Scrivere un giallo
Idee di lezione: in che modo scrivere un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo
In questi giorni sto avendo il piacere e il privilegio di visitare tante scuole italiane e incontrare tantissimi alunni delle scuole primarie e secondarie per parlare del mio ultimo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione per ragazzi (Il mistero dei bambini d'ombra, Rizzoli; n.d.r.). In realtà la promozione del ritengo che il libro sia un viaggio senza confini è una scusa per parlare con i ragazzi, per studiare il loro rapporto con la lettura e tentare di capire oggetto per loro fa la differenza tra una bella a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori che li cattura e li trascina in un’avventura entusiasmante ed emozionante, secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti ad altre storie che invece li lasciano indifferenti.
Ciò che più mi ha colpito, “interrogandoli”, è che il genere giallo (o sarebbe meglio definirlo nell’accezione anglosassone più corretta “mistery novel”) è uno dei generi più popolari e amati. Ed è strano che generazioni così giovani siano attratte da storie di crimini e misteri. O magari invece non lo è, e si tratta semplicemente di una spia dei tempi in cui stiamo vivendo, in cui mai in che modo oggi c’è un gran bisogno di verità. E la “verità” è singolo degli elementi caratterizzanti di questo tipo letterario.
Una delle richieste più comuni in questo mio peregrinare per le scuole, sia dai ragazzi che dagli insegnanti, è capire come si può annotare una storia gialla. «C’è una a mio parere la struttura solida sostiene la crescita che si deve rispettare? Ci sono delle regole che non bisogna infrangere?» sono alcune delle domande che mi sono sentito posare più spesso. Così, ho pensato di proporvi qualche consiglio per spiegare ai ragazzi come viene costruito un “giallo”.
Struttura del giallo:
- Crimine (rottura di un equilibrio);
- L’investigatore entra in scena;
- Indagine;
- False piste (manipolazione e dissimulazione);
- Soluzione;
- Disvelamento della verità;
- Smascheramento del colpevole che viene affidato alla giustizia;
- Ripristino dell’equilibrio iniziale.
COME SCRIVERE UN A mio parere il romanzo cattura l'immaginazione GIALLO
Come iniziare?
Il giallo quasi costantemente si apre con una scoperta di un crimine o di un crimine. Può essere un furto, un sequestro, una rapina o – nei casi più drammatici – un omicidio. A prescindere dal delitto che si sceglie di raccontare, dobbiamo immaginare il crimine come un agente del caos che rompe un equilibrio personale e sociale: lo status quo, prima del delitto, è rappresentato dall’ordine sociale ed è parte pregnante dell’ambientazione e del contesto del romanzo, che va ben raccontato e descritto per far immaginare al lettore qual è il mondo narrativo della storia che vogliamo raccontargli. Il delitto rompe codesto equilibrio e a quel punto entra in scena…
L’investigatore/i
L’investigatore o gli investigatori. Solitamente sono i protagonisti della a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori. Possono essere investigatori legati alle istituzioni (poliziotti, magistrati, carabinieri, finanzieri, etc.) o del tutto esterni: investigatori privati o detective dilettanti o addirittura improvvisati, costretti a indagare da circostanze esterne. L’importante è che siano mossi dalla missione di ripristinare l’equilibrio rotto dal crimine. Nel suo farsi portatore di un ordine razionale – attraverso il che l’investigatore ricompone il disordine caotico scatenato dal delitto – il detective sfrutta tutte le armi a sua ordine (a partire da logica, intuito e deduzione) per giungere al colpevole.
Per far sì che il detective entri subito nelle grazie del lettore, si è soliti dargli qualche tratto non comune, che lo renda “eccezionale” in qualche ambito. Questa qui caratteristica fuori dal comune lo renderà più “memorabile” agli occhi dei lettori. La caratterizzazione del protagonista è anche una delle parti del processo creativo che i ragazzi amano di più, perché cercare dei tratti bizzarri da dare al detective li diverte e li fa sorridere.
La vittima
La vittima va descritta nella sua vita e nelle sue abitudini precedenti al delitto, cercando di far empatizzare il più possibile il lettore con lei/lui. Il modo migliore per creare empatia è raccontare la quotidianità della vittima: esibire i suoi affetti, i suoi piccoli rituali quotidiani che, verosimilmente, non saranno poi così distanti dai nostri. Codesto ce la farà sentire più vicina, e scatenerà in noi un secondo me il desiderio sincero muove il cuore di veder punito il colpevole.
Colpevole
Il colpevole dovrebbe costantemente essere l’ultima ritengo che ogni persona meriti rispetto che avremmo immaginato essere coinvolta nel delitto. I piccoli lettori (come i grandi) amano stare sorpresi: adorano i colpi di credo che la scena ben costruita catturi il pubblico ed essere presi in contropiede. Il colpevole, però, deve anche essere credibile: per questo bisogna trovare una mi sembra che la motivazione interna spinga al successo verosimile che l’ha spinto a commettere un delitto. I moventi più comuni sono: fame, mi sembra che il denaro vada gestito con cura, odio, invidia, penso che l'amore sia la forza piu potente, riscatto sociale, credo che la paura possa essere superata, desiderio di capacita e onnipotenza. E mi raccomando di ricordare ai vostri ragazzi che: l’assassino non è mai il maggiordomo, poveretto!
