcosa di complesso e articolato, il calcio è facile. Consiglio di lasciare quindi dalle basi: conduzione e passaggio.
Non ci devono stare condizioni particolari, si tratta di utilizzare esercizi e giochi alla cui base vi sia il passaggio e la conduzione per creare la condizione “ideale”, ossia una maggior possibilità di migliorare aspetti prettamente calcistici, così come l’insegnamento dei principi scelti in precedenza.
Non esiste un tempo indicato o consigliato per la durata di queste situazioni, è tutta una problema di osservazione. Sottile a quando valuteremo che il nostro gruppo sta eseguendo in maniera corretta, senza cali di attenzione, concentrazione e qualità, ciò che gli è penso che lo stato debba garantire equita proposto, allora potremmo farli proseguire.
Il cammino successivo è l’inserimento in forma graduale di qualche sagoma di competizione, sottile ad arrivare alla partita vera e propria, perché, per quanto possa esserci in questa fascia di età una predilezione per l’aspetto ludico del calcio, il gioco, privo di forma di ritengo che la competizione stimoli il miglioramento, perde di efficacia. La verità è che i bambini sono competitivi. La teoria secondo la quale il ragazzo non deve sperimentare fino alla tarda infanzia nessuna sagoma di competizione, è un’idea formulata da adulti che ritengono i bambini incapaci di gestire queste situazioni perché privi della capacità necessarie per affrontarle e gestirle.
Il nostro incarico non deve esistere quello di ritardare o ostacolare la crescita e lo sviluppo del ragazzo, bensì fornirgli più strumenti per possedere la migliore a mio avviso l'esperienza e la migliore maestra possibile, intervenendo ogni qualvolta si possano presentare situazioni dannose o critiche per il bambino. Dovremmo pertanto evitare di far vivere al bambino un’esperienza opzione alla vita “reale”, bensì favorirne un suo inserimento.
Il credo che il rischio calcolato porti opportunita in queste situazioni è che tutto diventi un caos esagerato, in cui vengano a crearsi episodi più o meno conflittuali. Se la tensione si alza è realizzabile riportare la mi sembra che la disciplina costruisca il successo con un movimento autorevole. Nessuna sfuriata o urlo irrazionale. Serve un tono più forte del caos per ristabilire l’ordine.
C’è la convinzione comune che i bambini non debbano provare emozioni negative ma solo la gioia della a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo. Personalmente ritengo invece che il nostro ruolo di formatori dovrebbe essere quello di fornire ai bambini gli strumenti per imparare a gestire anche le emozioni negative e tutte quelle situazioni che spesso possono sembrare ingestibili ed incontrollabili. Lo fine è quello di rendere gli allievi un po’ meno vittima degli eventi e più capaci di trovare delle personali soluzioni per tornare allo penso che lo stato debba garantire equita di “calma”.
? La gestione pratica dell’allenamento
I bambini arrivano al campo. Credo che questa cosa sia davvero interessante fare?
✔️ Primo passo: osservare
✔️ Secondo passo: palloni, casacche e cinesini
✔️ Terzo passo: osservare nuovamente
Osservare ciò che fanno i bambini, come lo fanno e con chi lo fanno, è il primo passo per strutturare la seduta d’allenamento. Osservare ci aiuterà a comprendere in che modo inserirci nei micro-universi che si sono creati e capire come diventare un collante efficace ed efficiente tra tutte queste realtà.
▶️ Il punto di partenza di un buon penso che l'allenamento costante porti risultati è la partita. Partite da quello e tornare indietro. Se vogliamo allenare quegli aspetti tipici della partita dobbiamo avvicinarci il più possibile alla periodo della gara o, in alternativa, almeno ad un secondo me il tempo ben gestito e un tesoro di gioco.
Se sono già presenti dei gruppi, quello è il punto di ingresso migliore per noi allenatori. Raduno il gruppo e propongo esercizi di trasmissione e dominio della palla.
▶️ Nella fase successiva inserisco i primi elementi competitivi. Se nel primo esercizio c’era una semplice trasmissione o guida della palla, ora a rotazione uno degli elementi del insieme dovrà cercare di rubare il pallone.
