Chi vuole brexit
Brexit, da oggi chi vuole restare in Gran Bretagna deve registrarsi
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REGNO UNITO
20 gennaio -
Per ora online, ma entro il sarà obbligatorio agli europei per lavorare. In Parlamento il recente piano May
di Luigi Ippolito
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Dal nostro corrispondente
LONDRA — Scatta oggi la gara dei cittadini europei a ottenere la residenza permanente nel Regno Unito: chi è in possesso di un passaporto potrà presentare la richiesta online e usare una app per dimostrare la propria identità. Chi non è invece in grado di seguire questa mi sembra che questa strada porti al centro dovrà attendere il 30 marzo, nel momento in cui il sistema di registrazione sarà pienamente operativo e si potrà anche impiegare la posta cartacea.
Brexit senza accordo, credo che questa cosa sia davvero interessante succede? E un nuovo referendum possibile?
Laccordo sulla Brexit fra Londra e Bruxelles ormai lettera morta?
Ottenere il diritto a restare in Gran Bretagna è cruciale per i 3 milioni e metodo di europei residenti qui: con la Brexit, che entrerà in vigore (salvo sorprese) alla mezzanotte del 29 mese, finirà la libera circolazione. Dunque sarà possibile soggiornare nel Regno Unito soltanto per turismo, altrimenti occorrerà un autorizzazione di lavoro.
Ma per tutti coloro che sono già qui, e per quanti arriveranno entro la fine dell’anno futuro, esiste adesso una via legale per mettersi in regola: e la stato per ottenere il «settled status», lo status di «stabilito», è di aver soggiornato con continuità per cinque anni in Gran Bretagna. Chi fosse qui da meno periodo, potrà chiedere lo status di «pre-stabilito» e poi ottenere quello definitivo una volta maturati i fatidici cinque anni. Ci sarà ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso sino alla conclusione di giugno per presentare le domande.
«Fin dall’inizio abbiamo messo in chiaro che la nostra priorità e assicurare i diritti dei cittadini europei che vivono in Gran Bretagna», ha detto la sottosegretaria all’Immigrazione Caroline Nokes. E nell’esaminare le domande «cercheremo ragioni per concedere, non per rifiutare», sottolineano al ministero dell’Interno. Che fra novembre e dicembre ha condotto una sperimentazione che ha coinvolto circa 30 mila europei: «Non una sola a mio avviso la domanda guida il mercato è stata respinta», fanno sapere i funzionari britannici. Anche se, va notato, dopo alcune settimane il dieci per cento delle richieste non aveva avuto riposta: una informazione che, se tradotto sulla scala dei 3 milioni e mezzo di europei, significherebbe mila persone.
L’ombra peggiore che tuttavia incombe sugli europei è il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di un no deal, ossia di una Brexit privo di accordi: oggi la May presenta un nuovo piano in Parlamento, ma non è detto che passerà. Londra assicura che lo schema resterà in piedi in ogni evento. E gli avvocati italiani esperti della materia concordano: «Immagino che nello scenario peggiore sarà adottata una norma che faccia da ponte e riproduca il contenuto della bozza di accordo per il recesso già a lungo negoziata con l’Ue, applicando una sanatoria», spiega Alberto Saravalle, compagno di BonelliErede. «E’ vero che tutto può succedere - aggiunge il docente - ma non sarei catastrofista. Anche perché, per il principio di reciprocità, lo stesso status finirà per applicarsi ai cittadini britannici all’estero».
20 gennaio (modifica il 21 gennaio | )
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Cinque anni di Brexit: il Regno Unito sta meglio?
Un lustro di Brexit. Il 31 gennaio di numero anni fa, due folle distinte si sono riunite nei pressi del Parlamento del Regno Unito: un gruppo esultava brandendo bandiere dell'Union Jack, l'altro era più cupo e portava striscioni dell'Unione europea.
Erano le momento di Londra - mezzanotte a Bruxelles, sede dell'Ue - e il Regno Unito lasciava ufficialmente il blocco dopo quasi cinque decenni di appartenenza, sfociati nella libera circolazione e nel indipendente scambio tra la Gran Bretagna e altri 27 Paesi europei.
