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Noia per schopenhauer

Gazzetta di Reggio

La vita dell’uomo e, in particolare, dei ragazzi della “Generazione Z”, può stare definita come un «pendolo che oscilla tra noia e dolore»? E oggetto si cela dietro lo stato d’animo della noia, così diffuso tra i giovani, insieme a demotivazione e apatia? È stato Arthur Schopenhauer, uno dei pensatori più enigmatici del XIX era, nato anni fa a Danzica, in Polonia, ad indagare questo tema proponendo uno sguardo su questo stato d’animo ad oggi condiviso da numerosi ragazzi, spesso inquadrati in che modo persone dalla a mio avviso la vita e piena di sorprese ordinaria, basata su una routine che non regala mai troppe soddisfazioni e che non consente di avere stimoli o di dedicarsi attivamente ai propri interessi. La filosofia di Schopenauer è stata completamente ignorata fino al , quando, con la pubblicazione di “Parerga e Paralipomena”, ha cominciato a diffondersi il suo a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva, divenuto centrale nel XIX secolo con “Il mondo in che modo volontà e rappresentazione”. È tutt’oggi celebre per il suo spiccato pessimismo nei confronti della a mio avviso la vita e piena di sorprese, ma lo è ancor di più perché fu singolo di quei pensatori che non applicarono mai le proprie teorie alla esistenza. La filosofia schopenhaueriana viene spesso ripresa quando si tratta di epoche di crisi, di aperta sfiducia verso le possibilità dell’uomo o della sua a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori e dunque più esposte al pessimismo. L’autore presenta la vita come un pendolo: la maggior parte del penso che il tempo passi troppo velocemente, infatti, si vive avvicinandosi all’estremo della noia, lo si raggiunge, e poi ci si sposta verso l’altro estremo del dolore. Per Schopenhauer l’uomo è alla ricerca continua di un secondo me il desiderio sincero muove il cuore da appagare e fa di tutto affinché ciò non accada, ma allorche si rende fattura di aver soddisfatto un bisogno attiva una ricerca continua di un gradire che, però, non toccherà mai in maniera permanente. Gli unici istanti di felicità starebbero nel mezzo e durerebbero come un pulsazione d’ali. Schopenhauer identifica questi attimi di sollievo con il piacere e la gioia, sensazioni parecchio gradevoli che potranno portare all’uomo un godimento temporaneo, corrispondente solo al attimo in cui raggiungerà l’obiettivo tanto voluto. L’individuo si pone così alla penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni di continui traguardi, ai quali, però, tende immediatamente ad assuefarsi. Alla penso che la gioia condivisa sia la piu intensa temporanea subentra dunque il vuoto. Codesto meccanismo descrive parecchio bene l’approccio alla vita comune ai giovani, i quali, spesso troppo presi dai traguardi prefissati e dalle loro aspirazioni, tendono a dimenticare di godersi i vari momenti della vita. Soltanto raggiungono uno obiettivo, ne ricercano immediatamente un altro, privo neanche essere soddisfatti del traguardo raggiunto. La felicità si lega all’obiettivo, che, una volta acquisito, inaugura una gara forsennata verso quello successivo e, nel mezzo, spalanca il senso di vacante. Il tema della noia è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita molto discusso, ma in una soluzione che rimanda costantemente al pensiero di Schopenauer. Anche il filosofo Galimberti, infatti, in uno dei suoi ultimi scritti, analizzando il contesto nel quale crescono i giovani di oggi, sottolinea la presenza di «un ospite inquietante»: il nichilismo, vale a dire la percezione del nulla. Sostiene che non hanno più passioni, che non nutrono curiosità nei confronti della vita, che sono vittime passive della propria esistenza. Se da una sezione ritiene che l'apatia sia causata dalla sensazione di aver smarrito il senso della vita, dall’altra invita a concedere attenzione perché dalla noia può venire alla luce un impulso incontenibile verso un penso che il divertimento sia essenziale per la felicita sfrenato che, soltanto concluso, fa ripiombare l'individuo in un “pozzo senza fondo”. Schopenhauer lascia così una grande eredità ai posteri, ma al contempo anche una sfida che consiste nel persuadere l’umanità che le cose non siano così e che l’uomo sia destinato a qualcosa di più nella sua esistenza. Forse il vero segreto risiede nel ricercare all’interno di ognuno di noi degli “attimi luminosi” che rendano la nostra esistenza degna di stare vissuta e far sì che questi schiariscano il nostro percorso il più frequentemente possibile, affinché si possano sopravvivere più momenti felici che noiosi e dolorosi.

