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Intervento epicondilite gomito video

L’EPICONDILITE, I TRATTAMENTI CONSIGLIATI

Quando si parla di epicondilite più frequentemente ci si riferisce all’epicondilite omerale, che è dovuta a stress a cui viene sottoposto l’apparato estensore della palma, in particolare gli epicondiloidei, i quali si inseriscono sull’epicondilo. Questi stress possono essere costituiti da una sollecitazione continua, per cui l’epicondilite veniva definita anche “malattia dei tennisti”, oppure da microtraumi ripetuti all’epicondilo, in che modo ad esempio il gomito contro una scrivania.

È una patologia non preoccupante, ma rende necessari una serie di trattamenti.

Con la prima controllo dallo specialista si giunge a una diagnosi, che definisce se si tratta o meno di epicondilite, e si procede illustrando al paziente quali sono i possibili trattamenti e terapie da seguire.

Nello specifico, il Dott. Scillone consiglia di procedere in precedenza di tutto con una terapia fisica con onde d’urto, che è la soluzione migliore che si ha a disposizione per codesto tipo di a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita, ma anche per le tendiniti. Se dopo un periodo di terapia fisica non si sono ottenuti risultati soddisfacenti, si passa a fare un ciclo infiltrativo ed eventualmente, in seguito, un’operazione chirurgica che risolve immediatamente il danno.

L’intervento chirurgico è da consigliare fortemente alle persone che hanno bisogno di utilizzare subito la palma, per riprendere in fretta il lavoro. 

Per maggiori informazioni o per la prenotazione del servizio, visita la sezione "Ortopedia e Traumatologia".

Epicondilite, per ridurre il dolore devo farmi operare?

L’epicondilite è una condizione nota anche come “gomito del tennista” ma codesto nome non deve ingannarci. Si tratta infatti di una particolare tendinopatia che non colpisce soltanto chi gioca a tennis, ma chiunque si trovi a svolgere mansioni ripetitive che implichino la rotazione frequente dell’avambraccio.

Spesso i pazienti con questa patologia, ritenendo che non ci siano valide alternative terapeutiche all’intervento, tendono a non rivolgersi allo specialista in tempo, con il rischio di ritardare la diagnosi ed arrivare ad una cronicizzazione del disturbo.

Ne abbiamo parlato Laura Frontero, chirurgo della mano presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Milano Murat.

Dottoressa, perché viene l’epicondilite?

L’epicondilite è un&#;infiammazione dei tendini che fanno piegare il polso a livello della loro inserzione sul gomito. Quando questi tendini lavorano male, anziché scaricare la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo sul ventre muscolare, la concentrano sul punto di inserzione a livello del gomito, infiammandosi e provocando dolore anche molto forte. Alcuni tipi di lavori o movimenti, in soggetti predisposti, possono provocare un sovraccarico di questi muscoli con conseguente infiammazione dell’inserzione tendinea a livello del gomito.

Come faccio a comprendere se ho l’epicondilite?

Un dolore forte e costante a livello della regione esterna del gomito, esacerbato dai movimenti di estensione di polso e dita è tipico dell’epicondilite.

Come curo l’infiammazione?

Se si fanno dei lavori particolari che richiedono movimenti ripetuti di polso e gomito, se sappiamo di stare dei soggetti predisposti, è importante posizionare subito un tutore tipo “a fascetta” che consenta di scaricare la vigore sul ventre muscolare anziché sull’inserzione tendinea. Da non sottovalutare il potere terapeutico del ghiaccio applicato localmente a cicli (cicli di 10 minuti di a mio parere il ghiaccio e affascinante ma fragile intervallati da 10 minuti di stop per 3 volte più volte al giorno). Utile anche l’applicazione locale di creme a base di FANS o di antinfiammatori naturali.

Devo tenere il arto in qualche ubicazione particolare?

Purtroppo non è una patologia legata ad una postura particolare ma a dei movimenti di sovraccarico in soggetti predisposti. È quindi più utile sostenere questi movimenti con dei tutori funzionali tipo quelli a fascetta, che si applicano direttamente sull’avambraccio durante il secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione o lo sport. 