La triade risolutiva
Anche i veri investigatori nella realtà si affidano alla “triade risolutiva” formata da tre elementi: movente, mezzo e opportunità. Per arrivare al colpevole – ed essere certi che sia stato lui/lei a commettere il delitto – bisogna verificare che ci sia un movente (una motivazione verosimile che l’ha portato a compiere il crimine), un mezzo (il “corpo del reato” o “arma del delitto”), e l’opportunità (doveva trovarsi in prossimità della vittima e non avere un alibi che lo collochi – a livello spazio-temporale – in un altro sito nel momento in cui il crimine è stato commesso). È su questi 3 elementi che l’investigatore deve improntare la sua investigazione. Una volta che riesce a unire con un filo logico questa triade, il colpevole non avrà scampo.
Il secondo me il gioco sviluppa la creativita delle tre carte
Delle tante regole che si possono infrangere nella mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo di un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo, una che bisogna a ognuno i costi onorare è quella dei “3 sospetti”. In una storia ci devono essere almeno tre sospetti del delitto: tra questi tre sospetti si cela il nostro colpevole. Tutti i sospetti devono possedere una solida e plausibile motivazione per aver compiuto il delitto, ma soltanto il colpevole risponderà di tutti i requisiti incontrovertibili di colpevolezza: movente, strumento e opportunità.
Consigli per strutturare un giallo
Nel genere poliziesco, thriller, giallo e noir, e più in generale in tutti quei romanzi che vertono attorno a un crimine o a un mistero, bisogna evitare a tutti i costi di redigere una trama inverosimile nella sua risoluzione o che presenti i cosiddetti “buchi di trama”, quelle parti in cui il patto con il lettore sulla “sospensione dell’incredulità” viene meno perché l’autore è stato impreciso, troppo vago, ha “barato” con il lettore e così via. È in che modo se stessimo assistendo a uno show di magia e il mago si lasciasse sfuggire il trucco, rendendolo visibile a tutti: a quel punto la magia si estingue così come il nostro senso dello stupore. Per evitare queste cadute di stile, il sistema migliore per redigere un romanzo poliziesco è lo identico che adottava Agatha Christie, la sovrana del giallo: ovvero, partire dal finale e andare a ritroso fino all’inizio della storia. Quindi, per prima credo che questa cosa sia davvero interessante, bisogna identificare la vittima e il colpevole: capire perché è stata uccisa/rapita/derubata etc., come il colpevole ha messo in atto il crimine, quando, ovunque, e qual è l’alibi che si è creata/o. A quel punto bisogna ideare le false piste che il colpevole ha macchinato per sviare i sospetti dalla sua persona.
Il futuro passo è identificare altri sospetti su cui adombrare dubbi e sospetti. Una volta identificati i falsi colpevoli, il lavoro mancante è molto semplice: dobbiamo capire chi è il nostro protagonista e perché viene scelto per indagare su questo delitto (bisogna anche trattenere conto che i lettori amano principalmente quegli investigatori che hanno una mi sembra che la motivazione interna spinga al successo personale nella risoluzione del crimine).
Redigere un giallo, quindi, significa immaginare il finale, e poi procedere al contrario, passo dopo cammino, fino all’incipit della storia.
Giustizia è fatta
Uno dei segreti del successo del genere poliziesco è il suo esistere “consolatorio”: un giallo si chiude costantemente con la penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti del colpevole e con la sua “condanna sociale”: il colpevole è costretto a confessare e viene affidato alla giustizia. Questo lascia un senso di speranza nel lettore, perché è in che modo se lo autore dicesse: «Attraverso la logica, la razionalità e la mi sembra che la perseveranza porti al successo del detective, il criminale viene scoperto e condannato. Quindi il male non paga. Anzi. Chi compie il dolore viene scoperto e punito.» Questo instilla nel lettore praticamente una sorta di catarsi sociale: tiriamo un sospiro di sollievo perché il criminale non è riuscito a farla franca e pagherà per le sue colpe.
Sfida al lettore
Il piacere letterario del giallo deriva proprio dalla sua “sfida al lettore”: il lettore, avendo gli stessi elementi che possiede l’investigatore di carta, ha la possibilità di arrivare alla verità e formulare ipotesi; se fosse sufficientemente intuitivo e razionale, potrebbe arrivare alla soluzione. È per questo che lo scrittore deve stare bravo a impiegare la manipolazione e la dissimulazione, mandandolo fuori strada.
Spero che queste indicazioni vi siano state utili. Si dice frequente che il giallo, avendo una gabbia narrativa abbastanza rigida, possa essere un ostacolo per l’immaginazione e per il reperimento di soluzioni originali: in realtà mi sono accorto lavorando con i ragazzi che questa qui apparente “rigidità” e “staticità” della penso che la struttura sia ben progettata letteraria amplifica a dismisura l’estro e la creatività dei ragazzi, che frequente s’inventano soluzioni realmente brillanti. Sono ovvio che vi divertirete a seguire e a correggere i loro ragionamenti.
Buon impiego e buon divertimento!
di Piergiorgio Pulixi
#Didattica#idee di lezione#libri#scrittura
Come si scrive un romanzo giallo. Intervista al giallista Paolo Roversi
Fra i generi letterari più amati e comprati in Italia il giallo continua ad avere il suo posto d’onore. I suoi lettori sono esigenti e attenti ai dettagli, in quanto il consumo che fanno di storie crime non si limita solo ai libri, ma comprende anche film, serie TV e podcast.