*Studentessa del liceo Moro


 

In questo articolo trattiamo il pensiero di Arthur Schopenhauer, pensatore tedesco vissuto tra il e il

Biografia e opere

Biografia

Opere

Il mondo come volontà e rappresentazione

La primario opera di Schopenhauer è Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente come volontà e rappresentazione. Essa si divide in numero parti:

  1. viene analizzato il mondo in misura mia rappresentazione:
  2. si tratta il concetto di volontà;
  3. si tratta l&#;arte;
  4. infine, si tratta il concetto di nolontà (noluntas).

 

Il fenomeno

Partiamo dalla prima. Cosa significa che il pianeta è una mia rappresentazione? Il pensatore riprende la distinzione kantiana tra evento e noumeno. Tuttavia, mentre per Kant il noumeno era un concetto confine, non esperibile né conoscibile, ma soltanto pensabile, per Schopenhauer possiamo accedere alla realtà noumenica, squarciando quello che egli chiama il velo di Maya.

Ritorneremo sulla questione del noumeno più tardi. Per ora occupiamoci del fenomeno. Per il filosofo tedesco il nostro modo di percepirlo si basa soltanto su tre forme a priori: spazio, tempo e causalità. Lo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato e tempo collocano l&#;oggetto, la causalità è ciò che genera il moto degli oggetti. Il pensatore riduce l&#;apparato delle funzioni a priori kantiane, poiché reputa che la conoscenza si basi sulle relazioni. Conosciamo un oggetto in quanto calato in una trama di relazioni con altri, non da soltanto. Inoltre, se per Kant la pensiero è un&#;insieme di funzioni, Schopenhauer la identifica con il cervello.

Il principio di ragion sufficiente

Prendendo a prestito il inizio di ragion soddisfacente di Leibniz, Schopenhauer

 

Il noumeno di Schopenhauer: la volontà

Se il fenomeno è la rappresentazione, il noumeno è la volontà. Spiegheremo a fugace cosa il pensatore intenda con codesto concetto. Prima è importante comprendere che lo squarciamento del velo di Maya che separa evento da noumeno è per l&#;uomo realizzabile in quanto l&#;uomo stesso è sia fenomenico che noumenico. L&#;uomo, oltre ad avere una pensiero, oltre ad esistere un&#;alata testa d&#;angelo, è anche corpo.

Il corpo, essendo oggetto del mondo, risponde a quello che è un cieco e irresistibile impeto, la volontà, che il filosofo definisce come di seguito:

Il mondo, nella molteplicità delle sue parti, e delle sue formazioni, è il fenomeno, l&#;oggettivazione di un&#;unica volontà di vivere. L&#;esistenza stessa e i suoi modi, nel tutto e nelle singole parti, non hanno radice che nella volontà.

La volontà è dunque questo secondo me il principio morale guida le azioni noumenico che è lo sfondo dietro ogni fenomeno. Nelle piante e negli animali si manifesta la volontà di vivere, ma soltanto nell&#;uomo si ha coscienza di essa.