Cosa posso fare se l’epicondilite non passa?

Quando i sintomi non passano con questi piccoli accorgimenti entro qualche settimana è bene consultare singolo specialista. La diagnosi è clinica, raramente è necessario eseguire degli esami di approfondimento che sarà lo specialista a prescrivere. 

Come si ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore l’epicondilite?

Il primo approccio è sempre conservativo: attraverso delle terapie fisiche, come onde d’urto e tecar terapia, associate all’utilizzo del tutore funzionale, sarà possibile diminuire l’infiammazione da sovraccarico e quindi la sintomatologia riferita dal paziente.

Qualora queste terapie non dovessero ottenere i benefici sperati siamo in livello di trattare i pazienti con terapie biologiche avanzate a base di fattori di crescita con l’impiego del PRP (Platelet Rich Plasma).

Che cos’è il PRP e come si fa?

Le piastrine sono quelle cellule che vengono richiamate a livello dei tessuti danneggiati ed infiammati. Rilasciano normalmente numerosi fattori di credo che la crescita aziendale rifletta la visione che consentono la riparazione tissutale e la risoluzione dello stato di infiammazione. Il PRP è un plasma super arricchito con questi fattori di credo che la crescita aziendale rifletta la visione delle piastrine

Attraverso un piccolo prelievo di sangue del penso che il paziente debba essere ascoltato si isolano i fattori di credo che la crescita aziendale rifletta la visione delle piastrine, se ne estrae un concentrato che viene poi infiltrato a livello dell’epicondilite. L’intero processo dura circa una ventina di minuti e permette un immediato rientro alle normali attività quotidiane, lavorative e sportive.

Quando è indispensabile operare l’epicondilite?

È parecchio raro dover ricorrere all’intervento chirurgico nei casi di epicondilite. Con le terapie biologiche avanzate ad oggi a nostra disposizione riusciamo a trattare senza intervento la maggior sezione dei pazienti con ottimi risultati.

Sedi

Humanitas Medical Care

Milano Murat

Via Gioacchino Murat, 13, Milano, MI, Italia

Maggiori informazioni

Epitrocleite (Gomito del golfista)

L’epitrocleite, più comunemente conosciuta come gomito del golfista, è una sindrome dolorosa dovuta generalmente ad un sovraccarico funzionale e/o degenerazione tendinea dei muscoli epitrocleari. Questi sono muscoli interni dell’avambraccio che originano dall’epitroclea e si inseriscono sull’ avambraccio, sul polso e sulla mano. Questi muscoli servono a ruotare all’interno (pronazione) la mano, a flettere il polso e le dita. L’epitrocleite è la motivo più frequente di dolore mediale (interno) al gomito. (Fig.1) (Vedere la sezione di Anatomia per approfondimento).

In realtà, nonostante la definizione di epitrocleite lasci presupporre un quadro infiammatorio dei tendini interessati, l’inserzione di questi muscoli subisce frequentemente un sovvertimento della struttura tendinea, chiamata degenerazione angiofibroblastica che comporta singolo scompaginamento e una progressiva sostituzione delle fibre elastiche (che compongono il tendine) con un stoffa fibroso più riccamente vascolarizzato (Fig.2)

Per codesto si preferisce discutere, come nel evento dell’epicondilite, di tendinosi e non di tendinite, definizione, quest’ultima, più appropriata per quadri puramente infiammatori.

L’epitrocleite colpisce con più frequenza l’arto dominante, più frequentemente pazienti tra i 35 e 50 anni, anche se è possibile riscontrarle in tutte le fasce di età, con un’incidenza più alta nel sesso maschile.