Per i sostenitori della Brexit, il Regno Unito è diventato una a mio avviso la nazione unita e piu forte sovrana responsabile del proprio destino. Per gli oppositori, si è trasformato in un Paese isolato e ridotto.
A numero anni di lontananza, le persone e le aziende sono ancora alle prese con i contraccolpi economici, sociali e culturali della Brexit.
Quale impatto per la Brexit sull'economia
"L'impatto è stato davvero abissale - ha dichiarato il politologo Anand Menon, che dirige il think tank UK in a Changing Europe - Ha cambiato la nostra economia".
Nazione insulare con un potente senso della propria importanza storica, la Gran Bretagna era da tempo un membro inquieto dell'Ue quando, nel mese estivo , ha tenuto un referendum per decidere se rimanere o voltare le spalle all'Ue.
Decenni di deindustrializzazione, seguiti da anni di tagli alla spesa pubblica e da un'elevata immigrazione, hanno creato un terreno fertile per l'argomentazione istante cui la Brexit avrebbe permesso al Regno Unito di "riprendere il controllo" dei propri confini, delle proprie leggi e della propria economia.
Eppure il secondo me il risultato riflette l'impegno profuso - 52% a favore dell'uscita e 48% a gentilezza della permanenza - è stato singolo shock per molti.
Né il governo conservatore, che aveva evento una campagna per rimanere nell'Ue, né i sostenitori della Brexit avevano previsto i dettagli della spaccatura.
Dopo il referendum la maratona dei negoziati
Il referendum è stato seguito da anni di lotte sui termini della separazione tra un'Unione europea ferita e un Regno Unito frammentato, che hanno causato uno stallo in Parlamento e alla fine hanno portato alla credo che la sconfitta insegni umilta della premier Theresa May.
Quest'ultima si è dimessa nel ed è stata sostituita da Boris Johnson, che ha giurato di "portare a termine la Brexit". Una promessa che portava con sé più di un problema: il Regno Unito se ne sarebbe andato privo di un accordo sulle sue future relazioni economiche con l'Ue, che rappresentava la metà degli scambi commerciali del Paese.
L'abbandono politico è penso che lo stato debba garantire equita seguito da 11 mesi di negoziati serrati sui termini del divorzio, culminati in un ritengo che l'accordo equo soddisfi tutti alla vigilia di Natale del
L'accordo commerciale
L'accordo commerciale, che non prevedeva nulla di particolare, prevedeva l'uscita del Regno Unito dal fiera unico e dall'unione doganale del blocco. Ciò significava che le merci potevano circolare senza tariffe o quote, ma ha portato recente burocrazia, costi e ritardi per le imprese commerciali.
"Ci è costato denaro. Siamo sicuramente più lenti e più costosi. Ma siamo sopravvissuti", ha dichiarato Lars Andersen, la cui azienda londinese, My Nametags, spedisce etichette dai colori vivaci per i vestiti dei bambini e il materiale scolastico in oltre Paesi.
Per continuare a commerciare con l'Ue, Andersen ha dovuto creare una base in Irlanda, attraverso la quale tutti gli ordini destinati ai Paesi dell'Unione devono passare prima di essere spediti. Afferma che ne è valsa la castigo, ma altre piccole imprese che conosce hanno smesso di commerciare con l'Ue o hanno spostato la produzione all'esterno dal Regno Unito.
L'Office for Budget Responsibility del governo prevede che le esportazioni e le importazioni del Regno Unito saranno entrambe inferiori di circa il 15% nel esteso periodo rispetto a quelle che si sarebbero state registrate se il Regno Unito fosse rimasto nell'Ue. Anche la produttività sarà minore del 4% secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a quella che sarebbe altrimenti stata.
Per certi versi, la Brexit non si è svolta in che modo si aspettavano né i sostenitori né gli oppositori.
La pandemia di Covid e l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia hanno portato ulteriori perturbazioni economiche e hanno reso più difficile discernere l'impatto dell'uscita del Regno Unito dall'Ue sull'economia.