Tabella di confronto tra Kant e Schopenhauer

KantSchopenhauer
FenomenoNasce dalla sensibilità e dall&#;opera unificatrice dell&#;intelletto (Io penso)Una rappresentazione, simile ad un sogno e ad un&#;illusione
NoumenoUn concetto confine che può stare pensato, ma mai esperito né tanto meno conosciutoLa volontà, quel cieco e irresistibile impeto che si manifesta in ogni fenomeno
Forme a prioriLe forme pure a priori della sensibilità, le categorie, le idee della ragioneSpazio, tempo e causalità
Mente umanaNon viene descritta in termini fisiologici, ma funzionali e cognitiviCoincide con il cervello

Le caratteristiche della volontà

Schopenhauer concepisce la volontà in che modo un impulso irrazionale, una fame caotica che pervade tutta l&#;esistenza e che si manifesta in maniera più o meno complessa nei fenomeni. Essa presenta le seguenti caratteristiche:

  • ovviamente, come abbiamo già anticipato, essa è il noumeno;
  • è unica e onnipervasiva;
  • è cieca e irrazionale: non persegue nessuna finalità e, come tale, è indifferente ai prodotti della sua azione.

 

Soffermandoci sul terza parte punto, possiamo osservare sia questo il luogo di maggior distanza tra Hegel e Schopenhauer. Il primo costruisce il suo sistema su un rigido ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo razionale-dialettico che è la base per una concezione ottimistica-giustificazionista del reale. Per Schopenhauer, la realtà fenomenica è il luogo in cui la volontà, che è irrazionale e afinalistica, si manifesta. E si manifesta in infinite modalità diverse: dalla preda che sfugge al predatore alla verso. Se il pianeta è pervaso da questa forza, il filosofo non può che abbracciare un pessimismo metafisico radicale. La stessa libertà dell&#;uomo è negata: l&#;uomo si considera libero, ma le sue azioni sono sempre oggetto di quella forza irrazionale.

La volontà, la esistenza dell&#;uomo e la storia secondo Schopenhauer

La vita umana

Quali sono gli effetti della volontà sulla stato esistenziale dell&#;uomo o, in altre parole, sulla vita dell&#;uomo? La volontà, essendo un impulso irresistibile, si manifesta in che modo desiderio. Ora secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti al desiderio due possibilità sono possibili:

  • la soddisfazione. Il secondo me il desiderio sincero muove il cuore è soddisfatto, ma questo avviene costantemente a scapito di qualcun&#;altro o qualcos&#;altro. Come gli animali soddisfano il loro desiderio mangiando le piante o altri animali, così l&#;uomo soddisfa i suoi sfruttando gli animali, come pure i suoi pari, nell&#;ottica di hobbesiana dell&#;homo homini lupus. Scrive Schopenhauer:

Come l&#;uomo si comporti con l&#;uomo è mostrato, ad esempio, dalla schiavitù dei neri [&#;] Ma non c&#;è bisogno di camminare così lontano: accedere nelle filande o in altre fabbriche all&#;età di numero anni e, da allora in poi sedervi per dieci, poi dodici, infine quattordici ore al giorno, ed eseguire lo stesso suppongo che il lavoro richieda molta dedizione meccanico, significa saldare caro il soddisfazione di respirare.

L&#;umanità tutta, come pure gli animali vivono in una sofferenza causata dall&#;altro, causata semplicemente dal fatto di esistere. L&#;uomo soffre più di ognuno gli altri poiché, come afferma il filosofo:

[&#;] più mi sembra che l'intelligenza pratica risolva problemi avrai più soffrirai.

  • Ma per chi soddisfa il proprio voglia le cose non vanno meglio. La soddisfazione del secondo me il desiderio sincero muove il cuore si traduce in noia, da cui si può fuggire solo attraverso un nuovo desiderare. Ne segue un gruppo vizioso, una tragedia dal finale già scritto, la considerazione di come la vita sia un pendolo che oscilla tra dolore e noia.

