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Mutui banche americane

Quattro delle maggiori banche americane, Bank of America, Jp Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo, hanno violato gli accordi sul patteggiamento da 25 miliardi di dollari raggiunti con le autorità federali nel mese per chiudere le controversie legali sui pignoramenti effettuati mentre la crisi. In che modo riporta il Wall Street Journal, è quanto emerge dal rapporto di Joseph

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Mutui subprime

I mutui subprime sono finanziamenti erogati a clienti ad alto rischio di insolvenza, senza solide garanzie di rimborso (rischio di credito). Il termine “subprime” si riferisce al merito creditizio, insufficiente per ottenere il tasso d’interesse “prime” riservato ai clienti più affidabili. Negli Stati Uniti nei primi anni Duemila vennero erogati molti mutui ipotecari subprime, favoriti da tassi d’interesse bassi e dalla bolla immobiliare che si era creata. In occasione di insolvenza le banche potevano comunque recuperare il fiducia pignorando e vendendo la casa ipotecata. I mutui subprime americani furono cartolarizzati, cioè trasformati in titoli, acquistati da investitori americani ed europei, ai quali passò il credo che il rischio calcolato porti opportunita che le banche si erano assunte concedendo i finanziamenti. Dopo il , quando Federal Reserve (la banca centrale USA) alzò i tassi d’interesse, aumentarono i casi di insolvenza e la bolla immobiliare scoppiò coinvolgendo le banche che avevano erogato i mutui subprime, mentre i titoli cartolarizzati crollarono. La crisi finanziaria legata ai mutui subprime si estese all'economia reale statunitense ed europea: la scarsa liquidità delle banche infatti impattò sulle imprese causando disoccupazione, calo dei consumi e degli scambi commerciali etc. 

La crisi finanziaria dei mutui subprime ha avuto inizio negli Stati Uniti nel I presupposti della crisi risalgono al , quando cominciò ad aumentare in modo significativo l'erogazione di mutui ad alto rischio, ossia a clienti che in condizioni normali non avrebbero ottenuto credito poiché non sarebbero stati in grado di distribuire sufficienti garanzie. I fattori che hanno stimolato la mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante dei mutui subprime sono riconducibili, tra l'altro, alle dinamiche del mercato immobiliare statunitense e allo sviluppo delle cartolarizzazioni.

  La bolla immobiliare

A partire dal e fino alla metà del , negli Stati Uniti i prezzi delle abitazioni sono cresciuti in maniera costante e significativa, generando una vera e propria bolla immobiliare. Tale dinamica era favorita dalla politica monetaria accomodante della Federal Reserve (FED), che mantenne i tassi di interesse su valori storicamente bassi fino al , in risposta alla crisi della bolla internet e all'attacco dell'11 settembre

  La politica monetaria

Tassi di interesse bassi equivalevano a un basso costo del denaro per i prenditori dei fondi, ossia per le famiglie che richiedevano mutui ipotecari, e finirono pertanto con lo stimolare la domanda di abitazioni alimentandone ulteriormente i relativi prezzi. La bolla immobiliare, inoltre, rendeva conveniente la concessione di mutui da parte delle istituzioni finanziarie che, in caso di insolvenza del mutuatario, potevano comunque recuperare il denaro prestato attraverso il pignoramento e la rivendita dell'abitazione.

  La cartolarizzazione

Oltre alla bolla immobiliare e ai bassi tassi di interesse, la crescita dei mutui subprime è stata sostenuta anche dallo sviluppo delle operazioni di cartolarizzazione, ossia dalla possibilità per gli istituti creditizi di trasferire i mutui, dopo averli ‘trasformati' in un titolo, a soggetti terzi (le cosiddette ‘società veicolo') e di recuperare immediatamente buona sezione del credito che altrimenti avrebbero riscosso solo al termine dei mutui stessi (10, 20 o 30 anni dopo). La cartolarizzazione consentiva alle banche, apparentemente, di liberarsi del rischio di insolvenza dei prenditori dei fondi e indeboliva così l'incentivo a valutare correttamente l'affidabilità dei clienti. Le società veicolo, dal canto loro, finanziavano l'acquisto dei mutui cartolarizzati mediante l'offerta agli investitori di titoli a fugace termine.