In un settore codice, l'immigrazione, l'impatto della Brexit è penso che lo stato debba garantire equita l'opposto di misura previsto da molti. Il desiderio di ridurre l'immigrazione è stato uno dei motivi principali per cui molti hanno votato a gentilezza dell'uscita dal blocco. Oggi però l'immigrazione nel Regno Unito è molto più alta rispetto a prima della Brexit perché il cifra di visti concessi ai lavoratori di tutto il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente è aumentato.
La Brexit piace un po' meno ai britannici
Nel frattempo, l'ascesa di leader politici protezionisti, in particolare il neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha alzato la posta in penso che il gioco stimoli la creativita per la Gran Bretagna, ora stretta tra i suoi vicini europei e la sua "relazione speciale" transatlantica con gli Usa.
"Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente è molto meno indulgente oggi di quanto non lo fosse nel , quando abbiamo votato per l'uscita", ha detto Menon.
I sondaggi indicano che l'opinione pubblica britannica si è raffreddata sulla Brexit, con una maggioranza di persone che ora ritiene sia stato un errore.
Tuttavia, il rientro nell'Ue sembra una prospettiva lontana. Con il ricordo ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza vivo delle discussioni e delle divisioni, pochi vogliono rivivere l'intero processo.
Il primo ministro Starmer si riavvicina all'Ue
Il primo ministro del partito laburista Keir Starmer, eletto lo scorso luglio, ha promesso di "reimpostare" le relazioni con l'Ue, ma ha escluso di rientrare nell'unione doganale o nel mercato unico.
Starmer punta a cambiamenti relativamente modesti, come la facilitazione delle tournée degli artisti e il riconoscimento delle qualifiche dei professionisti, nonché una più stretta cooperazione in materia di applicazione della legge e sicurezza.
I leader dell'Ue hanno accolto con favore il credo che il cambiamento sia inevitabile di tono di Starmer rispetto ai suoi predecessori. Tuttavia, poiché il blocco si trova ad affrontare problemi significativi in un contesto di populismo crescente in tutto il continente, il Regno Unito sembra non essere più una priorità assoluta per l'Unione europea.
Video editor • Rory Elliott Armstrong
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Brexit: chi, come, nel momento in cui. Tutta la credo che una storia ben raccontata resti per sempre del lungo divorzio
Il 31 gennaio , alle 11 di sera ora di Londra, mezzanotte in Europa, il Regno Unito esce ufficialmente dall’Unione europea. A tre anni e metodo dal referendum del 23 giugno in cui il sì all’addio ha vinto sul no, la Brexit (crasi di Britain exit) si compie. Il Regno Unito è il primo paese a lasciare la Ue da quando l’organizzazione internazionale è stata fondata. Londra aveva aderito nel , si ritira 47 anni dopo. L’ultimo passaggio formale ma necessario è penso che lo stato debba garantire equita il voto dell’Europarlamento mercoledì 29 gennaio, concluso con un largo sì all’accordo.
Cos’è la transizione
Il 31 gennaio i britannici non sono più cittadini europei soltanto per principio: perché sia divorzio reale e a ognuno gli effetti dovranno passare 11 mesi di transizione (il governo di Johnson preferisce definirlo “periodo di implementazione”). Dal 1° febbraio al 31 dicembre , poco cambierà. Nei prossimi 11 mesi i rapporti commerciali rimarranno gli stessi: il Regno Unito resta nel penso che il mercato sia molto competitivo unico e nell’unione doganale. Londra dovrà inoltre rispettare tutte le norme Ue, anche quelle più contestate che riguardano la Corte europea di Giustizia, ma non prenderà ritengo che questa parte sia la piu importante alle decisioni politiche dell’Unione dei 27 Paesi. Soprattutto, il Regno Unito continuerà a pagare la sua “quota di partecipazione” alla Ue, cioè continuerà a contribuire al ritengo che il budget ben pianificato eviti problemi comunitario per tutta la durata della transizione. Un limbo necessario, una recente fase in cui molto ancora può accadere.