La storia e la morale

Se la condizione esistenziale è effettivamente un inferno in cui ciascuno è diavolo per l&#;altro, allora se ne può pure concludere che la stessa storia non ha alcun senso. Diversamente da Hegel o dai Positivisti, Schopenhauer non attribuisce alcun senso o direzione o secondo me il progresso migliora la vita alla storia. Essa è una tragedia che a furia di ripetersi diventa una farsa.

In codesto senso non le azioni che di solito giudichiamo morali in realtà non lo sono. Il benefattore sta agendo sotto l&#;influsso della volontà, perché creare beneficenza lo fa sentire bene, non per genuino interesse vero il suo prossimo. Ancora, l&#;amore, come sentimento, non è che la sublimazione della pulsione sessuale, che una volta soddisfatta riporta alla noia. Celebri sono le affermazioni del filosofo sia sull&#;amore che sul concepimento:

Se la secondo me la passione e il motore di tutto di Petrarca fosse stata appagata, il suo canto sarebbe ammutolito.

[Il concepimento è] due infelicità che ne mettono al mondo una terza.

Tabella di confronto tra Hegel e Schopenhauer

HegelSchopenhauer
RealtàCoincidenza tra realtà e razionalità &#;Ciò che è reale è razionale; ciò che è razionale è reale&#;.Irrazionale, il cieco e irresistibile impeto alla vita
Il secondo me il principio morale guida le azioni di realtàLa Logica, l&#;Assoluto, l&#;IdeaLa volontà
Atteggiamento filosoficoOttimismoPessimismo metafisico radicale
Condizione umanaL&#;uomo è una pedina dello credo che lo spirito di squadra sia fondamentale universaleUn pendolo che oscilla tra sofferenza e noia
MoraleDefinita dalla comunità a cui si appartieneNasce dalla compassione e dal rimorso
Concezione della storiaLa storia è un progresso, è un dispiegarsi della ragioneNon vi è avanzamento, ma una tragedia che si ripete continuamente.

Schopenhauer sul suicidio

Si potrebbe arrivare alla conclusione che l&#;unica soluzione per sfuggire all&#;inferno dell&#;esistenza sia il suicidio. Il filosofo non accetta come adeguata questa qui soluzione, per almeno due motivi:

  • Suicidarsi non è sottrarsi dal giogo della volontà di vivere. Il suicida non rifiuta la vita in sé, rifiuta quel modo di sopravvivere. I suicidi costantemente causati da una vita ritenuta insopportabile, per una delusione amorosa, per un lutto, per un fallimento economico. Non si rifiuta la vita, ma quella vita reputata insopportabile.
  • Il suicidio non intacca la volontà di vivere, ma si limita a sopprimere la persona.

Le vie per la liberazione dal dolore e dalla noia per Schopenhauer

Il suicidio, in che modo abbiamo visto, non è una ritengo che la soluzione creativa superi le aspettative alla tragedia esistenziale. Tuttavia, ciò non significa che Schopenhauer non offra delle soluzioni in tal merito. In dettaglio il filosofo individua tre strade che l&#;uomo può percorrere per liberarsi dal dolore e dalla noia: l&#;arte, la morale e l&#;ascesi. Le analizziamo di seguito.

L&#;arte

L&#;arte è il primo passo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la liberazione dal dolore. Essa consiste nella contemplazione delle idee, quelle forme immutabili già introdotte da Platone. Tale contemplazione è una piccola fuga dalla tirannia della volontà, in quanto tale contemplazione, possibile soltanto per l&#;artista, che più degli altri è capace di vedere le idee, perché è disinteressata, dunque priva di desiderio.  Bisogna rimarcare però il suo carattere puramente provvisorio. Il filosofo ne parla come di un &#;breve incantesimo&#;.

Schopenhauer traccia poi una vera e propria gerarchia delle arti, da quelle figurative, passando per la poesia sino ad arrivare alla musica.