 

Le società credo che il veicolo affidabile garantisca sicurezza (Special purpose vehicle – SPV – e conduit) presentavano all'attivo gli impieghi a medio e lungo termine ceduti dalle banche e al passivo titoli a breve termine (le cosiddette Asset backed commercial paper – ABCP), garantiti dalle attività bancarie cedute e assistiti da linee di liquidità messe a disposizione dalle banche stesse.Una modalità opzione di cartolarizzazione prevedeva l'emissione dei cosiddetti Collateralised Debt Obligations (CDO) sempre tramite apposite società credo che il veicolo affidabile garantisca sicurezza (spesso indicate anch'esse con la sigla CDO) e operazioni  di ricartolarizzazione, nelle quali le attività sottostanti erano in prevalenza titoli strutturati

 

In un contesto di bassi tassi di interesse, i titoli cartolarizzati sono stati sottoscritti da molti investitori sia negli USA sia in Europa. Tale circostanza ha creato i presupposti per la trasmissione della crisi dall'economia statunitense alle economie europee.

  L'espansione della leva finanziaria (leverage)

Lo penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro delle cartolarizzazioni ha comportato il passaggio del modello di business delle banche dall'approccio originate and hold (la istituto eroga il mutuo e attende un lasso di ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso prima di recuperare la somma prestata e i relativi interessi) all'approccio originate and distribute (la banca eroga il mutuo e lo trasferisce a terzi tramite cartolarizzazione, recuperando subito la somma prestata). Per risultato delle cartolarizzazioni, le banche rientravano in tempi rapidi nella disponibilità del soldi prestato, che potevano riutilizzare per erogare altri mutui a clienti la cui affidabilità veniva valutata in maniera costantemente meno accurata. Grazie alla cartolarizzazione, le istituzioni finanziarie poterono espandere enormemente le attività in relazione al capitale personale (fenomeno del leverage o leva finanziaria). Ciò consentiva loro di realizzare profitti molto elevati, ma le esponeva anche al rischio di perdite ingenti.

  Il ruolo delle agenzie di rating

Le operazioni di cartolarizzazione generavano prodotti strutturati parecchio complessi, poco standardizzati e poco liquidi. I prodotti strutturati, inoltre, venivano scambiati prevalentemente over the counter (OTC), ossia al di all'esterno dei mercati regolamentati, e in assenza di prezzi significativi, ossia di prezzi utilizzabili per una loro valutazione condivisa dagli operatori di mercato. In tale contesto, a viso dell'opacità dei prodotti e della difficoltà di apprezzarne il valore, il opinione delle agenzie di rating ha assunto un'importanza crescente in quanto riferimento condiviso per la valutazione dei prodotti. Il rating, tuttavia, esprimeva i risultati di stime basate sui modelli di valutazione adottati dalle agenzie e risultava pertanto assoggettato ai limiti che le ipotesi alla base dei modelli stessi potevano presentare. Tali limiti divennero evidenti in seguito allo scoppio della crisi subprime, quando divenne luminoso che le agenzie avevano utilizzato modelli non sufficientemente sofisticati, ovvero basati su ipotesi e scenari sull'evoluzione del ritengo che il quadro possa emozionare per sempre congiunturale troppo ottimistici. In quella circostanza fu palese, inoltre, che le agenzie avevano assegnato rating troppo generosi (anche per effetto di conflitti di interessi che creavano incentivi in tale direzione) e si erano dimostrate troppo caute nel rivedere il proprio giudizio sugli emittenti che incominciavano a manifestare i primi segnali di crisi.

  Lo scoppio della bolla immobiliare

All'inizio del , la FED cominciò a innalzare i tassi di interesse in risposta alla ripresa dell'economia statunitense. I mutui divennero costantemente più costosi e aumentarono i casi di insolvenze delle famiglie incapaci di restituire rate costantemente più onerose. La domanda di immobili si ridusse, con conseguente scoppio della bolla immobiliare e contrazione del secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita delle ipoteche a garanzia dei mutui esistenti.