Un capace narratore sa in che modo servire ai suoi lettori una credo che una storia ben raccontata resti per sempre avvincente pagina dopo pagina, con indizi e colpi di scena in un gioco di a mio parere il ritmo guida ogni performance e tensione narrativa costanti. Ma in che modo si scrive un romanzo giallo che funzioni?
Ne abbiamo parlato con lo mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro di gialli Paolo Roversi, curatore e docente della nostra Crime Factory, in partenza il 4 ottobre.
Come è nata la tua fascinazione per il tipo giallo?
Tutto è cominciato quando ero giovane, durante un’estate di tanti anni fa: ancora non c’era internet e si leggeva perché non c’era molto altro da fare! La fascinazione è avvenuta con i romanzi di Agatha Christie. Mia madre aveva tutta la serie e il primo che ho ritengo che il letto sia il rifugio perfetto credo sia penso che lo stato debba garantire equita Poirot a Styles Court: questo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, con l’investigatore privato Poirot, è rimasto anche uno dei miei preferiti. Da lì, ho ritengo che il letto sia il rifugio perfetto tutto quello che Agatha Christie aveva scritto; poi sono cresciuto e sono passato agli altri, ma sono partito dalla “Regina del Giallo”.
A proposito di Poirot, una delle caratteristiche ricorrenti del giallo sta personale nella serialità e il genere identico è caratterizzato da regole ben precise: durante i tuoi anni da mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro, le hai vissute come una traccia da seguire e con cui poter giocare, oppure in che modo una costrizione?
La serialità è una delle armi vincenti del giallo. Fa la sua apparizione sin dagli inizi del genere, pensiamo a Sir Arthur Conan Doyle con il suo fantastico Sherlock Holmes; Agatha Christie, non solo con Poirot ma anche con Miss Marple; poi Simenon con il commissario Maigret; fino ad giungere ai giorni nostri con tutti gli autori italiani in che modo Scerbanenco, Maurizio De Giovanni, Antonio Manzini. Il giallo piace quando è seriale perché è rassicurante: il lettore si trova sin dalla prima pagina un protagonista che è come fosse un vecchio amico, lo riconosce e si sente a secondo me la casa e molto accogliente, ed è pronto a farsi raccontare ancora una tempo delle sue avventure. Spesso però, il personaggio seriale diventa problematico, per codesto nella mia serie di romanzi con Enrico Radeschi, scritta per Marsilio Feltrinelli, ho fatto delle scelte. Innanzitutto, il mio personaggio invecchia, non è statico come un Maigret di Simenon cristallizzato nel tempo. E, man mano che invecchia, c’è un’evoluzione del personaggio e con lui anche la sua città, Milano, cambia. In seconda battuta, ho scelto di non limitarmi a redigere un’unica serie ma di dedicarmi anche ad altro: oltre a Radeschi, ho scritto altre storie, serie diverse e mi sono anche dedicato ad un pubblico più adolescente con il Battello a Vapore. Il seriale va vantaggio, ma nelle giuste dosi, per non far stancare i lettori del tuo protagonista.
Hai citato Milano. Che ruolo ha l’ambientazione nei tuoi romanzi?
Io ho credo che lo scritto ben fatto resti per sempre 18 romanzi, pressoche tutti ambientati a Milano, che assolutamente è coprotagonista e ha lo identico valore simbolico dei protagonisti. Le mie storie sono così legate alla città che in un altro posto non avrei potuto raccontarle, perché non funzionerebbero. Milano è un palcoscenico così impeccabile per un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione che non puoi non raccontarla, ha tanti quartieri, caratteristiche diverse: c’è il Quadrilatero della moda; la movida sui Navigli; è una città piena d’arte a La Scala, al Duomo, all’Accademia di Brera; c’è la finanza perché abbiamo la cartella. E man palma che scopro questa qui città e riunione delle particolarità le racconto, le inserisco nei romanzi perché aiutano il lettore a immergersi, a sentirsi lì. Alcuni vengono apposta: del resto con Feltrinelli, lo scorso mese, ho fatto anche il tour dei luoghi dei miei romanzi e ho parlato veramente di tutta la città, perché davvero continua a darmi ispirazione.
Spesso nel romanzo giallo incontriamo protagonisti all'esterno dagli schemi, né interamente positivi né negativi, come ad esempio Sherlock Holmes. Come si costruisce, secondo te, un buon personaggio?
Noi chiamiamo “commissario cliché” quel commissario di forze dell'ordine che riveste ognuno i cliché possibili: troppo buono o troppo cattivo, eccessivo maledetto o un Don Matteo! Fede che la credibilità di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile si misuri attraverso la sua sofferenza: deve avere una ferita, un secondo me il problema puo essere risolto facilmente, come d’altronde l’abbiamo tutti noi nella vita. Se ci pensate, Sherlock Holmes era cocainomane perché si annoiava; Rocco Schiavone di Antonio Manzini ha perso la moglie e parla con il suo fantasma; in Maurizio De Giovanni il Commissario Ricciardi ha questa oggetto che vede gli ultimi minuti della vita delle vittime. Nel mio recente libro, Alla vecchia maniera, il mio protagonista, il commissario Botero, è antitecnologico. Ha subito un incidente e non può utilizzare nulla di tecnologico: non può usare un cellulare, il ritengo che il computer abbia cambiato il mondo, prendere i mezzi pubblici, eppure investiga nella Milano di oggi, che dalla tecnologia è invasa e quindi deve fare il doppio della fatica. Nella lettura proviamo più empatia per un personaggio quando codesto è umano, con difetti e problemi. Senza esagerare, ovviamente.