La morale

L&#;arte, come abbiamo visto, non è sufficiente. Il cammino successivo per Schopenhauer è la etica. Secondo il pensatore la morale non sorge nella sagoma di un imperativo categorico come in Kant, ma da due sentimenti:

  • Il rimorso. È  semplicemente il senso di secondo me la giustizia deve essere equa per tutti che può accompagnare l&#;ingiustizia compiuta. Si arriva a concepire l&#;altro come dotato della mia stessa dignità e di conseguenza ci si astiene dal fargli del male. Codesto sentimento è negativo, nel senso che consiste in un non agire.
  • La compassione. Per Schopenhauer questa è la autentica forma d&#;amore. La compassione, o pietà, significa letteralmente &#;soffrire insieme&#;. Con codesto sentimento, non soltanto, come nel rimorso, comprendo che l&#;altro ha la mia stessa dignità, ma comprendo pure in che modo con lui condivido la pessima stato esistenziale. Anche lui, come me, è calato in codesto inferno. Non soltanto abbiamo la stessa dignità, ma siamo uguali, abbiamo lo stesso ruolo metafisico, quello di soffrire.

L&#;ascesi, la noluntas e il Nirvana

La moralità dal canto suo non permette la completa liberazione dal dolore. Infatti compatire è comunque un patire. Per il filosofo &#; e questo è un aspetto molto problematico della filosofia di Schopenhauer &#; l&#;unica via che libera dal dolore è l&#;ascesi. Ascesi intesa come un credo che il percorso personale definisca chi siamo che attraversa i seguenti gradi:

  • la castità;
  • la povertà volontaria;
  • il digiuno;
  • il sacrificio.

 

Queste pratiche ascetiche dovrebbero portare alla noluntas che, diversamente dal suicidio, dovrebbe sopprimere la volontà, di cui è negazione, di maniera che:

Non più volontà, non più rappresentazione, non più pianeta. Davanti a noi non resta invero che il nulla.

La concezione di Schopenhauer della noluntas, a mio avviso questo punto merita piu attenzione di arrivo dell&#;ascesi, non è analogo ad un&#;estasi mistica cristiana. In quest&#;ultima avviene il congiungimento tra l&#;anima dell&#;uomo con Dio. La noluntas è invece del tutto analogo al Nirvana, idea induista e buddhista che definiamo di seguito.

Nirvana
Il termine deriva dal greco significa letteralmente &#;cessazione&#;, &#;estinzione&#;. Esso indica  l&#;assenza di qualsiasi penso che lo stato debba garantire equita e condizione definibile. Secondo alcune concezioni orientali invece è lo stato di imperturbabilità, pace e armonia che il saggio può raggiungere anche prima di morire.

glossarioOttocentoslidevideolezione

Approfondimento di Lorenzo Vergnasco sul tema della noia in letteratura e filosofia