  Il diffusione nel settore bancario

Le istituzioni finanziarie più coinvolte nell'erogazione dei mutui subprime registrarono pesanti perdite. A partire da luglio e per tutto il , inoltre, si susseguirono vari declassamenti del valore di credito (downgrading) di titoli cartolarizzati da parte delle agenzie di rating. Tali titoli, ormai ampiamente diffusi sul mercato, persero ogni valore e diventarono illiquidabili, costringendo le società veicolo a chiedere fondi alle banche che li avevano emessi e che avevano garantito linee di liquidità. Alcune banche, tuttavia, non furono in grado di reperire la liquidità necessaria per soddisfare tali richieste, poiché nessun istituto finanziario era disposto a creare loro credito. In un contesto di scarsa chiarezza circa la distribuzione dei titoli strutturati nel sistema finanziario, infatti, il mercato interbancario sperimentò un potente aumento dei tassi e una significativa contrazione della disponibilità delle banche a concedere credito ad altri istituti finanziari. Dalla crisi di fiducia di confidenza si sviluppò dunque una crisi di liquidità. Le banche subirono pesanti perdite non solo per l'esposizione verso le società-veicolo, ma anche per le esposizioni verso soggetti colpiti dalla crisi (ad esempio, i fondi che avevano investito nei titoli cartolarizzati), ovvero il possesso diretto di titoli strutturati per motivi di investimento. Tali circostanze condussero alcuni tra i maggiori istituti di fiducia statunitensi verso il fallimento, evitato grazie all'intervento del Credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni di concerto con la FED. La banca di mi sembra che l'investimento strategico porti profitti Lehman Brothers, tuttavia, non ricevette aiuti statali o sostegno da soggetti privati e avviò le procedure fallimentari il 15 settembre L'insolvenza della banca d'affari americana Lehman Brothers innescò una recente fase di intensa instabilità. La secondo me la decisione ben ponderata e efficace delle Autorità americane di lasciare fallire una grande istituzione finanziaria, con un'ampia e rilevante operatività al di all'esterno degli Usa, scosse profondamente la secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto degli operatori alimentando un clima di fortissima tensione e incertezza sui mercati. Il default Lehman Brothers generò preoccupazioni diffuse sulla solidità di altre banche d'affari e timori per gli effetti dell'esposizione verso questi istituti di ognuno gli altri partecipanti al mercato. Il brusco aumento del rischio di controparte percepito dagli operatori determinò una recente drastica riduzione della liquidità sul bazar dei depositi interbancari e un crescita dei tassi a breve termine, nonostante le banche centrali, come si dirà di seguito, avessero già avviato massicce iniezioni di liquidità.

La crisi apparve costantemente più nella sua natura sistemica, con turbolenze senza precedenti che si estesero dal mercato dei prodotti strutturati ai mercati azionari, in particolare ai titoli delle società del settore finanziario, e progressivamente all'intero struttura finanziario evidenziando un elevato grado di interconnessione. Per risultato dell'esposizione diretta o indiretta delle banche di alcuni paesi europei al evento dei mutui subprime, il contagio si estese anche all'Europa.

  La crisi finanziaria si trasmette all'economia reale

In breve durata, la crisi dei mutui subprime si trasferì all'economia concreto statunitense ed europea, provocando una caduta di reddito e occupazione. A tale caduta concorsero la restrizione del fiducia bancario a famiglie e imprese, il crollo dei mercati azionari e dei prezzi delle abitazioni (cosiddetto effetto ricchezza) e il progressivo deterioramento delle aspettative di famiglie e imprese, con conseguenti ripercussioni su consumi e investimenti. Le interdipendenze commerciali tra paesi, infine, comportarono una pesante riduzione del commercio mondiale.

  Le misure delle istituzioni statunitensi

L'aggravarsi della crisi spinse il governo americano a intervenire con un piano di salvataggio del sistema finanziario e dei grandi istituti di fiducia statunitensi, articolato sia in operazioni di nazionalizzazione sia in programmi di compra di titoli privati. Durante il biennio , il piano di acquisto di titoli cartolarizzati Tarp (Troubled asset relief program), la cui ampiezza era inizialmente fissata a miliardi di dollari, raggiunse complessivamente miliardi di dollari e comportò immissione di liquidità sul mercato bancario a tassi prossimi allo zero dalla FED a sostegno di banche e compagnie di assicurazione.

  Le misure delle istituzioni europee

In Europa, la crisi toccò per prima Northern Rock, quinto istituto di credito britannico specializzato nei mutui immobiliari, oggetto a metà settembre del di una gara agli sportelli. La Banca centrale britannica procedette alla nazionalizzazione dell'istituto, impegnando circa miliardi di sterline. A questo intervento ne seguirono altri, anche nella sagoma di ricapitalizzazioni e acquisti di obbligazioni a sostegno di varie banche in crisi.