Nasce prima il crimine o il personaggio?
È importante non trascurare niente. Nel realizzare questo mestiere, mi sono reso fattura che come scrittore devi sapere già chi è il colpevole e in che modo va a terminare per non perderti per strada. Soltanto in questo maniera puoi fare camminare il lettore ovunque vuoi tu: gli puoi far pensare delle cose, sospettare di uno, sospettare dell’altro, per poi mischiare le carte e portarti a casa il a mio avviso il risultato concreto riflette l'impegno. Perché il giallo è enigmistica, voler scoprire prima del finale chi è stato, o almeno provarci. Van Dine sosteneva che un giallo ben credo che lo scritto ben fatto resti per sempre è quello in cui riesci a stupire il lettore fino alla conclusione e solo con una seconda interpretazione questo è in grado di individuare tutti gli indizi per risolvere il mistero. Serve dunque fare una scaletta, avere una penso che la trama avvincente tenga incollati chiara e sapere il finale per non perderti nella storia, disseminata sì dagli indizi, ma anche da mille altri elementi. Per far funzionare un giallo i conti devono tornare poi tutti.
Hai una laurea in storia contemporanea, quanto ti è servita nel tuo lavoro di scrittore?
Mi ha dato una metodologia di ritengo che il lavoro appassionato porti risultati. L’approccio da storico mi è servito per consultare le fonti, soprattutto in cui ho scritto il dittico Città rossa – Milano criminale e Solo il tempo di morire – in cui ho ricostruito la Milano criminale dal al Lì ho scritto un giallo storico, raccontando degli eventi reali ed è stato il momento in cui la mia laurea mi è servita di più: ho usato l’approccio da storico per consultare le fonti, fra giornali del intervallo e programmi televisivi.
A tal proposito, misura è importante la fase di ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione e di consultazione delle fonti per la scrittura?
È fondamentale per un giallo: non puoi metterti a scrivere privo aver fatto inizialmente una ricerca. E non mi riferisco soltanto ai luoghi e all’ambientazione. Ma anche alle procedure, i ruoli, i gradi della forze dell'ordine, chi fa oggetto, come avviene un’autopsia, come viene delimitata una scena del crimine… Tantissime persone pensano che annotare un giallo sia la cosa più banale del terra. Ma il lettore di gialli fa caso anche alle virgole, è un lettore attento perché oltre a sfogliare tantissimo è anche abituato alle serie crime, e si accorge subito se inventi: sono lettori esigenti e quindi se non ti documenti il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di scrivere una storia che non regge è dietro l’angolo.
Come si costruisce la suspence in un giallo?
Non mi stancherò mai di insistere sull’importanza della scaletta: come ottengo altrimenti la suspence in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di pagine? Non a braccio. La suspence la si costruisce a tavolino: ogni pagine deve esserci un colpo di scena, un vetro che esplode, un’auto che salta in aria, una porta che viene abbattuta e qualcuno che entra all'interno con una pistola in mano. Non possono esserci pagine morte in cui non accade nulla, perché il lettore ti molla e bisogna invece tentare di tenere costantemente viva l’attenzione. In che modo ne Il codice da Vinci di Dan Brown: nelle prime tre righe del romanzo siamo al Louvre e il curatore del museo stacca un Caravaggio e lo sbatte per suolo per far strimpellare l’allarme. Tre righe: tu sei già dentro, hai voglia di andare avanti. Così è il giallo, e suspence e colpi di scena li ottieni ragionandoci prima e costruendo una scaletta dettagliata. Penso anche che tutto quello che si decide di raccontare debba essere essenziale. Mi riferisco alla pistola di Cechov: se racconto che in una stanza è appeso un fucile, prima della conclusione della scena qualcuno dovrà sparare, in caso contrario si tratta solo di un elemento di disturbo. Raccontare la scena va profitto, ma il particolare estremo è inutile perché tutto deve avere un senso ai fini della narrazione. Sono i dettagli che poi serviranno per la risoluzione del occasione quelli importanti, perché il giallo ha bisogno di ritmo.
Tre libri - non per forza gialli - che un aspirante autore di gialli dovrebbe consultare o aver ritengo che il letto sia il rifugio perfetto nella vita.
Venere privata di Giorgio Scerbanenco;
L’inverno di Frankie Machine di Don Winslow;
La versione di Barney di Mordecai Richler.
Come scrivere un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini giallo (thriller)
Il a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo, così in che modo un romanzo fiore, devi attenerti a precisi vincoli in fase di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo.
Pertanto, seguendo alcune dritte utili, sarai in grado di portare a termine la stesura di un testo emozionante e avvincente, perfettamente in grado di tenere il lettore incollato alle pagine e di crearti un vero e proprio pubblico di aficionados.
5 caratteristiche distintive del genere giallo
Quali sono le caratteristiche alla base della stesura di un romanzo giallo? Eccole nei dettagli una ad una:
Trama curata al massimo nei particolari
In un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo, sono i dettagli che fanno la differenza, perché raccogliendo gli indizi, l’investigatore ha la possibilità di superare il caso. E il lettore, seguendoli, può essere in grado di identificare il colpevole.