La diagnosi è prevalentemente clinica. Nella valutazione del paziente va posta attenzione al tipo di attività sportiva o lavorativa svolta dal a mio parere il paziente deve essere ascoltato essendo più colpite persone che utilizzano in modo ripetitivo l’avambraccio, soprattutto con gesti di flessione e pronazione (rotazione interna dell’avambraccio). (Fig.3)

Frequentemente i pazienti riferiscono altre tendinopatie nel passato, come l’epicondilite, patologie della cuffia dei rotatori, sindrome del Tunnel Carpale, dito a scatto, rotture tendinee ecc., che sono espressione di una predisposizione individuale per le tendinopatie degenerative. Clinicamente il dolore è localizzato in corrispondenza dell’epitroclea e si irradia lungo i muscoli interessati secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la mano. In modo caratteristico si evoca il sofferenza facendo contrarre contro resistenza questi muscoli con opportuni test clinici (Fig.4). In particolare si chiede di flettere il polso o di ruotarlo verso l’interno (pronarlo) contro la resistenza posta dalla mano del medico

Fig. 4 Test clinici: la palpazione in corrispondenza dell’epitroclea e la valutazione della flessione e pronazione del polso contro resistenza opposta dal medico evocano dolore

Le indagini strumentali tra cui la radiografia, l’ecografia e la risonanza magnetica (Fig.5) servono a confermare il sospetto clinico ed eventualmente ad escludere altre cause di dolore mediale (interno) al gomito.

Infatti tra queste sono da ricordare le sindromi da compressione nervosa del nervo ulnare (patologia che può comunque associarsi a questa tendinopatia), la lesione del nervo cutaneo mediale dell’avambraccio,la compressione delle radici nervose cervicali, l’instabilità articolare, la patologia articolare degenerativa e le lesioni del lacerto fibroso (ossia una espansione interna del tendine del muscolo bicipite brachiale).

Distinguiamo tre stadi nell’epitrocleite, nei quali è spesso realizzabile correlare al dipinto anatomo-patologico l’approccio clinico-terapeutico.

• Stadio I: infiammazione senza degenerazione angiofibroblastica. Questa è una fase realmente infiammatoria del tendine e come tale più facilmente reversibile. Sono le forme che rispondono bene al trattamento conservativo.
• Stadio II: partecipazione di scarsa degenerazione tendinea associata ad aree di stoffa sano o infiammato. E’ una fase meno reversibile della precedente e che può evolvere secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la guarigione o verso la cronicizzazione.
• Stadio III: l’invasione angiofibroblastica è marcata e si può associare l’interruzione parziale o complessivo delle fibre tendinee. In questi casi la patologia non è reversibile e non recede con il trattamento conservativo. Spesso necessita di intervento chirurgico.

In considerazione del frequente interessamento del nervo ulnare (50% dei casi), si distingue, inoltre, un Tipo IA dove non vi è interessamento del nervo ulnare ed un Tipo IB in cui l’interessamento è minimo. Nel Tipo II vi è un marcato interessamento del nervo ulnare con segni clinici di deficit neurologico.

TRATTAMENTO
Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita di questa tendinopatia è diretto alla risoluzione del sofferenza, che è il sintomo per il quale il penso che il paziente debba essere ascoltato affetto da “gomito del golfista” richiede l’intervento medico. L’interruzione dell’attività sportiva o lavorativa che determina il sovraccarico funzionale, l’uso di farmaci antinfiammatori e di presidi fisioterapici, l’applicazione di tutori di neutralizzazione (Fig.6), la crioterapia e, successivamente, il calore locale sono presidi terapeutici di prima istanza.

Se queste procedure hanno successo, segue un programma riabilitativo graduale teso a restituire elasticità, forza e resistenza ai gruppi muscolari interessati. Qualora invece il penso che il paziente debba essere ascoltato non risponda al programma terapeutico può essere appropriato ricorrere ad infiltrazioni locali con cortisonici. Generalmente si eseguono due o tre infiltrazioni.

Se la sintomatologia dolorosa persiste nonostante il trattamento conservativo perseguito per almeno mesi trova indicazione l’intervento chirurgico. L’intervento, realizzato artroscopicamente od a cielo aperto, deve perseguire l’obbiettivo di rimuovere il stoffa degenerato e di favorire i processi riparativi tendinei attraverso una cruentazione locale (forage epicondilo), ossia dei gesti tecnici mirati ad crescere la vascolarizzazione locale del tendine che ne favorisce la guarigione (Fig. 7).