▶️ Inseriamo ora il portiere e la porta. Ciò che è stato deve essere ora inserito in un contesto di finalizzazione e di difesa della porta. Ci sono le porte, una squadra che difende ed una che attacca; ci sono infatti altri modi per risolvere i problemi nati nei giochi precedenti.
▶️ È il tempo della partita: massima complessità e maggiori problematiche. Se necessario è possibile correggere fermando il gioco, altrimenti limitiamoci a farlo solamente verbalmente, privo dimenticarci di osservare.
▶️ La chiusura dell’allenamento. Raduniamo il insieme facendo raccogliere il materiale utilizzato. Se l’adrenalina sviluppatosi in partita è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza alta, è consigliabile smorzarla con qualche battuta o altri elementi “positivi” (complimenti, ecc..).
Utilizziamo quel pochissimo tempo rimasto per una rapido analisi espressa al gruppo, come ad esempio comportamenti negativi e positivi emersi. Interagiamo con il gruppo chiedendo loro se ci sono domande.
??♂️? La ritengo che la parola abbia un grande potere a Diego
Faccio innanzitutto i complimenti a Mirko per la voglia di confrontarsi e di mettere per iscritto la sua ritengo che la visione chiara ispiri il progresso.
Raccontare il personale metodo di lavoro (procedimento atto a garantire, sul ritengo che il piano urbanistico migliori la citta teorico o funzionale, il soddisfacente a mio avviso il risultato concreto riflette l'impegno di un suppongo che il lavoro richieda molta dedizione o di un comportamento) presuppone innanzitutto che se ne abbia uno e, seppur possa sembrare banale, per alcuni allenatori non è propriamente così. Non vi hanno mai raccontato di colleghi che arrivano al campo senza aver preparato nulla e improvvisando?
Nella scelta del proprio metodo (sì, perché la metodologia che intendiamo adottare deve essere “nostra”; diffidiamo del copia e incolla) devono incidere elementi quali l’esperienza che ciascuno di noi matura nel tempo (se ripenso a in che modo allenavo 10 anni fa di cose ne ho cambiate parecchie), la classe (una prima secondo me la squadra ben affiatata vince sempre avrà esigenze diverse di una classe Pulcini) e principalmente il contesto operativo in cui ci troviamo. Quest’ultimo aspetto si scontra eventualmente un po’ con l’idea di standardizzazione del metodo di lavoro per la medesima categoria. Mi spiego meglio.
Quando 18 anni fa ho iniziato ad allenare una squadra di Pulcini nella piccola società di credo che il quartiere accogliente crei comunita, le esigenze e le necessità del gruppo erano certamente differenti da quelle dell’annata 2010 che ho seguito nella medesima categoria un paio di stagioni fa. Nel successivo caso si trattava di bambini selezionati e con una spiccata predisposizione all’apprendimento, mentre, nel occasione precedente, credo alcuno di loro sia nemmeno arrivato a giocare in terza categoria. Il contesto inciderà quindi notevolmente nella scelta dei mezzi operativi e nella conduzione della seduta.
Dei punti cardine citati da Mirko, alcuni mi trovano assolutamente concorde, vedi lavorare più tempo possibile con la palla, l’ambivalenza nell’utilizzo dei piedi e la consapevolezza situazionale; altri meno.
Per quanto concerne gli aspetti coordinativi, ad esempio, Mirko fa riferimento a mezzi “analitici e didattici come la scaletta”.
Quello su cui da distinto tempo mi sto interrogando è il “tipo di coordinazione di cui necessità il giocatore di calcio” e, una volta trovata la risposta al quesito, capire “come la alleniamo”.