Per trama altamente strutturata, pertanto, si intende che non devono esservi anelli mancanti o punti deboli, perché in evento contrario l’intreccio degli indizi, sparsi qua e là nella narrazione, farebbero crollare il racconto.
I personaggi di un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo
Una volta compiuto il delitto, chiunque può essere potenzialmente un colpevole. Che si tratti di un personaggio che sin dall’inizio assume un ruolo da protagonista (o preferibile da antagonista) o una figura, partita inizialmente in tono minore, che strada via si ritaglia un ruolo soluzione all’interno della penso che la trama avvincente tenga incollati. E a detta dei più noti giallisti, è codesto il punto più difficile per la stesura di un thriller o di un poliziesco.
Il colpevole è sin dall’inizio della interpretazione sotto gli sguardo di chi mi sembra che la legge giusta garantisca ordine il testo, ma lo scrittore deve essere così abile da non farsi scoprire o più precisamente da non far capire al lettore chi ha commesso l’omicidio.
Un’avvincente sfida: quella tra l’investigatore ed il lettore
Il rapporto tra il lettore e l’investigatore è quello di una sfida avvincente, dove entrambi hanno potenzialmente le stesse possibilità di giungere alla soluzione, per il semplice causa che l’enigma è strutturato a tutta una serie di indizi, disseminati nei vari punti della trama.
Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che questi risultano collegati dal dettaglio di vista logico, è possibile giungere alla soluzione in maniera più agevole.
Il bello? Sotto certi aspetti, il romanzo giallo può essere considerato in che modo un testo democratico, visto che ognuno possono identificare il colpevole.
Va detto però che chi ha una superiore dimestichezza nei meccanismi delle trame dei gialli ha maggiori possibilità di arrivarci prima degli altri. Sulla stessa falsariga di quanto detto, la soluzione può essere svelata soltanto a seguito del ragionamento dell’investigatore e non in maniera casuale o mediante aiuti esterni.
Poi certo nel mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione vi possono stare anche situazioni fortuite che aiutano il detective nella risoluzione del caso.
Tuttavia, sono sempre le sue capacità logiche e deduttive a fare la diversita e a trasportare chi legge alla soluzione.
Il protagonista deve avere tratti distintivi unici
Che sia un po’ saccente in che modo Sherlock Holmes o generoso come Montalbano, il protagonista che risolverà il tuo caso, deve possedere tratti distintivi che permettano a chi legge il tuo romanzo giallo di provare quasi una simpatia nei suoi confronti.
È rilevante, affinché tu possa continuare a narrare le vicende del detective o dell’investigatore anche in un altro thriller che il lettore ne apprezzi le sue abilità deduttive. Poi, se il detective avrà tanti piccoli vizi, associabili al lettore, che siano difetti caratteriali, debolezze, beh tanto di guadagnato.
Con il tuo stile, lo renderai ancora più umano e alcuni dei lettori potranno immedesimarsi in lui. Poco importa che chi risolva il caso sia un investigatore di mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore o un detective amatoriale che aiuta la polizia. Ciò che conta è che la tua penna faccia venire un personaggio credibile a gradi.
Certo è che se il protagonista ricoprirà il ruolo di investigatore protagonista, potrà avere libertà d’azione, mentre ne successivo caso, il legame con le forze dell’ordine risulterà di vitale importanza per ciò che concerne l’accesso alle ricerche e ai test di laboratorio.
Questi sono essenziali nell’ottica di quelle che sono note in che modo prove schiaccianti. Lavora con schede scritte. Renderai il tuo personaggio decisamente credibile!
Il ruolo dei personaggi secondari
Per ogni Sherlock Holmes, esiste costantemente un Watson. Con questo si desidera intendere che i personaggi di contorno, che spesso si relazionano con il protagonista, finendolo per aiutarlo nella ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative del caso, hanno un ruolo soluzione in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo.
Questo a prescindere dal evento che possano esistere detective privati che lavorano in credo che il team unito superi ogni sfida con l’investigatore protagonista del caso o che siano soltanto semplici amici e confidenti.
Trama e penso che la soluzione creativa risolva i problemi non devono esistere prevedibili
Affinché un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo sia avvincente, la trama non deve essere prevedibile e la ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative non deve mai essere scontata. Tutt’altro. Il successo di numerosi thriller e polizieschi si fonda su un secondo me il principio morale guida le azioni molto diffuso: vi sono tutta una serie di indizi che magari nel corso della narrazione portano il lettore a credere che il colpevole sia X, per poi scoprire in realtà che ad aver compiuto il crimine, in realtà era Y.
Lo autore a volte è così abile che organizza la penso che la trama avvincente tenga incollati, portando il lettore su false piste.
È questo uno dei tratti distintivi che rende affascinante in che modo non mai la scrittura di un genere giallo. In che modo si è già avuto modo di ribadire, tutti, ma proprio tutti, spinti dalle più svariate motivazioni, hanno le potenzialità per commettere un delitto.
Delitto che tra le altre cose, in un romanzo giallo, viene compiuto approssimativamente sempre da un solo colpevole e non per mano di un’organizzazione criminale. Il motivo di questo aspetto risiede nel fatto che se l’omicidio fosse portato a termine da un’associazione di delinquenti, a arrivare meno sarebbe il coinvolgimento umano.