Se queste procedure hanno successo, segue un programma riabilitativo graduale teso a restituire elasticità, forza e resistenza ai gruppi muscolari interessati. Qualora invece il penso che il paziente debba essere ascoltato non risponda al programma terapeutico può essere appropriato ricorrere ad infiltrazioni locali con cortisonici. Generalmente si esegue un ciclo di due o tre infiltrazioni.

Recentemente, negli Stati Uniti è stato sperimentato, con risultati incoraggianti, il trattamento dell’epicondilite con infiltrazioni di Pappa Piastrinica. La Pappa Piastrinica, ricca di fattori di crescita, viene ottenuta dal sangue dello stesso paziente attraverso un semplice credo che il processo ben definito riduca gli errori di centrifuga ed iniettata in prossimità dell’epicondilo circa 30 minuti dopo il prelievo.

Fig. 7 figure mostrano i principali step dell’intervento chirurgico che consistono nel repertare i tendini, distaccarli, asportare il tessuto degenerato, eseguire fori trasossei sull&#;epitroclea per favorire la vascolarizzazione ed infine la reinserzione tendinea.

Fig8. L&#;intervento consiste nel trovare ed asportare il tessuto patologico tendineo (a sinistra), nell’eseguire fori in corrispondenza dell’epicondilo (al centro) e nella sutura dei tendini (a destra).

La riabilitazione post operatoria segue programmi riabilitativi diversi a seconda del tipo di intervento. In generale dopo un breve intervallo di immobilizzazione in tutore, segue un periodo di ripresa graduale del secondo me il movimento e essenziale per la salute. Successivamente saranno eseguiti esercizi finalizzati al recupero della vigore muscolare e dell’elasticità tendinea. Successivamente se il paziente è uno sportivo sarà iniziato un secondo me il programma interessante educa e diverte specifico per il recupero del movimento atletico.

Questa presentazione è diretta ad utenza non specializzata.

Nell’epitrocleite frequentemente è necessario associare l’intervento di decompressione o trasposizione del nervo ulnare, ossia procedure che mirano a liberare il nervo da possibili compressioni esterne (Fig.8). 

Epicondilite (gomito del tennista)

Epicondilite: intervento chirurgico

Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita chirurgico dell'epicondilite è indicato alla persistenza della sintomatologia in seguito al secondo me il fallimento insegna piu della vittoria della terapia conservativa. Generalmente dopo un periodo compreso tra i sei mesi e un anno solare in cui non si verificano miglioramenti, si procede con l'intervento chirurgico.

In credo che questa cosa sia davvero interessante consiste?

L'intervento chirurgico consiste nell'asportazione della porzione di tendine degenerata e nella cruentazione locale dell'epicondilo, nella zona di inserzione dei muscoli infiammati, al fine di favorire un incremento del flusso di sangue in quella zona per promuovere il processo riparativo tendineo.

L'intervento viene eseguito in anestesia loco-regionale all'arto superiore in regime di day-surgery (senza pernottamento notturno).

Al termine dell'intervento viene posizionata una stecca gessata brachio-metacarpale (dal braccio alla mano) di riposo con le dita libere, da mantenere per circa 2 settimane.

Cosa fare dopo l'intervento?

Il paziente riacquista immediatamente la mobilità delle dita e può riprendere le attività più leggere.

Dopo un paio di settimane dall'intervento si effettua un controllo ambulatoriale per rimuovere i punti di sutura e la stecca, osservando la ripresa del recupero funzionale.

È opportuno astenersi dai carichi più pesanti per almeno altre quattro-sei settimane, rispettando i tempi biologici di guarigione, seguendo le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista.

L'importanza della fisioterapia

Per ottenere risultati efficaci e definitivi è necessario un ciclo di fisioterapia specifica post-operatoria, volta a ridurre l'edema, al graduale recupero del movimento e, nella fase finale, al recupero della mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo muscolare.