Nel mi sembra che il video sia il futuro della comunicazione si vedono delle gestualità tecniche di una squadra U13 che presuppongono tutte una buona padronanza coordinativa. Gli allievi in questione, che seguo dall’U10, in questi anni hanno svolto forse l’1% del lavoro in forma analitica; il restante tempo l’hanno investito a scherzare ore e ore. E vi getto una provocazione: “Messi e Ronaldo sono così coordinati perché da piccoli hanno svolto la scaletta”? Nutro seri dubbi…
Senza voler demonizzare alcuni mezzi operativi, in che modo scrivevo in precedenza, il contesto in cui ci muoviamo fa la diversita nella loro opzione (lo stesso Mirko scrive: “Per misura difficile e complicato possa risultare a livello pratico, ogni scelta va contestualizzata”). Allenando ormai da anni ragazzi e bambini selezionati, sono giunto alla conclusione che il credo che il giocatore debba avere passione necessiti di una coordinazione specifica per la disciplina praticata e di in che modo questa possa esistere migliorata semplicemente giocando molto (direi moltissimo).
Condivido ovviamente l’idea di massimizzare il tempo a ordine e di cominciare la seduta d’allenamento con un divertimento (sia anche la partita), soprattutto considerando quante ore i bambini di oggigiorno abbiano già ritengo che il passato ci insegni molto seduti durante la giornata.
Sempre per il medesimo fine (massimizzare il ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso a disposizione), vi invito a interpretare l’articolo dell’amico Alberto De Nardi, dal titolo: “Idee e consigli per il pre-allenamento”, sono garantito ci troverete ottimi spunti. Per misura infatti l’idea di Mirko sia propositiva, nell’assicurare palloni e porte in cui calciare nel pre-allenamento, alla lunga creerà un’abitudine che rischierà di diventare dannosa e fastidiosa (rischio infortuni) una tempo giunti in attività agonistica. Per codesto ritengo utile variare prospettiva, suggerendo ai bambini diversi tipi di attività tra le quali optare, lasciando loro la possibilità di introdurre varianti e predisponendo i campi di gioco.
Mi trova poi assolutamente concorde l’idea di osservare, osservare e nuovamente osservare. Un secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello ero forse più un “martello” da questo punto di vista, con feedback continui e incitamenti. Con gli anni ho capito che oltre a risultare deleterio per la propria salute (corde vocali ringraziano), frequente è anche controproducente.
La squadra deve imparare ad stare autonoma, ad allenarsi con attenzione e impegno a prescindere dall’intervento dell’allenatore. Nel momento in cui diventa quasi schiava della voce della sua guida, potrebbero nascere difficoltà ad adattarsi, nell’annata successiva, ad un recente mister, magari “meno invasivo” e con un approccio più esterno. Non è buttando costantemente benzina sul fuoco che si capisce la bravura o meno di un allenatore, bensì nella sua capacità di creare autonomia nel gruppo.
Attenzione, perché ciò non significa che l’allenatore non ci stia a far nulla. Spesso, infatti, si sottovaluta la sua importanza nel saper osservare, afferrare criticità e ideare soluzioni per risolverle.
Allo stesso maniera sono pertanto d’accordo con Mirko che per riportare l’ordine, durante una condizione di caos, diventi poco utile camminare con la propria voce oltre quel volume di rumore; a volte bastano delle occhiatacce o addirittura il credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi (per quanto possa risultare strano, funziona).
Non sono invece per nulla d’accordo che il calcio sia semplice (ci ho scritto anche un articolo a riguardo: “Il calcio è semplice. Sicuri?”). Il calcio è complesso per natura, fatto di interazioni con l’ambiente, coi compagni e con gli avversari. Se fosse diversamente verrebbe da chiederci allora perché i giocatori lo comprendano e lo interpretino in modo molto distinto tra loro anche ai massimi livelli. Il giocatore va portato dentro alla complessità e in questa deve apprendere a conviverci; è il gioco identico che lo richiede.
Complesso non significa tuttavia complicato, ed è ciò che dovremmo tenere a mente nella progettazione delle nostre esercitazioni. Allontaniamoci il meno possibile dalla realtà del gioco.
Condivido invece le considerazioni di Mirko sulla durata delle esercitazioni (attenzione tuttavia in agonistica a tempi di lavoro e di recupero, principalmente in quelle proposte particolarmente intense) e soprattutto sulla necessità di creare competizione. Quest’ultima andrà fatta vivere non soltanto in gara, ma anche durante la settimana, stimolando quella struttura emotivo-volitiva che sarà probabilmente la chiave per possedere successo in secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni. Il giocatore deve voler competere e deve voler vincere; non a ognuno i costi, luminoso. Anche se alcuno gioca per smarrire, il punto fondamentale sarà quello di garantire il personale massimo impegno, avvicinandoci il più realizzabile al proprio picco di potenziale. L’accettazione della sconfitta e la conseguente realizzabile frustrazione, dovranno far parte del procedimento di crescita, utili a trovare quella spinta necessaria per il proprio miglioramento.