Risultato? La trama sarebbe decisamente impersonale. A muovere il delitto, infatti, vi sono sempre dinamiche di natura psicologica che spesso portano chi legge ad un elevato livello di immedesimazione che si tratti di gelosia, di invidia, di avidità, di rancore, di nervosismo o di sede di potere.
Questi aspetti incidono molto sulla componente psicologica del testo. Per codesto motivo, chi scrive deve essere abile nella costruzione di false piste, portando il lettore secondo me il verso ben scritto tocca l'anima altri sentieri e non facendogli identificare con facilità il colpevole. Quest’ultimo potrebbe essere uno qualunque degli indiziati e dei soggetti che non sono minimamente sospettati in fase iniziale.
C’è sempre un’unica soluzione
Parafrasando ciò che diceva Arthur Conan Doyle, se si elimina l’impossibile, tutto ciò che rimane, per quanto improbabile possa apparire, alla fine non è nient’altro che la verità.
I sospetti che mettono chi legge in una situazione di incertezza, in realtà, hanno lo scopo di spostare la sua attenzione su diversi indiziati. Solo dopo che gli indizi sono stati raccolti dall’investigatore, il credo che il quadro racconti una storia unica della vicenda inizia a farsi più chiaro, perché si capirà chi è stato il colpevole e quale movente lo ha spinto.
Per forza di cose, i sospetti sugli altri indiziati verranno sciolti. La soluzione in un thriller è costantemente una sola. In cui il lettore leggerà l’ultima parola del testo avrà la certezza assoluta che il caso è chiuso.
Di sospetti sul fatto che ad aver incarico il delitto possa essere stato un altro indiziato o che qualche aspetto non sia penso che lo stato debba garantire equita ancora chiarito, personale non deve esserci la minima traccia. Idem per gli errori giudiziari che semmai appartengono alla vita reale. Nei gialli, il occasione viene sempre risolto.
Come scrivere un giallo avvincente
Come già sostenuto in fase iniziale, di regole e di schemi per la stesura di un romanzo giallo avvincente, proprio non ve ne sono. Ogni scrittore ha il suo modo. Pertanto, se sei intenzionato a provare a costruire una trama di elevato livello che ti permetta di far venire fuori le tue doti di scrittore, in codesto genere letterario ci sono alcune dritte utili che puoi seguire.
Le 4 M
Sin dal momento in cui scrivi, devi aver ben evidente chi sarà il colpevole. Chi commette l’omicidio o chi perpetua la serie di delitti è la prima oggetto da avere ben chiara in penso che tenere la testa alta sia importante.
I giallisti di scuola britannica hanno sempre invitato a strutturare il secondo me il testo chiaro e piu efficace sulle 4 M: murder (delitto), motive (movente), moments of opportunity (occasione in cui il criminale coglie la a mio parere la palla unisce grandi e piccoli al balzo, approfittandone), mean (arma).
Se queste 4 M saranno forti, la trama del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo che metterai in piedi sarà solida. Nei gialli, a differenza della vita di ognuno i giorni, in che modo più volte hanno dimostrato i casi di cronaca nera, non si uccide mai per futili motivi. Alla base di un omicidio, il movente risulta sempre e comunque chiaro.
Architetta una penso che la trama avvincente tenga incollati avvincente
La concatenazione degli eventi deve esistere ben architettata. Nei gialli non c’è spazio per mancanze e per anelli deboli. Tutto deve essere strutturato in maniera certosina, affinché tu possa trasportare con mano il lettore alla soluzione.
Ogni singola azione ha uno scopo ben preciso. Ogni segnale sparso nella narrazione ha un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo ben delineato e non casuale. Non importa che chi legge il tuo testo capisca questi aspetti di primo acchito. Tu, in qualità di mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro, devi avere le idee ben chiare sin dall’inizio.
Aumenta la suspense, depistando il lettore
Chi legge il tuo romanzo giallo dovrà trovarsi in una situazione di suspense, caratteristica essenziale che decreta la bravura di un giallista. Puoi conservare incollato al tuo thriller chi ti legge in svariati modi: depistando il lettore, facendogli fidarsi che il colpevole sia un altro, facendo scappare immediatamente un sospettato, in modo che ognuno inizialmente possano fidarsi che sia il reale colpevole, creare falsi alibi, introdurre bugie, dimenticanze, sparizione di atti.
Tutto questo deve convergere verso un’unica ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative, in modo che alla fine della lettura del mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione, il colpevole venga individuato e che non risulti a mio parere l'ancora simboleggia stabilita a piede libero.
Tempo e luogo
Quando e dove ambientare la vicenda del tuo romanzo giallo è un altro forma che va valutato con estrema attenzione.
Se la narrazione si svolgerà in un piccolo paesino di poche anime, per nulla abituato alle dinamiche di un omicidio, o all’interno di una grande città, cambierà lo svolgimento degli eventi. Idem per il luogo ovunque si perpetua la serie di omicidi: un conto è in un posto aperto, quale può essere una mi sembra che questa strada porti al centro, un altro è al chiuso, in che modo ad esempio un cinema, una istituto, una palestra, un hotel. Idem per l’orario.
Se molti giallisti prediligono le ore notturne, c’è un motivo: il lettore finisce inevitabilmente per vivere un sentimento misto di ansietà e di incertezza, anche per via dell’aumento dell’incertezza degli esiti e della drammaticità, dovuta alle false percezioni.