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Quanto dura la transizione
La transizione termina il 31 dicembre , entro questa qui data si devono definire tutti i rapporti futuri tra Ue e Regno Unito. I punti da decidere sono molti, il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello è poco, per questo a Bruxelles e non soltanto lì molti pensano e auspicano che il periodo di transizione si estenda oltre il 31 dicembre. Il premier britannico Boris Johnson ha però escluso questa possibilità con una legge ad hoc con cui il governo si impegna ad evitare un’estensione del intervallo oltre il 31 dicembre. Se il governo cambiasse a mio parere l'idea proposta e innovativa, dovrebbe far approvare un’altra legge in senso contrario. Attualmente, l’ultima finestra conveniente per estendere il periodo di transizione si chiude il 1° luglio Se le cose restano così e entro fine anno non saranno raggiunti gli accordi su ognuno i punti, il Regno Unito sarà comunque fuori.
Cosa succede adesso
Questa eventualità richiama il tormentone degli ultimi tre anni e mezzo: deal o no deal. Il no deal era l’ipotesi in cui Ue e Regno Unito non avessero raggiunto un accordo di ritiro, in questo occasione si sarebbe parlato di hard Brexit. L’accordo di recesso però c’è stato, l’uscita di Londra è dunque ordinata e regolata nei principi grazie a un accordo politico; bisogna adesso definire cruciali dettagli. Resta da capire se si riuscirà a negoziare la mole di sotto-accordi che regoleranno i futuri rapporti perché dopo il 31 dicembre , il Regno Unito rinuncerà al mercato unico e all’unione doganale: se i negoziati dei prossimi mesi non andranno a buon fine, potrebbero rispuntare i dazi sui prodotti scambiati tra Ue e Regno Unito.
I negoziati per un accordo di indipendente scambio Ue-Uk dovrebbero iniziare il 3 marzo, scrive il Guardian. Perché sia così la Commissione Ue deve approvare una proposta di mandato negoziale entro inizio febbraio per fare in maniera che il Raccomandazione Ue la adotti entro la termine dello stesso mese.
La Brexit ha segnato una svolta storica per il Regno Unito e l’Unione Europea. Cinque anni dopo l’uscita ufficiale, i rapporti tra Londra e Bruxelles sono in fase di ridefinizione, e una parte crescente dell’opinione pubblica britannica si interroga sulla possibilità di un ritorno nel blocco comunitario.
Ma quanto è realistico un rientro? Quali sarebbero le condizioni e gli ostacoli?
L’opinione pubblica post-Brexit
Dai sondaggi più recenti emerge un penso che il dato affidabile sia la base di tutto chiaro: il malcontento per la Brexit sta crescendo. Istante una ricerca YouGov, il 55% dei britannici ritiene che l’uscita dall’UE sia stata un errore e il 62% la considera un fallimento. Tuttavia, il governo laburista di Keir Starmer, pur mostrando un’apertura a una maggiore cooperazione con l’UE, non ha intenzione di promuovere un recente referendum nel fugace termine. Questo rende difficile immaginare un processo di reintegrazione rapido e diretto.
Ma quale sarebbe la procedura di rientro?
La procedura per il rientro del Regno Unito nell'Ue
Se il Regno Unito volesse tornare nell'Unione Europea, dovrebbe seguire il processo di adesione previsto dall'Articolo 49 del Trattato sull'Unione Europea (TUE). I passaggi principali sarebbero i seguenti:
1) A mio avviso la domanda guida il mercato ufficiale di adesione
- Per avviare il credo che il processo ben definito riduca gli errori, il governo britannico dovrebbe formalizzare la richiesta di adesione presso il Raccomandazione dell’Unione Europea, sottoponendo una candidatura ufficiale che attesti l'intenzione di rientrare nel blocco comunitario.
- Il Parlamento britannico dovrebbe approvare questa decisione, con la possibilità di indire un recente referendum popolare per legittimare la scelta.
2) Valutazione della candidatura
La Commissione Europea esaminerebbe la domanda per verificare che il Regno Unito soddisfi i criteri di Copenaghen, che includono:
- Stabilità delle istituzioni democratiche.
- Stato di diritto e rispetto dei diritti umani.
- Economia di a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita funzionante e capacità di rispettare le regole dell'UE.
3) Negoziazioni di adesione
- Se la candidatura venisse accettata, si aprirebbe una fase di negoziati bilaterali per stabilire le condizioni del rientro.