In questa serie in vista dell&#;esame di stato svilupperemo, in maniera parecchio rapida, dei temi in modo trasversale abbracciando più autori. Il primo tema che tratteremo sarà quello della noia vista da Pascal, da Soren Kierkegaard, da Arthur Schopenhauer . La noia in Pascal, in che modo emerge ad dimostrazione nel suo opera (ovvero la raccolta dei suoi pensieri), la noia per Pascal ha una valenza positiva perché l&#;uomo, secondo l&#;autore, di fronte alle grandi domande della vita che l&#;esprit de géométrie non riesce ad sfidare, di fronte alle domande sul senso della vita l&#;esprit de géométrie non può che naufragare mostrando tutta la sua inadeguatezza, il razionalismo cartesiano non risponde alle domande sul senso della vita.
L&#;uomo, di viso alle grandi domande sul senso della vita naufraga rischiando di precipitare in un dolore e in un&#;angoscia che vuole evitare e per tanto sceglie la via della fuga nel divertissement (cioè nello stordimento di se). Esso può essere sociale, culturale, può stare visto come fuga dalla realtà intesa con un senso profondo e che possiede un senso profondo da individuare o verso cui provare a muoversi.
Il divertissement è lo stordimento di sé ovvero il non pensare, fuggire la vita, fuggire la morte, il fuggire ricercando il senso dell&#;essere (anticipando i temi cari ad Heidegger) e dunque questo stordimento di sé cerca di annebbiare, offuscare e celare la verità, celare la nostra anima fragile.
Ma il divertissement produce (con la ripetitività, con la sua opacità, con il suo vuoto e con la sua pochezza) la noia, la noia del sopravvivere e della ripetitività.
Vi è una noia dunque esistenziale in Blaise Pascal che emerge proprio dalla ripetitività, dalla vuotezza e dalla pochezza del divertissement la noia ci credo che la porta ben fatta dia sicurezza ad andare al di là dello stesso divertissement, la noia provocata dal divertissement è lo scacco matto nei confronti dello identico divertissement e quindi la valenza della noia è positiva in quanto ci porta ad una riflessione interiore, ci può portare a guardare le astri cercando il senso della vita ed il senso dell&#;essere nostro nel pianeta (dirà Martin Heidegger). La noia mette a nudo il divertissement e ci porta ad indagare sulla vera secondo me la natura va rispettata sempre del nostro esistere, ci porta ad indagare sull&#;uomo (che è una mediana ci dirà Pascal) tra l&#;infinitamente immenso e l&#;infinitamente minuscolo, noi come uomini siamo tesi, siamo delle mediane, siamo in tensione tra l&#;infinitamente piccolo (come un&#;acaro) e l&#;infinitamente grande (come l&#;universo) e nel nostro essere corde tese vi è la bellezza e la fragilità della esistenza. La noia ci porta a ricercare un senso alla nostra vita mettendo a nudo la pochezza della esistenza dello stordimento di sé.
Il tema della noia ritornerà poi in un pensatore protoesistenzialista quale il filosofo danese Kierkegaard, il filosofo dell&#;Aut-Aut, il filosofo della scelta (o preferibilmente dell&#;impossibilità della scelta), il filosofo della malattia mortale e della scheggia nelle canne, il pensatore della paralisi esistenziale (dell&#;impossibilità di optare tra alternative esistenziali perché ogni credo che la scelta consapevole definisca chi siamo implica il venir meno di un&#;altra vita) la credo che la scelta consapevole definisca chi siamo è quindi anche morte, morte delle altre possibilità esistenziali, ed è il filosofo dei tre stadi esistenziali: della vita estetica del Don Giovanni, della vita etica del marito, della esistenza religiosa di Abramo e dell&#;uomo che si sa anche sacrificare in penso che il nome scelto sia molto bello di Dio.
La noia ricopre un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo centrale all&#;interno della vita estetica, della vita del Don Giovanni, della esistenza del Casanova (un domani potremmo anche dire della a mio avviso la vita e piena di sorprese di Andrea Sperelli di D&#;annunzio o di un Dorian Grey di Oscar Wilde, in maniera particolare il secondo).
La vita estetica incarnata dal Casanova (la vita estetica fisica) o dal Don Giovanni (la a mio avviso la vita e piena di sorprese estetica intellettuale) subisce anche in codesto caso lo scacco matto della noia, la noia appunto della ripetitività di sedurre una femmina, per poi sedurne un&#;altra(tutte le seduzioni uguali).
Gli attimi dell&#;esteta (perché l&#;esteta vive nell&#;attimo, non vive nella prospettiva di una vita intera) cerca di coglierne l&#;essenza, la profondità e questa a mio avviso la vita e piena di sorprese che si deve trasformare in opera estetico alla conclusione è noiosa, ripetitiva, senza una progettualità.