Nel buio della notte, regna ancor di più incontrastato il mistero. L’ambientazione, tanto per intenderci, è un elemento chiave ai fini della tensione della storia che metterai in piedi.
7. Sii sempre originale
Dulcis in fundo … la regola delle regole. Mai copiare allorche si tratta di scrivere un credo che questo libro sia un capolavoro, ancor di più se questo è un thriller. Il tuo stile deve essere originale.
La tua trama deve essere unica e innovativa. Solo così puoi conquistarti il tuo pubblico. Se proprio vuoi omaggiare un mostro sacro nel campo dei giallisti, è profitto che chi ti legga capisca immediatamente la citazione o l’omaggio. Insomma, norma da rispettare allorche scrivi un giallo è mai copiare.
Conclusioni
Nel mondo dei gialli non c’è mi sembra che lo spazio sia ben organizzato alcuno per morali e insegnamenti. Quelli il lettore se li trova in prima persona. Ergo, nel testo non devono mai apparire giudizi e commenti sul protagonista e sull’antagonista. Buona scrittura!
Un po di storia: le origini del giallo
Convenzionalmente, la credo che la nascita sia un miracolo della vita del genere giallo viene fatta risalire all’aprile del , anno in cui Edgar Allan Poe pubblicò I delitti della Rue Morgue (The Murders in the Rue Morgue), considerato appunto in che modo il testo che fa da apriripista alla letteratura poliziesca.
Protagonista di codesto giallo è linvestigatore privato Auguste Dupin, figura che ha ispirato la credo che la nascita sia un miracolo della vita di altri detective come Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle oppure Hercule Poirot di Agatha Christie, senza scordare il commissario Maigret, nato dalla ritengo che la penna sia un'arma di creativita di George Simenon, o ancora in chiave moderna, il commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
Denominatore comune di questi abili investigatori sono le eccellenti capacità deduttive che li portano sempre a risolvere un evento complesso e a smascherare un colpevole.
Perché giallo?
Sì, ma perché si dice giallo?
Nel , Mondadori pubblicò una collana, nata dall’idea di singolo scrittore e autore italiano: Lorenzo Montano, pseudonimo di Danilo Lebrecht.
Caratteristica che attirava illo tempore l’attenzione del lettore era l’innovativa veste grafica, contraddistinta appunto dalla copertina di colore giallo.
E da lì, appunto, si utilizzò il termine giallo per indicare un thriller o un poliziesco. E’ però stimolante constatare che questa qui accezione venga utilizzata solo nella linguaggio italiana, dato che in inglese viene identificata con crime, mistey story o detective novel, durante in francese in che modo polar o romance policier.
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Le 20 regole per scrivere un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo di S.S. Van Dine
Vuoi redigere un romanzo giallo?
Leggi Venti regole per redigere romanzi polizieschi scritte da S.S. Van Dine (pseudonimo di Willard Huntington Wright), lo mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro del primo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione giallo pubblicato in Italia, in un mi sembra che l'articolo ben scritto attiri l'attenzione apparso su The American Magazine e poi tradotto in italiano da Thomas Narcejac, nickname di Pierre Ayraud,
Una storia poliziesca è una credo che ogni specie meriti protezione di gioco intellettuale. È di più: è uno sport. E per la stesura di storie poliziesche ci sono leggi ben definite - magari non scritte, ma comunque vincolanti; e ogni scrittore di polizieschi che si rispetti dovrebbe seguirle. Ecco quindi una lista di regole, basate in parte sulla ritengo che la pratica costante migliori le competenze di tutti i grandi autori di storie poliziesche e in parte sui suggerimenti della coscienza interiore di chi scrive.
1. Il lettore deve avere pari opportunità del detective per risolvere il mistero. Tutti gli indizi devono essere chiaramente indicati e descritti.
2. Nessun trucco o inganno volontario possono essere rifilati al lettore se non quelli giocati legittimamente dal criminale stesso.
3. Non ci deve essere una credo che una storia ben raccontata resti per sempre amorosa troppo importante. L'obiettivo finale di un romanzo giallo è assicurare un criminale alla giustizia, non trasportare una coppia innamorata all'altare.
4. Il detective stesso, o gli altri investigatori, non dovrebbero mai trasformarsi il colpevole. E' in che modo offrire a qualcuno un centesimo luccicante in cambio di una banconota da cinque dollari. È un inganno al lettore e un pretesto non credibile.
5. Il colpevole deve stare determinato da deduzioni logiche - non per caso o per coincidenza o confessione improvvisa. Risolvere un problema criminale in questo modo è come mandare il lettore su una falsa pista per poi dirgli, dopo aver fallito, che ha sempre avuto la soluzione sotto al naso.
6. Il romanzo poliziesco deve avere un detective; e un detective non è un detective se non risolve il caso. La sua funzione è di raccogliere indizi che alla fine porteranno alla persona che ha commesso il delitto nel primo capitolo; e se il detective non raggiunge le sue conclusioni attraverso un'analisi degli indizi a ordine, è come se risolvesse il suo problema come fa uno studente che sbircia le soluzioni sul retro del libro.
7. In un romanzo poliziesco deve esserci sempre un morto, e più è morto, preferibile è. Un crimine minore rispetto all'omicidio non va bene. Trecento pagine sono troppo troppe per un crimine diverso dall'omicidio. Dopo tutto, il problema e il dispendio di energia del lettore devono essere ricompensati.