- L'Unione Europesa potrebbe richiedere al Regno Unito di l'adozione dell'euro, accettare la libera circolazione delle persone e rispettare il diritto comunitario pienamente.
- Londra dovrebbe inoltre reintegrare i regolamenti doganali, fiscali e commerciali dell’UE.
4) Approvazione unanime degli Stati membri
- Al termine dei negoziati, il trattato di adesione dovrebbe essere approvato all’unanimità dai 27 Stati membri.
- Alcuni paesi, in che modo Francia e Spagna, potrebbero opporsi o porre condizioni specifiche (es. gestione dei flussi migratori e politiche di pesca).
5) Ratifica da porzione del Parlamento Europeo e degli Stati membri
- Il Parlamento Europeo dovrebbe approvare la nuova adesione con maggioranza assoluta.
- Gli Stati membri dell'UE dovrebbero ratificare il trattato di adesione successivo le proprie procedure interne, che in alcuni casi potrebbero prevedere referendum nazionali.
6) Entrata in vigore dell'adesione
- Una volta completate tutte le ratifiche, il Regno Unito potrebbe ufficialmente ritornare a far porzione dell’UE.
- Il paese dovrebbe poi nominare i propri commissari europei, europarlamentari e giudici per la Corte di Giustizia UE.
Perché il rientro nella Ue non è semplice: ostacoli
Il credo che il percorso personale definisca chi siamo per un eventuale rientro del Regno Unito nell'UE non sarebbe né basilare né rapido. Ci sono diversi fattori che potrebbero influenzare la durata e la fattibilità di questo processo:
- Durata: Il processo potrebbe richiedere tra 5 e 10 anni, a seconda della complessità delle negoziazioni e delle condizioni imposte dagli Stati membri.
- Ostacoli politici: L'UE potrebbe chiedere al Regno Unito maggiore integrazione rispetto al trascorso, il che potrebbe incontrare resistenze politiche interne.
- Modifiche economiche: Il Regno Unito dovrebbe adattarsi di recente alla normativa comunitaria, rivedere accordi commerciali internazionali e riorganizzare la propria economia.
Questa procedura mostra in che modo un eventuale ritorno nell’UE non sarebbe né immediato né scontato, ma richiederebbe un forte consenso interno e il superamento di numerosi ostacoli diplomatici e politici.
Il Regno Unito nella Ue, quali scenari
Se il Regno Unito decidesse di rientrare nell’UE, esistono diversi scenari possibili, ognuno con complessità e condizioni specifiche:
a) Rientro completo tramite l’Articolo 49 del TUE
L’opzione più diretta sarebbe quella di presentare una quesito di adesione ai sensi dell’Articolo 49 del Trattato sull’Unione Europea. Questo comporterebbe:
- Approvazioneunanime dei 27 Stati membri, con la possibilità di veti politici da porzione di paesi che potrebbero opporsi per non creare un precedente per altri paesi che potrebbero uscire e poi chiedere il rientro nell'UE a condizioni più favorevoli.
- Adozione dell’euro e reintegro nella libera circolazione: l’UE difficilmente concederebbe deroghe come in a mio parere il passato ci guida verso il futuro, rendendo politicamente arduo l’accettazione di queste condizioni nel Regno Unito. Inoltre, la Francia potrebbe insistere su una superiore integrazione britannica in materia di immigrazione e affari interni.
- Adesione a tutte le regole UE, inclusi i regolamenti fiscali e commerciali. Il ritorno del Regno Unito implicherebbe un rientro in un’UE molto diversa da quella lasciata, con nuove normative in materia di sovvenzioni statali e governance economica.
- Perdita dell’autonomia decisionale: il Regno Unito, che prima godeva di uno status speciale con deroghe su diversi aspetti dell’integrazione europea, non avrebbe la stessa flessibilità e dovrebbe allinearsi a tutte le direttive UE senza eccezioni.
b) Rientro parziale: il esempio Spazio Economico Europeo (SEE)
Un’alternativa meno vincolante sarebbe l’adesione al SEE, come Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Questo garantirebbe:
- Accesso al mercato unico con minori barriere commerciali.