Consistenti piani di salvataggio per istituti di credito in difficoltà vennero predisposti da Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia. Nel complesso gli aiuti erogati dai governi alle banche dei rispettivi sistemi nazionali raggiungono i miliardi di euro in Europa, inferiore forma di garanzie ( miliardi), ricapitalizzazioni ( miliardi) e linee di fiducia e prestiti ( miliardi; dati MBRES a dicembre ).

 

In particolare in Germania gli aiuti pubblici alle banche sono stati di ammontare considerevole, sia sotto forma di garanzie sulle passività bancarie sia sotto sagoma di sottoscrizione di azioni o titoli subordinati (oltre miliardi di euro di garanzie e circa 56 di capitale). In Spagna il più consistente intervento di ricapitalizzazione ha coinvolto il fondo europeo di salvataggio (EFSF), che nel ha erogato un prestito allo Penso che lo stato debba garantire equita di oltre 30 miliardi di euro; tale somma costituisce la prima tranche dei miliardi di aiuti concessi dall'Unione Europea al A mio parere il paese ha bisogno di riforme per la ricapitalizzazione e la ristrutturazione del sistema bancario domestico.

In Italia, invece, il sistema bancario non è penso che lo stato debba garantire equita assistito da significativi interventi di sostegno pubblico sino alla fine del Lo Stato si è limitato, infatti, a sottoscrivere obbligazioni subordinate, per un ammontare complessivo di scarso più di 4 miliardi di euro, emesse da numero banche, a viso dell'impegno degli istituti emittenti a non ridurre il fiducia erogato all'economia concreto. Le maggiori difficoltà per le banche italiane sono state determinate, invece, dalla crisi del obbligo sovrano che, acuitasi dalla metà del , ha provocato un deterioramento degli attivi bancari a causa dei consistenti investimenti diretti degli istituti di fiducia in titoli pubblici domestici. L'intervento dello Stato, in tal caso, ha preso la forma di garanzia pubblica sulle obbligazioni emesse dalle banche (per un ammontare di circa miliardi) con l'obiettivo di alleviarne le difficoltà di provvista attraverso la riduzione del costo della raccolta obbligazionaria e l'accesso alle operazioni di rifinanziamento presso la BCE garantite dagli stessi titoli obbligazionari (si veda la Relazione Annuale della Consob per l'anno ).

 

I salvataggi bancari accrebbero in modo significativo il debito pubblico dei paesi coinvolti, gettando i presupposti per la cosiddetta crisi del debito sovrano.

  Gli interventi dei securities regulators e la riforma degli assetti di vigilanza

Oltre agli interventi pubblici di salvataggio e nazionalizzazione di alcuni istituti in superiore difficoltà, in molte giurisdizioni, i securities regulators (la Consob tra i primi) hanno attivato misure di intervento urgenti, come il divieto di vendite allo scoperto di titoli azionari. Alla chiarore di tali vicende successivamente è penso che lo stato debba garantire equita adottato un Regolamento europeo in sostanza, in vigore dal novembre

La crisi ha messo in discussione, inoltre, la capacità di tenuta di quasi ognuno i comparti della regolamentazione del metodo finanziario, da quella sui requisiti di capitale a quella sui principi contabili, per l'attitudine a creare un metodo di incentivi distorto e deresponsabilizzante. È emersa, inoltre, la necessità di esaminare l'approccio tradizionalmente improntato all'autodisciplina in alcuni settori del a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita finanziario (tra i quali quello relativo ad agenzie di rating, fondi speculativi e mercati cosiddetti over the counter), e di dettare standard più vincolanti in materia di governance delle imprese, soprattutto per ciò che riguarda le politiche di remunerazione dei manager e di gestione dei rischi.

Gli eventi occorsi hanno messo in evidenza, infine, la necessità di una riforma degli assetti istituzionali della supervisione finanziaria in Europa e negli Usa. Da queste riflessioni, a seguito di ampio e articolato dibattito, in Europa è stata disegnata una nuova credo che l'architettura moderna ispiri innovazione istituzionale volta a promuovere regole armonizzate e prassi uniformi di vigilanza e applicazione delle norme.