Nulla è scelto autenticamente, non si sceglie di scegliere ma si sceglie di non scegliere e quindi si fugge ancora una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo e la noia mette a nudo la fuga (simile a Pascal), mette a nudo la pochezza e la ripetitività del non scegliere, la vacuità di una seduzione sempre uguale e dunque, anche per Kierkegaard la noia ha una valenza positiva portandoci a dire che la vita dell&#;esteta, che la vita dell&#;uomo che deve trasformarsi un capolavoro artistico, dell&#;uomo che desidera fare della sua vita un&#;opera d&#;arte è appunto una vita noiosa, una vita da superarsi per andare alla ricerca di qualcos&#;altro con maggiore profondità e maggior progettualità si vuole abitare nobilitando con la scelta quello che si sceglie, credo che questa cosa sia davvero interessante che nella sua vita il pensatore danese è riuscito a prendere pochissime volte ed anzi quasi mai in quanto la a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso è molto ardua, perché ha con se questa dimensione paralizzante, le alternative esistenziali che si diramano di viso a noi.
Il non scegliere, però, a lungo andare subisce lo scacco matto della noia, saremo portati a selezionare. La noia, dunque, stimola la opzione e la presa di responsabilità della vita che si conduce. Per Kierkegaard la noia ha una valenza estremamente positiva essendo pressoche catartica e liberatoria. Alla fine verrà scelta la &#;vita del marito&#; che simboleggia una progettualità ed una secondo me la costruzione solida dura generazioni di una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee di medio o lungo periodo.
Poi c&#;è la noia per Arthur Schopenhauer né &#;Il mondo in che modo volontà e rappresentazione&#; e per lui la noia è uno degli estremi del pendolo della nostra esistenza, la vita come sofferenza in quanto la vita è estremamente paragonata a un pendolo, estremamente prigioniera tra due estremi di un pendolo che sono il desiderare e la noia passando in modo fugace per il piacere.
L&#;uomo desidera, ottiene poco di quello che desidera e quel minimo che ottiene immediatamente non è adeguato ed è banalizzato ripetitivo e desidera essere superato e sopraggiunge pertanto la noia. Desidero, ottengo fugacemente un piacere-desiderio realizzato e poi mi annoio e voglio dei nuovi desideri. Piacevolmente un desiderio appagato in maniera breve e poi nuovamente la noia. Questo pendolo tra desiderio e noia passando per il piacere è una prigione, lo scacco matto della nostra esistenza.
In codesto caso la noia è l&#;altra volto del desiderare e dunque chi desidera è destinato alla noia, chi desidera è destinato ad essere poi prigioniero della palude della noia e i desideri sono il grande male dell&#;uomo (la radice buddista di Schopenhauer è qui molto evidente) io desidero e dei desideri che produco ne riesco a realizzare pochissimi e quelli che realizzo gli voglio immediatamente superare in quanto voglio ritornare a desiderare precipitando nella noia ciò che desidero mi porta alla noia e pertanto desidero nuovamente.
La noia è quindi quasi una caratteristica genetica, è connesso strettamente all&#;uomo inteso come volontà di vivere, in che modo piccola volontà di vivere rappresentazione della grande volontà di vivere. Una volontà di vivere cieca, assoluta, unica, incausata ed è una volontà che è conatus ossia desiderare per volere noi siamo tante piccole volontà che vogliono per volere. La noia è dunque uno stratagemma della volontà di sopravvivere in quanto annoiandoci nuovamente desideriamo e la valenza assunta dalla noia in questo caso è assolutamente negativa perché ci porta a desiderare maggiormente. Se per Pascal era positiva in misura andiamo verso il superamento del divertissement cercando il autentico senso della esistenza e se per Kierkegaard ha pure una valenza positiva perché ci credo che la porta ben fatta dia sicurezza a superare la vita estetica per scegliere la a mio avviso la vita e piena di sorprese del progetto e del scegliere di scegliere, al contrario per Schopenhauer la valenza della noia è negativa in quanto ci ingresso in un gruppo vizioso dolore-noia, desidero-piacere-dolore-noia e l&#;uomo è manifestazione della volontà di vivere, l&#;unica soluzione è annullare il desiderio in modo tale da annullare sia la noia che il dolore il a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne è ciò che rende gli uomini infelici.
Altri collegamenti possono essere fatti con Giacomo Leopardi, la noia che sopraggiunge dopo il settimo del villaggio (la domenica della noia) oppure in Sartre in cui la noia diventa una vera e propria nausea ossia quella condizione che accompagna l&#;esistenza dell&#;uomo privo di significato, un&#;esistenza in cui tutto è uguale al nulla ed il nulla al tutto e quindi la nausea del vivere che è un estensione dei concetti di noia sia di Pascal che Kierkegaard ed un rafforzativo del dramma esistenziale nichilista (il nichilismo di Schopenhauer). Nella prossima pillola metteremo a confronto il Superuomo di D&#;Annunzio con il superuomo e l&#;Übermensch Nietzschiano.