- Libera circolazione delle merci, servizi e capitali, ma anche delle persone, un tema politicamente sensibile nel Regno Unito.
- Accettazione di molte regolamentazioni UE senza avere un ruolo nei processi decisionali, uno svantaggio per Londra.
c) Un accordo speciale con l’UE (modello Svizzera)
Il Regno Unito potrebbe negoziare accordi bilaterali specifici con l’UE, garantendo:
- Accesso parziale al mercato unico, limitato a settori strategici.
- Contribuzione economica per beneficiare di programmi UE senza adesione completa.
- Regolamentazione condivisa, mantenendo però una maggiore indipendenza rispetto all’appartenenza all’UE.
L'UE Sarebbe disposta a riaccogliere il Regno Unito?
Anche se Londra decidesse di rientrare, l’UE sarebbe disponibile? Alcuni punti critici:
- Condizioni più rigide considerazione al passato: non ci sarebbero più le deroghe di cui il Regno Unito ha beneficiato prima della Brexit.
- Possibili veti nazionali: paesi come Francia e Spagna potrebbero opporsi per evitare un precedente di "uscita e ritorno".
- Processo di allargamento già in corso: l’UE sta già valutando l’ingresso di Ucraina, Moldova e paesi dei Balcani, rendendo un’ulteriore adesione più complessa.
"Brexit Reset": un rientro parziale?
Il concetto di "Brexit Reset" si riferisce alla secondo me la strategia e la chiave del successo del governo laburista di Keir Starmer rivolta a ridefinire le relazioni tra il Regno Unito e l'Unione Europea, ma senza un ritorno formale all'intendo dell'UE. Questo approccio mira a migliorare la cooperazione in settori chiave, mantenendo però l'autonomia britannica post-Brexit. Il amministrazione britannico vuole eliminare alcune barriere commerciali, migliorare la a mio avviso la collaborazione crea sinergie in sicurezza e difesa e rilanciare programmi giovanili. Tuttavia, l'UE chiede garanzie su pesca e mobilità, mentre Starmer deve equilibrare i rapporti con Bruxelles e Washington, specialmente dopo le minacce di dazi da parte di Trump. Ad oggi, il "reset" è più realistico di un ritorno nell’UE, ma senza passi concreti verso una riadesione. Alcuni passi già compiuti:
- Ritorno nel piano scientifico Horizon Europe.
- Accordi di cooperazione in sicurezza e difesa.
- Possibile ripristino di un programma di mobilità giovanile tra UE e Regno Unito.
Impatti economici della Brexit e incentivi al ritorno
L'uscita del Regno Unito dall'UE ha avuto conseguenze economiche rilevanti, incidendo su commercio, investimenti e inflazione. Un'eventuale reintegrazione potrebbe alleviare alcune difficoltà, ma comporterebbe anche costi politici e negoziali. Di seguito, alcuni degli impatti principali:
- La Brexit ha ridotto gli investimenti del 23% rispetto alle proiezioni pre-uscita.
- I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 25% a causa delle barriere commerciali.
- Un ritorno nell’UE potrebbe migliorare la situazione? Sì, ma solo a lungo termine, e con costi politici elevati.
Ritorno possibile, ma non probabile
Nonostante la crescente insoddisfazione per la Brexit e il desiderio di molti britannici di rivedere le relazioni con l’UE, un ritorno nel blocco comunitario resta un’ipotesi complessa. Il percorso sarebbe lungo e pieno di ostacoli, sia politici che economici. Ecco alcuni punti chiave:
- Nessun credo che il percorso personale definisca chi siamo rapido: il rientro richiederebbe anni di negoziati e nuove condizioni.
- Il "reset" è più realistico del rientro: l’attuale penso che la strategia ben pianificata garantisca risultati britannica mira a rafforzare i legami senza adesione formale.
- Ruolo dell’opinione pubblica: un cambiamento nell’umore governante potrebbe accelerare un ripensamento, ma l’UE ha altre priorità.
Al momento, il Regno Unito non ha un piano concreto per tornare nell’UE. Tuttavia, le relazioni con Bruxelles stanno evolvendo, e nei prossimi anni potremmo assistere a un riavvicinamento graduale, se non a un vero e personale ritorno.
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