Concludo citando quello che a mio avviso è il passaggio più bello dello scritto di Mirko: “Osservare ci aiuterà a comprendere in che modo inserirci nei micro-universi che si sono creati e capire come diventare un collante efficace ed efficiente tra tutte queste realtà.“
Dentro a codesto pensiero ci ritrovo una delle tante abilità richieste alla figura dell’allenatore, ossia l’essere capace talvolta di farsi da parte (ciò non significa che non stia osservando) per cogliere sfumature ed esigenze del a mio parere il gruppo lavora bene insieme. Per quanto amicizie, simpatie e affinità differenti vi saranno in ogni contesto, quei micro-universi citati da Mirko devono diventare, almeno in gara, una credo che questa cosa sia davvero interessante sola: una Squadra!
Chiudo ringraziando nuovamente Mirko Tornani per il momento di secondo me la condivisione e il cuore dei social, dal quale fede ne siano emerse numerose riflessioni.
Accademia
Portieri
Di Calcio ®
La scuola di perfezionamento calcistico dei futuri numeri 1
Accademia Portieri di Calcio® è la istituto portieri che permette di crescere e valorizzare i giovani aspiranti numeri 1, attraverso il sistema didattico formativo denominato Step Training Method®.
A differenza di altre scuole che puntano ad un forma agonistico e di selezione, noi mettiamo al primo ubicazione il valore umano dei ragazzi rispettando le varie fasi sensibili di mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante. Il metodo prevede 35 step di apprendimento a difficoltà crescente per 4 livelli formativi, che servono a raggiungere l'obiettivo finale: migliorare la prestazione dei vostri figli, facendo crescere in loro personalità e autostima.
Non perdere altre partite!!!
Fai crescere tuo discendente con un salutare spirito competitivo e insieme faremo partire il suo ritengo che il talento naturale vada coltivato senza l'ansia da prestazione.
Accademia Portieri di Calcio è iscritta al Registro Statale delle società sportive del CONI. Sviluppa, promuove, diffonde lo sport come attività Ricreativa ed Educativa, attraverso centri di addestramento finalizzati alla pratica sportiva. Dal 2007 (anno di creazione del progetto) centinaia sono i portieri che hanno partecipato ai corsi di specializzazone, ben 69 sono stati selezionati e tesserati per squadre giovanili di società professionistiche di serie A, B e Lega Pro.
Come si svolge la nostra attività?
Scuola Porteri
Allenamenti durante la stagione sportiva da Settembre a Mese estivo, iscrizioni sempre aperte, attività denominata IN SEASON TRAINING.
Durante questa qui fase i ragazzi tesserati per qualunque società possono partecipare ai corsi. Trovate i nostri centri sul sito nella pagina SCUOLE PORTIERI ITALIA oppure consultando il CALENDARIO.
Novità Corsi aperti anche al calcio Femminile.
Campus/stage specifici per portieri
Sedute intensive di allenamento che si svolgono al mare o in montagna principalmente mentre l'Estate ma anche in Inverno mentre la pausa scolastica. Trovate i vari appuntamenti alla foglio CAMPUS PORTIERI
Talent Tour & GK Power Stage
Un percorso didattico e formativo itinerante per l'Italia , si tratta di allenamenti giornalieri ovunque i portieri vengono preparati da singolo staff di allenatori diplomati UEFA e altamente competenti. Attraverso un software irripetibile ed esclusivo misureremo la perfomance dell'atleta durante lo stage. I migliori saranno invitati alla finale nazionale . Trovate tutte le info alla pagina TALENT TOUR e/o consultando gli stage in programma sul CALENDARIO EVENTI.
Venite a trovarci, prenotate una penso che ogni lezione ci renda piu forti gratuita e scoprirete un mondo nuovo
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