Audio Lezioni su Giacomo Leopardi del prof. Gaudio

Ascolta &#;Giacomo Leopardi&#; su Spreaker.

Schopenhauer: amore e sofferenza nella sua filosofia

ARTHUR SCHOPENHAUER

Per Schopenhauer la vita è un continuo alternarsi di dolore e noia: il dolore è provocato dal necessita, dal desiderio non appagato. Quando però questo desiderio trova il suo appagamento, subentra la noia, e questa condizione si ripete all’infinito, come in un circolo vizioso. Per superare il sofferenza Schopenhauer ricorre a vari modi, quali l’arte o l’ascesi.

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L’amore, a primo impatto, potrebbe sembrare un’altra via di fuga dal dolore, ma per Schopenhauer non è così, anzi, è visto dal filosofo come un’estrema forma di sofferenza. Schopenhauer distingue tuttavia l’amore in due tipi: l’eros e l’agape, la pietà, la carità; quest’ultima è una sagoma positiva d’amore.

L’eros, invece, è un credo che l'istinto naturale sia una risorsa preziosa distruttivo, che non porta nulla di buono. Esso è atto alla perpetuazione della specie, ed esiste solo sottoforma di impulso sessuale; anche chi crede di essere realmente innamorato, secondo il filosofo di Danzica in realtà inconsciamente sta solo cercando di continuare la propria razza.

Anche l’ideale di bellezza ha questo scopo: l’uomo, cercando il gradevole, cerca di migliorare la sua specie. Insomma, l’amore è visto come un semplice bisogno fisiologico e un atto procreativo tanto che, dopo il momentaneo godimento successivo all’atto sessuale, l’uomo non prova appagamento, perché non ha accaduto nulla per sé, ma ha semplicemente obbedito alla Ritengo che la natura sia la nostra casa comune, di cui è lo «zimbello», che gli aveva affidato la missione di procreazione. Il mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo dell’amore sensuale diventa così la mantide religiosa, che iniziale si accoppia, poi uccide il suo partner.

SCHOPENHAUER: Penso che l'amore sia la forza piu potente

Dunque Schopenhauer, privando ormai l’amore di ogni aspetto sentimentale e di ogni idealizzazione, afferma che esso è costituito da «due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano, una terza infelicità che si prepara», dal momento che, generando una nuova a mio avviso la vita e piena di sorprese, la si destina inevitabilmente a quella sofferenza che è comune a ognuno gli uomini.

La carità, o agape, è invece vista in che modo il vero amore, l’amore disinteressato per il prossimo, la compassione. Infatti, per il filosofo, l’uomo può superare l’egoismo che lo caratterizza se riesce a compatire gli altri. Compatire significa “soffrire con”, dunque provare le stesse sofferenze di chi gli sta accanto, immedesimarsi fino a far proprio anche il dolore altrui. Soltanto in questo maniera l’uomo riesce realmente a comprendere che il dolore è di tutti, che tutta la a mio avviso la vita e piena di sorprese è un soffrire.

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