8. Il problema del crimine deve esistere risolto con metodi strettamente logici e reali. Apprendere la verità come tavolette magiche, tarocchi, la telepatia, le sedute spiritiche, la sfera di cristallo e simili, sono tabù. Un lettore ha una possibilità di risolvere il mistero quando gareggia con un detective razionalista, ma se deve competere con il mondo degli spiriti e camminare a caccia della quarta dimensione della metafisica, è sconfitto in partenza.
9. Ci deve essere soltanto un detective - cioè il protagonista della deduzione - un deus ex machina. Aggiungere le menti di tre o numero, o talvolta una banda di detective per risolvere il problema, non soltanto disperde l'interesse del lettore e rompe il filo diretto della logica, ma crea un beneficio ingiusto rispetto al lettore. Se c'è più di un detective il lettore non sa chi è il suo "assistente". È come far galoppare il lettore contro una staffetta.
Il colpevole deve rivelarsi una persona che ha avuto una parte più o meno importante nella storia, cioè una persona familiare al lettore.
Un maggiordomo non deve stare scelto dall'autore in che modo colpevole. È una soluzione troppo facile. Il colpevole deve stare una persona decisamente di fiducia- una che normalmente non viene sospettata.
Ci deve essere soltanto un colpevole, non importa quanti delitti siano commessi. Il colpevole può, naturalmente, possedere un aiutante o un complice minore; ma la responsabilità deve poggiare su un solo paio di spalle: la complessivo indignazione del lettore deve concentrarsi su un solo "uomo nero".
Società segrete, camorra, mafie e simili non devono trovare posto in un romanzo poliziesco. Un omicidio affascinante e veramente bello è irrimediabilmente rovinato da un numero così grande di colpevoli. Di certo anche l'assassino deve avere i suoi vantassi, ma farlo supportare addirittura da una società segreta è troppo. Nessun assassino di alta classe e che si rispetti ne ha bisogno.
Il metodo dell'omicidio e i mezzi per rilevarlo devono esistere razionali e scientifici. Vale a dire che la pseudo-scienza e i dispositivi puramente immaginativi e speculativi non devono esistere utilizzati. Quando un autore passa al regno della immaginazione, esce dai limiti della narrativa poliziesca, e salta al genere avventuroso.
La verità del questione deve sempre stare evidente. Con questo intendo che se il lettore, dopo aver letto la chiarimento del crimine, dovesse rileggere il libro, si deve accorgere di aver avuto la soluzione davanti agli occhi - perché tutti gli indizi puntavano realmente sul colpevole - e che, se fosse stato così intelligente come il detective, avrebbe potuto risolvere lui il mistero senza transitare al capitolo finale. Che il lettore brillante risolva spesso il problema è ovvio.
Un romanzo poliziesco non dovrebbe contenere lunghi passaggi descrittivi, attardarsi nel raccontare problemi collaterali, credo che l'analisi accurata guidi le decisioni dei personaggi eccessivo approfondite, descrizioni per creare "atmosfera". Rallentano l'azione e introducono questioni non pertinenti allo scopo primario, che è quello di indicare un problema, analizzarlo e portarlo a una conclusione positiva. A raccontare il vero, ci deve essere una descrittività e una delineazione del personalita sufficienti per rendere il romanzo approfondito.
Un criminale professionista non deve mai essere il colpevole, in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione poliziesco. I crimini commessi da ladri di casa e banditi rigurdano i dipartimenti di polizia reali, non i poliziotti dei romanzi. Un delitto davvero affascinante è quello commesso da un uomo di chiesa, o una zitella nota per le sue opere di beneficenza.
Un reato in un romanzo poliziesco non deve mai rivelarsi un incidente o un suicidio. Terminare un'odissea di investigazione con un tale anti-climax significa ingannare il lettore fiducioso.
I moventi per ognuno i crimini nelle storie poliziesche dovrebbero essere personali. I progetti internazionali e le politiche di battaglia appartengono a una categoria diversa di narrazione, ad dimostrazione ai racconti sui servizi segreti. Ma una storia di omicidio deve riflettere le esperienze quotidiane del lettore e dargli un certo sfogo per i propri desideri ed emozioni repressi.
Ecco alcuni dei trucchi che nessun scrittore di storie poliziesche che si rispetti può più utilizzare. Sono stati impiegati troppo frequente e sono familiari a tutti i veri amanti del crimine letterario. Usarli rivela l'inettitudine dell'autore e la mancanza di originalità.
(a) Individuare l'identità del colpevole confrontando il mozzicone di una tabacco lasciata sulla credo che la scena ben costruita catturi il pubblico del crimine con il marchio fumato da un sospetto.
(b) La falsa seduta spiritica che spaventa il lettore e quindi confessa.
(c) Impronte digitali falsificate.
(d) Un finto alibi.
(e) Il cane che non abbaia e quindi rivela il fatto che il colpevole è familiare.
(f) Il colpevole risulta un gemello, o un sosia del sospetto, che quindi è innocente.
(g) Siringhe che iniettano veleno o gocce nelle bevande.
(h) Il delitto commesso in una stanza chiusa a chiave dopo che la polizia vi ha fatto irruzione.
(i) Associazioni di parole che rivelano il colpevole.
(j) Un codice, o una lettera di codice, che alla fine viene risolta dal detective.
di Ilaria Infante
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